Il piccolo Hans - anno XI - n. 41 - gen./mar. 1984

soddisfazione è chiaramente un problema della psicologia. C'è nell'arte, tuttavia, una qualità affettiva che giace all'esterno di ciò. Non si tratta di semplice identificazione di ordine e interrelazione. Ogni parte, come il tutto, diviene soffusa di una tonalità emotiva. Ora, dalla nostra definizione di bellezza pura, la tonalità emotiva non è dovuta a nessuna reminiscenza o suggestione riconoscibile delle esperienze emotive della vita. Alle volte tuttavia mi chiedo se ciò non tragga invece la sua forza dalla stimolazione di alcune profondissime, vaghissime reminiscenze immensamente generalizzate. Appare come se l'arte abbia avuto accesso al substrato di tutti i colori emotivi della vita, a qualcosa che sta alla base di ogni particolare e specialissima emozione della vita reale. Essa sembra derivare un'energia emotiva proprio dalle condizioni della nostra esistenza per mezzo della sua rivelazione di un significato emotivo nel tempo e nello spazio. Oppure può essere che l'arte davvero rievochi le tracce residue lasciate sullo spirito dalle diverse emozioni della vita, senza comunque richiamare le esperienze reali, cosicché otteniamo un'eco delle emozioni senza la limitazione e le particolari sollecitazioni che essa ebbe a sperimentare. Ma queste sono le selvagge speculazioni di un dilettante. È proprio a questo punto che ci aspettiamo e invocliiamo il vostro intervento, le vostre tecniche precise e i vostri controlli metodici. Non pretendo di ritenere che l'artista o il critico d'arte abbiano spiegato granché con l'estetica. Abbiamo prodotto e abbandonato più volte innumerevoli teorie senza mai giungere a risultati veramente positivi e garantiti. Penso tuttavia che di recente siamo stati in grado di definire un po' meglio gli approcci a questi problemi analizzando con maggior chiarezza dei nostri predecessori quanto si muove dentro di noi allorché affron155

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==