stanze che inibiscono l'appagamento diretto del desiderio. Posso similmente azzardare con sufficiente certezza che le invenzioni del giovane paziente del dottor Pfister sono ispirate da un desiderio sessuale insoddisfatto il quale non è rimosso nel vero senso freudiano. Sospetto infatti che parecchie delle difficoltà sorgono dal costume degli psicoanalisti di passare dal desiderio, inteso in senso stretto, alla sua accezione comune senza nemmeno accorgersi, loro stessi, quanto i risultati possano essere fuorvianti. Le mie critiche, perciò, nascono dall'uso che essi stessi fanno della parola nel parlare del1'arte. Supponiamo ora che accettiate almeno la mia teoria principale. E cioè, che mentre ammettete l'esistenza di un'arte che corrisponde alla vita fantastica, un'arte nella quale il potere fantastico-creativo della libido è al lavoro per produrre l'appagamento del desiderio, ammettete anche l'esistenza di un'arte che si è sottratta al sogno e che si nutre di realtà. Un'arte, perciò, eminentemente oggettiva e dis-interessata. Un'arte, quindi, che procede nella direzione opposta a quell'altra specie di arte. Orbene, se ammettete ciò, sono gli stessi problemi a suggerire la loro soluzione. Qual è il significato psicologico di questa emozione sulle forme (che chiamerò la passione per la pura bellezza) e qual è la sua relazione col desiderio di verità che è l'unica altra disinteressata passione che conosciamo? Quali, se esistono, le relazioni con la libido e l'ego? Propongo una possibilità che dovrà essere valutata. Una possibilità che spesso mi si è offerta, in merito alla quale, però, non sono mai giunto ad alcuna conclusione. Fin dal principio ho considerato la corposa possibilità, per me quasi una certezza, che tutta l'energia psichica sia fondamentalmente separata dalla vita pulsionale e tragga la sua origine nella soddisfazione - a un rimosso comunque distante - di qualche bisogno pulsionale o 153
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