Il piccolo Hans - anno XI - n. 41 - gen./mar. 1984

tuttavia segno che tale modo di rappresentazione sottenda l'intenzione di trasmetterci un piacere estetico. D'altra parte, se considero taluni annunci pubblicitari di giornali americani, dove la pubblicità è ritenuta cosa seria e romantica, vi rintraccio una genuina tensione verso il piacere estetico: nella spaziatura e proporzione delle lettere, nell'armonica consistenza delle forme e nell'esatta presentazione dell'oggetto. Ciò nondimeno questo appello estetico appare mischiato con ogni sorta di appelli ad altri sentimenti che non sono l'amore del bello. Appelli al nostro senso di prestigio sociale, alla nostra avarizia, al nostro desiderio di esibizione personale e via dicendo. Oppure prendiamo il caso dell'abbigliamento. Qui, senza dubbio, traspare spesso una notevole attenzione alla pura bellezza della linea e all'armonia dei colori. Ma tale attenzione deve continuamente dar posto a considerazioni di gran lunga più pressanti connesse con la rivalità sociale; di fatto al complicato groviglio di istinti che vengono a costituire ciò che chiamiamo snobismo. Questi, perciò, sono casi di ovvi miscugli, dove l'impulso estetico non è che una componente. Obietterete che questi casi appartengono all'arte applicata. Se prendiamo allora quadri che non sottendono o favoriscono un altro uso saremo certamente a posto. Purtroppo, nella stragrande maggioranza, i quadri non sono affatto opere d'arte. Non c'è dubbio che un'accurata analisi, in molti _casi, rivelerebbe tracce di preoccupazione estetica. Nei più di essi, tuttavia, l'appello che vi si trova è a sentimenti del tutto diversi. Per il momento devo essere dogmatico e dichiarare che l'emozione estetica è un'emozione in merito alla forma. In certi individui, talune specie di relazioni puramente formali provocano emozioni singolarmente profonde. O meglio, il riconoscimento da parte loro di particolari specie di relazioni formali provoca tali emo138

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