Il piccolo Hans - anno XI - n. 41 - gen./mar. 1984

sono appese al cervello e hanno preso alloggio entro di me: e ora sono tutta ravvivata dal piacere». Qualcosa, aggiunge, di ben diverso da un analogo articolo di Clive Bell su Nation & Athenaeum, -Freud and Art, che le sembra una mera rimasticatura della conferenza di Fry. « Ma ciò che conta - sottolinea - è il tuo, di articolo, che va molto, moltissimo, al di là di quanto dice il suo [di Bell] o di qualunque altro. Questa è, come sai la mia sincera opinione, e non la mera adulazione di un editore. Anch'io mi affanno, nella mia fragile maniera, intorno ad alcuni dei tuoi problemi: sulla 'forma ' in letteratura» (Che tuttavia ritiene qualcosa di molto diverso dalla forma in pittura: un'« emozione colta nelle giuste relazioni»). La biografia della Woolf non ritorna esplicitamente su questo scritto di Fry, ma offre gli elementi per meglio intenderne alcuni aspetti e alcune incidenze. Per esempio - anche se indirettamente - nel sottolineare l'intima collaborazione del critico con il tanto più giovane Charles Mauron. Una collaborazione fatta non solo di lunghe discussioni e conversazioni, con colui che sarà il teorico della « psicocritica», ma di un comune lavoro di traduzione in inglese delle poesie di Mallarmé, un poeta che Fry considerava assai simile al pittore Cézanne. « L'arte del dipingere e quella dello scrivere - commenta Virginia Woolf - sono vicinissime l'una all'altra; e Roger Fry compiva continue incursioni attraverso le rispettive frontiere». Dalla. musica, dalla poesia, dal dipingere, egli trae argomenti nella conferenza su « L'artista e la psicoanalisi»; indicando nelle ricorrenze formali quanto in esse vi è di comune. Una strada aperta, ancora tutta da percorrere: con il sussidio della psicoanalisi e della nozione unificante di apparato psichico, che sembra potersi intravvedere, anche se in modo indiretto, tra le righe dell'argomentare di Fry. 131

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