al primo una virtù che Strachey non aveva, e che lo rendeva più simile a lei: quella di non essere soltanto un artista ed un critico, ma anche un operatore pratiço nel campo della cultura. Un parallelismo tra l'impresa editoriale di Virginia e Leonard Woolf, la Hogart Press, e il laboratorio di arte applicata Omega che Fry costituì e diresse per molti anni è implicito. Una lunga profonda amicizia, un'affettuosa ammirazione, un pieno riconoscimento, ripetuto più e più volte nelle lettere e nei diari, di quanto Roger Fry abbia dato. E tuttavia l'impresa di scriverne la biografia costituì per Virginia Woolf, a drudgery, un lavoro ingrato («A sketch of the past», in Moments of Being), o addirittura «un'arida ossessione» (Lettera a Ethel Smith del 7 o 8 luglio 1938). Anche a non voler condividere il duro giudizio che ne dette, in privato, Leonard Woolf, secondo quanto ce ne riferisce Virginia nel Diario del 20 marzo 1940, egli aveva certamente ragione nell'osservare che si trattava piuttosto di un'analisi che di una biografia, che la preoccupazione di far rivivere direttamente Roger attraverso reiterate citazioni dalle sue lettere e dai suoi scritti, aveva finito per togliere vita al lavoro della scrittrice. Il granito dell'obiettività - e sia pure simpatetica - aveva permesso soltanto a scatti il baluginio d'arcobaleno. Ancora una volta «l'arte della biografia», tra «verità» e «personalità» si era sbilanciata sulla prima. Che Margery Fry scrivesse a Virginia Woolf: «È lui... » non ne è che una conferma. 5. Le note che precedono hanno lo scopo di accompagnare il testo della conferenza di Roger Fry, «L'artista e la psicoanalisi», che la Hogart Press pubblicò nel 1924, e che «Il piccolo Hans» riprende. La biografia della Woolf non vi si riferisce esplicitamente; ma può contribuire a sottolinearne alcuni aspetti e alcune incidenze. 129
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