Il piccolo Hans - anno XI - n. 41 - gen./mar. 1984

di Cambridge. E così Roger apparve tra noi. Mi sembra di ricordare che apparve avvolto in. un ampio soprabito di foggia irlandese, le cui tasche erano zeppe di libri, di scatole di colori, o di altri strani oggetti puntuti che aveva comprato da un ometto in una stradina; stringeva tele sotto le braccia, i capelli svolazzavano, gli occhi scintillavano. Sapeva più cose e aveva più esperienza di tutti noi altri messi insieme. [La sua mente sembrava collegarsi alla vita] da una straordinaria quantità di interessi... Ed eccoci lanciati tutti in una terrificante discussione sulla letteratura; aggettivi? associazioni? allusioni?... Fummo costretti a ripensare a tutto di nuovo. Il nostro scheletrico discorso del primo Bloomsbury sull'arte e la bellezza si rivestì di carne e di sangue». Fry preparava a quel tempo la prima mostra del1'arte post-impressionista a Londra: Clive Bell, Vanessa Bell, il pittore Duncan Grant, anche lui un recente bloomsburiano, ne furono coinvolti. La mostra fu una bomba «Il pubblico del 1910 - leggiamo in Roger Fry - fu gettato in un parossismo di rabbia e di risate. La gente passava da Cézanne a Gauguin e da Gauguin a Van Gogh, passava da Picasso a Signac, e da Derain a Friesz - e si infuriava». A distanza di quasi trentanni, quando la Woolf scriveva queste righe per la biografia, il segno della svolta che Fry impresse insieme al concetto che gli Inglesi avevano di pittura e al gruppo di Bloomsbury traspare in tutto il suo significato di «trasformazione», per riprendere il titolo di una successiva raccolta di saggi di Fry. Fu certamente Fry a orientare tutto il successivo lavoro di pittrice di Vanessa Bell, ma è lecito opinare che quei Cézanne, quei Gauguin, quei Van Gogh non rimasero senza effetto sulla stessa scrittura di Virginia: che più tardi, in un breve paragone tra Fry e l'altro suo più caro tra gli amici, Lytton Strachey, attribuisce 128

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