riposo dopo la faticosissima scrittura - e riscrittura - di Le onde, e per - così lei scrive a Vita il 16 settembre 1931 - permettersi « una scappatella» con cui «arginare la rovina che patiremo per il fallimento di Le onde». La previsione non si avverò: Le onde ebbero successo; ma Flush, tuttavia, fu gioiosamente continuato, e fu, anch'esso, un successo, sebbene di genere diverso. Si sa che nel descrivere la figura di Flush, Virginia Woolf si ispirò al suo cocker Pinka, e che chiese a Vita, per illustrare il suo libro, la fotografia di Henry, lo spaniel di Harold. Ma più che questi intrecci autobiografici, è l'invenzione di Virginia Woolf, quella di narrare la vita dei Browning attraverso gli occhi e le sensazioni del cane che a lungo li accompagnò nella loro esistenza - e a cui Elisabeth dedicò un sonetto - che di nuovo apre il discorso sul rapporto che la Woolf intrattenne con « l'arte della biografia». Dietro il tono leggero, quasi mondano, del libro, (e che il suo successo nascesse solo, o prevalentemente, da ciò l'autrice si preoccupava: « Flush uscirà giovedì e io sarò molto depressa, penso, da come sarà apprezzato. Diranno che è "affascinante", delicato, femminile. E sarà popolare», Diario, 2 ottobre 1933), Virginia Woolf ha celato un puntiglioso lavoro di ricerca: e puntigliosamente lo rivendicherà nella citata lettera a Garnett. Ma, soprattutto, Flush ci mostra di nuovo una Woolf sempre tentata dalla biografia, ma insieme sempre protesa a proteggersi dal rischio che, in questa difficile prova, il «granito» schiacciasse «l'arcobaleno». 4. Dopo la morte di Lytton Strachey, la Woolf, pressata dai familiari di lui, aveva avuto una mezza idea di scriverne una vita; ma la lasciò cadere. Non seppe invece rifiutarsi, dopo molte esitazioni, a scrivere quella di Roger Fry, anche se l'idea iniziale era quella di un volume di contributi miscellanei a cui a lei sarebbe spet126
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==