Il piccolo Hans - anno XI - n. 41 - gen./mar. 1984

nard Woolf nel terzo volume dei saggi sparsi della moglie. Egli, riprendendo una metafora di Virginia, lo volle intitolare Granite & Rainbow, « Il granito e l'arcobaleno», o liberamente, se si preferisce, « Iride e la roccia». Vi leggiamo, nelle prime righe: «"Lo scopo di una biografia" - ebbe a dire Sir Sidney Lee, che aveva probabilmente letto e scritto più " vite " di qualsiasi suo contemporaneo - "è la capacità di trasmettere veracemente la personalità". Un'espressione che non ha l'eguale nello scindere nettamente in due parti l'intero problema della biografia, quale oggi ci si presenta. Da una parte vi è la verità; dall'altra la personalità. Se pensiamo alla verità come a qualcosa che abbia la solidità del granito, e alla personalità come a qualcosa che abbia l'inattingibilità dell'arcobaleno, e riflettiamo che il fine di una biografia è di ricomporre queste due parti in un'unità priva di crepe, non potremo non ammettere che si tratta di un problema estremamente difficile, né ci stupiremo se la maggior parte dei biografi non vi siano riusciti». Oggetto dell'attenzione di Virginia Woolf, in questo articolo, è Harold Nicolson, e il suo libro Some People, un esempio, leggiamo, della « New Biography», così diversa da quella ancora vittoriana, del padre, o di Sir Sidney Lee. I vittoriani, infatti, seguivano le azioni dei loro eroi, dalla culla, per così dire, alla tomba, attenti a nulla di essenziale lasciarsi sfuggire del loro pubblico iter; Nicolson, come il « bloomsburiano» Lytton Strachey, in luogo di proporsi di erigere un monumento (secondo un'espressione che è, appunto, di Strachey) ai suoi biografati, ne coglie alcuni aspetti, particolari ma a proprio giudizio essenziali: ne traccia un profilo spesso non privo di ironia. Soprattutto, osserva Virgmia Woolf, li tratta « da pari a pari», li priva - si direbbe oggi - dell'aura: o dell'aureola. Se la categoria emergente nella maniera vittoriana era la bontà («Nobile, 122

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