Il piccolo Hans - anno XI - n. 41 - gen./mar. 1984

vita comoda e guadagna molto, vive sulle spalle degli altri, vampireggia...). Il l?anchetto fa da calamita: le parole fuggevoli e disperse trovano il loro polo di attrazione; la forza da centrifuga si trasforma in centripeta. Il banchetto è il buco nero che raccoglie tutte le energie possibili. L'attore può affrontare la parola e sfidare il silenzio senza andare in sopratono. Se è vero, come è vero, che la parola sulla scena corre il massimo rischio, il banchetto le permette di avere una difesa, un piano di appoggio. È il banchetto che sostiene la trama, non viceversa. E la trama, indubbiamente, sostiene il linguaggio dei passaggi, dei movimenti. Ma la trama si fa anche coi passaggi e i movimenti che scaturiscono dalla scrittura, che vengono individuati tra i molti possibili (l'esistenza ha trame infinite e infinite sorprese, la realtà supera sempre l'immaginazione, ma l'arte consiste nello scegliere o nel capire quello che la scrittura vuole o ciò che ad essa è idoneo in un determinato contesto e seguendo la necessità del suo autore) . La trama a questo punto si delinea così: « Al principio agiscono cinque personaggi (naufraghi, superstiti...), il principe, carattere in parte descritto, incarna la cultura morta, sa di non poter arrivare al dopo. Si è salvato insieme a Musa, la sua compagna, vitale e consapevole della forza del corpo (la danza come culmine del suo linguaggio, per es.). Guglielmo, il tecnico, che tenta di conservare i relitti di un naufragio tecnologico e di consegnan1e il sapere a chi arriverà, se arriverà. Si fa aiutare da Giuseppe, tra il servo e l'automa, agisce per istinto, quasi muto. Riccardo, il cacciatore, l'uomo dell'oggi, che vale finché riesce a procurare selvaggina e contribuisce al bisogno quotidiano di cibo. Non si sa da dove, esattamente, né si sa come arriva Ado, come fosse stato invitato al banchetto della fame. Ado scatena tutti i conflitti, esaspera quelli in atto (sui 112

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