Il piccolo Hans - anno XI - n. 41 - gen./mar. 1984

dolo nel momento in cui non si fa trovare là dove lui l'aspettava, anzi costringendolo a prendere il posto che lui le aveva riservato. Scambio di posti, di moli, di regole che la n:arratdce intratestuale si diverte a sottolineal'e; un uomo - dice - in tali circostanze sarebbe impallidito; un artista, arrossisce - prende il posto della donna, o meglio, che lui riservava alla donna. Ancora una volta l'altra, « l'intima essenza», il sangue - la vita - non si è lasciata afferrare. Costretto dall'inafferrabilità del reale alla coazione a ripetere, l'artista se rrle parte per Roma, per fare un l'itratto al Papa, e produrrn materiale che faccia cil'colare il suo nome, riprendendo il gioco della seduzione (a corte giungono voci di una sua relazione con una · « cantatri.oe» dell'opera) magari consapevole questa volta della ·reversibilità del gioco, della impossibilità di fissare dei ruoli all'interno dell'ordine seduzione, del rischio insito nel gioco stesso. Paola Zaccaria NOTE 1 Karen Blixen, Ehrengard (1962), Adelphi, 1979, p. 9. 2 Corsivi miei. 3 La questione della «sacralità» del nome rinforza l'effetto «transizione», «tempo in movimento» del racconto. Usando i:l tempo imperfetto («era sacro...») e riferendo il sentimento come altmi ,(«per loro»), la vecchia dama sembra voglia indicare la sua consapevolezza dell'oggi (presente narrativo) come diverso, anche ,se il tempo imperfetto crea ambiguità in quanto non definito e definitivo: potrebbe essere ancora così e potrebbe non esserlo più. Decidendo di non usare i nomi reali di uomini e luoghi, la narratrice mostra di rispettare le convinzioni del passato adeguandosi alle sue convenzioni («la famiglia non era, in realtà, una semplice famiglia ma una casata»). La vecchia signora è pertanto consapevole che i tempi a lel contemporanei non assegnano più sacralità ai nomi, che questi 106

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