Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

minute L'anagramma e la differenza La lettura del libro di Giampaolo Sasso Le strutture anagrammatiche della poesia (Milano, Feltrinelli, 1982) si svolge, non di rado, in figure o impressioni di singolare competenza. Il libro, però, è di quelli che non lasciano quieti; e immagino che più di un lettore di professione sia ricorso all'espediente, automatico quanto frusto, di esorcizzarlo col silenzio. Ora la vita di un libro è solo gracili stenti, e a spegnerla il ripiego di un momento basta e avanza, quella poi di un «primo libro»... Poiché non voglio incorrere in una simile complicità col lavoro, gremito di calcoli e ideazioni, che Sasso ha svolto su alcuni testi poetici, mi interrogo qui sui motivi dell'ade­ sione e su quelli della perplessità e del dubbio con cui l'ho seguito, fin dove ho potuto seguirlo. Nell'esporre gli uni e gli altri, penso di dimostrare il mio interesse, non nella sola forma plausibile, ma certo nell'unica che questo lavoro richiede espressamente: nella forma della disponi­ bilità alla discussione. Quelle fi gu re, dicevo. Le devo ripensare (e magari ri­ conoscere come mie semplici impressioni), per cercarvi materie e caratteri del metodo, per sapere se recano op­ pure no qualche prova della sua novità. Potendo utilizzare 165

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