Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

notes magico Diario di lavorò di Giuliano Gramigna Ai vari tempi congiacenti nello spessore di un roman­ zo, cospiranti ai suoi effetti - · il tempo immaginario della finzione, quello simbolico-musicale della scrittura, quello fisiologico dell'atto scrittorio (non è la stessa cosa, si ca­ pisce, mettere giù le sette pagine del «Tifo» o la «Recher­ che») eccetera - forse se ne aggiunge un altro, che chia­ merei «logico»: il tempo per comprendere, formula impre­ stata ma non a caso. È un momento o tempo che può · accadere all'autore quando si trovi a ripercorrere a tratti, a salti, magari ad annusi, un testo narrativo ancora in confezione; e un bel momento gli si rappresenti, voglio dire gli appaia presente questo fattò: che attraverso quelle pagine qualche cosa e-siste; si protende se non come Uno, come necessario. S'intende: ben altro che la patetica giu­ bilazione: ecco un'opera! Dunque, qualche cosa si comprende: da parte di chi? della «cosa» stessa direi, piuttosto che dell'autore o lettore ipotetico; comprendere, sarà avvertire che in un certo luogo si ricompone, per un attimo, non di più, di com­ prensione, il corpo fatto a pezzi. . Nessuno · crede fino in fondo che un romanzo si scriva linearmente. La scrittura narrativa · si produce per anticipi e ritardi; l'après coup è il suo vero nume tutelare. Le estrapolazioni qui fatte, in disperazione di meglio, da un pluriennale scribbledribble sempre in corso (o in corsa), 155

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