Pensiero e Volontà - anno III - n. 12 - 1 agosto 1926

284 PE.NSlb:RO E V(1LONT/\' I. W ALECHI : Gli avvenimenti polacchi. Dittatura di 3inis~ra? - (Veglia, di P~rigi: -· n. 2 di giugno 1926). L' A. dà delle notizie particolareggiate che servono a 'lun1eggiare il reecnte ·piccolo colpo di stato in Polonia e a mostrare con1e le illusioni sulle dittature di sinistra non siano meno gravide di dolori e di danni delle dittature di destra. ll tipo del dittatore polacco Pilsudski è diverso da quello dei soli ti dittatori. Vecchio socialista, non politicante ma cospira.tore, a tempo dE.gli czar, era un lottatore devoto ed un energico terrorista. Era membro del partito so'ciali 1sta ·patriotta pola.cco, ma, come questo, più patriot,ta che socialista; e la liberazione della Polonia era il suo sogno. La sua popolarità era grande fra gli operai e i contadini; però divenuto capo dello Stato e maresciallo non si considerò più socialista, ma come uomo al di sopra dei partiti. Continuò con tutto ciò ad essere osteggiato dalla destra e sostenuto dai socialisti. Non pareva il tipo dell'uomo di Stato, col suo carattere :fermo e incorruttibile., tanto vero che nel 1923 rifiutò d'esser presidente della re4 pubblica e si ritirò a vita privata. Intervenne con l'ultimo colpo di Statò, per rovesciare il governo, in un momento• in cui le circostanze µ;li eran molto favorevoli, poichè era al potere un governo reazionario che aveva contro tutto il proletariato e i socialisti ed inoltre tutte le minoranze nazionali incorporate nella Polonia (ebrei, russi, ucraini, tedeschi ecc.) che da sole sono il 40 per cento 'della popolazione totale. La, crisi economica era acuta, la moneta svalu tatissima, il pa.rtito dei contadini malcontento, le prigioni piene di sovversivi e il ter-- rore bianco in -auge ricorda va i tempi più terribili dello czarismo; per i rivoluzionari la pena di morte era all'ordine del giorno. Inoltre le malversazioni amministrative incessanti, la corruzione dell~ burocrazia, la debolezze del Parlamento aumentavano il disagio politico. Tutto ciò spiega il successo del sollevamento di Pilsudski. Questo sollevamento .ebbe carattere popolar•~ e di sinistra. Il partito socialista lo appoggi.) con lo sciopero generale, e vi aderì anche il partito comunista. Le masse operaie e contadine. nonchè le· minoranze nazionali, speravano in un cambiamento radicale della situazione. Invece ben presto si ebbero le delusioni, le quali si co1nprendono bene se si segue in Biblioteca Gino Bianco ,., , ____ -·-- - - . - -- --- questa avventura il contegno della borghesia. Questa non si oppose al colpo di Stato, lo subì anzi con una certa disinvoltura, conservandosi in forza per intervenire solo se i suoi interessi fosesro minacciati, e cercando di sfruttare in ogni evenienza la situazione. Essa capì che Pilsu dski, malgrado i suoi legami con gli elementi di ~inistra, con la sua politica di unità nazionale e di collaborazione di classe non poteva che :fare i suoi interessi. E così :fu. Durante la elezione del presidente della Repubblica il partito dei contadini ricchi, che era stato rovesciato dal potere dal colpo dì stato, sostenne lo stesso e votò in massa per Pilsudski; i generali reazionari non si opposero a questi, e gli organi borghesi e conservatori non vedevano a.Itra uscita che nella dittatura del maresciallo. I partiti di destra aderivano a questo punto di vista, chiedevano lo scioglimento del parlamento a favore di Pilsudski, · ponendo solo alcune condizioni. E il m~-resciallo ha com pi u to alla perfezione il suo rt~olo di valletto della borghesia. Malgrado il suo potere eccezionale, non ha voluto intraprendere alcun mutamento radi'cale a beneficio del popolo; e tutti gli illusi sono rìmo. sti beffatissimi. Nonostante ciò non si deve credere che Pilsndski sia un uomo isolato, e il solo responsa, · bile della situazione. Egli è sempre il rappresentante degli elementi dela sinistra democratica e socialista; e in- sostanza risponde al compito che ha la socialdemocrazia in regime parlamentare: quello di essere spinta avanti dalla borghesia per calmare le masse e per spegnere le sue aspirazioni rivoluzionarie mantenendole nell'illusione. UNo D"EJI VERRI: Amendola filosofo (Il Baretti, di Torino - n. 5 di maggio 1926). E' inutile che qui rileviamo quanto Amen .. dola uomo politico, malgrado la fermezza del suo carattere di fronte allo stato di cose at-- tuale, :fosse lontanissimo da noi e rappresentas.se per noi l'errore, un errore gravissi1no che ha avuto ancor più gravi conseguenze. Egli è itato un vinto, e come tale tut.ti i vinti lo han considerato un po' come fratello, specialmente quando la sconfitta divenne per lui micidiale e si -tradusse nella morte più penosa. Ma non bisogna dissimularsi che se egli fosse stato vittorioso, prima o poi l'avremmo avuto contro .. come, un nemico. Questa constatazione obiettiva non diminuì-

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