Pattuglia - anno I - n. 5-6 - marzo-aprile 1942

L'aspetto economico del problema della ricostruzione europea ll'""f~LLA nostra concezione fascista spetto allo Stato la funzione di accorciare le distanze sociali per realizzare quella giustizia, che noi non vogliamo raggiungere con l'urto brutale delle forze socJaJi, nè con un complicato sistemo di pt•oduzione collettiva, ma che vogliamo attuorc con un'armo• nica e giuridicamente tutelata JistTibuzione delle ricchezze e delle attività produttive. Questo esigenza di giustizia sociale, sentita nel campo della politica interna, si dovrll estrinsecare, affrontando il problema della sto ~i può lare col ribasso dei prezzi, il che comporta necessariamente una compres,;ione nel tenore di vita. Da queste necessarie constatazionj si deve deUncare lo necessiti.\ della formazione di gruppi sociali e<l economici più ampi, con migliorate condizioni di S\'iluppo e con caratteristiche condizioni di autosuUicienza. Da queste esigenze è assurdo forse i) concetto odierno <lC'gli spazi vitali, i quali tuttn\'ia possono sempre essere interpretati nei sensi più vari. Parlando in partico]are del noricostn1zione eC'onomica europea stro spazio vitale mediterraneo, nel piano internazionale. Se noi ritengo, seguendo iJ conccttodcl consideriamo i fatti economici prof. \lazzei, che si debba parche hanno determinato la prc- Iure di spazio vitole, come di sente ,guerra, potremo così rias- un'ampia zoml cf1e riunisca vi- ~umcrli: I) chiusm·n del mondo tnlmcntc in collaborazio1ie i poalla migrazione dei popoli nu- poli che di essa fanno parte. mcricamcnte so, rabbondonti, che Ollre alle caratteristiche delin proporzioni diverse sono co- In rontinuitll e contiguili1 logico stretti a stagnare nei pro- degli senmbi commerciali e di pri territori; 2) chiusura degli libertà geograrica, occorre .dcimperi coloniali, il che signi(ica terminare quella che, secondo esclusione da grandissima parte noi, deve essere In struttura dei mercati del mondo. dei po- economica clelJo spnzio vitale e poli senza colonie; 3) chiusura ,·italizzante e pos~~gga le conelci tt.'"rritori statali alle merci di;doni necessarie per la sua degli altri popoli; 4) abbondo- esistenza e il suo S\'iluppo. nato uso dell'oro negli scambi L'insanzionabilitù (il che siinternazionali, che portò i po- gnifica a\ere capacità di propoli minori, per poter acquisto- duzionc di materie prime, care merci a loro necessarie, n pac-ittl di produzione di surropugare con merci non cleside- gati, capa<'ihl di accumulo di rate, rendendo <1ueste desidera- riserve) deve essere un presup• bili con l'abbassamento dei posto dello spazio vitale. La prezzi, elci costi e quindi dei sua bilancia economica interna• salari, il che comportò, come zionale, inoltre, non .solo dogiù abbiamo accennato, un gra- vrà tendere stabilmente al paclualc subordinamento economi- reggio, mu l'intensità, oltre la eo cli un gruppo di popoli da <1uantità della domanda delle parte di un altro. due parti, deve essere h1lc eh, 1n definitiva accadeva questo: portare un' ec1ua ragione di che il formarsi nel mondo di .!,Cambio intC"rnazionale che egruppi politici di diverse pro- gualmente distribuisca [Ta i <luc porzioni spaziali, dei quali al- contraenti i vantagg·i dello cuni ovc"uno una grandissima, scambio stesso. se non completa, possibiliti1 di Ciò non signiricn che entro . uutosufficiC'nza, mentre gli altri lo spazio vitule e <1uindi nella tale· possibilitù non avcvuno, nostra comunitù imperiale (perportava questi ultimi a dipen- dtè essa entra globalmente a dere economienmcnte dai primi. far parte dello spazio vitale) ..-\bbiamo clunqu<' una domanda debbano trovarsi tutte le marigidu cln un lato, una domanda lerie prime: saranno ncccssadastica dnll'oltro; una doman- rie c1uc1Je che escludono Ja snnda scarsa da una parte, uno zionabilitù e i loro monopoli. clomtmda abbondunte dall'altra. l..'autarchio, non considcrntu Il che comporta quello spo-;ta- quale è dovuta essere per momento della r:1gionc cli scombio ti, i essenzialmente politici in imernazionule. per cui uno dei Italia e in Germania, non sarà c<mlracnli ti·ae dagli sctimbi in- un fenomeno contingC'nte equinlcrna,-;ionali grandi vantaggi e di cfrìmero, ma anzi dovrll esl't,ltro minimi. ln poche parole sere una caratteristica di ogni si lw il continuo arricchimento spazio f'<'0nomico. Essa rappredcllo stato gi1l ricco e il con- sentn il superamento del continuo ed ulteriore jmpovcrimen- cetto liberalista della divisione to dello stato po, ero. Come giù internazionale del ta,·oro, Jo ho detto, ne risulterà un im- sganciamento dei paesi prcvumàncabile legame di .subordina- lentemente agricoli (Ja quelli inzionc del busso tenore di vita dustriali ed entra nella reallù · di un paese all'alto tenore di storica del processo dell'indu- "itn d(:IÌ'altro: lo stato che ha strializzazione. biso~no di merci altrui, la chic- Anche sotto questo aspetto, dc •a colui che non ha bisogno a1>pore evidentemente essenziale cli quelln che gli è ofrcrtu. In la hrnzione direttiva dell'Italia, conseguenza quindi di questa nclJ'intento <li armonizzare gli unih1tcl'i1litù di pensiero (poi- interessi dei varj popoli, che chè l'oro non può più agire nel- partecipano alla vita mcditerla sua funzione cli rendere desi- ranea, al tinc di ottenere' e dcral,ili le merci non deside- garantire Ira essi una stTetta rate) bisogna che tali merci e Fruttuosa collaborazione. sinno rC"se desiderabili, e qu.c- PRANCESCO RANDI Fondazione Ruffilli -,Forlì VIRGILIO GUIDI: LA STUDENTESSA MEMORIA DI CESARE BOLOGNESI Tristissimi compiti ci riserva la fat..-.litti della guerra: par• lare, per onorarli al cospetto degli uomini, di quelli che O· vemmo umici impareggiabili e soli. Ci chiediamo; perchè? Perchè, all'infinito; come se <1uesta domanda bastasse proporsela, come se la con\~inzionc di rispondervi con mezzi raz-ionnli potesse placarci. Fra noi e il nemico c'è ora anche lui., Cesare; una mutilazione dello spirito che non si può descrivere. A pensarci bene, lo comprendiamo soltanto oro; pcrchè queste nature che sembrano semplici e Incili si arfermano compiutamente e nel loro significato solo qmmclo si allontanano da noi, soprattutto quando la morte le sottrae alle vicende e alle mutazioni. Ei;tli era di quei ragazzi che dfiutano di crescere, di quelli che per tutta la vita manten~ono la Cede e la limpidezza dei quindici anni, con gli stessi rossori e qurllc stesse divine melanconie nelle <1uali inturgidisce il bocciolo della vita, come nella rugiada del mattino il boccio delle rose. Non è già una giovanilil,l senzn risorse. Quante volte è stato proprio lui a spronarci quando tutto ci induceva a desistere dalla troppo difficile strada intrapresa; quante ,·olte con il suo persistere su un viottolo non bottuto ci ha dato l'esempio di c1uella costanza che non è solo In vera mollo del successo, ma la misura del merito di ognuno! . .. Tutti ci cerchinmo un motivo di lavoro o un simbolo. Per lui, romagnolo per vocuzione oltre che di nascita, il motivo è stato Jn Romagna. Se la Romagna - che non è solo una regione, non è un sistema di vita, una religione, uno stile - hn avuto un innamor{1to e un fedele interprete, <1uesto uno è lui: Cesare Bolognesi. Lo rico1·diamo nelle pacate manitestazioni di pensforo, nei crocchi degli timici, negli scritti appassionati che · mancla\'a per Via Co11sofore, nei convegni dei Littoriali. Era allora che si monifcstavn meglio: nrdentc e buono, entusiasta e volitivo, im· petuoso e puro, polemico eppure senza risentimenti personali. Era ingenuo dcllq nostra migliore ingenuitù popolano ed istinti\'{1, travolto dalla passfonc per l'arte del reggimento politico, lirico nelle solituclin1 dell'anima. Puscoli che prediligeva e che comprendevu 1 Oriani che studiò e conobbe come pochi (a proposito, che cosa si fon\ del volume di inediti discorsi e frammenti clcll'Orjani che egli avev.a preparato prima della guerra?), i clut· grandi romagnoli sono le tappe della sua vicenda spirituale, i poli del suo S\'Olgimento interiore. Erano amori d'istinto, d'affinità come un amore pet· creatura viva i eran011 i due grancU la creature vi\•a che egli cm andnto cl·eando in se stesso: anclace, preveggente, incitatrice e trepida, rispettosa degli altri, bucolica. Che cosa avrebbe. faLto se fosse vissuto, se non fosse perilo contendendo col suo carro armato il terreno al nemico,? \1olto certo avrebbe aggiunto in quantitù al proprio lavoro di pensatore e di letterato; quasi nulla alla propria costruzione mor,,lc che, vissuta in ritmo <lj poesia, è stata una perfetta strofa di cerLCZZC ideali e di coerenze concrete. Non vorremmo usare per lui l'aggettivo: buono, compagno troppo solito della morte. J\h, certo è che quello che egli ebbe nel cuore - rimare delle vette, atretto alle creature umane - possiede la •capacità che e} propria ciclia bonto.\; quella di passare negli altri e di migliorarli. ~oi dal suo contatto ci siamo sentiti migliorati. Pensiamo c1ucsto rileggendo lo scritto di un altro del nostro crocchio che parla di lui e che lo ricorda. Per cui Cesure non può dirsi morto. fddio volesse che anche noi meritassimo di potere un giorno restare nel cuore di qualche creatura come lui rimarrà nel nostro! lddio volesse che molti gionini italiani, molti specit,lmL·nte di quanti pensano alla politica e ai fenomeni sociali, posscdes~ sero la sun purità e il suo disinteresse. Per questo abbiamo creduto di scriverne e ci siamo decis.i a sorfocare in noi il ritegno di mettere • in pubblico un brano della nostra intima storia. Perchè qualcuno rifletta, perchè qualcuno prenda esempio da questo morto che è pérdita grande per la 1 uzionc intera, perchè qualcuno si senta spronato a lavorare in silenzio e in puritù per questa bellissima ltalia, mètn di ogni elevnzione idcr1lc. Egli orn la presidia contro I' Jnglese, vicino a Tobruck, ncll'immcnsitù dC'I deserto, cli fronte all'immensità del mare, egli che per sempre sorride - ed agita il ciuHetto biondo - nell'infinità di Dio. f~gli, fanciullo e puro di cuore, come c1uelli che Dio predilige eci elcvn sugli altri, ves:,illi di giovinezza luminosa. AUMAI\DO ltAVAGUO/,/ 5

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