Omnibus - anno III - n. 4 - 28 gennaio 1939

IL )(IJIIBTBO TITTONI E I BUOI SEGRETARI LEVI E TOXA8INI HEL GIARDINO DEL XUBSAAL Dl RAPALLO [COHTUfUAZ. DJ.I NUlllBRl PRECBDiNTI] ~ OVERO r;,gazzo >, osserva ~ ~- 11conte. e Nessuno sa men- .. 1 te intorno all'anima. Siete credente?>. e La notte>. Il conte Greppi sorride e rigira il bicchiere tra le dita: e Mi aspettavo>, dice, e di diventare più devoto avanzando negli anni, ma questo non è avvenuto affatto. t una gran pietà>. e Vorreste vivere dopo la morte? > chiede l'americano, e subito s'accorge d'aver fatto una scioccheua a nominare la morte davanti al suo interlocutore; ma quello non se ne dà per intrM>. «Dipende>, risponde, e dal genere di quella vita. Questa che viviamo è molto piacevole. lo vorrei viverla per ~mpre. E l'ho quasi fatto>, dice rid,·ndo. e Se arriverete alla mia età troverete che molte cose sono strane >. « Voi non sembrate un vecchio>. e E. il corpo che è vecchio. Qualche volta ho paura di rompermi un dito come si rompe un pezzo di gesso. Ma l'anima non è invecchiata, né è diventata più saggia >. « Voi siete un saggio>. « No, que!<.t0 è il grande errore: 'a ,aggezza degli uomini vecchi. Essi non diventano più saggi, diventano più prudenti>. e Qualche volta questa è saggezza >. e Ma è una saggezza senza attrattive. Che cosa voi apprez:,.ate di più? >. « Qualcuno che amo>. « Io sono come voi, e questa non è ~aggezza. Date voi valore alla vita?>. «Sì>. « Anch'io, perché è tutto quel che p<Jssicdo e perché poi mi fa dar delle feste il giorno del mio anniversario >. Egli si mise a ridere. e Voi siete probabilmente più saggio di mc perché non date di queste feste». Bevono, parlano della guerra, e Greppi dice che vincerà l' ltalia perché è una nazione giovane; vincere le guerre è il destino delle nazioni giovani. e E dopo che hanno vinto che cosa <·a.pita? > chiede l'americano. e E~ diventano delle vecchie nazioni>. « E dicevate chè non <tictc un c;ag- ~io ! ». « Caro ragazzo, questa non è :saggezza, questo è cinismo>. &vono ancora, finalmente 11 come ,i leva, deve andare a vestirsi per il pranw. « Vi auguro >, dice il vecchio accomiatandosi, e molta fortuna, di essere frlicc, dì star sempre bene ». e Grazie, cd io vi auguro di vivere eternamente ». "Grazie, è già fatto. Ma se mai diventerete un uomo devoto, pregate per mc se sarò morto; ho chiesto a molti amici di farlo. Ho sperato di diventar pio io stesso, ma questo non è mai avvenuto>. e Credo >, nota l'americano, e che dicendo questo egli abbia sorriso tristemente, ma non posso dirlo. Egli è così vecchio, e la sua faccia tanto rugo~a che un sorriso si ripercuote su tutta la sua faccia e ogni ,fumatura va perduta>. e Io diverrò forse molto pio>, dice l'americano. e In ogni caso pregherò per voi>. « Ho sempre sperato di diventar pio. Tutti i miei sono morti religiosissimi. Ma per una ragione qualsiasi io non lo ~ono diventato >. « t troppo presto , . « O troppo tardi. Io ho forse oltrcpa~ato l'età dei sentimenti religiosi >. « I miei non vengono che la notte>. « Allora è perché voi siete iunamorato. Non dimenticate che anche questo è un sentimento religioso>. Avremmo fatto volentieri a meno della lunga citazione, ma essa era necessaria almeno per riferire, con qualche probabilità onnai che sia creduto, l'episodio più tipico che si ripete a Milano sulla filosofia della vita di questo centenario. Una sera, mentre stava per uscire per recarsi ad una fe- ,;ta mondana alla quale era invitata molta gente, il cameriere gli porse un telegramma. Un nipote gli comunicava chi! il fratello, don Lorenzo, il quale contava anche lui la bella età di ottantasette anni, era morto fuori di Milano per una caduta da cavallo. e Virgilio», di'ìsc Giuseppe Greppi rivolto al cameriere, « questo telegramma me lo darai domattina >. Andò alla fcst.l, prendendovi viva parte come il solito; a qualcuno che gli accennò vagamente d'un incidente capitato al fratello, disse: e Mi so nient >; alle cinque tornò a casa, ricevette e riaprì il telegramma, lo commentò come d'obbligo, diede le disposizioni dc caso, andò a dormire. JI 25 mar.GOdel 1919, la festa dell'anniversario fu molto più solenne del wlito; gli anni questa volta erano cento; la biografia del conte Greppi era da vari giorni sui giornali politici, uno dei quali aveva anche fatto intcrvbtare il medico del centenario; quelli umoristici dal canto loro non avevano voluto mancare al coro e avevano improvvisato anch'essi intetviste nelle qualj l'impenitente uomo di mondo narrava i suoi ricordi di Cleopatra e di Maria Stuarda. La regina l'aveva 1 iccvuto il giorno prima d<'lla data fatidica cd aveva voluto presentarlo al principe ereditario e alle principesse ; tu;ta una fata di pranzi era in programma e ~i apriva con la colazione offerta dal Senato ed il p1anzo del Circolo della Caccia. Quel 25 marzb il conte Greppi fece un piccolo strappo alle sue abitudini, si alzò un po' prima del solito, alle nove, per assistere nella chiesa di San Ca.milio, nella cui giurisdizione parrocchiale si trova l'Excclsior, ad una messa cantata di ringraziamento a'la quale intervennero i parenti venuti da Milano e gli amici. e Rientrato all'albergo >, racconta• vano i giornali, e vi ha trovato fasci di telegrammi e di lettere da tutte le parti del mondo e una visita gradita : quella di un vegliardo, il commcndator Passera, di 84 anni. e uno dei pochi coi quali il conte Greppi può parlare dei suoi tempi e delle conuini conoscenze, perché il commendator Passera è stato per parecchi anni alle sue dipendenze quale segretario di legazione. e A mezzogiorno il centenario ha preso il suo pasto, come al solito, nel ristorante dell'albergo: e, ritiratosi nel suo studio, ha cominciato personalmente a rispondere ai telegrammi più autorevoli. li suo piccolo appartamento era trasformato in una serra di fiori. Vi erano a profusione rose, garofani, viole,. corbcilles elegantissime. e La Regina !-.1adrc ha mandato una coppa d'argento artistica con un'isnizionc latina: " Cum faustis omuibus - Josepho Grepio comiti - e senatorio ordine - ad centesimum annum - felicittr provecto - A1argarita A. Sllbaudia". La Regina Elena ha inviato delle magnifiche rose rosse, e le dame dell'aristocrazia milanese un prezio~o vaso di cristallo di rocca con cento garofani rossi. Il Ministero degli Esteri ha inviato un album in pergamena con le firme del mini~tro, degli ex-ambasciatori e di tutto il Corpo diplomatico e consolare. .- Nel pomeriggio ha avuto luogo il ricevimento : faceva gli onori la pili giovane dc le nipoti Greppi. 1 n un salone riccamente ornato di piante e fiori, il nobile diplomatico milanese ha parlato con centinaia di pcr:-ionc, a tutte ri!Jpondendo con spirito e vivacità, con molte trattenendosi in lunghi e piacevoli conversari. Il ricevimento è durato per più di due ·ore; l'arzillo centenario ha ricevuto in piedi, girando da un capo all'altro del salone, avvicinandosi anche a quelli che per reverenza si tenevano appartati; ha :-.fidato le ire di diverse illustri signor.! che per fof7.a lo volevano far sedere, ha resistito agli attacchi di alcuni fotografi che lo hanno fatto po~.1re in piedi o seduto, solo o in gruppo, e che lo hann() la,ciato in pacl' solo quando hanno esaurito i lampi al magnesio. e "lo sento vivissima", egli ha dichiarato agli intervistatori, "la gioia di questo mio centenario, che coincide con l'avvenimento della pace mondiale. Avçvo diritto a godere anche della pace, poiché ero stato profeta predicando l'anno scor~, per un convincimento che mi veniva dal più 'Profondo dell'animo, la vittoria dell'Italia e dei suoi alleati, convincimento che esisteva chiaro, luminoso in mc fino dal 19r4. Tra il periodo della mia giovinezza, e questo della mia tarda vecchiaia, tenterei invano di stabilire un riavvicinamento qualsiasi. Per quanto mi fossero palesi le tristi condizioni interne dell'Austria, mai avrei preveduto per c,._a uno sfacelo co,ì improvviso e romplrto. Se un riavvicinamento dei due periodi ro~.,c po,- ,ibilc, dirci che il periodo presente è sorto per la distruzione di quello che lo precedette e di; tutte le nefandezze che vi si compiLt>no". Ila concluw ~\Ugurando ali' Italia che consegua i c;uoi alti destini nella coscienza completa della sua for,,-...a >. e Quest'uomo che tocca il c;ccolo C"0n..picde ancor valido>, s-:·rhsc allora un giornale milane~, e non ha un ~greto di lunga vita da imcgnare agli uomini. Non fu, non è un Luigi Cornaro; non rima~ insensibile ai piaceri che !'esistenza gli offriva. Ma ebbe il senso della moderazione. E la moderazione è la saggezza suprema, così per la resh,tenza fisica, come per la resisterµ.a morale. Esc;a sta ai pre~ cetti pedanteschi, ai sistemi fanatici, come la serena igiene ai tetri medicamenti. t un ottimista: donde si può dedurre una volta di più che l'ottimismo è la salute e il pe5simismo una malattia. I suoi turbamenti non scava110 profondo e non durano a lungo. Ha cent'anni e vivrà. Ci ha preso gusto come moltissimi, ma come in pochi il gusto ~ quieto e discreto. La morte si tira da parte quand'egli passa con quei suoi occhi sorridenti e curiosi di fanciullo; il conte Greppi è una sua civetteria, a cui auguriamo che per un pezzo ancora non voglia rinunziare ». E difatti tutto continuò come prima. Le solite pa\seggiate, le letture, le convefl;azioni al circolo, le partite al bigliardo, le serate a teatro e nelle ca~ dove si riceveva. Fatto ormai mingherlino d..tgli anni, ma sempre impettito e wclto, con in testa un tubino che non portava che lui 50Jo e l'immancabile canna nella de'itra, i milanesi si fermavano a vederlo pa,;sare e sorridevano come a un'afferma-• zione ambulante di buon augurio. Da lontano, negli ultimi anni, lo '-eguiva sempre un scn•itorc, ma facendo in modo da non farsi vedere. La mic;ura era stata presa quando un fratello di Giuseppe Greppi, Alessandro, anch'egli animato da irriducibile fobia per l'accompagnatore, era rimasto vittima, a novant'anni, di un incidente !<.tradalc.Una sera di nebbione, in via Manzoni, un tram gli era capitato addo.,so mentre attraversava la strada e il medico non aveva più avuto nulla da fare. e Io che sono un po' meno attcm1,ato di lei adopero gli occhiali per cggerc >, gli diceva ca.vallcre~camente, al Circolo Unione, il conte di Torino, « e lei ne fa senza>. Egli sorrideva: leggere senza occhiali era la sua civetteria, come comparire irrepremibilc ad ogni prima, .solo concedendosi al ~econdo atto un breve pisolino, occuparsi di tutti gi avvenimenti mondani, tener brillante compagnia alle \ignore, trovare avversari al bigliardo, compiangere anche le conoscenze che ogni tanto se ne andavano per ,cmprc, non senza. osservare che erano vecchi. Ed a\'evano magari trent'anni meno di lui. Se qualcuno gli chiedeva notizie della sua salute: e Per mc », ri~pondcva, « va sempre bene, ma comincio a notare i segni della vecchiaia». La su~ faccia, rugo<-a come quella di una mela a maggio, diceva questo senza nessuna palese dimostrazione di umorismo: l'iQterlocutorc a\·cva l'impres,;ione di trovarsi davanti all'uomo del sortilegio; era invece, semplicemente, un contemporaneo di Metternich. Un tipo similr; la mcrtt non poteva prenderlo che a tradimento; e difatti, prima di portarlo via, sch<'r-.lÒcon lui. Volle dargli tra l'altro con un fal- ,o allarme la dimostrazione più clamoro,;;a dell'interessamento della nationc intera. Quando, dopo un attacco di angina pectoris, i giornali nell':iprilc- del '2 r cominciarono a parlare di for.lC fo.ichc in aumento progrcs- ,;ivo, di mente lucida, di memoria integra, di parola libera e pronta, i milanesi dissero allegri: « Ora si ricomincia>. ~a poche sere dopo aver fatto a sua ricomparsa nei teatri, l'ultracentenario avvertì un improvviso senso di languore e rientrò a casa che il servitore, quella volta, era ancora in piedi. · 11 giorno dopo si alzò, ma non era fo • forma, co.;.Ìsi rimise a letto e fu preso da sopore. Senza che si vcrifica~,e niente di allarmante, il polso continuando a battere sempre rcgolarissi_tno, passarono due giorni ncll'attc!<.a .: che da un momento all'altro egli si /rimettesse in piedi. Quando fi. nalmcnte proprio quella tranquillità pan·<' inquietante e si volle vederci chiaro, il medico arrivò che Giuseppe Greppi era già spirato. Per lui, I 11nmagine della lampada che a.ve~a con- ,umato il wo olio fino all'ultima goccia non poteva dirsi retorica. Quelli che andarono a vederlo (e il duca d'Aosta e il conte di Torino furono tra i primi), trovarono l'appartamento in un disordine caratteristico. Bauli e valigie nell'anticamera. pile di libri nello studio, oggetti di ogni sorta accatastati nel salottino : il centenario infatti aveva iniziato i preparativi per recarsi a Cadcnabbia. La figura esile, dai candidi baffetti spioventi, giaceva in un 'cttino basso da giovinetto, compostissima, dignitosis• sima, vestita ancora irreprensibilmente di nero. Solo all'occhiello, invece della gardenia, portava questa volta un piccolo crocifisso. 3 • (fine) ALVISE FAVARO Prima radersi poi ... TAD.D. Il Torr colmo l'irritazione dello pelle prodotto dal rasoio. Lo pelle divento morbido e liscio ed i bruciori spariscono subito. Inoltre ilTorr disinfetto. Chi adopero il Torr non avrà più pustolette, nè erpe• ti, nè arrossamenti. SC~ERk' SCHERK SOCIETÀ ANONIMA ITALIANA MILANO VialuigiMoncinelli,7 Sptdi1m11 11nramp1011gtrah1ilo d1T11rr XX12 Nome Cognome Crtt6 Vio Prov1"",o BATTICUORE Un lilm di MARIO CAMERINI con Assia Noris e Jobn Lodge Prodotto da/i'ERA FILft1, Esclusivicà GENERALCINE È UN FILM che ha il tocco amabile di "Gli uomini, che mascalzoni!" e l'umorismo originale di "Darò un milione". :È una vicenda ironica e tenera, scanzonata e gustosa, tutta v iva.cità e sorprese: è, insomma, un film di MARI O CAMERINI VIRGILIO BROCCHI pubblico nel sellimonele un'arcinovello in cui risplendono le quolità mi· gliori delle suo orte. È un piccolo romanzo completo che si legge con una punto di commozione. 0 TUTTO" è In vedita a cen• tealml &O In ogni edicola.

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