iàÒ 'IDILLIO fra Giosuè Carducci e @, Annie Vivanti occupò vivamen- ~ te le cronache letterarie di mezzo secolo fa, facendo compiere al poeta gesti inconsueti o per lo meno in contrasto con le sue teorie antifemministe e oon la sua intransigcoza in fatto di poesia i poi, a rendere sempre viva questa storia al pubblico che a un certo momento minacciava di dimenticarsene, distratto da altri avvenimenti di importanza più attuale, pensò la stessa Vivanti, in pagine di rievocazioni e di ricordi, in cui la sua personcina interessante non cessa di mettere in evidenza il posto che per molti anni occupò nel cuore e nella vita del rustico poeta da lei chiamato l'Orco. Il primo incontro era avvenuto a Bologna : A.nnie aveva ventidue anni, e Carducci, nel pieno della sua celebritàJ cinquantacinque. La fanciulla, nata a Londra da padre italiano e madre tedesca, ave\'a scritto un volume di poesie, lo aveva pro}X)sto a Emilio Treves per la pubblicazione (a quell'età non si hanno dubbi di sorta) e si era sentita rispondere che perché un miracolo del genere si produces~e ci sarebbe "oluta per lo meno una prefazione di Gimuè Carducci. Era rimasta perplc~sa: chi era Carducci? Forse un poeta vissuto tre secoli prima, una specie di Milton, e il grande editore milanese aveva voluto prenderla in giro nella maniera più elegante; ma un suo fratello, ac;.saipiù al corrente, la rac;,.sicurò: il poeta viveva, e imegnava all'Università di Bologna. La cosa più semplice era di prendere il treno, recarsi a Bologna, e cercar di ottenere questa specie di lasciapassare. In cammino verso la casa ~ulle :\1ura di Porta :\1a.zzini, prei-a da scrupoli, la giovane poetessa entrò da un libraio e comperò le Odi barbare, ma era in verità troppo tardi per farsi una cultura in proposito: bussò alla porta, e al domestico chiese di annunc.::iarla come una che veni\'a da assai lontano per vedere il poeta. Tornato dopo quakhe i,tante, il dome~tico riferì : e li signor Carducci dice che no'l è re Salomone :.. La fanciulla lo guardò sbalordita cd entrò egualmente. Dopo, la storia è tutt<.1i.mpostata sulla. giovinezza, la bellezza, l'ignoranza di Anr.ie Vi\·anti da una parte. e dall'altra ,;ulla burbera simp.1tia improvvisa di Giosuè Carducci, sui suoi \catti di impazienza divertita a proposito delle impertinenze di lei, la piccola regina di Saba, degli svarioni di cui infiorava la conversazione, della sua irriverenza per la gente importante, della bambinesca incoscienza ... Noi ci pcrmettiarr.o di avanzare tutti i no-.tri dubbi su t? ,to ingenuo candore: una fanciulla che a ventidue anni ha pronto per le stampe un volume di liriche dove sono in ballo ~ntimcnti di amore, di odio1 di gelosia, di orgoglio, è già un es~re che della femminilità ha bruciato le tappe e nell'intuizidnc almeno deve aver battuto le coetanee. li suo genio si manifeMava co..,ì, guidandola nel migliore atteggiamento per conqui- ..t.arsi il cuore del poeta selvatico, la prefazione e altro; genio, istinto femminile, in,;omma quello che in pcrfctt.i buona fede suggeri'ìce la parola felice e lo "guardo appropriato, al momento giusto. Annie Vivanti tra giovane, vivace e spiritosa, non bella, ma a Carducci dovette apparire una SpC'ciedi mir.1col~, <li rivelazione, e Dio !-a c:o•/altro ma,, a lui che con le donne avc\'a avuto non mc;.lta dimc,tichcza e le aveva trattate col di.,prc:a.o cht" .,i tributa y.gli .,nimali inferiori. Era una bella vittoria per una fanciulld, appena .iffacciatasi ali.i soglia della \'ita e della letteratura, farsi portare alla ribalta da uno che non aveva mai ricono,ciuto·.ilcun genio alle donne, e poi tirarlo fuori dal covo bologne)>e, di tra le \.·ccchie carte, i libri, i mano'iCritti (' le bozze-, portarlo al wlc, al mar<·, fra i monti, dargli vclkità di elegan:ta. e ronzargli attorno ,barazzina, ..,tordc·ntc, candid.1 e ignorante soprattutto, comt" a lui piaceva di vederJa. Da quel primo incontro nello studio di Bologna, Annic mci con la ~wabrava prcfationc chr, permettendo la pubblic~11ione d<"I ,olumc, dove-.,·a provocare tanti commenti (,UlgcHo del Cardu<'ci. poi. in omaggio al poeta, rntu- ,ia,.mi per qu<•..,tonuovo a\tro sorto nel cielo della lirica italiana. Ne uscì porwndo con ,é qualcO'-a di ben più importante : "impatia improvvi..,a di lui, un ;,,,cntimrnto inddinihile, ma c<·rto s.;-tntilc dell'uomo qua\i vecch_io per l4:.1 1;ua giovinezza turbol<•nta, c:s1gentc. F.. m<'ntre clb ,i avviava ve~ la porta, 1•gli <'ra tutto ind,1'Tarato .i cc::rcarlc nti mobili il manicotto. :\1a Annie era venuw !;,(_•nzm.aanicotto; e guardava stupita, v-nza ,;aper che dire, l'agitazione dl'I rclcbrc poeta. . , Non si può dir nulla d1 {'Onuct~! ~e prcci..,are s<"a un certo momento I 1d1llio r l'amicizia, la venerazione da una parte e la teneren.a dall'alt~a drgenera-....ero in un vero e proprio amore ; per tagliart corto alle suppo.,izioni, morto Curducci, già vecchia la Vivanti, Giovanni Papini volle dopo anni e anni chiederne alla stessa scrittrice; ma pare che, pur ammettendo l'amore del poeta, ella si rivoltasse sdegnosa al so- -spetto di qualcosa men che platonico. L'autore dell'Uomo firiilo finiva per ammettere, senza tuttavia garantirla, la pos-.ibilità di un'amicizia amorosa. Certo si è che il vecchio poeta e la fanciulla, proclamata a un tratto la più forte poetessa italiana, diretta discendente di Saffo, si tennero compagnia e s'incontrarono dappertutto per l'Italia. Un giorno Carducci andò a visitarla alla Spezia, per strada comperò un ramo di giacinto, ed entrato che fu nel salotto, le cui finestre erano aperte sulla bellezza del golfo, sempre brandendo nella sinistra il fiore azzurro, scris- ~ tutto d'un tratto, senza fermarsi e senza esitazioni, la famosa poesia: Ballo alla chiusa imp,asta co11 uri rami- [cello di fiori Glauchi ed aaurri come i tuoi occhi, {o An11ie... Era un dono prcziosi ..s.imo, e la giovane stordita dovette rendcrscre conto, malgrado In proverbiale ignoranr Poi insieme andarono in barca sulle acque care a Shelley; e Carducci, tirando fuori dalla ta!.ca un libriccino, le disse : e Sappi, o ignorante, che que:sto è Orazio, e in queste acque, tenendo in mano questo libro, il giovane, l'amato Shelley morì... >. Era tutto felice quando si dava l'occasione di trattare d'ignorante l'adorabile fanciulla, e le diceva in altra occasione: e Assai mi riposa questa tua ignoranza>- Annie Vivanti ~i trovò presente all'incontro di Carducci con Giuseppe \'erdi, quando que!lti, alloggiato nel palazzo Doria, a Genova, stava terminando di comporre il FalJtaff. Gio~uè Carducci .,j dire,..,e immediatamente sul tt'rrazzo aperto sul mare, e là !sedette ,cnza pronunciare una sola parola: allora Verdi si mi'-e al piano e suonò a lungo. Spiegò più tardi la Vivanti, riportando l'epi',00.io, che Carducci, a \imiglianza di altri geni dell'Ottocento, come Vietar Hugo e Théophile Gauticr, poco o niente s'intendeva di mu.,ica; sta il fatto però che, termina~ to ch'ebbe di "uonare, Verdi lo raggiume sul terrazzo, e allora, come svegliandosi da un sonno profondo, il e vate maremma»o > pronunciò queste parole: «lo credo in Dio>. Certi atteggiamenti e frasi lapidarie dei grandi del secolo pas<iato, danno il sospetto che in tutta buona fede lavorassero a preparare i loro aneddoti per la storia. A Gressoney, il poeta pre~ntò la 'ìua giovane amica alla regina ~largherita, una mattina in cui, v~tita col co~tume popolare gressonee\c, la '-Ovrana passava in rivista un reggimento di alpini: Carducci, col grande cappello da cowboy, era orgogiio~, e nello stesso tempo preoccupato che la raga7.7,accia face"5C una. delle sue solite gaffes; invece non accadde nulla di stra.ordina• rio fra le due donne, di cui una fu tutta indulgenza e cordialità, e l'altra rio;pc•ttoc;,c.ad educata. Del rc:,to, avevano tutte e due avuto da lui la loro poc.·,ia. Ma nel banchetto che- st:'{ul, <1ut·l1.1 ~tcç.sa mattina (la rcg:in.1 11011 vi as-,istette), Carducci ebbe uno ~catto talmente strano da far pcn,..trc.' ad un amante geloso e ribadire dunque le supposizioni in corso. Annie c;edev,, fra lui e Pietro Giacosa, quando quest'ultimo. caduto il discorso ,;ull'incontro con la sovr,tna, rivelò che eso;a si cr J informata, udendo parlare delle ~ie della Vivanti, ~ oltre che brava fo:,~e anche bella, la pocte~ . .- Che avete ri'iposto? > domandò subito Annie. e Ho detto : ".Maestà, è peggio che bella">. Tutti risero, ed Annie anche, compiaciuta della risposta tr~wandola a-.sai lu\inghicra; ma Carducci, venendo fuori dal suo muti-,mo, apostrofò il povero Giaco,;a : .- Lei non aveva nessun diritto di fare <similiappr<·zzamenti, e la sua risposta fu a~i .scorretta ... >. La tavolata intera piombò nel più desolato silenzio, e dei commenti che ne seguirono non siamo purtroppo informati. ln quella ster;o;avilleggiatura Carducci amò vedere Annie andare a cavallo, e la paragonò a un~ Valchiria; gli piacque tanto \'ederla in (,Cllache, poco dopo, a ~_lilano,. per festcggiar_c I~ guarigione d1 Anni.~. <lmmalata,;1 d_i polmonite durante I mvcrno, le regalo un bcllis,imo dC'5triero, comperato con le- tremila lire- che Zanichelli gli aveva v<·r,atc allora allora per un libro. Nell'Uomo Carducci Giovanni Papini, parlando di que~to am?re, r~ccontò che e il poeta sembrava 111 quei tempi ringiovanito da quella freM"a compa~ia che lo rimetteva in contatto con la vita dopo tanto ~apor di polvere, di te\ti di lingua e di gcr~hi acca~ dcmici. L'accompagnava e 1;1 faceva .ac-c-ompagnart: la tuteggiava e carezzava anche dinanzi alla gente. [ contemporanei non hanno dubitato un momC'nto sulla natura di code)tO repentino infiammamcnto ... >. Comunque fosse, a Napoli, quando Giosuè Carducci vi si recò nel 1891, la Vivanti era già ad attenderlo, per fe..,teggiarlo insieme a tutti gli artisti napoletani riuniti attorno ·a Edoardo Scarfoglio e Matilde Scrao. Essa volle ancora una volta apparirgli come una Valchiria, e mentre con un gruppo di amici il poeta si trovava innanzi alla Villa, pas'-Ò al galoppo davanti a lui montata su un cavallo nero, reso foco:,0 dalle cure dell'allora capitano Ylaggiotto che avtva fatto mettere da un attendente una dt'.>"IdCi zenzero sotto la coda dell'animale fin troppo pacifico. Poi vi furono ricevimenti e ban• chctti, durante i quali Carducci pronunciò un brindisi, gentile una volta tanto per le signore: e Bevo>, dis~e, e alla salute di Matilde Scrao e di Annie Vivanti, della più forte prosatric<' d'Italia e della forte p0tte~1. Attraver'iO il tempo, la letteratura italiana non ha avuto nomi di donne che mcrit.1.S'ìcrodi cs'>CJ"ericordate come arti- 'te, come poctesi;e, come scrittrici; e la donna it,tliana è parsa, in que..,to, infrriore alle americane, alle inglesi e finJnchc alle tedesche. Spettava a qucStJ fine di secolo il vedere stampare da una donna, Matilde Scrao, un'orma co-,ì profonda nell'arte italiana e a una giovinttta come Anni<" Vivanti tanto splendido rigoglio di una nova lirica>. Bi\Ogna asc;,.olutamentc credere a un forte scntirncntc da parte del Carducci per comprendere come egli si esponeS!t' a portare cmi in trionfo poc~ie ,ulle quali il tempo rapidamentt quanto definitivamente gettò il velo della dimenticanza. Ma allora, wtto il bel sole di Napoli, in questa sua ultima estati.' del 'l('ntimento, tutti gli amici e PRIMO INCONTRO OON L'IllPEBO INGLESE ammiratori, Arturo Colautti, Luigi Conforti, Roberto Bracco, Gabriele d'Annunzio, Salvatore di Giacomo, al• zarono oon lui le coppe ed applaudirono, perché riverivano il poeta, il macsto, e gli volevano bene. Poi Giosuè ripartì, e Annic lo accom• pagnò fino a Roma, dopo aver diviso con lui le accoglienze e le feste. La vita doveva presto separarli, poiché nel 1892, o giù di lì, la giovane poetessa spo~ava l'avvocato Chartres e con lui viaggiò in Inghilterra, a Parigi, in America. Tornata in ltalia dopo molti anni, trovò in Carducci l'uomo tradizionalmente burbero e S('vero che l'accolse senza voler dar segno né di gioia né di commozione: « Vattene >. le dis- 'it, e vattcnr, o in,;emata, a badare alla tua bambina. Voglio parlare dell 1lnghilterra in latino con tuo marito! >. Fu lei ste~a a raccont:i.rlo in un capitolo di ricordi. Poi Carducci proseguiva: e Che educazione darai a que- ,;ta creatura? Avete un'aria molto imbambolata tutte e due. Se ti crt'-Ce capriccio~a o ribelle, com'ero io che gettavo "·'""i e rubavo le mele, farai 1:x:ne per ca,tigo a farle imparare a memoria ogni sera cento ver~i di O"·idio >. E, dopo una pau~a di ~ilenzio, soggiungeva: « So che è tutto inutile. Né tu né lei saprete mai nulla di Ovidio>. Prima di pi.lrtire per una pcnnanenza nel Far West, Annie Vivanti incontrò ancora, e fonc ptr l'ultima volta, Giosuè Carducci, a Made\imo. Era già un vecchio signore che camminava apooggiando,i al braccio di un parente . Lontani erano i tempi delle gite in harra nel golfo della Spezia e delle ridenti villeggiature a Gressoney; lontani i tempi in cui, per compiacere la ragazzina impertinente che scriveva poesie, era arrivato a comperarsi un cappello a cilindro per far buona figura con gli amici napoletani. La piccola Vivien Chartrcs si era rivelata anche lei una bambina prodigio e dava dei concerti di violino pre~o le corti d'Europa e davami ai pubblici estasiati delle capitali. Là, nel tramonto del patsaggio alpestre, la bimba ~uonò, per lui soltanto, la canzone che gli piaceva, la Ca11,eone di loreley, dopo di che il vecchio baciò la figlia e la madre, e Je guardò sparire nella sera. Annie Vivanti scris<ie ancora, ,;cri<iSC soprattutto dei romanzi, con lei per fi. gura centrale, parlando molto di ~é, dei suoi viaggi e dei successi suoi e di sua figlia. nel mondo. Per quanto riguarda la poesia, Carducci aveva toccato il vero quando aveva 'ì<"ritto: e La giovine donna chè scri~se tali versi c;a e ~ente che di libri come questo suo primo non se ne fa che uno ... >. E.<l rra, vogliamo crederlo, un s.aggio ammonimento pC'r mitigare l'cntusia\mo che, a proposito dc:-iver1;i della Vivanti, qut,ti ptr e.,cmpio: Clii sa u è vero ch'avvi un Dio lasrù.1 Un Dio ch'ama e con/orla.' lo pu1Jo a voi, che no,i m'amate più, Ed a mamma mia, morta. • gli aveva dettato : « Perché non potrò dire che è ~rfetta, di una perfezione serena e profonda 1 questa intuizione ideale del vero, tanto greca insieme e tanto popolare? >. Ali,\ di.stanza di cinquant'anni piace comidtrare i saggi critici, e tuuo quanto Carducci scri!"lsesu Annic Vivanti, come lettere di amore. L'ADDETTO ALLE SCHEDE IL TAVOLO DI SINISTRA ~ UNA trattoria lontana, isolata e si• lflJ lcnziosa, dove si mangia sempre le stcs. se cose e si vedono sempre le stenc persone; può cuere scelta per sfuggire alle tirannie dei locali eleganti e centrali; ma il tavolo alla nostra sinistra ~ spaventoso. L"t sera vi si sicdè uno sventurato ripugnanlc e querulo; a colazione varie signore e un pensionalo divorano sozzamente il loro pasto. La mia amica dice che non vuole più accompagnarmi, perché manco di sensibilità: io sono affascinata dal tavolo di sinistra ove si ripetono sempre gli stcni gesti nauscanti. Manicure e infermiere, che vanno praticando iniezioni, sono provviste di valigette. Una, la signora Maddalena, ha i riccioli corvini cd un nobile viso da cavaliere scttt'Centcsco, che male si accoppia ai gesti volgari delle mani, e ad una tosse ineducata, sfacciata. t una donna buona e coraggiosa che deve cosl lavorare per sé e per i suoi figli, e il lavoro consiste nel dipingere le unghie alle signore, $COrticare grntilmcntc le dita, e per fare ciò miracolosanientc essa usa le s~c energie: corre da una casa all'altra, attraverso fughe in tra:n. Mentre fa colazione è interrotta continuamente da chiamate telefoniche: le signore si avventurano a sorprenderla, durante il pasto, tra lc amiche e il pensionato. Le sue unghie sono dipinte color cardinale: in lei risalcano come cosa auolutamen1e brutta. Colei che mi è di fronte ha gli occhi di porcellana cd il fisico di un granchio di mare, quando sta fcrm9 o cammina di traverso: io sono molto contenta che essa non se ne mostri dispiaciuta; anzi, trova un perfetto compenso nel suo pairimonio spirituale: ella mantiene il e buon tono > ; sa tutte le cose: ha giudizi sicuri: una sicurezza imperturbata, mentre fuma con certe sue grazicttc. La terza è uno spettro rossiccio 1into, stinto, che vuol mostrarsi stanca senza paure {e si senic un fondo di sincerità commovente), affamata, viziosa (e non è vero), e parla con noncuranza in tO!"o dialettale. Le altre, sono insignificanti. Il pensionato si esprime in termini precisissimi, manca di ogni senso di cavalleria verso le signore, sa di prefettura, di municipio, di bassa banca: è armato di mati1e perfette, stilografiche perfette, spilli di vario genere; sa a mente l'orario dei treni: parla inesorabile di purganti e di ricette. Dopo il pasto comincia un laido lavorio , di steccaden1i; e a questo punto la mia amica è soddisfatta: non posso pili guardare. ANNA ROSSI FILANOJERI LE NUVOLE DEI POETI \ti' F.DENDO le nuvole prossime a parti1if' re, il ·dottor Pcrucchetti, laureato in scienze economiche e commerciali, chic. se di salirvi. I poeti si meravigliarono della richiesta e vollero avvertirlo dei rischi ai quali si esponeva, ma il dottore era cosl entusiasta del viaggio che non sapevano co-1 mc disilluderlo. Non appena le nuvole partirono il dottore emise grida di gioia, tanto era bello il paesaggio e splendida la maestà del ciclo veduti da quelle altitudini. Scnonch~, non conoscendo la sua profondissima ignoranza, i poeti dissero alcune parole (che erano poi titoli di opere o nomi di poeti e scriuori), le quali, con grave spavento suo e dei compagni di viaggio, gli fecero cor• rere il pericolo di cadere dalle nuvole . Per precauzione, i poeti manovrarono in modo da far ·scendere il loro aeromobile a quote a.ssai più modeste; anche in bas.so, però, non potevano dir parola che non mi-. nacciasM' di aprire i densi vapori sotto i piedi del dottore. Per non caricarsi la coscienza della sua morie, i poeti lo consigliarono di tapparsi k orecchie con la bambagia e Pcrucchetti c·osl (ccc. Le nuvole ripresero quota e volarono libere nei raggi del sole. Pcrucchetti era retice, ma guardava con invidia le c~prt:ssioni divenite dei poeti che discorn:- vano tra loro senta interruzione, mostrando di di\'enirsi moltissir,10. Vedendoli improv• visamcntc smascellarsi dal ridere non rtsistetle alla 1entazionc e si tolse l'ovatta dai timpani. Non l'avcs.sc mai fatto: ciò che udl lo rece cadere d:i.lle nuvole immediatamente, e i poeti, che nonostante il raccapriccio s'affacciarono agli orli dcll'ac?"Ona- \ e, lo videro, ridotto a un pun1icino microscopico, scomparire d'un tratto nello spazio. OLI SPETTRI SULLA CORDA ~ UE briganti deci~cro di ammazzare SillJ!J. \CStro e la moglie per depredarli. Andarono alla loro casa di none e, in<"O· 1.1g, i.ui dalla solitudine, batterono alle fi. ntnre, imponendo di aprire. Ma Silvestro aveva a cena due gendarmi, che si nasco. sero dietro una tenda, e quando i banditi entrarono colle pistole spianate si presero ognuno una fucilata in petto. Dopo qualche tempo i fantasmi dei due briganti deciM'ro di vendicarsi di Silvestro facendolo morire di paura. Sapendolo ali' osteria lo attesero ncll' orto e siccome l'aspctt.a.rc lì ~tancava si posarono sopra una corda tirata tra due pali. Quando Silvestro rientrò era brillo. Ma, non os1ante la sbornia, capl che la moglie aveva )ICSO la bianc-heria perché asciugasse col vento della none. Solo che aveva dimenticato di fermarla, correndo il rischio di non ritrovarla il gic.rno dopo. Silvestro entrò in ca.sa, cercò i fermagli di legno e tornato fuori assicurò gli spettri sulla corda della biancheria. ENRlCO MOROVICH
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