Omnibus - anno III - n. 3 - 21 gennaio 1939

PANAMERIOA i,: OPO il mezzo scacco di Lima, U Cordell Hull ha fatto capire chiaramente a Roo~vclt che non c'è tempo da perdere, se l'attuale amministrazione non vuol passare alla sto-, ria come quella che ha tradito la dottrina dì Monroc. Gli Stati totalitari e i loro sforzi di conquistare i mercati sudamericani sono il pretesto di questa nuova crociata imperialista del Nord America, così come l'intenzione della S:inta Alleanza di intervenire per liquidare le rivoluz.ioncelle sudamericane fu il pretesto, circa un secolo fa, per l'enunciazione della celebre dottrina. Hollywood con quella fulminea astuzia che distingue gli atti dei suoi politicanti ha dato immediatamente la sua piena adesione alla dottrina di Monroe. Questo ~, per ora, il solo aspetto del ncomonroismo che interessa questa rubrica. Ma il monroismo di Hollywood è ancora più sospetto di quello di Washington. Hollywood, malgrado cerchi fare buon viso a cattivo gioco, comincia a preoccuparsi seriamente della resistenza del mercato europeo alla penetrazione dei suoi prodotti. Hollywood sa inoltre che il giorno in cuj l'Europa avrà ritrovato la sua pace s..1.rà un brutto giorno per lei, perché una politica di accordi e di consorzi fra i grandi paesi europei avrà tutte le probabilità di battere, anche sul terreno della produzione, la concorrenza americana ; e sa infine che la straordinaria ascesa del cinema francese può es.sere seguita a più o meno breve distanza dall'ascesa di altri paesi, specialmente di quelli che per tipo d'industria, per temperamento e per gusto, più si avvicinàno ai francesi; non c'è nessuna ragionC"perché ciò che è stato fatto negli studi parigini non possa essere fatto, un giorno o l'altro, in quelli di Roma, di Londra e di Berlino. I Maycr, i Selznick, i &henk sono uomini, riconosciamolo frane.unente, che vedono lontano e le cose C'he abbiamo dette es.si le hanno vistC"certamente prima ancora che noi, non dico le scrivessimo, ma le pensassimo. Oggi si parla molto di Monroe a I lollywood. In fretta e Curia, tutti i te-.ti classici del panamericanismo sono ,tati compulsati dagli uffici di pubblicit?i., e specialmente il più classico di tutti, la dichiarazione inserita nel messaggio presidenziale del 1823, Si parla molto di Monroc, e non ci sarebbe da meravigliarsi se gli dedicassero un film; ma non è certo al pigro, lento, mediocre presidente da cui prese il nome la prima .solenne manifestazione dell'imperialismo yank .t, non ~ a lui clll· pensano i Richelicu e i Talleyrand di Hollywood; essi pensano ai mercati del Sud America che potrebbero ricompensarli delle perdite presenti e future e dei dispiaceri presenti e futuri in Europa. Washington ha ringraziato Hollywood della pronta adesione, ma ha anche fatto capire che, senza pregiudizio delle iniziative private 1 il governo intende fare da sé. Se Monroc avesse avuto a disposizione il cinematografo (questo è in fondo il pensiero ufficiale) la sua dichiarazione sarebbe stata meno platonica di quanto non sia stata in realtà, almeno per mcxzo secolo : noi abbiamo a disposizione il cinematografo, e sarebbe puerile non servirsene. L'aiutante di Roosevelt, per quel che riguarda la celluloide filmata, è Pare Lorcntz, un giovane di ricono5eiuto talento, critico, autore, direttore. li persuasivo e bel documentario Fiume, una chiara drammatica biografia del Mississippi, che la critica unanime, compresa quella di Venezia, ha elogiato di cuore, reca la -.ua firma, e fu girato per conto dell'amministrazione Roo!lcvclt. Lorentz è il capo del governativo e Serviiio cinematografi• co > e a lui è stato affidato il progr~,mma filmistico panamericano. Due cose, secondo Lorentz, sono urgenti in via preliminare, perché la propaganda non •si urti alla diffidenza ~ià così viva non 'iOlo dei ~udamcricani, ma degli stessi nordamericani. e Siete voi sicuri che le venti repubbliche latine, non dico ci amino, ma ci conoscano? Siete sicuri Che i no- ~tri connazionali, non dico amino, ma C'ono~cano le venti repubbliche latine? Dunque presentiamoci vicendevolmente>. Le carte da visita sar.inno due film documentari da cinquantamila dollari l'uno. Il primo 53rà girato \u uno sfondo nordamericano e con un filo narrativo di carattere spagnolo o portoghese. Anche la mu,ica. del film ~arà o;pagnola e ponogh(•sc. La pellicola sarà naturalmente distrihuita nelle rer>ubbliche del sud. L'altro film qrà invece J?irato su uno sfondo dell'America latina e sarà distribuito negli Stati Uniti. Dopo le presentazioni, ~i passerà a più concrete cordia.lità e infatti si sa.le, nei bilanci, a cifre di ~i zeri. Ma Hollywood guarda con malcelato disorezzo a queste iniziative del governo. Con cinquantamila dollari, \Va,;hington crede di conqui,tarsi le simpatie dei ,udamericani e di con• 'lui~tare ai sudamericani le simpatie dei cittadini degli Stati Uniti. Hollywood non crede alle proprie orecchie. Cinquantamila dollari ! Se il governo si fosse rivolto a noi gli avremmo fatto dei biglietti da visita da un milione di dollari. Le cose o si fanno o non si fanno. "LEB PABENTS TEBRIBLEB" Non appena si è avuto sentore dello scandalo, una, due, quattro, diccine di offerte sono state fatte a Jcan Cocteau, per i diritti di riduzione sullo schermo dei suoi terribili Parc,its ter• ribles. Il cinema francese ha il fiuto del film malsano, e difficilmente manca il colpo. li dramma di Cocteau, malgrado il suo sapore leggermente incestuoso, malgrado la furia superficialmente cschilca che lo pervade, malgrado la tristizia dei personaggi, era stato destinato come spettacolo di bencficcn• za alla scolaresca di non so quale isti• tuto medio. Anche per i francesi questo era troppo, e lo scandalo è scoppiato: insulti, querele, cause per risarcimento di danni. Che cosa sono questi Genitori terri. bili? Ecco il quadro familiare: due sorelle di cui una spO"iata a colui che l'altra amava e ch'cssa ha sacrificato per miten . a di cuore. La sorella nubile' vive con la maritata; que\t'ultirna ha un figlio, Michele, vagamente innamorato di sua madre o è lei ch'è innamorata di lui: e-erto è ch'egli la chiama Sofia, senz'altro. Quando il dramma OOLLEOJO PEIUUNILE IB UN PJLK OUPPOMEBE ___ ..-- ANNA KA Y WONO ha inizio, M ichele1 in uno dei suoi tra• sporti affettuosi con Sofia, cioè con sua madre, le confessa che ha trovato finalmente una fanciulla d'oro, un amore di bimba, di cui si è invaghito pazzamente ricambiato da lei, e che egli la sposerà non appena la ragaz.za si sarà liberata di un vecchio amante. Questo è niente. Si verrà a sapere in seguito che il vecchio amante della fanciulla altri non è che il padre di Michele. Si verrà anche a sapere che Michele, spesso a corto di quat• trini, non disdegna di prenderne d:i.lla ragaua la quale a sua volta li prende dal vecchio. Unica attenuante: Michele ignora che si tratti di suo padre. Fingendo di assecondare il progetto del figlio, rna in realtà per cercare di rompere il ~uo legame, padre, madre e zia si recano a trovare la ragazza, non sapendo chi essa sia. Quando la ragaz1.a ,i trova davanti al vecchio amante, wicne: cd è il meno che 1>msa fare. Il vecchio non è meno sorpreso di lei, ma non si 1radisce. Chirde solo di parlare con lei. Spiegazione tra i due; il vecchio dirà lutto a suo figlio, se lei non rinuncia a lui e se non invent..'\ qualche a~ro amante per disgustarlo. La ragazza cede al ricatto e disgusta il giovanotto. t,.,fa il giovanotto ~ p,luO di dolore e i suoi temono per lui. La 1ia convince il vecchio, il vecchio cede, la ragana ritorna, la pace è fatta; ebbri di gioia i due amanti -;i rotolano sul pavimento. La madre in un angolo assiste allo spettacolo. Si allontana, scompare, ritorna, pallida, barcollante e, urlando, si rotola anche lei per terra, fra atroci sofferenze; si è avvelenata, in preda alla gelosia. In fondo alla scena 1:-izitella dice : e Ora la casa è in ordine>, e cala la tela. Di fronte a tutto questo ben di Dio come potèva il cinema francesc rima• nere indifferente? IL OONTBABBAND!EBE Alberto Nataniele Chaperon è nato povero e ha dovuto farsi la ,;;uastrada nel mondo. La sua strada l'ha condotto dalla nativa Polonia a Filadelfìa 1 ~fanhattan, Parigi, Londra, Bruxelles, Amtralia, Hollywood. La sua strada l'ha anche messo spesso a C'ontatto con la polizia e con i gu.-..rdiani delle carceri, e un mesetto fa l'ha condotto nella sala del tribunale di Manhattan, dove il giudice, leggendo la sua cartella, andava riepilog,1ndo i '-UOi antichi re,1ti di C'ospira,-ione politica, di contrabbando, di falsificazione di passaporti, falsa dichiarazione di cittadinanza amc1 ic:rna. Tranquillo e sorridente, Chaperon interrompeva il giudice per dire: e II mio passato non è un disco di gr,unmofono perché io debba sentirmelo ripetere ogni qualvolta capito in quc,ti luoghi >. Il suo passalo non interessava soltanto la giustizi:,, m.1 ri-.pcttabili persone di New York e di Hollywood, fra le quali Greta Garbo e Elma N. Lauer, moglie d'un membro della Suprema Corte di Giustizia americana. Costei era imputata di complicità nel contrabbando di oggetti di moda parigini1 del valore di quarantamila lire. e La colpa è di Adolfo Hitler>, osservava a un certo punto l'imperturbabile Chaperon. A un pranzo presso i signori Lauer, al quale Chaperon era invitato, la cameriera Rosa Weber che serviva in tavola aveva sentito molti discorsi antinazisti: e Signore e signori >, essa aveva detto a un certo punto, e io sono una vera tedesca e amo Adolfo Hitler. Se non la smettete di parlare contro di lui io smetterò di servirvi >. Per tutta. risposta era stata licenziata e lei si era subito recata alla 1>0lizia dog:-inale a denunziare il contrabbando di cui si sarebbe resa colpevole, con la complicità di Chapcron, la signora Laucr. Spiegò l'impas~ibilc Chaperon: e: A mc piace portare dei doni ai miei amiC'i. Ma essi nulla hanno mai saputo di come quei doni arrivavano in America. E che cosa ho fatto passare, in fin dei conti? Un parrucchino per Shirley Tempie, delle scarpe (n. 42) per Greta Garbo, un cravattino per Charlic McCarthy (la celebre mario• netta), un nano per Biancaneve. Sono tutti miei grandi amici. Mi hanno divertito e hanno divertito anche coloro che oggi fanno tanto chias~ perché dei doni a così simpatici personaggi non hanno pagato una miseria di dazio>. A. D. ( NllOl'I FILH ) , ~ 1// !> !(!)lftr~~)J DEI!&BOIA \1jl BASTATO che qualche critico ~ appassionato ra.ccomandasse con melliflua simpatia di vedere Mille lire al mese, perché un pubblico innumerevole accorresse a riempire la sala del Corso Cinema, obbligando i ritardatari, la seconda sera della rappresentazione, a seguire in piedi le ridicole vicende del film, e ad allungare il collo dietro le spalle dei vicini. t un fatto questo che ci stupisce e ci commuove, testimoniando come sbaglia chi si lamenta della prevenzione del nostro pubblico e dell'ostinata antipatia per le fatiche del cinema italiano. In tante occasioni s'è dimostrato il contrario, che quest'ultima non vale che come pallida conferma. E che quello stesso pubblico, il quale giorni prima aveva palpitato di comprensione alle amorose schermaglie d'Incantesimo, si rivelasse poi di cosi facile contentatura dinnanzi alle storditaggini di Mille lire al mese, ci è sembrato un segno di affabile incoraggiamento e di attesa per prove migliori. Quegli industriali, che per un oscuro destino si trovano oggi a capo di aziende cinematografiche, farebbero bene a riflettere sulle lusinghil'rc disposizioni del nostro pubblico : questo è forse il momento meglio favon.'vole per intraprendere nuove iniziative, tali da soddisfare durevolmente le asp<'ttazioni. Metterebbe il conto che ognuno di essi si studiasse di capir le ra~.ioni degli insuccessi e si risolvesse a praticare nuove regole, visto che le vecchie sono miseramente fallite . .t 1wo spettacolo compassionevole vcdn- tante persone perdersi in arbitrarie fOttgetture, in ansiose domande; qu,\:-.iche il far bene e tranquillamente non dipendesse da un lavoro costante e avvedu. to, ma da una volontà sovruma11,;, che dall'alto dettasse la sorte di ogni nuova impresa. Mentre, un'opera l inrmatografica potrebb'esscre compiuL.l con la stessa pacata sicurezza di un qualunque altro prodotto industri:1le, ae si badasse a risolvere certe semplici questioni e: artistiche> che invecf', ogni volta, vengono trascurate, quando non dimenticate del tutto. L'errore più violento e orgogliosio dei nostri industriali è di volrrc ad ogni costo effettuare opere innaturali. Si confonde la fantasia con l'arhitrio, la verità con l'esperienza, la piacevolezz.1 con la sgraziata e volgar<' comicità. C'è un modo corrente d'interpretare i gusti del pubblico che ,i affida all'imitazione delle balorde facezie dei giornali umoristici, come se quel mode tra dialettale e scurrile di « divertire > bastasse a dar risalto e per-.uasione a impossibili avventure. Si ripetono situazioni del vecchio teatro comico, con pcrsonaRgi irrigiditi da convenzioni ormai secolari, e l'abilità più compensata è di chi fa giungere una vicenda al suo epilogo, intricando i ca~i dei protagonisti, sospingendo bruscamente il racconto per vie stravaganti, .11 solo fine di riempire le lacune dell'azione, e di arricchire lo s?Cttacolo di <:ambiamenti di scena 1 improvvise apparizioni di personaggi inutili, battute che vogliono ml. legrare il racconto, ma al contrario rimangono lì solitarie e logore, con un rilievo triviale che rende ancora più angoscioso il susscguir-.i degli .t.vvcnimenti. Divertire il pubbico. Ma davvero il pubblico si diverte, a quel modo? L'altra sera, durante la rappresentazione di Mille lire al mese, forse qualcuno si divertiva. Quei personaggi, sollevati da onde schiumose e sbattuti qua e là come relitti di un misero naufragio, potevano destare anche qualche sorriso; e forse la recitazione frcnctka dell'attore Melnati contribuiva a tenere sveglia un'attrnzione che altrimenti si sarebbe spenta svogliatamente. Ma capita sovente di ridere scn1.. a slancio anche alle modeste risorse di qualche comico di varietà, e chi, come noi, è assiduo frequentatore del teatro Aurora, incurante delle pulci, del tanfo e della squalli~ da luce, sa quale furiosa abilità certi attori popola.ri impieghino nell'eccitare le acclamazioni del pubblico. Se tutti gli sfor-zi della nostra cinematografia fossero volti allo scopo di gareggiare coi risultati del varietà popolare, e se tante fabbriche e apparecchi. e impianti industriali servissero soltanto a riprodurre su costosa Pellicola quei lazzi e quelle buffonerie di teatro che, con minor spesa e impegno, soddisfano le piccole esigcnz,e delle folle rionali, ci sarebbe da guardare con mcstiz.ia all'avvenire del nostro cinema. Un avvenire senza sorprese, dove le battaglie si per• dòno senza nemmeno aver combattuto. Perché purtroppo ogni opera ripete gli sbagli della precedente e tutte sembrano sortire dalla medesima mano o, me• glio ancora, dalla medesima macchina, che sembra abbia nei suoi ingranaggi qualche rotella spezzata, sicché il prodotto è sempre di scarto, come quei giocattoli che poi si vendono a minor prezzo, avendo qualche segreto guasto che ne diminuisce il valore. MARIO PANNUNZIO

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