LE PANTOFOLE DELLA KONTEBPAN (Oa.Ueriad. egli Umat, !01, Allna.rO (COJITDftl'il, DA.I lrfUIIBRI PREOBDENTJ? I NFINE concluse che 1 nel caso non mi riso:vessi a tornare a casa mia, non mi restava che pren• , dere la strada di Grenoble ed entrare nell'abbazia di Montfleury. Ecco 1 alla lettera, gli articoli della sua ambasciata, cd ecco quel che risposi : che non ero affatto fuggita da casa mia per tornarci così presto; che non pretesti immaginari mi avevano spinto a fare quanto avevo fatto, ma serie e forti ragioni, che potevo e volevo rivelare solamente al re ; il suo discernimento e la sua giustizia, una volta che io gl.i avessi parlato, unica cosa che desideravo di fare, gli avrebbero fatto comprendere quanto fosse sbagliata la cattiva opinione della mia condotta che altri gli aveva formato; che non mi lusingavo affatto con la vanità di questo potere presuntuoso; che non avevo né meriti 1 né doti, né capacità per pretendere di poter avere anche la minima pa_rte nelle sue faccende; che desfderavo solamen• te di abitare a Parigi ; che limitavo tut• ta la mia ambizione a ritirarmi in un chiostro, in cui supplicavo Sua Maestà di darmi il permesso di vivere tra i miei parenti, come facevano la granduchessa di Toscana (1) e la principessa di Chalais, e come avevano ottenuto di fare tante altre dame vedove o se• parate dai loro mariti. In quanto al mio ritorno a Grenoble, ero troppo stanca per cominciare da capo un altro viaggio; aspettavo poi ancora una risposta da Sua Maestà sulla quale mi sarei regolata. Queste furono le ultime parole che gli dissi, poi presi la chitarra, e cominciai a suonare delle arie. Egli mi salutò. Poco dopo seppi, da una lettera di Marguein, che il duca di Cr~qui (2) mi veniva a trovare, da parte del re, per rispondere alle mie richieste. Il duca 1 vedendomi in un letto e in una camera d'albergo, confrontando nella sua mente la JX>vcrtà di questo stato con la grandezza e il lusso della mia vita che aveva visto a Roma, mi disse che mi ammirava, mentre era commosso da una differenza così grande. Con le sue commiserazioni suppliva così al sentimento che io rifiutavo alla mia cattiva fortuna, Ma, poiché si dilungava troppo con le sue lamentazioni, lo pregai di dirmi quello che c'era di più importante. Si spiegò allora con sufficiente chiarezza e mi dis.se che il re non voleva che entrassi a Parigi e che gli parlassi, perché aveva dato a· nunzio (:1) e al conncstabi• le la sua parola che non mi avrebbe concesso né l'una né l'altra cosa, per ragioni che io non dovevo ignorare; per mc, così, non c'era altro che tornare a Grenoble, se non preferivo tornare a casa mia, decisione più sicura e onesta che ci potesse essere. Addolorata profondamente da questa dichiarar.io• ne, risposi che il re poteva pure rifiutarmi l'onore di vederlo e impedirmi di entrare a Parigi; ma che non sarebbe stato degno di Sua Maestà costringermi a tornare a Grcnoble nello stato in cui mi trovavo, affaticata dal caldo e dalla fretta con cui avevo viag• giato; che era una strana durezza e severità da parte del re di privarmi dell'onore della sua presenza reale; ma che se l'obbedienza era cosa necessaria, io supplicavo Sua Maestà di permettermi a)meno di ritirarmi al Lys (4), l'abbazia di cui ho già parlato. M. dc Créqui mi pregò di scrivere un biglietto per chiedere al re di conce. dermi questa grazia, e con questo biglietto tornò a Parigi. 'Il giorno dopo venne un paggio da parte di Sua Maestà con il permesso che avevo doman• dato, con l'ordine alla badessa di ricevermi e a M. de la Gibertière di accompagnarmi. Quasi nello stesso tempo arrivò un gentiluomo di M. de Colbcrt (5) con due borse da cinquanta pistole ciascuna, che Sua Maestà aveva ordinato di mandarmi. La sua grandezza reale ha voluto favorirmi questa somma, ogni sci mesi, per tutto il tcm• p_o che sono stata sotto la sua protcz1one. XVI. Andai dunque da principio al Lys, dove la badessa mi ricevette con molte dimostrazioni di stima e di affetto e poco dopo vennero a trovarmi le mie sorelle con molti e preziosi doni. Non posso esprimere la gioia che provai nel rivederle. Le cÒrtesie e le gentilezze che mi fecero durante i tre o quattro giorni che stettero con me non furono piccola consolazione per il mio dolo• re. La contess.1 di Soissons (6), con la sua generosità naturale, mi mandò un letto ricchissimo, con tappezzerie, mobili di vnlore e tutto ciò che mi era necessario. Dopo avere avuto il per• messo del re - nessuno osava farmi vi.sita senza il suo consenso - vennero a trovarmi anche il conte suo mari• to ( 7), morto poco dopo mentre si trovava con l'esercito, col sospetto di veleno1 e il duca di Bouillon (8). In questo monastero io vivevo abbastanza tranquillamente; tale era la dolccz~ za delle religiose che non saprei trovar parole per raccontare l'amorevole cura e la tenerezza con cui mi trattavano, sull'esempio della badessa. Ma poiché la fortuna non mi ha mai permesso di godere a lungo un qualunque bene, essa volle servirsi di mc stessa come dello strumento più sicuro per turbare il mio riposo. Caddi completamente in disgrazia del re per una lettera che scrissi a monsieur de Colbcrt, piena di lamenti sulla poca cortesia con cui il re mi trattava e che concludevo dicendo che se mi rifiutava il permesso di andare a Parigi, Sua Maestà mi do• veva almeno permettere di andare in qualunque altro luogo avessi voluto. La .:oliera del re per questa lettera fu grande e i miei nemici colsero la occasione per irritarlo ancora di più. Cli fecero osservare che io ero troppo vicina a Parigi e clic da un momento all'altro vi potevo andare. Lo spinsero così ad ordinare a M. de Colbcrt di dirmi da parte sua che dovevo scegliere un convento lontano sessanta leghe dalla corte e che per la lettera (g) che ::i.vcvoscritto, non meritavo più la sua protezione. Questa risposta mi fece c.1pirc lo sbaglio che avevo commesso, e pentita, un po' tardi, del mio atto, scrissi a 1\{. dc Colbcrt di aver fatto certamente molto male a scrivergli quella lettera, ma che egli non aveva fatto meglio a mostrarla al re, e che, essendo egli, almeno in parte, anche se indirettamente, cau~a della collera del re, doveva cercare di addolcirla fa. cendogli sapere quanto io fossi pentita della mia ~ciocchezza e infine doveva sollecitare, a nome mio, il perdono. M. de Colbert fece quanto potè per rimediare: il giorno dopo infatti, con una lettera, mi fece sapere che Sua Maestà mi aveva perdonato 1 ma che persisteva sempre nella risoluzione di mandarmi a sessanta leghe da Parigi. Io risposi, con molta sottomissione, che non avevo girato ancor;i sufficientemente il mondo per scegliere un convento a quella distanza e che pertanto, se non era possibile far cambiare la decisione di Sua Maestà, che scegliesse egli stesso un convento, io obbedirei senza replicare. Mi era però molto penoso uscire da quello in cui mi trovavo, dove1 essendomi ormai abi• tuata, vivevo con molto piacere. Per tutta risposta a questa lettera vidi venire, quattro o cinque giorni dopo, M. dc la Cibcrtière con una carrozza e l'ordine per la' badessa di fanni uscire. Obbedii, e con tre damigelle che avevo allora con mc (il connestabile, dietro mia preghiera, mc ne aveva man• date tre che mi avevano servito a Roma) ci incamminammo verso Avenay 1 abbazia a tre leghe da Reims, in cui Sua Maestà 1 riducendo a metà la distanza, aveva ordinato che mi ritirassi. La badessa mi ricevette con tutto l'onore e l'amicizia che potevo dcside• rare, c1 un mese dopo, l'arcivescovo di Reimsi fratello del marchese di Louvois, venne a trovarmi ed insistè mol• to perché gli rivelassi le ragioni che potevo portare al re sulla mia fuga da Roma.. Io gli risposi che parlare con 'ui o col re non era la stessa cosa. Allora cgli1 con aria molto spiacevole, mi chiese se era mia intenzione rinnovare il passato nel cuore del re. Risposi che questa era la cosa che il re doveva concedermi meno di ogni altra cd era anche quella che io avevo dimenticato di più. Ogni giorno ricevevo mille prove di generosità e di bontà dalla bade~sa, e da tutte le religiose, donne assai discre• te e garbate che cercarono a gara di farmi divertire e distrarre durante i tre mesi che rimasi in quel convento, alla fine dei quali mio fratello ottenne il pcmcsso di condurmi a Nevcrs. La spcran?..a di poter finalmente ottenere quello di andare a Parigi, mi fece intraprendere questo viaggio con molta gioia. Ma la mia speran1.a fu delu• sa, perché avevo dato a mio fratello la parola di entrare in un convento qualora egli fosse partito da Ncvcrs. Così avendomi egli detto, dopo otto giorni, che certi affari lo costringevano ad andare immediatamente a Venezia1 soggiunse che sperava che io non avrei mancato di mantenere quello che avevo promesso. Fui inconsolabile alla notizia di questo viaggio im• previsto, sia perché svaniva la mia spcram~a di tornare a Parigi, sia perché così egli mi costringeva a la~ciarc un luogo dove vivevo piacevolmente, lieta della compagnia della duchessa sua moglie ( 10), una dc~e più amabili e cortes.i donne del mondo, che nulla tralasciava per consolarmi delle mie disavventure. Ciò non ostante, perché io wno di parola 1 anche a pregiudizio della mia soddisfazione volli mantenere quanto avevo promesso e andai a visitare tutti i conventi di Nevcrs, per vedere se ve ne fossc stato qualcuno di mio gusto. Abituata a grandi e famose abbazie, non trovai in tutta Ncvers un convento che facesse per mc. Ma poiché mio fratello mi sollecitava ogni giorno, spinto certamente meno dagli affari che aveva a Venezia che da mo• tivi politici, gli dissi, per farlo contento, che la cosa migliore era di andare a Lione, dove avrei trovato conventi da scegliere. Egli approvò questa mia risoluzione, sperando che così avrebbe avuto modo di condurmi più lontano, come infatti fece. Andammo dunque a Lione, dove a due o tre miglia dalla città vennero ad incontrarci le carroz• zc del marchese di Villcroy, che in as• senza di suo padre ne aveva il govcr• no. Dopo esserci riposati, andai ad esplorare un po' i conventi, tra i quali quello di Santa :vlaria della Visitazio• ne, posto su di un'altura da cui si sco• pre tutta la città. Sarei rimasta in questo ritiro, se il mio destino, sempre nemico della O'\ia felicità, non ave,sc fatto sì che il marchese e mio fratello mc ne dis5uadcssero. Mi esagerarono tanto quello che avevo ,;offerto e il disprezzo con cui ero stata trattata in Francia, che pre,;i la ri50luzionc di tornarmene in Italia, senza però dire il luogo dove mi sarei ritirata. Il marchese, in quel tempo, fu richiamato dall'esilio1 così partimmo insi1::mc, lui per Parigi, noi 1>erl'Italia. Appena misi piede in questo paese compresi l'cr• rorc che avevo comme'{S()uscendo dall'altro. Cercai il modo di riparare, se era possibile, e stabilii di non oltrepassare la cit1à di Torino, quando vi fossi arrivata, sperando che Sua Altezza Reale (11) mi avrebbe aiutata. Solo a mia sorella parlai del mio disegno quando pa!.sai pe.r Chambéry, dove si trovava, e la pregai di scrivere in mio favore a quel principe per facilitarne . la esecuzione. Passate le Alpi, lo dissi anche a mio fratello, che ne fu molto meravigliato, ma non osò opporvisi. Sapeva bene che non era né il tempo né il luogo adatto. Mandai allora ~. Sonici, il e.appellano che avevo preso a Crcnoble e che era venuto a tiovarmi anche ad Avcnay, uomo saggio e fedele, con una lettera per Sua Altezza Reale, ,;upplicandola di permettermi di ritirarmi in qualche con• vento dei suoi Stati, assicurandolo che Sua ~v(aestà Cristianissima ( 12) non lo avrebbe disapprovato. Sua Altezza Reale mi ri~posc il giorno dopo, con molta bontà, che con grande piacere mi accordava la sua protezione, se, come 1,crivevo, questo era di gradimento del re, e. mi mandò a ricevere da un gentiluomo con una carrozza per con• durmi a Torino. ~1io fratello allora mi la-:ciò., per proseguire il suo viaggio1 pcrche non voleva passare per questa città ed essere costretto a vedere Sua Altezza. Questo principe venne ad incontrarmi a un miglio fuori della città, mi fece entrare nella sua carrozza, dove erano dei signori della corte, e, con gran seguito di nobiltà a cavallo mi accompagnò al convento della Vi: sitazionc. Aveva ordinato di preparar. mi un appartamento cd aveva dispo• sto la badessa a ricevermi, facendo interessare della cosa anche l'arcivescovo, eh~ ~u prcs~nte al mio ingresso ( 13). Le religiose d1 questo convento, ottime donne e cortesissime, durante i tre mc• si che stetti con loro mi trattarono con ogni bontà. Alla fine di questi, s.'lputo che madama Mazzarino doveva partire prestissimo per Parigi, spinta da una parte dal desiderio di rivederla e, dall'altra, da quello di rimediare se era possibile, all'errore fatto uscc 1 ndo di Francia, decisi di andarmene a Charnbfry. Per paura di essere inseguita supplicai Sua Altezza di non la• scia~ partire, per due giorni, nessun corriere. Me lo concesse molto volentieri, ma disapprovò la mia risoluzione e mi dimostrò il dispiacere che gli procur.ava. Sicura dunque per la pa• rola d1 Sua Altezza Reale mi misi in viaggio con mille pistole ~he il re mi aveva fatt~ avere e che mi passava, come ho già detto, ogni sei mesi, ac• compagnata solamente da Morena e dal mio cappellano. Con questo piccolo seguito arrivai a Chambéry più stanca che mai, senza la speranza però, appena vi fui giunta 1 di rivedere mia sorella. La sua tenerezza aveva ceduto ad avvedute considerazioni. Ella si era nascosta per il timore di avere fastidi se avesse favorito i miei disegni. 8 - (cnnti,1ua) MARIA MANCINI ( 1) ~fargherita Luisa, cmoglie di Cosimo III, figlia di Gutone d'Orléans, fratello di Luigi XIII, e di Margherita di Lorena. (2) Charles III, duca di CréquL (3) Il cardinale Francesco Nerli, nunzio a Parigi. (4) Abba-zia a due ore da Fontainebleau, (5) Jean-Bap1istc Colbcr1, il ministro delle Finanze di Luigi XIV. (6) Olimpia, in quel tempo sovrintendente della casa della regina. (7) Eugenio-Maurizio di Savoia Carignano. (8) Godefroi-~·b.urice de la Tour d'Auvergne, duca di Bouillon, marito di ).fari.a Anna. (9) Qucsie diverse letlere si trovano pub• blicate nell'opera di Lucien Perey: Une p,inceJJe romaine au XV/fhn, Jièet,: },farit1 Mon(ini•Colonna, Paris, 1896. (10) La nipote di madama di Montcspan. (1 1) Carlo Emanuele Il. (1~) Luigi XIV. (13) Maria Mancini giunse a Torino gli ultimi giorni del gennaio 1 673. "FILIPPICHE" 11--a ----. 1erchéha conquistato li DI STACCHINI granpubblico7 1erchéla alticapiù feroce, segiusta, è fruttuos.a.. I lii ed.• Lire 10 • SONZOGNO l J?iat 2800 RELAZIONI INTERNAZIONAL È LA RIVISTA DI POLITICA ESTERACHE VI TIENE INFORMATI SETTIMANALMENTE DEGLI AVVENIMENTI POLITICI ED ECONOMICI MONDIALI E VI FORNISCE LA DOCUMENTAZIONE INTEGRALE DI ESSI • Chiedetela al vostro giornalaio ogni Sdbatoo abbonatevi presso L'ISTITUTO PERGLSITUDIPOLITICA INTERNAZIONA VIA BORGHETTO N. 2 • MILANO · C/C POSTALE 3 22252 • Abbonamento annuo: L. 45 . Sem. L. 25 • Trim. 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