Omnibus - anno III - n. 3 - 21 gennaio 1939

I ~ I SONO molti ritratti di ma- dame Récamicr, e di prcfe- i, f .~ renza la rappresentano adagialJ'~l~ ta su un divano. Quello del Gérard, ora al Museo Carnavalct, coi suoi teneri colori d'autunno - la stoffa dei cuscini grigio-viola, giallo il manto della bella donna dal capino inclinato come un fiore, e color terracotta la tenda che secondo la ricetta classica, separa l'in 1 temo dal vcrd~ g~ardi~10, - non tanto mi appare s1g111ficat1vo nella promiscua st:1.11- ,:a del mu~ quanto nello sfondo di un qua~ro di Franz Kri.igcr in cui figura riprodotto. Volendo fare il ritratto al pri,1cipc Augusto di Prussia il Kri.igcr l'ha effigiato ritto in piedi come un m~nichino militare, la gamb~1 d~s~ra piegata in avanti, j1 brJ.cc10 sinistro posato sul fianco a sostenere lo spadino 1 mentre il destro rcg- ~c pct~zoloni. I?, gran feluca piumata, 1mpett1ta e 11g1da figura sotto un lampadario di brcnzo nel bel merw d'una rigìda e simmetrica sal::i stile Impero. S'allineano divano e sedie rigidamente imbottite e coperte di bianca seta a rabeschi contro le pareti tese di lampasso seminato a regolari intervalli di stelle a sci punte e coronate da un fregio di scolpite p~lmette. Sul tavolo, coperto da un tappeto scuro, ,picca, a forma stellare pur essa, la pianta di una fortezza, e si profila una luccrnctt, .'\. 'di bronzo sormontata da un'alata coefora; su una sedia è po- '-ato un mantello morbido, come di velluto. E la sola altra cosa morbida tra tanto rigore è la dama abbandona1amentc adagiata su un divano « all'antica> nel quadro di Gérard che occupa tutta la parete di fondo. Invero, se si ha da credere a quel che dissero certuni, l'impettito Don Giovanni prussiano fu il solo che avrebbe saputo far battere il cuore di Julictu:, sicché la posa abbandonata non ~arcbbe mai stata così naturale alla bella donna come, sia pure in effigie, in questa rigida e simmetrica sala abitata dal prestante manichino militare. Eppure, malgrado impegni, giuramenti <' il dono di una catena sostenente un cuor di rubino, anche questa volta Juliette .)i sottra~e; il moto d'abbandono non fu che una posa fissata per ,empre dal b.:irone Gérard. ~adame Récamicr rihìarrà per noi -.oprattutto l'immagine di una posa: la bella seduta su un sofà à l'antique, giovinezza eterna spirante in un clima che non sa d'umana passione, quale per primo la ritrasse David. Della propria opera non era soddisfatto il David, e la lasciò non finita (forse quello squisito pittore di atteggiamenti, W .,-. Bcilly, sarebbe stato ptu adatto a ritrarre la posa?); ventisei anni più tardi, Ocjuinnc tra.-.fcrì l'immagine, con le necessarie alterazioni nei particolari del costume, dal vago ambiente del quadro neoclassico al preciso sfondo della « cella > nell'Abbaye-au.xBois, tra la biblioteca, il clavicordio, l'arpa, quel gran vaso di fiori sul tavolo tondo, e il quadro di « Corinna al Capo Miscno > alla parete della finestra che, semivelata dalla cortina di mussola, mostra fra gli alberi la cappella gotica ( 1). La bella del David posava sul ginocchio la sua mano di dea, vuota, con le dita squisitamente piegate come quelle delle antiche statue; nella replica, riveduta, del Dejuinne, la stessa mano, nella stessa po- ~. regge un libro. In codesti due aispetti di una mano ci si sente tentati di vedere un'epitome della storia di madame Récamier, che il Mérimée riassunse in una frase poco generosa : « Quanto al suo spirito, non se n'è cominciato a parlare che piuttosto tardi, dopo che eran divenute inutili tutte le sue altre risorse per piacere>. Per i suoi adoratori c.)s..1fu, in un certo senso, la Beltà dalla mano vuo- . ta. Per tutti si potrebbe ripetere quel che si disse d'uno di loro, Auguste dc Stai:) : arsero per lei « du feu le plus ardent mail le moins couronné >. Es- ,;a dovette contentarsi della dubbia riputazione di coquette, che poteva concedere « qualche istante, qualche ora di turbamento, di estasi e di tristezza deliziosa>, che poteva venir giudicata da una penna maligna come e sprovvi,ta del viscere chiamato cuore » ; che inetta all'amore di temperamenti virili quali Luciano Bonaparte e il prin• cipe Augusto di Prussia, poteva soltanto essere una compagna per un plat0nico, Ballanche, o per uno stanco Icone:, Chatca~briand. Al dire di un suo recente b10grafo, Edouard Herriot tutte le contraddizioni di questo ine;plicabilc..· carattere femminile deriverebbero dalla iniziale sventura del suo matrimonio : i rapporti di monsieur Récamier con sua moglie furon quelli di un padre con la propria figlia. Si è perfino avanzata l'ipotesi che Julicttc Bemard fc»SC effettivamente la figlia di monsicur Récamier, e che al matrimonio si pensasse come a un disperato espediente per assicurarle la ~uccessione nei beni del ricco banchiere nel ca.so che egli fosse caduto vittima. della Rivoluzione {le nozze ebbero luogo nel r 793). Questa teoria troverebbe oonferma in certe dichiarazioFBANZ XB60EB - RITRATTO DEL PRINOIPE 1UOU8TO DI PBUSSU. (&:Uno, Oalttrla Nuionah) ni della figlia adottiva di madame Récamier, madame Lenormant; ma sembra strano che, una volta passato il Terrore, monsieur Récamier non Jj. bcrasse la figlia da sì eccezionale vincolo. Quando nel 18o7 madame Récamicr pensò seriamente di sposare il principe Augusto di Prussia, e chiese al m::i.rito di acconsentire al divorzio, costui, secondo madame Lenormant, espresse in una lettera privata « il suo rincrescimento di aver rispettato delle suscettibilità e delle ripugnanze senza le quali un più stretto legame non avrebbe permesso questo pensiero di separazione>. Edouard Herriot vede in codeste paro'.e una refutazione della « leggenda>, propalata da Mérimée e da altri, di un'anomalia fisica alla radice del carattere di madame Récamier; la colpa sarebbe stata del marito, e la sua scusa per il matrimonio bianco dovrebbe vedersi nel suo desiderio di trasmettere il patrimonio alla propria figlia. Fosse vero questo, quale più amara satira potrebbe immaginarsi dell'importanza data dai borghesi ai beni di fortuna? Un padre il quale rovina la vita di sua figlia per il solo scopo di farla crede di un patrimonio che, come gli eventi successivi dovevano mostrare, egli non fu in grado di lasciarle, poiché monsicur Récamier si rivelò pcssllno finanziere e alla fine dovette esser mantenuto lui dalla moglie: quale più ironico im• broglio di questo inventò l'autore dei Mémoires du diablt? In ogni modo, non ci fu mai sterile matrimonio che potesse vantare più sontuoso talamo. E questo talamo illustre e infecondo Julicttc mostrava con orgoglio alle amiche. e Volete vedere la mia camera da letto?>: era questa la prima domanda che rivolgeva alle visitatrici; e mentre le conduceva alla camera più sontuosa della casa, gli uomini, giovani e vecchi, non rimanevano indietro, anzi si prccipi• tavano a godersi lo spettacolo. Disperso è ora l'arredo di quel celebre appartamento al numero sette di rue du Mont-Blanc, ma la famosa camera è stata immortalata nell' fo-folio di Krafft e Ransonnctte: Plans, coupes et iléuations des plus beUes maisons de Paris et de ses enuirons construites de 1771 à 180::i, nelle pagine dei Goncourt sulla Société française pendant le Directoire, e altrove, e i suoi mobili possono ancora vedersi presso il discendente della figlia adottiva di madame Récamier, il professore Charles Lenormant. C-ontro la parete addobbata di classiche tende violette ornate di nero, in simmetriche pieghe, s'ergeva il baldacchino di seta dalle cortine color camoscio dilatantesi sotto )'aurea reticella della cupolctta, e il talamo di legno rosa s'apriva lunato come un golfo armonioso su cui si curvavano, ai fianchi, due cigni di bronw sostenenti una ghirlanda di fiori. Ai lati del letto, su comodini adorni di cariatidi, qua un canestro di fiori metallici, là una lucerna antica, e più oltre, in equidistante ordine 1 una statua muliebre in atto di meditare, su un alto picdestallo dall'iscrizione latina, e un alto cande'abro impeccabilmente disegnato da Percier e Fontaine. Dietro al letto, un grande specchio, di guisa che la bella donna, adagiata sul talamo 1 poteva veder la sua posa riflessa contro lo sfondo dell'adorna stanza quietamente scintillante di dorature nella rosea luce delle candele. Ma gli uomini si stancano perfino di contemparc una bella adagiata in una posa perfetta su un sofà, anche se il sofà meriti di esser chiamato, con le parole di un entusiasta tedesco, e das aetherische G0tterbett >. Ed ecco, la mano che il David aveva dipinto vuota, apprese a tenere un libro aperto, e quanto ai piedi che il pittore aveva ritratto voluttuosamente ignudi (non senza, si dice, scandalizzare la dama), che cosa poteva meglio convenir loro che rivestirsi di bas bleus? Come basbleu ·madame Récamier, ci dicono i biografi, fu un gran successo : se non un cervello di prim'ordine, essa aveva almeno un'anima gentile che poteva esercitare un benefico influsso sulle torbide acque delle passioni politiche e letterarie. Essa fu e la leggiadra colomba che reca l'ulivo>; senza essere in alcun senso una mistica o una persona singolarmente devota, si guadagnò un'aureola di santità, « sainle à force de tendresse >. Il suo gran trionfo fu l'ammansimento di quel leone dal perpetuo brontolio, Chatcaubriand. Un'atmosfera di crepuscolo degli dèi circonfonde la coppia. Al principio del secolo, quando l'autore di Atala, che aveva da non molto passato la trentina, vide per la prima volta l'affascinante amica di madame dc Stati seduta nel suo semplice vestito bianco su un sofà di seta azzurra, nessuno degli amorini che, certo, adornavano quello come oghi altro salotto dell'epoca, si affaccendò con l'arco e gli strali. Fu soltanto parecchi anni dopo che, di nuovo presso madame de StaCI, dopo una cena a cui !a padrona di casa non potè prender parte, sofferente della malattia fatale, Julictte apparve a Rcné come « il suo angelo custode>. Un Rcné in disgrazia prcs• so il suo sovrano, perseguitato dai suoi nemici; una Juliette insoddisfatta della sua vita, non lontana dal giorno in cui, i piccoli spazzacamini non voltandosi più a guardarla, ella sarà conscia degli ol..-aggi del Tempo: coco gli amanti, e il loro incontro nella casa d'una morente. Quel!' Amore che scoccò lo strale veramente doveva somigliare, secondo la favola poetica, a ~orte. « Voglio che i miei giorni spirino ai vostri piedi, come quelle onde dolcemente· mosse di cui voi amate ìl mormorio>, scrisse Chatcaubriand nel 1832 nell'album di Juliette, e ripctè la frase nei suoi Mémoires. Egli aveva avuto molte donne (Mauricc Levaillant, nel suo vol11me su Chateaubriand, madame Récamie,-, el les « Mémoires d'Outre-Lombe », le rievoca in un lungo corteo sotto un titolo che suona come una campana a morto: Renoncements); ora la folla s'era dispersa, due sole rimanevano: la querula, acida, implacabile, ma in segreto adorante, inferma dal viso tagliente e dalla volontà ancor più tagliente, Célcstc dc Chateaubriand, la moglie, che passava metà del suo tempo a escogitare elaborati uffizi per le anime del Purgatorio; e, angelo custode a confortarlo sul cammino della tomba, J uliette, la cui vera missione il Canova indovinò quando la ritrasse sotto sembianze di Beatrice. Una Beatrice minore, che assisteva il moderno vate del Cristianesimo nella sua rassegna di persone e di avvenimenti, una rassegna certo non così grande come la Divina commedia, ma che pure, in un'età meno eroica, ad essa corrispondeva, almeno in parte, negli intenti : i Mémoires d'Outre-tombe, e queste piramidi d'un nuovo genere innalzate dall'orgoglio di un morente>. Eppure, ahimè, il funebre gruppo: angelo ispiratore, poeta inginocchiato, libro aperto sul limitare del sepolcro, accanto all'infranta 1 ira, manca di suprema pedczione. Forse i minuti avvenimenti di queste vite ci son troppo noti, e non tutti coloro che ottengono di ficcare il naso nei privati archivi son capaci di conservare il candido 1.clo di monsieur Lcvaillant. Ci sarebbe per esempio piaciuto di vedere, nel 1833 a Venezia, Rcné in compagnia del suo angelo custode, intento ad ascoltare il ciangottio dell'acqua nei deserti canali della città che i romantici si compiacevano di considerar moritura; ci sarebbe piaciuto di immaginarci Rcné e Julictte sognanti la loro sfiorita giovinezza nel luogo sacro alla bellezza decaduta. E invece, troviamo un vecchio roué che fiuta le orme di una passioncella altrui, uno Chateaubriand inuzz.olito da un solo episodio delle A1ie prigio11i, quello della figlia del carceriere, Zanzc, dalle cui labbra egli è curio..o di apprender di più per procurarsi un'eccitazione dì seconda mano, uno Chateaubriand che, tra tutti i capolavori del Palazzo Ducale, ha parole entusiastiche solo per il gruppo ma1morco di Leda col cigno: « le Cygne est prodi- .~ieux d'étreinte et de volupté >; uno Chateubriand stimolato dalla vista di « adolescentes déguenillées > nei quartieri poveri di Venezia 1 come a Hohlfcld lo era stato scorgendo una graziosa « petile hotteu.se >, « jambes et pieds nus, jupe courte, corset dichiré... >: il precursore di Huysmans e dei decadenti, anche nella• sua mescolanza di sacro e di profano, con quell'insistere sulla sua monastica cella tra le frasi amorose delle sue lettere. Naturalmente, via via che i membri della congregazione che si adunava all'Abbayc-aux-Bois per ascoltare quegli uffizi dei morti che eran le letture dei Mémoires d'Outre-Jombe, avanzavano negli anni, sentivan destarsi piccole apprensioni, fastidiosi scrupoli. Madame Récamier fece tagliare, per decenza, gli ignudi seni del suo busto scolpito da Chinard; Chatcaubriand si lasciò persuadere a tagliare i pa51i più frivoli dei suoi Mémoires. Si dettero ogni pena per conferire bclleua di santità al funebre grup• po dell'angelo ispiratore, del poeta inginocchiato, e del libro aperto. Ma ahimè! Chateaubriand aveva bisogno di quattrini 1 e un contratto finì per rovinare ognì cosa i egli acconsentì a « vendere la sua tomba per vivere > a una società di speculatori, la Société Sala. Se Balzac avesse scritto un romanto su codesta Société Sala, chi ~a ~e non sarebbe stato il suo cap3lavoro, ché la rete di svergognati appetiti, di scrupoli meschini, di bassi calcoli che si fonnò intorno ai Mémoires d'Out,-e-lombe sorpassa qualunque intrigo immaginato dall'autore di le cousi,1 Po,is: una storia di manoscritti chiusi in rnisterio:.e cassette con molte chiavi, di giornalisti a, idi e d'avvocati, con almeno una scalmanata figura di avventuriera, Louise Colet. Da tutto ciò le anime delicate torcono il viso e si fissan piuttosto sui passi più edificanti dell'idillio. Su quella famosa visita, per esempio, di cui ~i legge nei M émcires: « Un corridoio oscuro separava due camerette. lo sostenevo che questo vestibolo era rischiarato da una dolce luce. La camera da letto era ornata da una biblioteca, da un'arpa da un piano, dal ritratto di madam~ dc St~CI e da una veduta di Coppet al chiaro di :una; sulle finestre erano dei vasi di fiori. Quando, tutto ansante per aver salito tre piani, entrai sulla sera nella cella, rimasi incantato: le finestre guardavano sul giardino dcli' Abbaye, nella cui verde cinta giravano delle suore e correvano le educande. La cima di un'acacia giungeva a~l'_alt_ezzadell'occhio. Aguzzi campamh s, profilavano nel ciclo, e all'orizzonte scorgcvansi le colline di Sèvres. Il ~le morente dorava il quadro cd entrava per le finestre. Madame Récamier era al piano; s'udivano i rintocchi dcll'avcmmari::i., e i suoni dc la squilla che pareva "il giorno pianger eh~ s_imore". si mesc?lavano con gli ultimi acccnu della mvocazione alla notte di Romeo e Giulietta di Steibclt. Dc_gli uccelli venivano a posarsi sulle gelosie alzate della finestra · io raggiungevo lontano il silenzio e 1a' solitudine, al disopra del tumulto e del frastuono d'una grande città». O sulle patetiche scene finali delle vite di questi due amanti straordinari, che un maligno epigramma aveva così descritti : J\llictte et Rcné s'aimaient d'amour si tendre Q\lc Oicu sans Ics punir a pu lcur pardonner: Il n'avait pas \Oulu quc l'une pùt donner Cc que l'autrc ne pouvait prcndre. Chateaubriand seduto su una poltrona nella sua camera spoglia, anche ess:i. pcospiciente verso un giardino, quello delle fefissions Etrangères, il capo leggermente inclinato sulla spalla, gli occhi fissi alla finestra; madame Récamier, quasi cicca, che entra nella camera con passi incerti, con le braccia stese dinanzi a sé. Le anime delicate non vorranno associare a tale scena idee di decrepitezza e di morte. Ricorderanno piuttosto un altro episodio, intravisto tra le righe di una lettera di Bemadotte a Giuseppe Bonaparte : e Questa donna, la cui bellezza e le cui grazie fan pensare a Venere, sembra discesa dall'Olimpo per prendere presso di voi l'attej?:1?iamento di una supplice >. Questo era al principio del secolo. Cinquant'anni più tardi, quando essa appariva in una stanza, doveva dare ancora l'impressione di discendere da un altro mondo, un mondo di grazia e di armonia, e il suo gesto era ancora quello delle antiche statue. MARIO PRAZ (1) La litografia di Aubry-Lccomtc tolta da quella pittura è sovente riprodotta, ma non sembra che alcuno si sia accorto che quella che ci vien data è un'in,.,cnionc dell'originale, come si può facilmente stabilire o:m:rvando che il ben noto quadro del Gérard, « Corinne nu Cap Misène >, appare invertito, e che la tastiera del piano appare, al contrario di quel che vediamo in ogni altro strumento del tipo, spostata sulla destra. E madame Récamicr appare anche in senso inverM> a quello che ha nel quadro di David, che certamente il pittore volle invece ripetere. L'ABINTEOR jl Ruggero, che girava il mercato assie• Il mc al figlio, per comperare un maiale, fo offerta una cassetta di bottiglie di birra a prezzo irrisorio. e La vendo per nulla, perché qui fa caldn e potrebbe guastarsi>, disse il venditore, e ma su da voi in collina, la potete conservare fin che volete >. e Il prezzo va bene >1 rispose Ruggero, e ma non ho soldi >. E panò oltre. ,; Vedi, Giorgio>, disse al figlio: « Tutto colpa di tua madre che ci tiene a ra.zione; ma q\lella birra, anche a non volerla bere, la potremmo vendere, bouiglia per bottiglia, guadagnandoci sopra bene >. Sospirò. e Dovrei morire>, continuò, e allora i danari sarebbero tutti iuoi >. e E:. meglio che tu non muoia, -padre >. e P\lò darsi, ma sono certo che, morto io, mia moglie diventa una pecora>. Poco dopo furono avvicinati da \lOO che offerse a Ruggero un bcll'abito nero, di stoffa grossa e dalle cuciture solide. e Non ho soldi, non ho soldi, è inutile tormentarmi>, disse il vecchio di mah,- more. Ma quando padre e figlio entrarono in una liquoreria, a bere qualche cosa, il mer• cantc li seguì. Giorgio arrivò a casa, con l'aria afflitta, spingendo a,•anti un piccolo maiale. La madre vedendolo solo, con quell'acquisto mistro, gli strappò il bastone di mano e glielo battè sulla spalla gridando: e Non ha il coraggio di presentarli a casa, tuo padre; non ho mai visto un p0rco più magro di q\lcUo, e dev'essere anche mala10 a giudicare dal pelo >. e Madre>, la ilHerr\lppe Giorgio in tono desolato. e Al babbo è toccata \lna disgrazia >. La donna stette \ln attimo senza parole, poi, mettendosi le mani nei capelli gridò: et morto>. Giorgio aprl le braccia: e Non è morto >, fece, e ma sta a_ll'ospedale; è c~d\ltO in mare e l'abbiamo salvato per miracolo >. Giovanna sc3ppò in cucina, sedette accanto al focolare e pianse forte asci\lgandosi le lacrime col grcmbi\lle. Infine, si alzò esclamando: e Oe'vo andare subito a ve• dere come sta >. e Non p\loi farlo fino a domenica, non ti lasci.fno entrare >, rispose Giorgio. Giovanna conti1mò a lamentarsi, ma volle sapere cosa fossero andati a cercare in riva al mare, e se Ruggero vi cadde ubriaco; e si crucciava per l'abito e per le scar,,e, certamente danneggiate dal bagno. Giorgio ~~i ~;~:a a:~:;:;si ~~s: :ha:1:~eda:a 5t~o:~ formare della disgrazia la sua amica Maria, abitante in un casolare poco lontano. Il figlio la sconsigliò di confidarsi: e Maria lo racconterà in giro >, dis.sc, e e avremo la casa piena di gente come se il babbo fosse morto. 2. meglio aspettare domenica: dopo la visita sa.premo come sta e p0tremo dirlo a tutti >. La madre trovò che aveva ragione, ma, disperata, incapace di lavorare, si mise a letto. Sull' imbrunire, Giorgio ne approfittò per prendere un pane dall'armadio e per impossessarli di una coperta. Con questa roba infilò il sentiero che portava alla vìg11a. Trovò S\10 padre, nell'abito nuovo, intento a fumare un sigaro, sull'uscio della capanna. e Temo che l'abbiamo fatta grossa>, diue Giorgio preoccupato. e La mamma piange a letto e non può lavorare>. Ruggero brontolò senta levarsi il sigaro di bocca: e Non temere, si calmerà: ha la pelle dura la vecchia, più della mia >. E Poi p1endcndo la coperta: «Bravo>, disse, e hai fatto bene a portarla con te, perché mi urcbbc dispiaciuto a dover spiegazzare l'abito dormendo vestito >. Stc1tcro a chiacchierare solo qualche minuto, perché Giorgio aveva fretta per via della ma1:rma e tornò a casa. La trovò a h•tto, singhiozzante, e dovette prcJ:!arare la cena da solo; le offerse da mangiare, ma lei rifi\ltÒ. Le fece coraggio assicurandola ~;~e ilgita?:1!1.::~;~besa;:~~~m:::o 8 li~~::: dall'ospedale. Ma la vecchia non si consolava. Di mattina Giorgio dovette preparare anche il caffè e, den1ro di sé, malediva l'ambiz.ionc del babbo di farsi quell'abito nuovo e l'idea di fingersi caduto in mare. Contraria-nente alle prcvisioni del figlio, la madre si alzò e usci di casa. Giora;io non osò chiederle dove andasse, ma decise tra sé che a mezzogiorno portando da mangiare al babbo lo avrebbe pregato di tornare in casa, altrimenti la mamma sarebbe morta di crepacuore. or?io~ananli:~:v:dpi::~ ;~~t:e1::u;o~:11: Vergine, poco lontana dalla vigna, ove intendeva pregare fervidamente per la guarigione del marito. Arrivò alla sacra iinmagine, s'inginocchiò e pregò a l\lngo. Rialzandosi le parve di vedere, tra le lacrime che le bagnavano gli occhi, suo marito. vestito di nero, girare tra le viti ; ma d'improvviso egli disparve. Giovanna ebbe la certezza d'avere avuto una allucinazione ; ma non sapeva se fosse di buono o di cattivo augurio; la agghiacciava il timore che Ruggero, morto durante la notte, già. v.i.gasse in ispirito nella propria vigna. Tornò a casa e si rimise a letto, e al figlio che la confortava spaventato raccontò le preghiere alla cappella e la visione. Giorgio impressionato sali alla vigna e raccontò al padre la disperazione della ma• dre, che temeva morisse. « Non temere >, rispose Ruggero, « la vecchia ha la pelle dura e morrà dopo di mc>. Ma ugualmente accettò di rincasare non avendo più alcun timore di presentarsi nell'abito n\lovo. Vedendolo Giovanna si spaventò, ma subito si raMCrcnò udendolo raccontare che era stato dimesso dall'o~edalc ancora durante la notte e che tornando di mattina aveva preferito fare un giro nella vigna prima di scendere a casa. Dis.se che il vc- §tito nuovo l'aveva dovuto acquistare per fona, essendo divenuto in\ltile il vecchio rovinato dal mare. ' Subito la moglie chiese dove l'aveuc lasciato, e leggendole in volto un rimprovero gli mancò l'animo di nascondere d'averlo lasciato nella capanna della vigna. Allora Giovanna gli ordinò di andarlo a riprendere per indouarlo, perché l'abito nuovo ~;i::;~~:a v:~~;~~a~~~ :~:r~! f!m 1 :::r;~ e le feste. ENRICO MOROVICH

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