Nizza., gennaio. • I CONTANO a milioni gli esuli che vivono su\ suolo francese. L'argomento ha ~ fornito, per anni cd anni, un gran lavoro ai giornalisti che amano le inchieste; l'immenso dramma dell'emigrazione è stato sfruttato in non so quanti volumi, e c'è sempre qualcosa di nuovo da dire e da scrivere, anche perché da qualche tempo in qua non meno di due volte l'anno nuove masse di emigrati politici premono alle fronticrc della Francia. Quella dei russi bianchi fu addirittura gigantesca, molto meno nume- Gabricl Rochard dell'Accademia, presirosa ma sensazionale fu l'emigrazio- dente degli "Amici della Georgia"; io ne provocata dalla rivoluzione hitle- ne sono il delegato per le Alpi Maritriana, la terza emigrazione chiassosa time; se vi interessa vi farò nominare ha avuto origine dalla guerra civile membro onorario>. spagnola. e Non ho parole per ringraziarvi ». L'inferno dei fuorusciti è la tenta- Siamo giunti a casa sua, nel centro colare Parigi con il suo clima durissi- di Nizza; è una bottega che porta mo e le enormi difficoltà per il pane l'insegna : e Al candore della Gcor• quotidiano; il purgatorio è la triste e gia >. li nostro esule lava e stira la sconfinata ba11lieue parigina, fredda e biancheria dei russi bianchi e dei tuvuota ma calma, silenziosa e propizia risti; anche così ha trovato modo di al sonno j il paradiso è la Costa Azzurra, e particolarmente Nizza. esaltare le virtù della sua patria op• I fuorusciti che vivono a Nizza sono pr~~lti miei compatrioti >, mi dice, i più strani, i più bizzarri fra tutti i e hanno scelto il mestiere di autista o fuorusciti che ospita la Francia: quel- di cameriere, io ho preferito far lo stili che al caffè rovesciano un regime in • r 1 • fi r poche ore di discussione. I russi bian• ratorc, mia mog_te ava_, mia g 1a v~ chi sono, e sarebbe superfluo dirlo, i a . cc~ca_r I~ . biancheria SJ>;Orca_dai più divertenti. Sarà il sole, sarà il ma• ,,.chenu, io dingo i sono vent anm che re, sarà il tepore primaverile che in• ho messo su questa bottega, ero colonfonde tanto ottimismo, fatto sta che se nello e deputato, ho fatto la grand~ c'.1cdete loro quando avrà fine la <lit- guerra,_ h~ combattuto anche contro i tatura rossa vi risponderanno : bolsccv1ch1, ~ue volte condannato. a e Con certezza matematica, è ormai m?rte, caro signor~, due volt~ so_n_nu• una questione di giorni >. sc~t~ _a s:3l_var I~ r:n 1a pelle e_ 1 _m1e1ru• Questione di giorni è per gli ebrei bli • ~ miei _rubli h ho_~~ttatt via a Cotedeschi il tracollo del nazismo, que• Slantmopoh e a Pangi , c_hc volete, .a stione di giorni è per gli spagnoli re• quel tempo eravamo ecru eh~ Lc~m pubblicani la sconfitta definitiva di e ~rotzki e tutta la ~anda ~!vo!~z10: Franco. Che i fuorusciti siano austria- nana non avrcb~ro tenuto p1u d1 ci, bulgari, ungheresi, turchi, greci, u~ an~o, al, mas_s,mo un anno, e sono portoghesi, cubani, brasiliani o di al- piu. di vent ~nm. che d_ura; _alla_fine tra nazionalità tutti sono fermamente abbiamo deciso d1 organ1zzarc1 noi tut• convinti che ii regime che domina il ti georgiani in esil_io e di passare ~l loro paese ha i giorni contati; han contrat_tac~o per ridare. all~ Gcorg1:"" quindi le valige pronte e, se non è I~ sua. ind1p.endenz~. ~talm_ c1 ha t:ad1oggi domani certamente s'immagina- t1 e c1 ha 1mbroghat1; lui, georgiano, no di poter ritornare in patria. h_aosato distrugg~re la civiltà _millcnaQucl montenegrino che tutto il gior- na della sua patna facendola invadere 110 gioca a carte ha fede cicca ncll'im- dai mercenari sovietici e riducendola mincnte resurrezione del suo piccoli.s- a una semplice provincia dell'U.R.S.S .. -.imo· regno, cd afferma: . Una_ provinci~, la '?corgia ! Ecco i! vee L'eterno e glorioso Montenegro n- ro ritratto d1 Stalin >, esclama I esusorgcrà fra breve dalle sue .sanguinan• le, m?5trandomi u~a illustrazione del· ti cd eroiche ceneri ». la Rucossa georgiana: lo zar rosso, e E come? > gli chiedo con il più brutto come il demonio, assassina alle vivo interesse. spalle la sua vecchia madre. Un altro e Questi sono fatti che non vi ri• disegno rappresenta Stalin come un guardano>, mi risponde, e mi doman- dragone che sputa fuoco, abbattuto da da a sua volta: un nobile cavaliere georgiano: e Chi e Leggete i giornali?». di spada ferisce di sp'ada perisce>. e Sì >. e Siamo per fortuna alla fine di que- « Seguite gli avvenimenti tutti i gior- sto incubo">, conclude il georgiano, ni e una di q4este mattine ne ripar- « ormai non è che una questione di lcremo >. giorni, lo smembramento dcll'U.R.S.S. Così dicendo il montenegrino ripiglia è già cominciato e una di queste mata giocare a carte con una violcm.a che tine di colpo sarà il crollo totale>. è il riflesso dei suoi desideri. Impo:isi- La moglie lo ascolta tristemente e bile sapere di più, e tanto meno oserei continua a stirare accanto a un perfido guardarlo ancora un istante nei suoi fuoco che lentamente la consuma, è occhietti neri e minacciosi. magra e curva, e spesso, povera don- « E: un povero illuso quel montene• na, tossisce; è fine e gentile, il suo sorgrino>, commenta a bas~ voce un riso è profondamente dolce e amaro; fuoruscito georgiano che ha una gran sarà vero che appartiene a una nobivoglia di parlarmi del suo ideale con- issima famiglia georgiana dispersa dal trastato. « Conoscete la Georgia? Sa• ciclone bolscevico, ma vaghe tracce pctc dov'è la martire Georgia? >. rimangono ormai della sua innatz. ari- « Sì e no :t, gli rispondo. stocrazia. e E potreste dcdicanni me7.z'ora del- e E voi, signora, che ne dite?> le la vostra giornata? >. chiedo. e Per far che? ». La languida stiratrice leva i suoi e Venite, vi dirò, ho da darvi l'ar- grandi occhi stanchi e mi guarda con ~omento di un "formidabile" articolo; una pena infinita; d'un filo di voce che quando Io pubblicherete avrà una ri- vien fuori dai polmoni bruciati, mi percussione mondiale; in questi giorni dice: nei giornali non .si parla che della e lo so soltanto che aspetto da venti Georgia. Conoscete la grande rivista anni e che non rivedrò mai più la mia che si pubblica 0$ni tre mesi a Parigi, bella Georgia; forse mia figlia ci rifa Riscossa georgiana? >. tornerà, ma io... >. / <No>. <Stupida>, esclama il marito, e tu < Ve ne farò leggere un numero, mi non capisci nulla di politica; stira, i;;tupiscc che non la conosciate;. abbia• ,;tira! >. mo fra i principali collaboratori Jean e Stiro, ,;;tiro>, ,;o,pir.1 la donna, abl'RANOE M'ILITATREt 11La raun l la Ttrt. ,lt& dell'uomo", (Garibaldi) bassando la testa fino quasi a toccare il ferro caldo col naso. Intanto il georgiano timbra una cin• quantina di fazzoletti stirati. « l mic.-i clienti >, mi dice, e quando si soffieranno il naso guarderanno questo timbro e leggeranno: Libera Georgia ; caro signore, anche questa è propaganda, anche questa propaganda ha la sua efficacia : io timbro tutta la ~ianchcria che mi passa per le mani, timbro le calzette, le camicie, i faz.zoJctti, i colletti, i polsini, le mutande, le maglie e perfino i reggipetto e le lcn2uola dei miei clienti ; verrà un giorno che un fazzoletto che porta il timbro della Libera Georgia avrà un valore inestimabile>. La figlia, che è una bella ragazza di sedici anni cd è nata sulla Costa Azzurra, non prende sul serio l'ideale del padre, non parla che francese e quan- ~~J:i:a~llontanarsi dalla bottega è fe- < E voi, signorina>, le chiedo, e che ne dite?». e Per mc>, mi risponde, e fa lo stesso~ _io mi trovo bene dovunque, e la politica non mi dice nulla». e Non avete alcun desiderio di conoscere la patria dei vostri genitori? ». e Bah! ... >. e Ed ora usciamo>, conclude il georgiano, dopo di aver riempito le tasche di opuscoli di propaganda, e la giornata è splendida, approfittiamo per andare al mare>. . Nella botte~a umida. e senza sole, la signora conunua a stirare; anche la ragazza è uscita (ma per conto suo), cd eccoci sulla spiaggia. « Un po' di riposo di tanto in tanto fa bene>, riprende il fuoruscito, CO· mc se avesse l'abitudine di lavorare; « quando voglio distrarmi vado al ma• re e mc ne sto giornate intere con la pancia al sole; mia figlia viene a portarmi da mangiare, e rincaso la sera ; dopo una giornata di sole e di mare, dormo beatamente e la mattina mi sveglio ritemprato; non c'è nulla di più snervante de.Ila politica, la politica logora come il più potente degli acidi, mia moglie non arriva a capirlo e spc,- so o.sa darmi del fannullone, io la metto a posto subito, ci ho le mani dure, niente sentimentalismi, niente de• bolczze, altrimenti non si arriva j ho cinquant'anni, ma.1 come vedete, mi porto come un atleta, non mi faccio mai cattivo sangue, mangio di buon appetito; sono, insomma, quel che si dice un predestinato. Stalin lo sa e perciò mi odia a morte, non fa che parlar di mc tutto il giorno, paghe• rebbc qualsiasi ,,;;ç,mmaper aver la mia testa o per avermi suo collaboratore; io non accetto alcun compromesso, so· prattulto ora che la terra gli trema sotto i piedi ... >. Gli occhi del georgiano brillano sinistramente come di c-brezza e di ferocia insieme, si dircb• be che abbia già la vittoria in pugno; poi, improvviso, ha un senso di nausea. e Ed ora bassa con la politica>, esclama, e facciamo un bagno! >. e Io no>, gli rispondo, « per tutto l'o~o del mondo non mi bagno in gennaio>. e Ma l'acqua è calda >, grida lui già nuotando come un forsennato, e spogliatevi! >. Lo spetta.colo che dà quest'uomo in mare è davvero eccezionale, centinaia di persone stanno a guardarlo, e lui fiero non sa più che fare di stravagan• ze di uomo-~sce per suscitare un più grande entusiasmo nella folla che ripete: e e un matto, è un matto ... >. Il georgiano ritorna a terra, gonfio come un pavone, cd ora esibisce le sue qualità di tenore. La folla si disperde la.sciandogli addosso un ultimo sguardo di disprczro, soltanto lui non St; f1c accorge e ha l'aria di voler dire: e La vita è bella sulla Costa Azzurra ed io sono un uomo straordinario! >. Il sole è andato via. 11 georgiano rincasa. Nella sua bottega ritroviamo la moglie come l'avevamo lasciata, più stanca ancora e col ferro da stiro in mano. e Ho una fame da lupo >, fa il marito, e rivolgendosi alla sua donna : e Che c'è di pronto? Katiucka, a tavola!>. < Non mi va di mangiare >1 mormora la stiratrice, e i raggi di un lume a petrolio mi additano i suoi occhi umidi di lacrime. Il primo grande ballo della stagione ha avuto luogo, alcune sere or sono, nel salone di un magnifico albergo; è il preludio alle sfarzose frste del Car• nevale di Nizza. Un amico mi illustra ad uno ad uno gli invitati alla memorabile soirée danzante: aristocratici russi, tedeschi, austriaci, spagnoli, turchi, e quasi tutti son fuorusciti che si fanno del loro esilio, volontario o no, un motivo di charme; se non ballano conversano volentieri di politica : i ru~si parlano come i tedeschi, gli aus~naci come i turchi e come gli spagnoli: tutti prevedono imminente il crollo di tutti i regimi dittatorialì, in una sola volta, e tutti han l'aria di voler dire: e Divertiamoci fin che c'è tempo, questo può essere l'ultimo nostro ballo sulla Costa Azzurra, dopo di che saremo costretti a rientrare nel nostro paese, a ripigliare il nostro posto di comando>. Sono convinti che i popoli li aspettano ansiosamente, che senza di loro non si può andare avanti. La Spagna, per esempio, una volta pacificata, e anche prima, potrà fare a meno dall'invocare il seducente Juanito? Quel grosso signore .sdraiato sulla poltrona, dietro di mc, è appunto il nobilissimo papà di Juanito j da circa un'ora non fa che parlare delle eccezionali doti politiche del figlio, del « genio politico di Juanito > destinato a.I più luminoso avvenire: « La Spagna governata da J uanito ritornerà al suo antico splendore, anzi a uno splendore ancora più grande perohé Juanito ha concezioni nuovis• sime della vita sociale, è un uomo impeccabilmente moderno, sportivo, bel101 è un dio del sauoir /aire diplomatico. Bisogna leggere le lettere che gli inviano i suoi camerati che combatto• no nell'esercito nazionalC, lettere tra• boccanti di amore e di ammirazione : tutti lo esortano a rientrare in Spagna, Juanito è costretto a gettare un po' di acqua nel fuoco del loro entusiasmo e ~crivc: "Non è ancora giunto il momento", perché Juanito sa c1uel che fa, ha b. testa sulle spalle, anche con noi parla poco, con frasi incisive, lapidarie, secché, ma piene di significato: "Non è ancora giunto il momento", e se insistiamo, ci manda al diavolo con una sola parola: "Caramba.'". Ho fede in lui, gli si legge in fronte che è nato caudillo, che ha un'aquila al posto del cervello. Lascia• te che si diverta, ha venticinque anni, fra poco le pesanti responsabilità del comando peseranno sulle sue spalle >. ~Ma. dov'è Juanito? > chiedo al nuo anuco. e Lì al bar 1 è quel ragazzo che ha in testa più brillantina che capelli, lo vedi? Si sta. preparando un cocktail. Non conosci la sua ultima avventura? Te la racconto subito. Juanito ama molto bere e giocare, e per bere e giocare fa spesso debiti. f:. l'amante di una signora un po' matura che gli permette tutti i capricci. Quando Juanito ha bisogno di denaro, va da lei o le scrive: "Se entro oggi non mi farai pervenire quel che mi occorre, io vado a farmi ammazzare in Spagna". La signora ha sempre sborsato pur di impedire a .Juanito di andare a farsi ammazzare in Spagna ; ma sette giorni or sono volle mettere alla prova le intenzioni bellicose di Juanito e lasciò la minac• eia senza risposta. J uanito scomparve. L'amante, allarmatissima, si recò dal padre di Juanito, fu uno svenimento generale, quindi l'affannosa ricerca; in tutti i circoli ari,;tocratici della Costa Azzurra non si parlò che della partenza in aeroplano di Juanito per il fronte catalano, si era sparsa perfino la voce che subito appena giunto e andato all'assalto, era stato ucciso con una pa'lottola in fronte. Fandonie. Juanito è stato ritrovato a Beuil, con un' altra amica, in costume da sciatore, che si divertiva. sulla neve>. La mia curiosità non ha più limiti, voglio veder da vicino l'insuperabile Juanito. Mi alzo e vado al bar. Juanito è alle prese con il suo cocktail; mezzo ubriaco, circondato da amici più abbrutiti di lui, ma come lui tutti giovani e abilissimi alle fatiche di guerra, brinda al trionfo di Franco. Ho conosciuto un altro curioso tipo di emigrato in un caffè della Passeggiata degli Inglesi. Il suo biglietto da visita è stampato a caratteri arabi. e u~ musulmano ortodosso e un panislam1sta fervente, è di nazionalità turca, ha settantacinque anni, si chiama Ma• lyk-bcy. e Ero il medico pili stimato di Costantinopoli >, mi racconta, « ho curato anche la famiglia imperiale. Considero la dittatura kcmalista, o per meglio dire il fenomeno ~ifustafà Kcmal, come un accidente della mia carriera, qualcosa come una parentesi. Prima della guerra libica, Kcmal venne a consultarmi nel mio gabinetto di Pera 1 era allora un malinconico ufficiale squattrinato e nevrastenico. Il suo fegato, senza esagerazioni, era grosso così, per gli effetti dell'alcool e del tabacco e di tutta una vita disordinatissima; il suo sistema nervoso era in pessimo stato. ''Figlio mio", gli dissi, "curatevi, per carità, smettete di bere e di fumare, andate a letto pre~to e levatevi tardi, rispettate un severo regime per il vostro fegato che è peggio di una spugna, abbandonate la carricra militare, piantate la politica, altrimenti siete un uomo perduto, vi resta• no pochi anni di vita". Se avesse asco). tato il mio consiglio, oggi sarebbe ancora in vita e avrebbe risparmiato al• la Turchia tanti e tanti _guai. Ora sappiate che sin da ragazzo io sono stato sempre fedele al Corano e alla famiglia imperiale. Jl giorno che Mu• stafà Kemal cacciò gli alleati ed entrò a Costantinopoli, feci le mie vali~e e mc ne andai, ma ero sicuro di ritornare al mio gabinetto di Pera dopo po· chi mesi ; più di ogni altro io ero al corrente della salute di Kemal; non c'era dubbio, il suo fegato non pro• metteva nulla di buono, anche perché Kemal continuava a bere e fumare e a tondurre vita disordinata. Mi dicevo : morto il dittatore muore la dittatura. Ebbene, con quel fegato ridotto in istato irriconoscibile, Kcmal ha vissuto ancora trent'anni! I più grandi specialisti del mondo studiano il caso Kemal senza averci capito un gran che. Ma è morto lo stesso j però non riosco a comprendere come mai, dr. to il ditt:1torc1 la dittatura sia rimasta in piedi. Ma per quanti giorni ancora? Senza dubbio non è che una questione di giorni. Queste son le chiavi del mio gabinetto di Pera. Un giorno o l'altro ripiglierò il piroscafo a Marsiglia e rientrerò a Costantinopoli, come se nulla fosse successo; dirò agli amici che sono venuto a riposarmi dieci an• ni sulla Costa Azzurra >. Malyk-bcy conclude, stringendomi la mano: e Se venite a Costantinopoli, eccovi il mio recapito, vi rivedrò volentieri >. Questo mio breve colloquio con il fuoruscito turco data da circa due mc• si, tutti i giorni da allora lo ritrovo allo stesso caffè, sempre allo stesso posto, appartato, in un angolo quasi buio, con la sua pipa, i suoi giornali, con la minuscob. tazza di moka ; né gaio né triste ; e tutti i giorni ci scambiamo pochissime parole, sempre le stesse : « Malyk-bey, a quando la vostra partenza per Stambul? ». Il vecchio turco, che è di una pigrizia senza limiti, non si da più nemmeno la pena di aprir bocca, e con un breve gesto della mano cd un'occhiatina maliziosa mi fa capire che il suo ritorno a Pera è una semplice questio• ne di giorni. Quando sotto la mia finestra pas,a un carro funebre, e ne oas,;;ano molto spesso, penso che potrebbe portare verso la squallida ultima dimora degli stranieri il corpo di uno dei tanti esuli che vivono in questo paradiso terrestre; umili carri mortuari tirati da scheletrici cavalli, nascondete un gene. raie dell'armata zarista? Una nobildonna del Cremlino? Un potente per• sonaggio della Duma? Una famosa ballerina di Vienna? Un figlio del sultano di Turchia? Un pezro grosso della democrazia tedesca? Un caballero spagnolo? La morte li ha sorpresi men• tre preparavano le valige per ritornare in patria, o, almeno, questa fu la loro co::;tantc illusione, la loro spcran• za sempre viva, convinti come erano che la trasformnz.ione che il mondo subi:icc dalla guerra mondiale a que• sta parte, non è l'inizio di una nuova epoca, ma una brevissima parentesi. Perciò hanno vissuto come in un sogno, in un miraggio, ignari- della realtà, protetti da un destino, generoso anche nel suo inganno, che ha voluto trapiantarli in questo fiabesco mondo mc• ditcrranco per allontanarli ancora di più dalla verità della storia contemporanea; fra mare, sole e fiori, la vana attesa, in un piacevole ozio, è !itata dolce per loro; cd è un fatto che la felicità è una tenace pianta che spezza anche le pietre pur di vedere la luce. ANTONIO ANIANTE
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