( ILSORCNIOELVIOLINO) RESURREZIONE it 'ALTRA sera andò in scena al Tea- & tro Reale dell'Opera Rtsurre<.io· ne del maestro Alfano, la cui prima rappresentazione ebbe luogo al Regio di Torino nel 1904: trentacinque anni fa. Questo lavoro giovanile, che ha sopportato con profitto una stagionatura CO'-Ì rispettabile e pericolosa, ottenne l'altra sera un bellissimo e meritato successo. Il teatro era pieno di pubblico, l'attesa era grande. Gli entusiasti erano numerosi, gli applausi furono molti, durante e dopo gli atti, e le chjam:ue all'autore infinite. Cc ne rallegriamo con lui e con tutta la vecchia guardi:,, mu;;.icale alla <1uale Alfano appartiene. Franco Alfano pos~icdc da lunga data, e in misura eminente, una capacità, una scioltezza. tecnica e un'esperienza i~trumentalc quale pochi in Italia potrebbero vantare. Qu.esto prima di tutto. Il suo fare è largo, sostenuto, legato a onde soverchianti e sonore. Su quel• le S\'Cntola, sciolto e ardente, il canto, all'italiana. L'orchestra, Alfano l'adopera con gloriosa dignità. E il suo movimento istrumentalc è robustamente regolato da -.apienti abitudini. L'annonia anch'essa. si distende, composta e unita, in un solo getto caldo. L'onestà artistica di questo lavoro è più che evidente. Piena di impeti che si ri,;olvono più o meno liricamente, la musica di Alfano non conosce la noia e le inccrtez- .1..c. Facile, polifonica, drammatica, teatrale, l'opera si svolge dal principio alla fine senza arrestarsi, diluita in una musica tiepida, scorrevole, che va pa ~- come l'acqua. · I primi accenti dell'introduzione Si ,tdattano al no3tro orecchio professionale, se lo conciliano subito, senza su• ,çcitar meraviglie né resi::,.tenzc. Non cc;tante il piglio magistrale e la bravura dirci quasi manuale del compositore, più di una volta succede che il ritmo e il quadro producano imi~mc un effetto interessante, o meglio drammatico. - .... E un rapporto di fiduciosa e rcciprora comprensione si stabilisce molto presto fra il pubblico e il musicista. I difetti dunque ci sono in questa Resurre,:,ione, ma son difetti giovanili. Meglio i difetti giovanili in un vecchio spartito che le deficienze senili in uno spartito nuovo di zecca. Fatto sta che il fortunato lavoro, pur non essendo tutto d'oro provato e gdr- ntito, ha trionfato facilmente. .:....e grandi scene d'insieme sono quelle che han deciso del successo, e il moto sincero, Apontanco, delle melodie lo ha confermato cd approfondito. Alfano aveva un librettaccio confuso e un soggetto difficile da musicare; con tutto ciò ha saputo cogliere e incatenare per quattro atti l'attenzione del pubblico più rigoroso ed esigente <li Roma, dando prova di possedere una energia inesauribiJc e un'esuberante convinzione. Il merito dcllll lieta serata va dato prima di tutto a lui, che ha scritto Resurre4ione, poi al maestro Dc Fabritiis che l'ha concertata e diretta con amore e fcm1ezza. L'esecuzione complessiva dell'opera fo pressoché eccellente. In quanto ai singoli artisti (la Cobelli e il tenore Granda specialmente), essi diedero senza rispannio la loro intelligente e zelante coIJaborazionc alla recita ben riuscita. Cosicché al loro indirizzo buttiamo le ul~im~ e fiorite parole d'elogio e di ammirazione. BRUNO BARILLI CONCORSO PERMANENTE DI OMNIBUS perla oarraztone d.lun fatt.o qualala1I, realmente aeeadut.o a cb.1 ,crtn. La oa.rraztooe non deve superare Ie tre colonne del rtornale, e deve e11ere tnvlai.& scrttt.a. a macchio&, da una ■ola pa.n-t del forllo. Op1 narrazione pubblicata, secondo l'ordine d1 arrivo e d'accettu:lone, verri. eompenaat.a. con Lire ooo (eloquecent.o). - I dattU01cr1ttl non accet.- tatl non al re■tttullcono. - Per Ia va.Udii.i. della spedUlooe, aervlnl del ta~ rllando at&mpat.o qui aott.o, lDcoUato sulla bu.1ta. CONCORSPOERMANENTE Alla Direzione di OMNIBUS PIAZZA DELLA PILOTTA N. 3 ROMA ~~ J'~ ~-!9lliì1~ ■AEH■G 'iJi: E.CLI avvisi economici del giornale, DI trovai che un collezionista proponeva e vendite, cambi, acquisti in blocco> di figurine Liebig. Le figurine non mi intcre"avano, ma una strana inclinazione per i collezionisti fect sì che la domenièa mattina prendetti il tram per andar a vedere di che si trattava. Il collezioni.sta abitava in un grande casamento moderno della periferia, vicino al capolinea dd tram. La portinaia forse non ua ancora abituata a pa»arc i suoi giorni iu::la cuc.in.. ra:tionalc, dove l'odor ciel 10ifrit10 appariva fuori posto, ma ~ppc abba• stanza bene fare la sua parte di guardiana di grattacieli nel dirmi di prendere l'ascensore numero due. Una signora con la vesta• glia, certo la moglie del collezionista, venne ad aprirmi. Mi s.cusai per l'ora inopportuna e citai il giornale. e ~-lio marito attende nello studio>, mi disse la signora, mentre prendeva per mano un bambino spettinato ch'era comparso nel corridoiu: e m'indicò l'attaccapanni pc! mio soprabito. Il collezionista, contro ogni mia previsione, era un uomo ancor giovane: nello studio Rinascimento, ingombro di giornali e di opuscoli e con le pareti gremite di quadri, se ne stava seduto, in pantofole e vestaglia, e, come mi .;..ttendevo, riuniva in pacchetti delle figurine. e Siete un appassionato?> mi chiese, cd io restai confuso; dissi d'essere venuto ad importunarlo soltanto per curiosi1à. e Sedetevi >1 invitò lui allora indicandomi una e savonarola > col cus.cino di velluto granata: < è giusto; in fondo, le nostre collezioni son pochissimo note, meriterebbero d'esserlo di più; la raccolta delle cromolitografie Licbig non gode di quella fama della quale beneficiano invece la filatelica e l'erinnofilia. Pensate che, da quanto mi risulta. in Italia ci son c:irca diecimila collezionisti di Liebig: e, in gene~, tutte persone distinte, avvocati, medici, ingegneri >. Cominciò a parlare, fornendomi dati e notizie, in modo che pote"i mettermi al più presto al corrente. Citava anni di emissione, edizioni e tipi, tirature e varietà, ma lo faceva in tono piacevole e leggero, quasi volcs~ farmi intendere che tutto ciò non era, alla fine, per lui gran cosa: ma, nel fondo del discorso, si indovinava facilmente, mas.cherata così, la panione più intensa. Lo ucolta\'O un po' distratto, avc\o frena di vedere, finalmente, l'oggetto di tutto questo, intuivo che, un momento o l'altro, il mio interlocutore avrebbe aperti dei cas• sttti, dai quali sarebbero uscite valanghe di figurine: il collezionista forse tirava le cose per le lunghe, proprio per eccitare la mia curiosità. < Le nostre serie son minutamente descritte e quotate nel catalogo Fada >, mi diceva intanto: < milleottocento serie circa, dalla prima edizione ad oggi. t un ot• 1imo libro, ve lo farò poi vedere, vi sarà indispensabile se vi interesserete ancora di figurine >. S'era intanto alzato, avvicinan• dosi ad una specie di libreria, cd io lo seguii in attesa. e Vi mostrerò qualcosa >, disse, sempre con indifferenza, e tanto perché ne abbiate un'idea>. E aprl i battenti. li mobile appariva come uno schedario da ufficio, diviso in una cinquantina di cas- ~ttini. [I padrone di usa ne tirò uno, cd estrasse alcune cartine ingiallite e, mi parve, piuttosto 1udicic. e Ecco la prima serie>, annunziò, solenne pur contro voglia, e stampa in un sol colore, verdemare, vedute di stabilimenti industriali: allora la casa non pubblicava ancora in proprio, si forniva di figurine da un tipografo, facendolt' poi stam. pigliare. e. una curiosità; come vedelt', siamo ben lontani da quella perfezione che fa delle serie odierne una vera e propria enciclopedia illustrata. Una curiosità, nient'altro >. Rimise a posto i cartoncini con una preoccupazione che denotava quanto gli stessero a cuore: e Ecco piuttosto >, disse, ROMA - VEOOHIA OAHONIOA DI SAN TEODORO {Foto Omllibu) < qualcosa di artistico >. E, da una busti• na trasparente, 1rassc altre sci cartine. < Dc• gli autentici fondi oro>, mormorò, mentre mi panava la serie, ~ guardate che gioielli tipografici ; oggi non se ne fanno più >. Rima.se in silen,:io, ,nentrc, attraverso i muri, si sentiva il bimbo che faceva i capricci. Con la migliore volontà, non rius.cii a vedere niei::itc di bello in quelle cartoline: c'erano dei pupauetti ingenui su un fondo unito che, senza dubbio, era di porpo• rina. e E queste? > continuò il mio ospite, p.i"andomi un'altra serie. e Sono i famosi Mappamondi, dei fondi oro anche questi: una serie che costa qualche centinaio di lire, stampata circa cinquant'anni fa, cd oggi quasi introvabile. Sono ricercatissime in Germania; là, di collezionisti, « ne sono a migliaia>. Chiesi se non d fosse pericolo che la casa ristampa»c delle figurine co!l rare, dctcr• minando un tracollo dei prcui. e No, non c'è da pensarci nemmeno >, mi rispose, < la ditta si disintercs.sa di certe e.o~, anz.i ci tiene a non immi:schia~nc. t una casa se· ria. Guardate qui, per esempio... >. E, dal mucchio degli opuscoli, tirò fuori un fogtictlC con certe riproduzioni di figurine: e Questa è la famosa serie dei Grandi navitatori in edizione francese. Si sa che è stata emcs• sa, e qui ne \'Cdctc le fotografie, ma non si riescono a trovarne che pochissimi csem• pi ari. E sapete pcrcht? La serie era pronta pu la distribuzione nell'agosto 191 4: le ca,sc furono spedite, credo dall'Olanda, n<.i primi giorni della guerra mondiale e, nel disordine di quell'epoca, non giunsero mai a destinazione. Chis5à dove saranno finite? Forse sono ancora in qualche magauino, dimenticate >. Riprese il foglietto, guardandolo con attenzione. Poi guardò mc. < Chi r:usduc a trovare, oggi, una di quelle cas• se>, soggiunse, e riuteirebbc a farsi una fo11una. Tutti i collezionisti del mondo cercano la ~rie! Ebbene, con tutto questo, la cas.a non l'ha mai ristampata. Son storie messe in giro dai filatelici, che le Lit:big ron sono controllabili. Noi conosciamo benissimo il quantitativo d'ogni edizione, sap• pi.amo di poterci contare. Credete a mc, i valori non oscilleranno facilmente! >. Mi mostrò molte ahre serie, meno tare ma più divertenti: dai disegni, dall'intonazione dei costumi, anche rccentì, si capiva che l'epoca d'oro delle edizioni e delle raccolte doveva essere st.::.ta quella attorno al 191 o. e Se ne stampavano allora, nella cdi• i.ione italiana, circa cinquantamila copie per serie. oggi siamo a meno della metà >, mi con(crmò il mio informatore. Poi insistette per regalarmene qualcuna: mi s.chcrmii, dis• si ch'erano degli esemplari sciupati. e Non fa niente, ne ho qui delle migliaia >, disse, e e, in cantina, delle casse piene. Ogni tante, faccio dei blocchi, roba trovata nei so+ lai, e, per aver qualcosa dì buono, debbo prendere anche il rt'sto >. Ebbi cosl / colori dell'iride, La laqora,ione del vttro, Le usan- ,e di P<JSqua e dovetti insistere per non a.e• cettarne altre. < Vedrete che vi piaceranno>, insinuò il mio gentile interlocutore: < comincerete a raccoglierne anche voi, dicendo che lo fate per i bambini, poi ci prenderete guno. Sono cose istruttive cd at• traenti, c'è da imparare solo a guardarle, e ci si diverte. Poi faremo dei cambi >. Mi accompagnò fin sulla porta: accennando ai quadri, numcrosiuimi anche in cor• ridoio, chiesi se si interessasse anche di pittura. e Molto poco, è roba che ho avuta d'occuione >, disse, e ma non c'è niente di notevole; ~ trovo da darli via, mc ne disfo volentieri >. E guardò una copia della Flora. Sembravano infatti dipinti destinati ad una di quelle aste da poco prezzo, oggi tanto in voga: non riuscii nemmeno a con• gratularmi, né parve che egli ci tenesse. Elogiai invocc la sua collezione prediletta, diui che ammiravo \,( sua tenacia. < Tornate ancora a trovarmi >, mi dine, < e venite pure nei giorni di resta. Durante la set• timana mi occupo d'ahro, oltre che delle figurine. Sapete, bisogna pur vivere>. MASSIMO ALBERINI il~il~ A PURO· f'l I ACC,\DDE, trovandoci qualche tcmttQ po fa alla Birreria Drehcr, d'incontrarci per caso con amici stranieri, di passaggio a Roma: c'era parecchia gente, al loro tavolo, e ne nacque una cordialità provvisoria, particolare appunto di quel locale, dove la folla, il calore attraversato da gelidi colpi d'aria, la qualità stc»a dei cibi e delle bevande, danno profondamente il senso delle ncceS-lità, socievoli cd invcr- " ,,:, ,-be ispirano poi il bisogno dcll'a:nici2ia. Ciascuno parlò dunque dei fatti suoi, illudendosi di destare l'interesse del vicino, e si tratlarono questioni importanti, quali l'arte, la letteratura, la cri1ic:a: soli resta• vano silenziosi c:erti signori M., marito e moglie non più giovani, ma gra»i e bene• voli, che parevano divertirsi enormemente, non senza una sfumatura di timidezza. Poiché la signora portava alle grosse dita certi brillanti talmente enormi da farceli sup• porre falsi, e poiché il marito parlò va• ga.mcntc della sua macchina in ripar.1.zio• ne, concludemmo dovesse trattarsi di gente modesta: e quando, al momento del congedo, la signora espresse con una certa goffaggine il desiderio di rivederci, accettammo volentieri di pranzare in casa loro il mercolcdl seguente. Ci mancò poi il tempo di chiedere ai nostri amici chi fossero questi M.: gli amici partirono, e noi il mcrc:olcdl, sollecitati da altre due timide telefonate, ci dirigemmo, alle otto in punto, verso il quartiere dei Parioli dove abitano gli M.. Sulle prime, trovandoci di fronte a una pal.tziina altis• sima e sovraccarica di ornamenti pensammo di aver sbagliato numero, poi suonammo una campanella da chiesa che pendeva da un cancello di stile medievale. Immediatamente il cancello si aprl, nuOYCluci si ac• ccsero e, mentre attraversavamo la ghiaia del giardino, si spalancò l'uscio di casa, e due camerieri in giacca a righe ci vennero incontro. L'atrio appariva riadattato di recente e si scorgevano qua e là le "tracce di un vecchio arredamento medievale. Mentre, sotto gli sguardi vacui dei due camerieri impa.s• sibili, ci toglievamo i mantelli, entrarono, insieme cd affannosamente, i signori M.. Certo per dare alla serata carattere di maggiore intimità, il signor M. aveva rive• :~t:or~:a cf~;i~a d~tai:~e~n r:::~~!fì'rem~,a~~ monia, mettendo a loro agio gli invitati in qualsia.si modo, si era vestita da sera, in pizzo nero, Accennando alla gioia di averci con loro, all'asprcna della stagione, i coniugi M. ci introdussero in un salotto modernissimo, seppure con le finestre ogivali. C'era già molta gente: un vecchio archeologo in Jmokint che odorava di benzina, una poetessa notissima nel '-i41 rimasta fedele alla frangetta sugli occhi e al fiore sulla spalla, un giovane medico, ammiratore di Munthe, autore di un libro ancora inedito sulle sue esperienze di ambulatorio; la sorella, Maria Margherita, mite creatura con abito da ballo di organdi, ci disse, sommessamente, trat• tarsi di un vero capola\•oro, sia dal punto scientifico che da quello romantico. Conoscemmo inoltre una coppia di sposi, avvo• cato lui cd avvocatessa lei, meridionali cd irruenti, e la numerosa famiglia di un preside, dove tutti, o almeno ci par.•e, erano spcc.ializnti in qualche cosa, scitnzc natu• rali, preistoria o metodo Montessori. Le conversazioni tuttavia restavano frammentarie e nervose, come sempre succede quando si sta aspct1ando qualche cosa, e la signora M., quasi inconscia di quel che si sperava da lei, ripeteva imparzialmente a tutti quanto l'interessasse la vita 1pirituale. Finalmente un cameriere, sempre in rigatino, annunciò che il pranzo era servito, e aprl i battenti della sala contigua. Ci fu un breve momento di panico, perché l'ar-. cheologo si era lanciato verso la signora M. offrendole il braccio: ma lei lo accettò s.criamentc, qua,i fosse preparata a tutto, e noi dietro ai due ci avviammo, piuttosto in disordine, verso i nostri posti. La sala da pranzo appariva, come il resto della casa, sti-anamente priva di equilibrio; la pesante argenteria incassata nei muri, le < nature morte >, i ,•ctri a piombo, le poltrone di damasco rosso e le consoles Impero stavano Il raccolti quasi casualmente: ffla dove lo squilibrio diventava ancora maggiore era sulla tavola stessa, e finimmo per comprcn• dcre come fosse, in un certo senso, voluto. Difatti, mentre la tovaglia lavabile, i piatti modesti cd i bicchieri di grosso vetro in• frangibile sembravano destinati al pasto di bambini maleducati cd incsponsa.bili, capa• ci di quahiasi disastro, l'enorme quantità di :.r;entcria, la profusinnc di gerbere e ciprypedium, le lunghe candele accese stavano a provare la ricchezza degli M .. Ma nessuno trovava niente da dire, il signor M. incoraggiava il preside a servirsi degli antipasti, con vo<.c che, im·olontariamcntc, suonò di benefattore, cd il preside disse dei suoi dis1urbi intestinali con l'umile cd accorata protesta di un vecchio ricoverato. La conversazione ora procedeva a sbalzi, ogni tanto cadevano pericolosi silenzi, tutti cerca,,ano qualcosa da dire, ma purtroppo la dicevano contemporaneamente, e non si capiva più niente. Si avvicinava così h. fine del pranzo: ma, proprio mentre un dolce monumentale faceva la sua apparizione, si scntl dal salotto un gran brusio di voci, la signora M. si alzò confusa, mormorando: < Già qui! > ed il secondo cameriere entrò annunciando che c'erano i e signori >. I due M., abbandonando sul tavolo i tovaglioli, con aria di coraggio si alzarono, passarono in salotto, e tornarono, accompagnati da un folto gruppo di nuovi invitati, quelli detti, comunemente, e stuzzicadenti >1 che, esclusi per una ragione o per l'altra dal pranzo stcs10, son chiamati a far parte della serata. Ci avvedemmo subito che erano i veri amici, cd in un certo senso I compaesani, i correligionari, degli M.. Mostrando tutti una grande bonomia, e la \·olontà di non disturbare, ma di prendere anzi interesse al dolce che avremmo mangiato, i nuovi venuti si sedettero intorno al tavolo, sulle poltrone che i camerieri accostavano, ma non troppo, quasi a marcare la differenza tra chi mangiava e chi stava a vedere. C'era un certo disordine: e la signora M., divisa tra il desiderio che i suoi e intelli• genti > facessero bella figura, e che i suoi e intimi > si divertissero, pareva colta da un'improvvisa follia, che la spingeva a ri• S3tinc e frasi sconnes.sc, ugualmente ineom• prcnsibili a tutti. li signor M. invece insisteva col preside perché prendesse un po· chino di panna, spiegava ad un uomo calvo i meriti del giovane medico, collocava un signore anziano e grassoccio accanto a Maria Margherita, pregandolo di distrarre la signorina. Quanto a me, ogni volta che sollevavo il cucchiaio per portarlo alla bocca, qualcuno mi domandava, con tono di estremo interesse: e F. così, voi scrhete, vero, voi scrivete! >. Posavo il cucchiaio e rispondevo di si. e Brava; brava, brava! > mi si diceva. Dopo qualche minuto di silenzio, da un'altra parte mi si chiedeva: e E cosi, ,·oi M:rivctc? E brava, e brava, e brava! >. Poi tutti insieme, piuttosto sbandati, tornammo in salotto: ~,faria Margherita arrossiva ad ogni parola del suo grasso cavaliere, facendo ogni tanto le risatine gutturali e rauche delle ragauc al primo ballo, l'avvocatessa lanciava ancora i suoi frini, ma solo il marito ne rideva. La si• gnora M., dopo aver inutilmente spinto l'archeologo a parlar dei suoi lavori, pr(';SCa discorrere con le amiche delle ultime creazioni di Ventura. Finalmente il preside si alzò, trascinan• dosi dietro la grande famiglia, e rapidamente gli intellettuali presero congedo. I ricchi apparvero sollevati, e gridarono: e Pinacolo, pinacolo ! >. lo dovetti confcs- • sare che non so giocarlo: e Che brava>, d1ucro macchina\mcn1c: ma s'interruppero, e non badarono più a me. JRENE BRIN ( PALCHETTI ROMAn") -mmmlU! 5l L MOVIMENTO naturale della poesia )1 è dal basso in alto. Col dire • poetici voli•, si esprime in maniera letterale l'idea di questa ascensione nella stratosfera apollinea. Alcuni scrittori però (qui non si parla se non di scrittori •poetici•) ignorano il volo perpendicolare e la loro poesia si spande in larghezza come un gas pesante. Volo d'allodola, volo di pernice. Uno degli scrittori in cui più esplicitamente si manifesta la poesia di • volo basso•, è Enrico Ibscn. Ignorante di sé e illuso dall'esempio comune, Ibsen tentò nel Peer Gynt un goffo e faticoso volo d'allodola; e se si fosse attenuto a questa e a simili opere, non avremmo motivo di pensare a lui come a uno dei poeti più singolari e profondi del nostro tempo. Ma dal Petr Gy,,t lbsen passò alla parte più propriamente ibseniana della sua opera, da taluni chiamata • borghese•• cioè a dire che dal volo d'allodola passò a un volo men che di pernice, di tacchino, e a una poesia cosi oscura e sotterranea, che va esplorata come una caverna. Poesia • senza volo• è quella pure di Luigi Pirandello, nel quale la necessità di rifugiarsi e nascondersi in un mondo suo proprio è cosl imperiosa, che, prima di operare, egli si circonda, come il calamaro, di una nuvola d'inchiostro. t. la posizione• anormale• di questi due scrittori. che ha generato tanti dubbi sulla loro essenza poetica, quando nessuno d'altra parte ha mai dubitato Jell'autenticità poetica di Petrarca o anche di Rimbaud? ... In ogni modo, per giustificare i giochi Poetici di lbsen e dare una ragione plausibile ai discorsi e ai comportamenti dei suoi personaggi, si è parlato di 1: problemi sociali:t, di •diritti della donna a e di •codice dell'anima•; come, per accettare i giochi poetici di Pirandello, si è cercato di presentarli comt interessanti casi di schizofrenia. Invece di affannarsi nella ricerca di problemi che l'opera d'arte non conosce, i critici dovrebbero fare opera di persuasione, invitando il pubblico a non irrigidirsi davanti all'opera poetica, ma ad abbandonarsi come !'ammalato sul lettuccio del medico, e soprattutto a dimettere quella piccola logica che tutto vuole spiegare, tutto giustificare, e in sostanza impedisce di capire. Non c'è trucco, non c'è malizia. Molto necessaria sarebbe riuscita questa opera di persuasione presso il pubblico del Teatro delle Arti, la sera in cui si rappresentava l'Im,ocenza di Coriolano di Stefano Landi. Più smaliziato del pubblico degli altri teatri, questo consommJ di pubblico che è il pubblico dèl Teatro delle Arti capisce di meno perché crede capire di più; ma esso pure è roso dal dèmone della verità, e un giovin signore incontrato nell'atrio ci domandò persino l'epoca esatta dell'esistenza di Coriolano, o come dire la patente delta sua storicità. Pure, se c'è scrittore nel quale la ricerca delle giustificazioni di verità, di umanità e di •storia• è anche più indelicata che in Ibsen o in Pirandello, questi è Stefano Landi. Può darsi che Landi stesso sia convinto del contrario, nel qual caso la sua pia illusione sarebbe l'indi~ retta conferma della singolarità e stravaganza della sua poetica. Si offenderà il nostro amico? Le oscure immaginazioni della sua anima reclusa, noi le ascoltiamo come i misteriosi sospiri del cane che sogna, come l'improvvisa voce di un cavallo, l'inaspettato canto di una giraffa. In nessun altro scrittore quanto in lui, l'opera è la r:ipprescntazione non del mondo com'è, ma del mondo come l'autore vorrebbe che fosse, o meglio del mondo come l'autore si sogna che sia. V,olo d'allodola, voce eloquente e colorita, Coriolano di Shakespeare è la ,·icenda di Caio Marcio come l'autore voleva che fosse; volo di tacchino, voce mugolante e oscura, l'Innocenza di Con·olano è la vicenda di Caio Marcio trasportata nel • sogno e dissolta in fantasma invisibile ma presente. Che penserà Coriolano• storico• trovandosi implicato prima nell'orto di Shakespeare, ora nella oscura poituti,a di Stefano Landi, :n cui gli scambi delle funzioni genetiche, i padri che diventano madri e viceversa, sono il tema dominante? Alla fine del copione abbiamo trovato questa didascalia: • Appena la scena è vuota, una folgore colpisce di schianto l'uomo di pietra (Marte) e lo abbatte•. Questa la vera fine della tragedia. Perché questo particolare così metafisicamente romano è stato omessq nella realizzazione scenica? Volonterosa l'interpretazione, ma priva di stile. Un testo così immobile e grave, andava •detto• con altrettanta gravità e immobilità. La quale due volte soltanto sarebbe stata rotta: alla fine del secondo atto per la morte del piccolo Nummo, e alla fine del terzo per l'esodo delle donne incontro a Coriolano. Prima di lasciare l'allievo o l'allieva lanciarsi ne11a scena madre della Nemica di Dario Niccodemi o dei Diritti dell'anima di"Giuseppe Giacosa, gl'insegnanti dcli' Accademia di Santa Cecilia dovrebbero chiamare il bidello e fargli legare il recitante con solìde corde. Più che altro, i nostri attori mancano di legato. In tutti i sensi. ALBERTO SAVINIO LEO LONGANESI - Direi~~ r_t~~~sablle Proprid! arti1tk1 e lettuuia rlM"•Y•U• RIZZOLI &- C.• Al'I. Pfr l'Arte dt-\11 ~,;;-p,a·:· !,~ RIPRODUZIONI E$t-:<,UJTE CON ~IATERIAl,C t-·OTOLRAFICO • 1-'ERRANlA •·
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