Omnibus - anno III - n. 2 - 14 gennaio 1939

CINEMA INGLESE U' L CINEMA inglese è verame;ue una 1! provincia del cinema americano? l di.sfattiliti dicono di sì: capitale e i,pir,1zione ci vengono dal!' America : perché farlii delle illusioni? J moderati anmwttono che in gran parte il cinema britannico è nelle mani di \Vali Strl"'N e di Hollywood, cd è la parte più appari~<.:cntc, ma anche la più scadente. Esi-.tc infatti, ~condo COlitOro, una zona autonom:1, radicata nelle tradizioni e con tutti i caratteri della fam.1~ia. e dell'umore britannico; è questa c1ttc1dclla che 50!0 può autorizzare a parlare di un cinema nazionale. f nazionali,;ti di e,trcma non solo ncq:mo ch1· rinnucnza americana sia es.orbit.rnt<·, ma negano addirittura che il cinema inglc-sc sia in qu.1lsiasi maniera tributario di quello di oltre oceano. I più acce:-i arrivano ad affermare che l'élite del firmamento hollywoodiano è costituit.i da sudditi di Sua Mae- -.tà .britannic:}, L(•:.lic Howard, Gcorgc Arh')s. Ronald Colman, Charlcs Laughton, per non parlare che dei più in vi- ,ta : attori di intellettuale prestigio e non di sola simpatia faica. e Holly- \\OOd ci deve più di quel che noi le dobbiamo >. Parlate a uno di costoro di cri~i del cinema inglc~c e prima ancora che voi riusciate a.d appoggiare i \'?~tri a1gomcnti con delle cifre, egli vt dirà che sei almeno dei dieci film che h,rnno inc:i'iSato più denaro nel 1938 -.ono stati fatti in Inghilterra. Lì per lì si rc.·:-.tai_nccrti. ~1a veramente Pig- ~ualioru, l'zcloria lhe great (La grande imperatrice, primo capitolo della giubilazione cinematografica della regina Vittoria), /..i,i americano a Oxford, La cittadella (dal romanzo dì Cronin), The drum (Il principe A.:::im) e Sixty glorious Jtars (il secondo capitolo della biografia vittoriana), in tutto sci film. hanno incaNtato e incas.:,eranno, ~econdo i profrt1 del mestiere, 6oo milioni complcssivan,cntc a carriera terminata. Certo la situazione è paradossale: CO· mc mai un'industria che è in grado di produrre Pigmalione e Un americano a Oxford (o<:corrc 1cner presente che la parte più \'iva dell'interpretazione di questo film, girato quasi tutto in Inghilterra. è di marca inglese}. per citare due estremi di salde--aa intellettuale e commerciale. tm'indu,;tria che si poggia su un ~ì vasto mercato e su un pubblico così avido di prodotti che abbiano il sapore delle cose fatte in casa, un'indmtria cui il governo è andato incontro co,;ì g<."ncrosamentc con la leg~e protettiva votata dal parlamento nella primavera ~o~a, come mai, dicevamo, un'indu,;tria simile vive continuamente in is'ato di allarme e di ansia? AttualmC.1te J'Bo per cento degli studi sono vuoti, molti dei migliori registi e attori accettano le offerte americane e più di ottomila tecnici sono disoccupati. Uno dei problemi di più difficile soluzione per l'indu~tria inglese_ del film è quello del finanziamento e, insieme ad esso, l'altro della valorizzazione df'lk "'tclle. I distributori, in Inghilterra, non spenderebbero una sterlina per lanciare un nuovo nome e un nuovo \·olto. Essi chiedono nomi e fame belli <." fatti e rn questi sono disposti a buttare non una, ma mille sterline. Accade dunque che- tutti i 'ìOldi spesi in pubblicità, sono sp<.·sia favore delle fame fotte del cinema americano; così le stelle locali vedono moltiplicati gli o~tacoli <;ulloro cammino. Quanto al finanziamento l'esperienza di due anni or sono, allorché la City rima¾! ::,coperta per centinaia di milioni anticipati imprud(ntcmcntc in imprese filmistiche senza alcun .,crio costrutto. ha scottato i c;.lpitalisti. Allora bastav'a, non dico la 1,ceneggi~ltura. ma il titolo di un film per trovare i capitali. Oggi non ba'ìtCrcbbero Greta Garbo e Frank Capra µcr far aprire le borse ai finanzjeri di Londra. Non c'è dubbio che il 1939 s'inizia con dei gravo-.i leg,Hi; e uno dei più ~ravosi è quello di riconquistare la fiducia del oubblico. Perché na!icondcrk,, o meglio perché non rallegrarsene? JI pubblico, e non :!tOloin Inghilterra, va facendosi S<"mprcpiù e!iigente e difficile. I mc-rcanti che la o;:mno lunga sono dborientdti; fino a qualche anno fa, fino a un anno fa si può dire, lo spettatore andava al cinema fidandosi il più dclll' volte ~ul buon nome del locale o, al mas,;imo, :,.ulbuon nome della Mella. I rapporti fra spettatori e film c-rano, per w,arc un termine cinemato- ~rafi(o, « a 3C'at0la chiusa >. ~fa le cose ,;ono cambiate. Oggi il cineamatore ,;a tutto o qua'ii tutto di una pelliccia, prima che essa arrivi sulle piazze, e il suo fiuto ,i fa sempre più fino. Prima di 'ìµender<' il :,.uo denaro e~li vuol ,apcrc ~ non valga la pena di andare a teatro, o al vanc-tà, piutto\to che a vedere una pdlicola scadente. C'è un ..iltro fattore del quale pochi hanno tenuto conto, nei loro bilanci di fine d'anno, ma che ha contribuito cert,imc-ntc a disorientare il pubblico e ad allontanarlo dalle sale di proie-.tione cd è stata l'ondata di riesum.izioni che è passat:1 )ugli schermi d'Inghilterra lo scorso anno. L'inondazione ebbe inizio i1~estate quando gli esercenti, a corto d1 nuova produzione, si rivolsero all'antica, disseppellendo pellicole di tre, quattro e anche otto anni fo. Fra giu• gno e ottobre ne furono riportate alla luce più di quattrocento di queste morte avventure, e ancora molte di esse st,mno facendo il giro dei locali londine)i. Le vecchie pellicole possono essere gustate dagli sµccialisti, da.i cineasti arrabbiati, dagli sriobs, e, in via eccezionale, anche dal grande pubblico; ma alla lunga, e come programmazione sistematica, esse irritano la massa. (Questo non è un argomento contro la vitalità del cinc1na perché nemmeno di quattrocento romanzi di una ventina d'anni fa si potrebbero fare delle ristampe dedicate alla grande massa di lettori di letteratura amena). Aggiunga)i che raramente le sale avvisano il pubblico quando si tratta di una ripre~a, e il titolo di un film uscito quattro o cinque anni prima è quasi sem.- p1e dimenticato dallo spettatore normale; il quale entra credendo di trovare l'ultima novità in fatto di spirito, di moda, di allusioni polemiche, e trova invece attrici con le V<'ç,· lunghe frno alla caviglia, vecchie stantie spiri10,aggini e allusioni al crack di Wall St1cct. L'ingle\e medio è irascibile, s1 sa. quando sente che si è abusato della sua buona fede, e ira.scibile era il tono delle molte lettere che lamcn1.1vano nei giornali inglesi l'abuso delle riprese. L"uomo della strada che ha spe)o male i suoi ~ellini difficilmente torna a spenderli nello stc~ modo; la lezione è )tata dura per l'c:,ercizio cinematografico in Inghilterra. e infatti i vecchi film vanno M:Omparcndo. ma i suoi effetti si faranno sentire ancora per molto tempo. ELENA HEOIMAN NEL BAGNO DI SOHIUlllfA AD ARIA 00.MPRESSA E tuttavia il futuro sembra pieno di liete promesse per il cinema inglese: Hitchcock, un talento e giallo > di prim'ordine, dice spesw che egli finirà per in)cgnare agli americani come si gioca con l'cmo1.:ioncdel pubblico, e gli ame- ' icani ammettono che i e gialli > di Hitchcock sono i più violenti, i oiù veloci, i più mozza.respiro che esistano; Wilcox (il biografo della regina Vittoria) dice che egli finirà per insegnare agli americani come si tratta I1Ottocento con dignità e familiarità; e gli <:lmcricani ammettono che l'Ottocento di \Vikox è il più dignitoso e familiare che esista; Bernard Shaw ha detto che egli non ha perduto tutte le sperJn7,c d'insegnare agli americani come si fanno dei film geniali e commerciali e gli .imericani ammettono che P1~malione è geniale e commerciale. « Come dubitare dell'avvenire della nmtra indu,tria? > scrive il Times. e Alcuni arguiscono dall'attuale invasione dei nostri studi da parte dei produuori americani, che noi 'ìtiamo per cs'ìCre con. qui.stati sul n()')tro stesso terreno. Ma è vero il contrario, poiché il nostro talento drammatico s'imporrà con questo mezzo, e l'Inghilterra conquisterà CO')Ì non solo l'America, ma il mondo:.. Ci pare superfluo aggiungere che il conservatore Times è l'organo più ortodosso dcli' imperialismo britannico. MADAME {GARBO) OURIE L'in~lcse AJdous Huxky ha completato la sceneggiatura del film sulla r ranceM: madame Curie, che la svedese Greta Garbo impersonerà nell'americana Hollywood. Con quel tatto e quell'intelligenza dei suoi mezzi che fanno parte anch'essi della sua lege,.cnda, la Garbo dolcemente si piega alle esigenze degli anni che dolcemente, a uno a uno, vanno accumulandosi sulle sue belle spalle. Non più tempestosi e crudeli amori, ma abncga7ione e sacrificio. Abnegazione addiri&ura ascetica nel caso di madame Curie, la scopritrice, assieme al marito, del radio. Una bio- ~rafia quindi nel carattere di quella di Pasteur, con la Garbo al posto di Muni. Come ,Tlai si è pen~ato a un uomo co- \Ì poco comodo a trattarsi, com'è Huxley, per scrivere lo scenario del film? e Mi trovavo di passaggio per Hollywood, quando i produttori erano in cerca di qualcuno che avesse confidenza con l'ambiente scienrifico; io sono figlio di uno scienziato, fratello di uno scienziato e scrivo passabilmente; la coincidenza era dunque buona. Hollywood mi fa pensare alla corte di Luigi XVI per la complicazione del suo protocollo, e alla corte di Enrico VI I I per la facilità con cui gli uomini perdono la testa. I produttori mi riempiono di meraviglia per la loro pompa e la loro etema posa di essere affaccendatissimi. Scrivere per lo schermo è, naturalmente, diverso che scrivere per la carta stampata. Un romanziere deve andare sotto la superfice per evitare di e~sere banale, mentre uno scrittore di film dipinge la superfice e lascia agli attori e al regista d'indicare il significato più profondo. Così per madame Curie ho cercato di a[fidare all'immagine di spiegare i processi attraverso i quali il radio fu scoperto e ho minimizzato il dialogo: con un'attrice come la Garbo le parole sono sempre di troppo>. A. o. ( NUOVI FIL/li ) P.&BETI H~.-J~ I A NOT'rE del trentun dicembre, &J eravamo in pochi, al cinema Moderno, per la rappresentazione di fouentiamo l'amore. Si vedevano sparsi per la sala volti timidi e sofferenti di anime solitarie, senza famiglia, senza amici, senza tem1osifone. L'ingloriosa impresa della Scalera Film trovava forse in qualcuno una palpitante e silenziosa attenzione, per via di certe scene di lusso e di lascivia, che risvegliavano rimpianti di gioie ma?..catc, memorie di tempi più felici. Vedere attori tanto noti e celebrati, colti in atteggiamenti di festosità, era come trovarsi in mezzo a una brigata di vecchi amici allegri e intraprendenti: era come trascorrere l'ultima notte dell'anno in una compagnia familiare. Tra i cento personaggi, attori e comparse, che popolavano lo schermo, e i cinquanta spettatori seduti qua e là come pedine avanzate di un gran gioco di scacchi, si era form:1to un legame spirituale, un ;lffctto spontaneo, che confortava di ogni tristezza, e impediva di capire di là dalle immagini. Un film come questO risparmia per sempre al pubblico ogni voglia di conoscere più da vicino gli equivoci e segreti> del nostro cinematografo. lnue11tiamo l'amore è un piccolo manuale per dilettanti, un galateo di co- )tumi e delle U'ìan1,edi Cinecittà. Ba- 'ìta veder quest'opera per capire perché le cose vanno come non dovrebbero andare, e perché ogni rimedio apraia inadeguato a mutare, più che le condizioni, gli uomini che s'occupano di simili faccende. S'intravvede, in /11uuuiamo l'amore, come si fa un film da noi, quali per~onaggi s'affannino a trovare attori e capitali, quali sistemi • prevalgono per riuscire nella nobile arte. Attori, industriali, soggettisti, giornalisti ~i mostrano affaccendati a imbrogliarsi uno con l'altro, sicché non si sa mai chi sia il più ribaldo e libertino; giovinette provinciali che diventano dive senza aver mai imparato a recitare, e che attraggono finanziatori con speranze senza domani; madri di famiglia che incoraggiano smodatam<'nte le figlie alla galanteria, amici che s'intromcttono a consigliare le mascalzonate, vecchi padri idioti, strozzini, mondane. Un ambiente insomma che forse vorrà ritrarre da vicino personaggi e ,ituazioni ordin.trie, ma che alla no- 'ìtra candida immaginazione rivela un mondo buio e irriconoscibile, quale nemmeno nei momenti di più desolata sfiducia crcdeva1no possibile da noi. Non ~:ippiamo se, per caso, era nelle intcn7ioni del regista e degli sceneggiatori di darci una rc1pprescntazione spietata e « (atirica > dc! nostro cinema; ma, purtroppo, i risultati mostrano invece con quale compiacenza e « serietà > gli autori raccontano le ignobili vicende, smaniosi di dipingere con vivi colori le eleganze mondane e le sconce avventure di tanti imbroglioni. Ecco infatti che, nella casa dei due protagonisti, giovani aspiranti al cinematografo (l'attore Gino Cervi e l'at~ trice F.vi Maltagliati) si balla la conca. Per e entrare> nel chiuso mondo del cinema, aveva spiegato un amico ricattatore, bisogna dare fc,;tini e invitare gente importante, la quale, naturalmente, indossi il frac. Si vede così l'attore Maldacea ballare in modo sconHniente per la sua età con una fanciulb grassoccia, che poco prima sembrava una timida collegiale, ma che ora, ad un tratto, sotto lo sguardo benevolo della madre, si scatena in una danza selvaggia, agitando i fianchi e le spalle con cntu,.,iasmo, simile a una baccante del circolo Ungaria. La ca!-nl dove si svolge questa scena orgiastica è arredata nel solito stile Cinccittà, con bianche pareti, divani di velluto, suppellettili d'alluminio, mobili in radica di noce. [ nostri architetti e i nostri rcgiMi prediligono questi immacolati ~plcndori. for:,.e perché maggiormente <·ontra'itino con le oscure avvc-nture dei pcNOnaggi. Sia un ufficio di banca, la redazione d'un giornale, l'appartamento d'una famiglia borghe~c, l'officina d'un meccanico, tutto, nei no~tri film, ha da css,_•rc liscio, biaccoso, moderno. I nos1ri architetti di:,.egnano le sccnogr;\fic non ispirando~i a modelli reali, ma inseguendo con la loro pana fantasia certi .schemi imparati sulle rivi,te \tranicre, dove pareti, mobili, 01.?gctti appaiono str,:mamente raffinati sulla carta lucida, e fanno ,ognare una vita dispendiosa e comoda, piena di lus~ ieienica e ~ciocca. ln questi ;1mbien1 levigati non si può ballare altro che la co,1ca, e i personaggi, staccandO'ìi con quelle loro facce volgari e mal truccate sugli sfondi di ge.:.,;o,non possono parlare che come fantocci. muovc-rsi lcgno~amente, indos~are abiti ~travaganti, ben! whisky con gc,ti artcL,tti, e fumare sigarette americane. Avviene così che /,iuentiamo l'amore. come tanti altri film di questa disgraziat,1 'itagione, sembra non abbia altro ~copo che soddisfare quei tanti i quali lamentano la povertà del cinema it,1liano, non perché privo di fanta)ia, di verità e d'intelligenza, ma perché le .1ttrici dì Cinecittà non vestono come Marlcne Dietrich e gli ambienti non sono sontuo:,i come quelli di Luhitsch. Sicché, a seguire i loro consigli, non si tarderebbe molto a vedere il nostro costume guastarsi per sempre, e, nello sfor-.lo d'imitare un gesto inimitabile, s'arriverebbe a trasfo1mare il nostro paese in un atelier di mode o in un padiglione internazionale d'un'espmizione americana. MARIO PANNUNZIO

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==