• );r GIORNALE milancllc n,otoria1~1cntc a_varo di s~az10 dedicava, 1I 30 apnle ....._ 1921, una buona mena colonna a una notizia di cronaca bianca, che doveva evidentemente intcrc)l)lare moltissimo gli ambrosiani se giustificava uno spreco di qncl. genere. « Da alcune sere », diceva la notizia, « i teatri cittadini hanno riacquistato uno spettatore straordinario che da qualche tempo non vedevano più. Perché era lontano cd era ammalato. ~,fa appena ristabilito e appena di ritorno, eccolo martedì sera in un teatro di varietà, e mercoledì al Manzoni ad ascoltar la Galli e giovedì al Lirico dove si offriva una rivista nuova. Musichette leggere, prose allegre e danze gaie: questo spettatore straordinario che ha visto tanti spettacoli in quel ~rande teatro tragicomico ch'è il mondo, ama le cose lievi che passan via fragranti e sorridenti e fanno men triste la vita: le cose che piacciono ai giovani. E questo spettatore dallo spirito tenacemente giovanile, ha compiuti i suoi 101 anni il 5 marzo e prosegue sereno il suo cammino nel secondo secolo della sua mirabile esistenz.'l >. A questo punto il cronista dava anche il nome di quell'rccczionalc frcquentatore di teatri, ma certamente i milanesi sapevano già di chi si trattava: un vegliardo di quell'età e di ~usti così amabilmente mondani non poteva C.»crc che il conte Giuseppe Greppi, il quale poche 'iCttimanc prima, cs!iendo stato malat0, aveva dato da fare a tutti i giornali come se si tratws.se di un sovrano. Era invece un patrizio milanese non dei primi-;simi, un vecchio diplomatico la cui opera non aveva avuto nes~un particolare rilievo, un parlamentare assiduo alle ~edute, ma che prendeva molto raramente la parola. Aveva però 102 anni e questo elemento valC\'a per l'interC:,,• ,amento del pubblico più di ogni altra ~loria, giu~tificava in pieno anche la mezza colonna dedic-ata ..t un avvenimento così poco interes:-ante com1è un viaggio in treno da Roma a ~ ilano fatto, sia pure, in compagnia d'un medico e d'un fidatissimo dome~tico. Rientrato nel suo palazzo di via Sant' Antonio, accolto alla porta dai congiunti e dalla servitù in fe\ta, il vecchio gentiluomo tutto digni1à, cortesia e buon umore, non aveva avuto che una sola occhiata bru~ca : per la portantina che aveva trovata prep.lrata nell'atrio per risparmiargli la fatica delle scale. Per il rc~to tutto come prima, appetito ottimo, sonno pronto e tranquillo. vista eccellente anche senza bisogno di occhiali, una memoria che o:imuoveva sicura e docilissima su tutta la scacchiera di un secolo, un portamento poi da far invidia ai nipoti. Così la sera stessa aveva parlato di fare una visita al club; e il giorno dopo, metodico e regolato, aveva riprese tutte le sue care abitudini. c. Lascia il letto alle dicci del mattino>, continuava il cronista, c. dopo un buon sonno tranquillo; prende il suo bagno e attende con cura alla sua toeletta vestendosi quasi del tutto da solo. Alle undici e mera. l'automobile lo porta al club per la colazione e alle quattordici lo riporta a casa ove si tran: :ne nel suo studio, in una poltrona presso la scrivania, a scorrer libri e riviste, a prender note,.~ scriver_ lettere con la sua ferma nitida calligrafia che non si turba per nulla se non trova le righe sulla carta e procede diritta e sicura sino in fondo, rivelando non solo la saldeua del poho, ma la chiarezza ancor fresca della mente, e il pronto fedele ausilio d'una memoria prodi~i~ in un uomo che ricorda le vicende d'un secolo indietro come se fossero d'ieri. Alle sette della sera, nuova toeletta e nuo\la corsa al club per il pranzo; dopo il quale alle 21, via a teatro. E accade spesso che i suoi nipoti siano a letto alle undici e che lui i;.i rit,ri quieto a mezzanotte. e: Ha già ricevuto e restituito 11:umero~ visite e ha già fatto la sua r1com• pa~ nel negozio del parrucchiere per farsi fare i "ricci duri" nei folti capelli bianchi e per farsi "tirar su" i baffetti. La barba no, perché i radi peli, che tenderebbero a formarla, se li strappa via da i;.écon la pinzetta. CO'iì, diritto .i~iutto, lievemente rigido, lo scamo pallido viso intento, le labbra dischiuse i fondi occhi brillanti e fi,;.si inn~nzi e -.é, e-gli entra due volte al ~iorno al circolo di via Romagnosi e va ad a.ssidcrsi al suo tavolinetto per far buon viso alla lista della giornata. :\'on ha mai voluto o:aperne di dentiera, ma ne\sun cibo lo sgomenta e digerisce tutto: la minestra, la pietanza guar• nita, il formaggio e la frutta che inaffia con un quartino di vin rosso e condisce coi piacevoli conversari che scambia con gli amici della ,;ala. Poi c'è il caffè e la lettura dei giornali, ch'egli scorre ad occhio libero, senza aiutarlo con le lenti, e senza offuscarlo col fumo, ché la nicotina è bandita dal suo savio regime ed egli campa benissimo sen1.a l'imidio')() conforto del tabacco>. e: Altri cent'anni di vita>, gli aveva detto incontrandolo dopo la malattia un suo coUcga del Senato. e: Cento no> aveva risposto il Greppi, c. sareb• bcro' troppi : ma venti o trenta conto proprio di godermeli >. Qualche decina di anni prima, trovando.)i una sera a pranzo in un circolo di Parigi, e discutendo con il visconte :\(clchiorrc dc Vogiié di Napoleone il conte Greppi uscì a dire: c. L'ultir:ia volta che fui a pranzo dall'imperatrice Maria Luisa ... >. De Vogiié volse il capo e stralunò gli occhi: quello sguardo diceva che egli si sfonava ~ i nt, 1 1· 1; !D, il 'IJ .. jr di stabilire loC il suo vicino f~ un pazzo. Il conte Greppi dovette allora spiegargli amabilmente che nel 1839, quando aveva ventun anni, egli era a Parma con il padre, e ogni domenica era invitato a pranzo dalla duche).)a vedova di ~apoleone I. .\!aria Luisa aveva allora quarantano"e anni e, rimasta vedova anche del generale Ncipperg, aveva sposato morganaticamcnte il conte Carlo di Bom~ bcllcs, un legittimjsta francese che a\·cva fatto tutte le campagne contro :'\apoleone nelle file degli austriaci e che dopo il 1830 era venuto a Parma come maestro di Corte. La duchessa ricordava il Greppi, non aveva nulla di ~ingoiare : il viso tondo come una mela, occhi i.lZZurrimeravigliosamente belli, modi a•1steri ma l'.."ortc-sin,on !acile eloquio. Parlava iJ francese con accento parigino e discorreva di arte e singolarmente di musica con qualche competenza: ma tutto l'insieme della persona, modestamente vestita, non rivelava né l'orgoglio né i ricordi di un grande passato. li Greppi la considera\'a una povera creatura che il destino aveva per:.eguitato, sacrificandola agli interc~si della politica. Come ~vrana, ella seppe circondarsi a Parma di uomini valenti così che il ducato fu uno degli Stati meglio governati della vecchia Italia: come donna non amò che il Neippcrg che le fu molto devoto e le fece t .. ,1npletamente dimenticare il passato. Quando ella seppe della morte di ~fapoleone, era incinta di otto mesi: tanto che, dopo aver dato disposizioni perché a Parma la Corte prende~ il lutto e si celebra~ro mille messe a Parma cd altrettante a Vienna e per l'anima di S. A. Serenissima l'Augusto Sposo della Sovrana >, partì per la villa ducale di Sala, da lei riordinata e ampliata, e vi partori il 3 agosto 1821 quello che fu chiamato in seguito, dalla gros,;olana traduzione italiana cfd cognome Neippcrg, il conte di Montenuovo. JI Greppi, ch'era un fen·ido difensore di :\.!aria Luisa contro le appassionate e grossolane denigrazioni dei bonapartisti, diceva di aver avu10 a Parma, in Quella Corte ordinata, elegante e senza sfarzo, in un ambiente tutto grazia, correttezza e signorilità, la prima idea di entrare nella carriera diplomatica. E infatti il quadro che egli faceva della Corte di Parma parlandone con Raffaele Dc Cesare, che ordinò e inquadrò i ricordi di lui e li pubblicò nel 19q, avendo poi la singolare sorte di morire prima del suo biogra• fato, era proprio quello ideale per u:1 uomo del suo temperamento, tutto signorilità, misura ed elegante padronanza di sé. Quest'uomo singolare, nato il 5 marzo del 18191 quando Napoleone era ancor vivo a S.rnt'Elena, e morto quando Lenin era già padrone della Russia, che aveva assistito a tutti gli avvenimenti di quel secolo passio: nale cd agitato che fu l'Ottocento e v1 aveva avuto parte, serbava il temperamento, la misura e la saggezza mondana e leggermente scettica di un pcr- ~c>naggio del Settecento. Le paS:iioni politiche e gli avvenimenti dei quali era ed era stato testimone, lo interes- ~avano in quanto egli ne era partecipe, ma non più degli episodi della vita mondana di tutti i giorni. Que~ta è almeno l'impressione che si ha nella lettura di quei suoi ricordi, importan• ti per i giudizi e le informazioni che contengono sui personaggi più che sugli avvenimenti, ricordi nei quali la vita mondana è destinata a tenere un posto ben più notevole della vita politica. li ventennio che precedette il Quarantotto fu un buon periodo per la dominazione austriaca nel LombardoMILANO • PIAZZA DEL DOO.MO NELLA PRIMA METÀ DELL' '800 IL CONTE OBEPPI Veneto; l'incoronazione nel duomo di Milano di Ferdinando I, l'ultima avvenuta con la Corona ferrea, aveva avuto nel 1838 i caratteri di un'apoteosi, tanto più sorprendente per noi che consideriamo quegli avvenimenti con il distacco di un secolo, in quanto il povero Ferdinando era un personaggio tale da giustificare in pieno la battuta dell'Uomo di Pietra, un rozzo pasquino milanese di quei tempi. Tutti parlavano della incoronazione, tutti l'aspettavano e la data precisa nan si sapeva mai, per cui l'Uomo di Pietra commentò: c.: El ven adess, el ven dessadess ... - So,il chi mi, l'è minga l'istess? >. t probabile che l'opinione dei nobili milanesi sull'imperatone non fosse diversa da quella dell'Uomo di Pietra, tuttavia la partecipazione della nobiltà fu la nota saliente delle fene di quell'incoronazione. Gli clementi che tenevano in quel tempo viva l'aspirazione all'unità e all'indipendcn1.a non avevano larga presa nel mondo dei patri- .ti; questo si dica per chi si mer:i.viglias.sc oggi di vedere il conte Giuseppe Greppi, che poi sarà considerato come una specie di venerando testimone del Risorgimento, entrare nel 1842 nella diplomazia austriaca. Andò a Roma come addetto a quell'ambasciata, il che ~ignificava, com'egli ste\SO scrive, e: copiare in francese o in italiano delle comunicazioni prive di importanza > : però potendo consultare gli archivi di palazzo Vene-zia, che contenevano tra l'altro le memorie dei rappresentanti della repubblica veneta presso il pontefice, lo colpirono in particolare due incartamenti, e la sua annotazione a questo riguardo interessa anche noi. c. Uno rifletteva la domanda fatta nel 1840 dal capo della famiglia Rothschild alle grandi potenze per ottenere la sovranità su Gerusalemme e sul territorio adiacente, ove tutte le famiglie israelite disperse nel mondo avrebbero trovato sicuro asilo. I Rothschild s'obbligavano in compenso a versare alle grandi Potenze un considerevole an• nuo tributo. Era questo uno fra i tanti progetti immaginati per porre un termine alla ostinata lotta tra il Vicerè d'Egitto ~!ehemet Alì e la Sublime Porta, L'altro carteggio, non meno strano, riActtcva le pratiche iniziate dalla Prussia per erigere di fianco al Campidoglio un gran tempio luterano che rivaleggiasse con la basilica di San Pietro>. Questo é l'unico accenno che si trovi a questioni politiche nelle poche pagine dedicate dal Greppi ai suoi ricordi della Roma papale di quel tempo: tutto il resto riguarda gli uomini, riguarda soprattutto le signore. c.: Rammento che a capo dell'ambMciata di Francia trovavasi il marchese Latour-1'-faubourg, la cui consorte, una Dc Pange, era assai attraente e adempiva agli onori nelle sue splendide sale del palazzo Colonna con grazia affascinante. Il marchese e la marchesa De Caraman, sorella della contessa Latour-Maubourg, completavano con la somma distinzione dei loro modi il lustro dell'ambasciata. Mi ricordo di aver assistito in quelle sale ad una rappresentazione di quadri viventi nei quali la signora Dc Caraman rap• presentava una Madonna di Raffaello; e certo il sublime artista non avrebbe potuto ispirarsi a più perfetto modello>. Ma il giovane Greppi andava di preferenza a palazzo Farnese, ambasciata del re di Napoli tenuta allora dal conte Co-.tantino Lu<lolf. c. Accorrevano a que~ta dimora tanto ospitale i fon.·\tieri e la gioventù diplomatica, che la bionda ~ignorina Norina Ludolf, pili tardi conle!isa Pianell, con i suoi veni giovanili e col suo ~pirito arguto e vivacr ~apcva attirare, raggruppando intorno a sé i farfalloni diplomatici che- nulla d('.)ideravano di meglio che di bruciilfc le loro :i.li allo :-.plcndorc di tanta grazia >. Queste citazioni erano necessarie perché tutti i ricordi del conte Greppi sono così, ~no i ricordi di un uomo di mondo (bellis.~imo uomo poi) nei quali ogni tanto il diplomatico inte1viene con qualche notazione a:-.~nnata 1 con qualche particolare gmto:iO, il tutto nellp stile più semplice e corretto. Chi vuol ,wcrc un quadro ,·ivo del mondo elegante di quella grande e festosa e gustosa Vienna di quando Francesco Giuseppe era ancora un ragazzo, veda questi ricordi del conte Greppi : ma non tra~curi neanche questo quadretto della Roma e.)tiva del 1842 come la ritro- ,·ò, con sua grande sorpresa, il giovane diplomatico milanc!.C di ritorno da una gita a Napoli, do\'e tra Paltro aveva potuto assistere all'arrivo della flotta francc!IC con la quale, come comandante della Belle Poule~ si trovava anche il principe di Joinville, figlio di Luigi Filippo. e: Quando rientrai nell'Eterna Città, e fu il 23 luglio, la trovai in un a3petto affatto nuovo. La grande estate vi :wcva impo~te altre abitudini ed altre cm1uman7.C. I forestieri l'avevano prc.!isoché tutti .Jbbandonata per il timore dell'eccessivo calore, e~gcr:i.ndonc le con~guenzc. Alterate erano le ore dei pasti. Così dopo una frugale colazione, e compiute le facce11de più urgenti, ognuno rientrava in casa al mezzogiorno ponendosi a letto, che non )a3crnva :.e non qu.mdo il ~le declinava all'orizzonte. !\'clic ore più calde i negozi rimanevano chiusi; gli impiegali abbandonavano i loro scrittoi; ogni ru• more ces!..l\'a; e per le vie polverose non vagavano che i poveri cani alla ricerc.i di un angolo dove ripara~i dal sole. Allo scomparire di quc3to la vita si ridelìtava; e sino a tardi~ima ora della notte 11 movimento cd il chiasso riprendevano il loro impero. Le trattorie cd i caffè si riempivano di consumatori bramosi di spaghetti e di bevande ghiacciate. La parte del mondo elc• gantc rimasta in Roma si dava convegno all'albergo del Falcone, nelle vicinan.te del Pantheon, uno dei po~ti che rimanevano aperti nella stagione estiva. Un giorno della settimana era destinato al pas!.Cggio acquatico in piaz• za Navona, che, fog$.iata a conca, permcueva alle zampillanti fontane di riempirla e di convertirla in una vasca gigantesca. Allora, vi circolavano allegramente le vetture; e i cavalli col rapido movimento delle LJ.mpe mO!-.travano di apprcuarc i benefici effetti dell'acqua >. Giuseppe Greppi fu presto tra'5ferito a Vienna (di dove poi pas~erò a ~tonaco di Baviera) per offrirgli l'occa..,ionr di perfezionarsi nella lingua tedesca. • Egli racconta .,nzi che il galante Luigi I di Baviera, domandandogli un giorno dei progressi che faceva, gli consi~liò di perfezionarsi c. col mezzo d'una grammatica vivente>. Ferdinando I invece, ricevendolo per l'udienza di prammatica do1X> il suo arrivo a Vienna, aveva dimostrato un imbarazzo anche maggiore di quello del giovane diplomatico, che era già molto. c.: Ben altra impre\sionc provai nel vedermi al c~petto dell'Arciduca Carlo. Mi sentii commosso nello scorgere innanzi a me colui che combattè contro Napoleone e non ne fu sempre vinto. Piccolo di statura, possedeva uno ")guardo che il.hu!1inava il. su? volto; cd i suoi tratti, unprontau d1 dolcezza rivelavano la bontà dell'animo. La pi~ importante delle presentazioni fu per mc quella dd principe di l\.fctternich. J ntrodotto alla \Ua prrscnza, non potei non risentire emozione al ricordo che egli, dopo la battaglia di Lip<iia, tra')Curò di raccogliere il cappello che Napoleone dispettosamente aveva gettato a terra nel calore della discussione. Il suo aspetto cm imponente, né era facile .sostenerne lo sguardo inquisitore. Tuttavia la sua fisionomia svelava un:l certa quale benevolenza, di cui ebbi prova :ilcuni anni più tardi. Dopo questa presentazione, fui ammeS!iO a f rcquentarc le sale della principessa Mcl.inia Metternich. Era cs~a una dama di perfetta bellezza, sul cui volto leggeva"-i la fierezza di una regina. L'orgoglio di cui era colmo l'animo suo, le poneva come un lampo nello sguardo. l ... uoi tratti, d'una regolarità irritante, erano tali da non permettere al più piccolo terreno ~entimento di discgna1vi.)i: (':"l\i non potevano esprimere che il di!iprezzo ed il suo:siegodi un satrapo nell'atto di ricevere un tributo che sa di essergli dovuto. Nelle serate di ricevimento uf1 ficiale, notava.!ii :,,empre prcs.so la ~ua poltrona un personaggio che non sapeva. staccare lo .)guardo da lei. Era ji barone Hugel, g-ià suo fidanzato quando c~sa cm M>ltanto la signorina Zichy. Ma l'onnipotente principe Cancelliere, aiutato dall'esperta madre di lei, era riuscito a rapirgliela ». A Vienna il giovane Greppi se la faceva in particolare con un gruppo di giovani nobili che si riuniva nella focanda Muncl1 al Mehlmarkt e dove non ~i c-ra amme&iì che dopo certe prove, un:t delle quali era quella del sangue. Sul finire del banchetto che si offriva al poMulantc per celebrare la sua ammissione, con la lama di un temperino ~i incideva una vena del polso cd il ~anguc che nC: ~gorgava veni\'a raccolto in una ta.z.za, nella quale poi ognuno dei presenti bagnava il labbro. I più di quei giovani erano ungheresi di gran nome non sempre teneri per la politica di J\letternich: una volta che il Greppi arrivò casualmente all'adunata con un panciotto rigato con i colori ungheresi verde, rosso e bianco, fu accolto con un'ovazione. Un caso ben diverso gli capitò invect m·l 186o a BcrlinO, dove egli era arri• vato questa volta come segretario della legazione che ~i chiamava di Sardegna, ma che in realtà era già d' ftalia. Avendo il Greppi fatto domanda di cssNc amme!iSO come socio nel maggior circolo delb capitale, per gli intrighi degli au~triaci, che non gli perdonavano che nel '48 egli avesse date le dimissioni dal servizio di Sua Maestà imperiale ed apostolica, la votazione gli risultò sfa\'orevole dando luogo ad un incidente che fece lavorare i diplomatici più .ohe se 3j fosse trattato di un affare di Stato. Alla fine la votazione fu annullata, ma il Greppi non volle saperne di ripre:>entare la domanda come era stato invitato a fare. Nd frattempo molte co)e erano avvenute; tra l'altro il Greppi, che dopo e-..sere stato addetto alla legazione di Ylonaco era ~tato a Stoccarda, allora sede dei re del \VU.rttembcrg e quindi a Stoccolma, era passato come si di\\C dal corpo diplomatico dell'imperatore d'Austria a quello del re di Sardegna. La~ciata Stoccolma, era andato a Torino, dove il suo desiderio di mettersi al servizio della cau,a nazionale sembrò reali.tzarsi subito nel più lminghiero dei modi. Nel ftbbraio del 18491 infatti, Gioberti gli affidò la mi,sione di recarsi in Sicilia a raddolcin· l'animo dei )iciliani (i quali, !)t.tccatis.i da Napoli, avevano offerto la coro,w. dell'isola al duca di Genova, secondogenito di Carlo Alberto, e ne avevano ricevuto un rifiuto), e a· persuaderli della opportunità di riavvicinar~i ~li governo co~tituzìonale di Napoli. Que~to incarico tra parte del progetto giobcrti:mo di rc.)taurarc il sovvertito ordine di cose in tutta Italia per stringere i principi it.tli,mi in una lega che doveva assicurare l'indipendenza della patria dallo straniePO. Gioberti, « cspre!-~iva fisionomia c:oror\ata da ut1'ampia fronte e ri5.chiarata da uno sguardo doJci..,simo cd al tempo .stesso indagatore >, fece un'ot1ima imprcs~ionc al Greppi. Nel congl·darlo, il prc3idcnte del Consiglio ~li raccomandò Bi tcncr ..i pronto a partire e di pas~are due giorni dopo da lui per avere le ultime 1.-.truzioni.Rict·vct- -tc invece il po~dom,mi la seguente lettera: « J.ler alcune difficoltà nate dalla diplomatia estera, sono costretto ,, ~ospcndtre per qualche giorno la missione da cui le ho p~trlato, La prego .t tacere religiosamente la causa dell'indugio, il quale spero non sarà lungo. .Mi sono recato a debito di darle questo cenno affinché ~tascra non s'incomodi inutilmente. Subito che le difficoltà sicno vinte, la pregherò di vcuirmi a trovare >. Pochi giorni dopo Gioberti non c-ra più :i. capo del governo, e della missione non si riparlò più. L'aveva fatta naufragare il rappresentante dell'Inghilterra a Torino; avuto sentore della cosa, e~li aveva fatto presente che al governo di Londra quell'iniziativ;i non garbava perché intendeva clw Sicilia fosse lasciata libera nella scelta dell'indirizzo da dare alle cose sue. Forse l'Inghilterra sperava, diceva il Greppi raccontando quell'epi5odio, che tra le aspirazioni della Sicilia ci potesse essere anche qurlla di diventare sorella della vicina ~1alta. (continua) ALVISE FAVARO
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==