SUEZ ~ UEZ è l'argomento che più tiene oc- ~ cupatc le menti degl'inglesi in questi giorni; è il nome che più frequentemente ricorre nelle cronache, nelle corrispondenze, nei commenti delle pagine politiche dei grandi e piccoli quotidiani. E se scorrete le pagine degli spettacoli, quel nome ricorre ancora insistentemente. Poich~ non solo gl'italiani chiedono che si spartisca con maggiore equità il pacchetto di azioni del canale, ma i discendenti di Ferdinando di Lcsseps chiedono che l'opinione pubblica sia informata dell'oltraggio fatto al costruttore del canale stesso dal film di Oarryl Zanuck, uscito da meno di un mese, e che s'intitola per l'appunto Sut:1. Il caso di Suu fa pensare a un celebre procc.!ISO che si ebbe per il film Rasputill, finito con la condanna della ditta produttrice a 18 milioni per danni. La qualità e la gravità dell'offesa fatta a Lesseps non sono da paragonarsi alla qualità e gravità dell'offesa fatta al principe Yussupov uccisore del monaco; Lesseps. dal punto di vista della morale comune, ne esce molto meglio; ma, in certo senso, e se si tiene conto che la leggenda sopporta meglio l'onta che il ridicolo, il grande costruttore ne esce con le ossa rotte. L' A&OOBALENO Tutte le persone che si sono anche modestamente interessate alla storia del canale potevano, fino a ieri, essere sotto l'impressione che essa fosse il prodotto di un'aspirazione millenaria, che Harunal-Raschid nell'ottavo secolo avesse avuto un'idea del genere, e che i veneziani avessero iniziato trattative per un canale che tagliasse l'istmo nel Medio Evo, e che anche il filosofo e statista Leibniz e il generale e sratista Napoleone avessero preso a cuore la cosit prima che l'idea maturasse e prendesse forma concreta per merito dì un uomo abile, ostinato e coraggioso. Dopo aver visto il film, nessuna illusione del genere è più possibile. Dall'opera di Darryl Zanuck si apprende infatti che il canale di Suez fu concepito in un tempestoso pomeriggio in cui Ferdinando di Lesscps percorreva il deserto accanto ad Annabella. Egli vide, come i grandi costruttori d'imperi, un segno; un arcobaleno che andava dal ~1ar Rosso al Mediterraneo. E improvvisamente intu1 la grande impresa, la grande via d'acqua attraverso il deserto, sulla quale i vascelli di tutte lé nazioni sarebbero passati. Così eccolo all'opera, prendendo come sè:gretaria Annabella; cercando di guadagnare alla causa l'erede al trono di Turchia, insegnandogli la boxe. la scherma e a far scomparire un fazzoletto fra la mines• a e un piatto di pesce. I attosi più ardito riesce ad accaparrarsi la stima di Napoleone 11 I attraverso i buoni uffici di una sua cx-innamorata, l'imperatrice Eugenia; poi vince l'opposizione della Camera dei Comuni, sostiene Disraeli nella campagna elettorale, scava il canale e finisce, carico da onori e decorato dalla sua ex-innamorata Loretta Young (l'imperatrice Eugenia), sulle sponde del canale a guardare le navi che camminano sulla traccia dell'arcobaleno. Non c'era veramente bisogno dì un arcobaleno per intuire un'impresa che i:ra stata intuita mille anni prima; né Lesseps mai fu in rapporti con l'imperatnce Eugenia; né egli appoggiò D1sraeli in 11,lcuna campagna elettorale poiché, per il canale di Suez, non c1 furono campagne elettorali. A prescindere da queste e infinite altre amenità, è il punto di vista sentimentale del film che lascia terribilmente perplessi. Quando Zanuck la primavera scorsa concepì il suo film pensò a Tyrone Power. per il personaggio di Lesseps; e con Tyrone si sa come vanno a finire le cose. Lesseps è libero come una rondine; è scapolo e lo rimane sino alla fine, occhieggiato da ardenti indigene a languide imperatrici. I DIOIASSETTEFIGLI DELLOSCAPOLO Ora sta di fatto che quando Lesseps iniziò la costruzione del canale nel 1859 era un serio e dignitoso vedovo d1 cinquantaquattro anni, che aveva già avuto cinque figli dalla defunta consorte. Cinque giorni dopo che il canale fu finito di costruire nel 1869. egli s1 sposò di nuovo. Dalla seconda moglie ebbe altri sei figli e altrettante figlie: totale diciassette, d1 cui sette erano ancora vivi quando il film è usctto un mese fa. Altro che scapolo! La discendenza di Lesseps, anche a non tener conto dei pronipoti, è naturalmente assai numerosa. Quando uno di questi nipoti vide 11 film a Londra, si allarmò e scrisse al fratello maggiore, mettendolo a parte delle sue apprensioni. Fu deciso 1mmed1atamente d1 convocare un consiglio di famiglia a Parigi e due settimane fa non meno di ventotto Les~ seps, fra I quali i due figli ma,schi del costnmore, Matteo e Paolo, si riunivano nella casa d1 quest'ultimo al numero 17 della Chaussée de la Muette. Ma Zanuck aveva saputo dai suoi agenti d1 Parigi della riunione e, con abile mossa, aveva spedito una copia del film perché I Lesseps ne prendessero visione e facessero in tempo le loro rimostranze, prima che il film fosse proiettato a Parigi. Stando ai giornali di New York l'amor proprio dei Lesseps non fu eccessivamente urtato dalla visione del film, o per lo meno non lo fu tanto da dar luogo a una vertenza legale. Essi avrebbero suggerito soltanto dei tagli e delle modifiche di secondaria importanza. Con un sospiro di sollievo la XX Secolo-Fox avrebbe promesso di accontentarli. Questo è quel che scrivono i giornali americani. Viceversa il Daily Ttltgraph di Londra pubblicava l'altro ieri una lettera del conte di Lesseps, nella quale si legge fra l'altro:• Signor Direttore, ... Come figlio di Ferdinando di Lesseps, tengo ad esprimervi tutta la mia riconoscenza per la campagna che voi avete intrapreso pubblicando le reazioni del pubblico a un film la cui concezione io non esito a definire scandalosa. Senza il minimo scrupolo la Fox Film non ha esitato a deformare completamente la grande figura di mio padre, arrivando, nello scenario, sino a farne l'eroe d'idìlli amorosi della più inverosimile inesattezza ... Malgrado le misure giuridiche da me prese preventivamente, la società di Hollywood è passata oltre il mio divieto; e cosl attualmente parecchie centinaia di migliaia di spettatori hanno già assistito a questa deformazione storica. lo ho pregato i tribunali di giudicare se una società cinematografica, con intenti commerciali, abbia il diritto di' presentare sullo schermo il creatore del canale di Sue, n una luce scandalosamente falsa, mentre si »a che la sua vita fu tutta onore e disinteresse. Ho fatto di tutto perché una tale parodia della storia non fosse autorizzata in proiezione pubblica, ma non ho incontrato che inerzia e indifferenza ... L'iniziativa del vostro giornale coraggiosa e benefica mi reca un prezioso conforto. Tengo a ringraziarvene, signor Direttore, pregandovi di creder..:, ecc. ecc REAZIONE POPOLARE L'iniziativa dt cui parla il conte Paolo di ~sscps è, come si è detto, quella di pubblicare le lettere più significative giunte a Campbell Dixon, il redattore cinematografico del Daily Ttltgraph, che più di tutti ha preso a cuore la cosa. Alcune di queste reazioni del pubblico sono veramente curiose e gustose, anche da un punto di vi•a generale. Ecco quanto scrive la signora Maddalena King-Hall: e S'intende che non bisogna aspettarsi una pedantesca esattezza in un film storico, in una commedia, o in un romanzo, ma sono d'accordo con voi che si ha il diritto di pretendere che almeno i principali fatti della storia siano rispettati... lo penso con spavento ai voli di immaginazione coi quali i futuri produttori serviranno le platee di domani. Ataturk e la principessa Giuliana d'Olanda che sacrificano la loro profonda reciproca devozione amorosa per il bene dei loro popoli, oppure l\lr. Chambcrlain e la signora Emmy Goenng coinvolti in una trama d'amore, m un superfilm intitolato Riconciliazio11t! •. Da Parigi scrive il signor Pierre Aut re: • Se non inizieremo una seria campagna contro questi metodi di Hollywood, non dovremo sorprenderci il giorno che vedremo Giovanna d'Arco andar sposa a Luigi XIV•. Diamo appresso il parere della signora Lydia Bruce Siebenhaar. la quale non ce l'ha tanto col film quanto con Loretta Young e incidentalmente con l'imperatrice Eugenia, da Loretta riportata in vita: e Sutz è naturalmente una menzogna dal principio alla fine. Quanto a Loretta Young essa non somigha a Eugenia, più d1 quanto io le somigli, e forse meno! lo son vissuta presso Chislehurst, dove Eugenia risiedette per parecchi anni. Es- <1a aveva lineamenti piuttosto regali, un buon naso e grandi occhi blu; non cinesi come quelli di Loretta. lo penso ch'essa fosse un'orrida donna, ambiziosa, fredda, crudele e bassa: fu lei che in definitiva causò la morte del povero manto e del figlio•· E infine diamo il parere di un cinico. È 11 signor J. E. Lucas, il quale scrive: • t vero che per molti di noi è irritante vedere la storia seria maltrattata, ma è pur vero che alla maggioranza l'esattezza della storia non importa gran che, a condizione che essa sia piacevolmente presentata. La storia del canale di Suez è ignorata da moltissime persone e comunque d1 scarso interesse. Da un punto di vista euco, lo ammetto, la cosa è senza scuse. ma il cinema non si è mai dato gran pensiero dell'euca, che, diciamolo fra noi, non è molto divertente. La verità nuda e cruda è, in molti casi. priva di drammaticità e di nerbo narrativo, e il pathos drammatico è la cosa che un film deve necessariamente avere se vuol riuscire ad appassionare•. Del grazioso, leggero Tyrone Power, nei panni del virile, solido Ferdinando d1 Lesseps il pubblico sembra non essersi accorto. :Via se n'era accorta m precedenza la critica. Effettivamente questo ragazzo comincia a prendersi, anche se è la sua società che gliela fa prendere, troppa confidenta con la storia. Parlando delle sue qualità d'attore, un critico scnveva infatti che egli possiede piace\·oli doti ùrrir.miche, ma scadenti attitudini iJtorioniche. G1uochi di parole a parte, egli è su una china pericolosa: fu lui che nei lloyds di Londra dette la vmona di 'frafalgar a Nelson; apparteneva alla sua fa. ITUglia la vacca leggendana che rovesciando una lanterna appiccò l'i,iu,,dio di Chicago; è lui che scherza col cuore d, una regma in Maria Antonietta e di un'imperatrice m Sutz; sarà lui, dicono, che nei panni di Livingstone sarà salvato da Stanley, nel film Sta,,/ey t Livingstone. Quand'è che gh faranno fare Nerone e Giovanna d'Arco? A.O. HARRY RAY RITOOOA BINNIE BARBE8 BARRf RAY RITOCCA DOROTBY LJ.MOUR PROVA DELLE TINTE (NVOVI FIL-'1) ~~~®~ !IIMIIDSIA U l FECI una Barlttta, una Rocca, !ft! un'isola di Sant10rsola ad uso mio, e via avanti franco come una spada; mettendo al mondo oggi l'uno, domani l'altro dc' miei attori, e procreando anU, come m'avvidi poi, maggior famiglia che non m'occorreva. Poiché, domando io, a che diavolo m'ha servito, verbigrazia, il personaggio di Zoraide? >. Questo si doipan• dava il D'Azeglìo nei Miei rit:ordi, rac• contando come prcc.ipitosamente s'era messo a dipingere la Disfid4 di Barletta, e subito dopo a raccontarla in un romani<>, srnza nessuna conoscenza dei tempi e dei luoghi, e appena leggendo le pagine rt>la• tive del Guicciardini. Che oggi anche Alessandro Sia.setti possa di certi suoi perso• naggi e luoghi domandarsi la stessa cosa non potrebbe far meraviglia. A che gli ha servito, ad esempio, il personaggio di Giovanna di Morreale? E a che Fanfulla? E a che il bambinetto che guida Fieramosca nei sotterranei del cauello? Altri perso• na;gi potremmo ricordare, se p!M'lroppo non ne avessimo dimenticato il nome insieme all'aspetto, visti in qualche scena t.: poi inghiottiti dalle grandi ombre notturne che rendono il film minaccioso e truculento. Ma lo spettatore troverà motivo di la• mentarsi per queue sparizioni? Come i lettori del Fieramosca di O' Azeglio non avvertirono fone l'inutilità di Zoraide, cosi il pubblico, che volentieri appla,1de I~ fatiche di Blasetti, cordialmente perdonerà t&nte inutili scene, e l'oscurità del racconto, e l'ingenua prepotenza del linguaggio. Di Blasetti re!Jista 08nuno s'è fatto un'idea piena di rispetto, e le sue qualità destano tanta J.impatia da toglier via ogni desiderio di critica. Unico ha i registi italiani, J.'accinge ogni volta a una impresa come se non soltanto si trattasse di affrontare l'effettuazione di uno spettacolo, ma addirit• tura le sorti d'una battaglia, dove l'incerteua della riuscita rende piò. avvincenti i momenti e più clamorot0 l'esito. E le sue battaglie sono per un cinematografo impetuoso.popolare con personaggi pieni di rilievo, descritti in azioni movimentate, adatte ad attrarre un pubblico numeroso e commuoverlo e stupirlo. Il suo affetto per il cinema d'una volta, dove contavano più i g"1ti che le parole, e il significato di certe u:ene nasceva dagli effetti d'una fotoarafia contrastata e mossa, per cui le immagini sembravano cariche di sottintesi e di simboli, è rimasto intatto, in Blasetti, anche dopo l'avvento della parola sugli .chcrmi, che, con le sue necessità immediate di logica narrativa, ha dato al cinematografo un indirino differente, portandolo in un certo senso a diventare quasi un nuovo genere letterario, assai vicino a quello teatrale e romanzesco. Volto a dare ad ogni passo immagini 10ntuosc e decorative, Blasctti si trova ancora impreparato a seguire con naturaleu.a gli sviluppi d'un racconto, a precisarne con rigore le 1ituaz.ioni, e a convogliarle verso la fine, secondo un andamento a mano a mano più inten10. Avviene cosi che un film come Euo,1: Fieramo,ca, cht.: dovrebbe trovare gli effetti più sicuri nella progressione drammatica degli avvenimen1i, e in quel fare tra popolaresco e baldanzoso, si riveli invece un'opera intricata, difficile, sicché spesso vanno perdute le intenzioni migliori del regista, che pure s'è sfor.iato di dare spicco t" risonanza alle co~. Cosl perfino le grandi archite11ure, i costumi opulenti e vistosi, le grigie atmosfere che avvolgono lt- Stanze di pietra, restano un po' ferme a decorare un paese fantastico, di cui i personaggi hanno meno vita che le cose, e sembrano impacciati a ritrovare un senso alle loro azioni Episodi conclusi e sostenuti, come la acena finale ddla disfida, si staccano con maggior risalto dal racconto, perché la sostanza drammatica degli avvenimenti ba costretto l'autore a narr~re più ,p..;ditamente. Ma accanto a questi, quanti altri inutilmen1e scenografici, che servono soltanto al rt..gista per dipingere dell'epoca un quadro manierato e stucchevole, mentre i ricordi della grande pittura danic.- sembrano riveduti da un decoratore fine secolo, come le scene del banchetto, del bagno delle cortigiane, delle danze preraffaellite che forse soltanto nei romanzi di Michele Zevaco trOvano modelli 1:quivalcnti. Vuol dire f'hc l'immagiue che Blasctti si fa della storia è alquanto arbi1raria. Lo erano altrettanto e forse di piò. le imma• gini tra medievali e barocche di Sternberg nella sua lmperot,iu ,0110 e quelle bru• mose e fredde di 1-~ordnella Maria St1,1.ardll. Ma nell'un caso come nell'altro, i fatti narrati, amori e diuolutc:ue di sovrani, splendc:'lriregali e avventure equivoche, avevano nella capricciosa coerenza fantastica una loro giustificazione. Qui invece, mancando per lo più questa particolare coerenza, che serve a legare le scene tra loro e a sollevarie in un piano di compatta fantasia, è un'altra coerenza, una cocrt.:nza per cosi dire .fotografica, che dà colore e movimento alla rappresenta1:ione ; il che certo ha i suoi meriti, ma non basta a proteggere l'intera opera dalle insidie della noia e dell'incomprensione. Insidie spiacevoli, in questo caso, visto che il film risente di un ingegno forse senza precedenti in opere consimili del cinema italiano, e i,estimonia una volontà ammirevole di riscattart.: la nostra cinematografia dalle mortificaùom delle facili imprese e delle ambizioni provinciali. MARIO PANNUNZIO
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