Omnibus - anno III - n. 1 - 7 gennaio 1939

IL SOFM DELLE musE il&. ~~W®~ DlE'tr&'E mvon 1( I~.ROMA.1'-JZO s~orico e la favola pa• 1J. 1ono avere oggt la medesima origine letteraria: si raccontino traverso personaggi e situazioni inventati fatti veramente accaduti, e si rappresentino in essi i caratteri di un'epoca: si prendano invece a motivo di narrazione figure eccezionali, animali parlanti, streghe, ma..- ghi, l'accento non cambia. Tutt'al più, ne sortiranno alcune pagine di quelle che domani avranno l'ingresso aperto nelle 11.ntologie, ma allora del romanzo storico o della favola nessuna traccia; varranno soltanto alcuni accorgimenti di stile, e forse di maniera. Cosi la storia dei roffiinzi storici è per lo più affidata a date e a piccoli racconti di fatti accaduti, e la favola delle favole sarà appena in qUatche immagine capricciosa, o in un certo generico moralismo. Si direbbe che molta parte della nostra letteratura contemporanea, a qualsiasi motivo s'ispiri, sempre vi trovi la via ad esercizi di stile. Ma se per stile s'intenda qualcosa che vada al di là. di una maniera di adattare l'aggettivo alla frase, e anzi il segno di un modo di vedere le cose del mondo, allora è altro conto. Si direbbe che quegli , storici, e quei •favolisti, suppliscano allo stile con piccole risorse di corrente gusto letterario. Leggendo romanzi storici e favole, ci si avvede facilmente che soltanto l'ambizione dell'autore, e non la fantasia, vagheggia la storia e lo straordinario. Qualche accento più sincero sarà dato trovarlo sparsamente qua e là., fuori del genere letterario che si vorrebbe perfezionare. La fatica è tanta, l'ispirazione dura un attimo. Cib perché mancando ogni passione per la storia e per la favola, i fatti che si rievocano e le situazioni straordinarie che s'inventano non hanno quel sentimento che gioverebbe a dare alla parola qualche rilievo. Molta parte della nostra letteratura cosl resta incerta in un vagheggiare, senza sentirle) situazioni e cose. Dino Terra non per la prima volta narra fatti favolosi; anzi il suo ultimo Fuori tt!mpo (Parenti, Firenze) lascia ancora una volta incerti circa le attitudini della sua fantasia. La storia di Riccardo che, conosciuto il mago Vario, viene condotto in una casa in un bosco a vedere prodigi, per poi fuggirsene e tornare miracolosamente fra gli uomini, non è una favola: è come uno schema in cui racchiudere altre figure, altri episodi. li Dante del settimo cerchio, quello del bosco vivente, il Virgilio delle Strofadi e delle Arpie del terzo canto, Hanno suggerito a Terra alcune immagini che egli ha voluto moderninarc. Si ha così Astrea, che ha una guancia bellissima e l'altra orrenda, poi le streghe che volano sulle sedie, poi altri prodigi. C'è un sabba però di gusto non più classico, anzi romantico; come c'è una serva grassa che vuole essere vista schifosa al pari di certi personaggi da racconto picaresco. Poi il pro '.Jgio d.i Oreste, un giovane greco, resuscitato dal mago, col quaJe Riccardo R L CJELO del rC"man1icisn10 è tutto greX mito di stelle avventurose. Luci candide, luc.i auurrinc, luci rubesccnti, luci verdognole. Luci fisse, luci opache, luci torve, luci corru,ehe. Varia il colore, varia l'intensità.. Variano gli aloni di mussolina o di velo, gli scialli, i turban1i, le crinoline, le sciarpe, le piume. Ma il genio dell'avventura è comune a tutte. Avventure letterarie, mistiche, galanti, pa.uionali, sociali, politiche. Avventure che s'intrecciano complicandosi: la passione d'amore e il delirio misfco si potenziano a vicenda, l'intrigo politico fa più saporoso l'intrigo galante, la teosofia si porge s1rumento all'ambizione, la letteratura può assurgere all'apostolato (qua• si sempre enfatico e non di rado tcatulc), ma può anche abbauarsi fino al pettegolc-z20 scandalistico e sfiorare il ricatto. Di solito sono stelle internazionali per natura e per genio. S'incomincia con Madame dc Staèl, stella di prima grandezza, luce vibrante se altra ve ne fu mai: figlia d'un banchiere ginevrino divenuto ministro del re di Francia, fidanzata a un ministro inglese, sposata in prime nozze con un diplomatico s,candinavo e in $CConde con un ufficiale ,vizz.cro, viaggiatrice instancabile, regina d'un salotto cosmopolita e, soprattutto, oracolo letterario dell'Europa. Si fini. se.e con un astro piccino piccino, di luce piuttosto opaca: ! Maria Letizia Studohnina Bonaparte-Wysc, morta soltanto una trent'na d'anni fa, autrice di libri illeggibili cd eroina di tragicomiche avventure: figlia di un inglese e d'una francese, tre legittimi - mariti si succedettero nel suo talamo: un tt'desco (Solms), un italiano (Rattazzi) e uno spagnolo (Rute). Riavvicinando il tclcsco• pio a madame dc StaCI, ci s'incontra con quella principe1,sa di Lievcn, mezzo ruua e mezzo tedesca, che si aggiudicò il campo della politica internazionale e prima fu amica dell'austriaco e anolutista Metternich e poi del francese e costituz.ionalc Cuizot. Madame Récamier (luce candida) è invece un puro ,anguc, fn.ncCJ.C fino all'ultima venuu:a che le si disegna auurra fugge a Roma. Ma un giorno, mentre entra nella stanza dove nascondeva il prodigio, Riccardo troverà il giovanetto morto, piegato in due: opera della strega Astrea, naturalmente. Ha un crocifisso in mano, quel pagano; e di qui si capisce come s'intenda dare al racconto un certo accento esoterico. Lotta fra pagani e cristiani? L1 il segno di un bonario dilettantismo. Se poi le streghe e i prodigi sono tutti di natura letteraria, e da potersene volta a volta trovare le fonti, Vario, il mago, resta nel vago. Di quel dtlls ex machina Terra non ha saputo farne una figura fantastica. Per descriverci Astrca e le altre streghe, s'è servito di ricordi di lettura; per raffigurarci Vario i ricordi forse non gli hanno servito. E ìl mago moderno è rimasto appena accennato: una mescolanza di bonarietà e di perfidia. Questa la • storia fuori tempo,, e non sta a noi trovare la morale di una favola che forse non vuole avere morale. Terra dà qua e là. indicazioni; come a invitare i lettori a scervellarsi. E ciò non per profonde allusioni, ma anzi per un suo piacevole gioco. Vorrebbe essere poi, questa storia di magia, ricca di fatti: un furto con scasso, un'inondazione, una fuga notturna dovrebbero servire a dare un culmine della narrazione. Ma anche questi episodi avventurosi, d'un gusto vicino al romanzo poliziesco come prediligono scrittori sulla linea di Valcry Larbaud, restano non poco vaghi. Vagh, ,iati anch'essi, e visti soltanto traverso un amore di letteratura e non del vero. Ma la natura letteraria del racconto di Dino Terra è evidente nella prosa dì questo suo Fuori tempo. Terra ama le parole colorite e scherzose, fino a conferire al racconto un che di volutamente comico. Sembra di ascoltare uno di quei narratori che, nell'esporre una storia comica, tentano d'avvertire gli ascoltatori soprattutto con certe inAcssioni della voce che è il momento di sorridere. Smoderato poi l'uso di certe '?arole e di certe immagini popolaresche, entrate da qualche tempo nella letteratura, e da qualche tempo usate non sempre a proposito. Certe parti, quelle per esempio del sabba notturno, che hanno qualche vivezza per essere meglio nel gusto dello scrittore, avrebbero forse acquistato, in una prosa più semplice, qualche evidenza. Ma domandare semplicità. di prosa a molti scrittori contemporanei, e uno stile d'accento personale raggiunto attraverso un nascosto calore di sentimento invece che per mezzo di certi vezzi sintattici e lessicali, sarebbe come domandare di contraddire l'arte che paiono prediligere. L'equivoco sta rutto su di un punto: c'è chi l'arte letteraria la ama e la coltiva per avere sempre meglio il modo di dire onorevolmente quel che magari confusamente sente; c'è chi invece preferisce considerarla come tavola imbandita. Romanzo storico, favole, diventano tutt'uno. Piace vagheggiarli come generi letterari da cui si può sempre cavare una ragione di divertimento. ARRIGO BENEDETTI sotto il laueo carnato, come tutto francese è il banchiere Récamier suo consorte j ma non è un caso che nella sua costelb.- zionc di adoratori figùrino anche, a tacer d'altri, l'italiano Canova e il prussiano Augu.sto di Hohenrollern. E italiana di s.angue e italianissima di cuore è Cristina di Belgioioso (luce rubescentc), ma cosmopo• lita è il suo salbtto parigino e venuti da ogni paese sono i suoi adoratori, tra i quali cc n'è uno postumo, venuto d'oltrf' oceano, che le ha consacrato un libro. Ortensia Allart de Méritens è oggi quasi una sconosciuta e i suoi romanzi nwuno li legge più, ma ai suoi tempi aveva amici (e amanti) in tutta Europa: il conte di Sam. pajo, Bulwer Lytton, Cino Capponi, il Tom, ma.sco, Saintc-Seuve e perfino il vecchio Chateaubriand, che le mandò in una lettera (la loro amicizia era incominciata a Roma nel 1829) una delle sue più graziose parole: e Vedete sempre quella strada fiorita che parte dall'obelisco di San Giovanni in Laterano? >. ~fa la vera stella roman• tica, come tutti sanno, è George Sand: dinanzi a lei (luce cangiante) ogni altra stella impallidiJCc. Al suo gran cuore obbedisce una mas.sa sanguigna che ha origini regali e popolane, che le viene di Sassonia e di Francia. E questo sangue tumultua e questo gran cuore si offre ai più diversi appelli d'amore: appelli francesi, italiani, polacchi. E tutte più o meno le arti presiedono a turno ai suoi amori: la potsia, la musica, la pittura, la scultura, l'oratoria, perfino la medicina. Il suo nome è un simbolo. Di Ortensia Allart fu amica, e di Georgc Sand amica-nemica, una scrittrice che amò nascondersi anche lei sotto un'insegna mascolina: Daniel Stern. Nome maschile e profetico, cognome stellare (almeno in le• desco). Jn verità. il suo ingegno aveva qualcosa di virile, attirato com'era dagli studi storici e filosofici, e una certa tendenza alla profezia politica non poteva non euerci in questa donna che visse con pauione la storia europea del suo tempo, Ma un naturale buon gusto e un acuto senso dell'ironia la ( LETTEARLDEIRETTORE ) LASIGHORICHOALTA Catania, gennaio. ~ ARO DIRETfORE, è vero chf: ciaf&!I scuna persona ha sotto il braccio il libro che s.i merita. l' no scriuorc, vedendo certi v·isi, i.i domandava: e Quali libri pouono leggere co• uoro i >, E vedendo certi libri: e Chi può leggere questi libri? >. E scopriva che le due domande si rispondeva.no a vicenda. Ora la signorina R. ?t.f., al 'contrario di quello che potrebbe credeni, dedica alla lettura, al cinema e al teatro, insomma a quello che si chiama Arte e Pensiero, il doppio del tempo che vi dedica uno uuJioso. Una salute di ferro le permette di rimanere seduta, con un libro davanti, per cinqut' ore di seguilo. Quando si ripon del libro legge una rivista, quando si riposa della rivi.sta legge un giornale, e quando si riposa della lettura, va al cinema. Il numero di parole stampate e d'immagini riprodoue che entra per gli occhi di questa ragau.a è infinito. Chiunque lavora in qualcosa eh'! destinato a molte persone, è certo di entrare nel ecrvello di le.i. Ma cosa legge. e cosa vede, la signorina R. M.? Le copertine dei suoi roman:u ,.arlano di e contrasti insanabili>, di e analisi spietate>, di « squisita sensibilità. femminile>, preservo1.ronodall'atteggiarsi a pitonessa, come tante delle sue contemporanee. E se nel suo salotto (uno dei più fa,rnosi dell'Ottocento) e nelle trasposizioni letterarie della propria vita ella si atteggiò qualche volta a stella romantica, lo fece, mi sembra, con miglior garbo delle altre. Tra tulle le nelle romantiche Oaniel Stern ha comunque il primato in fatto di pro• verbiale cosmopolitismo. Nata a Francoforte sul Meno da un gentiluomo francesc, il conte de Flavigny, ch'era emigrato in Germania durante la Rivoluzione, e da una borghese tedesca appartenente a quella famiglia dei banchieri Bethmann-Hollwcg da cui uscirà. il quinto cancelliere di Gu• glielmo Il, si gloriava d'aver ricevuto, bambina, l'olimpica benediiionc del vecchio Goethe. Sposatasi al conte d' Agouh, legit• timista e ben accetto agli ultimi Borbonì, negli anni eroici del romanticismo pagc} all'amore romant:co il fatale tribu10 e visse con Liszt la sua grande avventura, appena un po' meno celebre di quella vissuta da George Sand e da Muuet. Da questa e: rapsodia ungherese>, durata quattro anni, nacquero due figlie, Blandina e Cosima, maritata la prima a Ernile Ollivier, il malinconico ministro a cui la Francia volle addossare la responsabilità. di Sedan, e la seconda al più travolgente invasore germanico, Riccardo Wagner. Goethe- Liszt- Ollivier. Wagner: un itinerario, o un circuito, da ,meditarci su. Il nome di Oaniel Stern, quasi dimenticato per molti anni, ricompare da qualche tempo in articoli e in libri. E un buon libro su lei è uscito che non è molto in Italia (Suzanne Gugcnheim, Madame d' Agoult et la pensi e etHf pienne de son ipoque, Firenze, Olschki, nella Biblioteca dell'« Archiuum Romanicum > diretta da Giulio Bertoni). Si tratta evidentemente di una tesi univenitaria, in cui con molta intcl• ligenza e dottrina è raccolto un abbondantissimo materiale intorno alle amicizie francesi, svincrc, italiane e tedesche di Danicl Stcrn, alle sue relazioni con la cultura ro- •' 1 "'./,,.. ,. . .., ... .;;;--, 't L'ARTE DELL' INORANDUIENTO di e problemi moderni >, ovvero di e ironia elegante > e di A: spirito indiavolato > ; le riviste parlano di tali romanzi; i giornali entrano acutamente in polemica con gli articoli di tali riviste ; infine le pellicole ricavano le loro vicende da quei romanzi e i loro titoli d'onore dagli elogi di quei giornali e riviste. E: un gran .circolo chiuso di Intelligenza e d'Arte, dal quale rimane se• veramente escluso quel po' di semplice e vt'riticro che il mondo sa ancora produrre. Cod si spiega che quest'occhio di ragazza ta•nto più si esercita, alla luce e al buio, e tanto meno somiglia a un occhio intelligente. Seguendo la sua direzione sbagliata, essa ha trovato puntualmente al posto dell'acu• tcua la malizia, del buon gusto la stranc~- z.a, dcll'umanitd la melensaggine. Ora l'opera è qua.si compiuta. Tutta l'Eu. ropa ha collaborato a quest'opera malva• gia. Ncuun paese si è sottratto al compito di guastare, con un suo libro, un po' della signorina R. M.. Alla quale mi sembra ri,crbato solo quest'onore: di mostrare, nel. la sua persona, che l'unità europea è pouibilc anche nel campo delle sciocchezze. Tuttavia l'Europa non è diventata d'un tratto un paese sciocco: qualcosa di buono lo produce ancora. Ma l'abilità diabolica della signorina R. M., aiutata da un'abili1à non meno diabolica di editori e informatori, è quella di saper trovare con sicurczia. quanto alla bclleua somiglia, ma bellena non è, e quanto pare intelligenza guardandosi bene dall'esserlo. E non è prodigioso che questa produzione di falsità. sia in grado di riempire tutta una vita di lettura e di studio? Tu mi dirai: < Qualche volta, la signorin3 R. M. incontrer¼ pure una pagina, un periodo di buona qualità >. Ebhcne, io ho guardato nei libri della signorina, e posso risponderti che la striscia di matita rossa, che postilla con la sua approvazione tutto il libro, salta infallibilmente questi periodi e pagine. Caro Direttore, non (arti illusioni: quel s;:·gno rosso, apparentemente' spezzato, è in verità unito e continuo come un cerchio di ferro. Dentro il quale non riusciranno mai ad entrare né Verga né Tozzi né Gogol, né quanti altri italiani e stranieri somigliano a costoro. Ma quando la signorina alza dalla pa• gina l'occhio affaticato, i buoni scrittori SO· no già vendicati: nessuna luce è in questa pupilla di persona còlta. L'Europa intellettuale, a cui la signoriAa si rivolge, conferisce agli occhi che la leggono un che di bovino. E: questo un inconveniente che gli scritfori non sono ancora rius-citi a eliminare. Cordialmente. VITALIANO BRANCATI P. S. • Un borghese, che ripete sempre nei riguardi di sc stesso: e Non si direbbe, ma io non sono un borghese! >, mi confidava ieri, stringendosi al petto un volume con non so che titolo dì Abba.zia: e Non si direbbe, ma Lucio d'Ambra è lo scrittore antiborghesc per eccclleou ! >. manza e germanica, alle sue nu.merose pub- tofolina. La contessa d' Agoult, invece, quan. blicazioni. E: difficile oggi invitare alla let- do la visitai la prima volta nel suo salotto tura di quegli scritti, tanto sono lontani dal della ruc Malesherbcs, in Parigi, m'attennostro gusto. Tutta quella carta stampata deva, con un ventaglio in mano, coprendosi - romanzi, drammi, liriche, meditazioni, la bocca ed il mento, di maniera che rimalibri di storia, di critica, di politica, di SO· neva solo scoperta la fronte va,ta e can• ciologia - oggi non si legge: si sfoglia. dida, l'occhio penetrante e il bel profilo di Possono, se mai, interessare le lettere e le un naso classico. Il mento che, nella vecmcmorie di Oaniel Stern, specchio ben mo- chiaia, facilmente, si protende, essa teneva lato di quell'età. cosi vicina e cosl lontana. accortamente celato, co,l che, con-.:>mata Insomma, quel che interessa è il ritratto o èai capelli bianchi, quella parte del viso l'autoritratto della donna, e proprio que- • che si manifes1ava, poteva emergere in tutto sto resta. troppo in ombra nel libro della lo splendore della sua bellezza e in tutta Gugenheim. la sua nobiltà aristocratica. Eua ambiva Un pastello di mano un po' grossa, ma dunque ancora conservare il suo impero spivivo e curioso, che ci presenta Oaniel Stern rituale; e lo esercitò sopra di mc possente, qual era ne' suoi ultimi anni, l'ho trovato come una vera sovrana dell'intelligen:u. >. in un libro dove forse non si penserebbe La mistura di mondanità. e d'intellettuaa cercarlo. t l'autobiografia di Angelo De lità un po' cattedratica ch'è in quest'appariGubernatis, Fibra, mauiccio volume in cui zione si ritrova nelle leltere di Oaniel Stern quel venerando decano della leueratura uni- a Mazzini, che la Cugenheim pubblica in versale (come lo chiamava un suo mali- appendice al suo libro, omenene due già zioso collega dell'Ateneo romano) riversò la pubblicate anni addietro da Mario Menpiena della sua puerile vanità. e del suo in- ghini. Son tutte del 1864 e degli anni di genuo e animoso idealismo. Raccontava a poi, cioè della contessa d'Agoult già vecquesto proposito un altro collega del Dc chia, benché meno vo-:chia di quando la Gubcrnatis che in una certa seduta spiri- conobbe il Dc Gubernatis; ma se ne riceve tica non c'era verso di far agire il fluido un'impressione di schietta vivacità e quasi medianico e di far muovere il tavolino: di balclania. E bi.$ogna, per coglier bene il accesi i lumi, si vide che vi giaceva sopra, tono di qu«to carteggio, cercar le risposte solenne, un esemplare di Fibra. Ma ect:o il di Mauini nel volumetto dj cui la contessa pastello: ,cure} la stampa l'anno stesso della morte di e Verso il suo scssantesimo anno, la con• lui: Lettres de ]oseph Mau.ini d Daniel teua d'Agouh, ehe visitai in Parigi, co>me Sttrn (1864-187~). Più che l'amore per b. marchesa Florcnzi Waddi{lgton la quale Liszt, a cui i contemporanei applaudirono conobbi in Firenze, serbava ancora tracce cc,me a un fuoco di bengala; più che l'adclla sua antica meravigliosa bcllcz.z.a.Tut- micizia con Sainte-Bcuve, il quale dalla. tavia, si potrebbe giudicare del diverso ca- cc.nsuctudine con la contessa d'Agoult (u rattere delle due dame, l'amica del re in1rodotto, come te:nbra, alla piena com. Luigi di Baviera e 1':1mica di Liszl, dal SC· prensione di Goethe, ma che poi, nel seguente particolare. La marchesa Florenz.i greto dei suoi taccuini, non poteva fare a mi mandò il suo bel ritratto della prima meno di punu:cchiar l'amica per certe 1are gioventù, dispiacente, diceva, di non po- romantiche; dirci che il miglior titolo di termenc mandare ancora uno del suo au- Daniel Stcrn <Llla riconoscenza dei posteri tunno, essa non voleva ancora dire del suo è questa sua amicizia degli ultimi anni con inverno; la contessa d'Agoult mi sped1, in- Mazzini. vece, coraggio$3.mente, il suo ritratto di L'agitatore ~ ormai stanco, deluso, qualvecchia coi suoi morbidi e lucenti capelli che volta amaro, ma rermo sempre nel suo bianchi, accompagnandolo, tuttavia, con un gran sogno, anzi tanto più fermo quanto delicatissimo profilo greco di sua figlia, meno gli è concessa l'azione. Come nel sofatto da un valoroso artista, prima che netto carducciano, essa divenisse marchesa di Chamacé; due modi diversi di civetteria femminile. Cosl, quando vidi la prima volta la marchesa Florcnzi set1antcnne nel!' Alberto Lo.urati, in via del Sole, a Firentt, essa ebbe ancora il talento di farmi ammirare, conversando gaiamente, un bclliuimo piedino, più scoperto, che nascosto, da un'elegante panEJUle antico, al ciel mite e set1110 Leua ora il uolto che giammai non rise, - Tu sol - pensando - o idial sei t1ero, E invia a Daniel S1crn alcune delle sue paròle più dolorose, sulla vita che non gli è stata mai dolce, sul suo voto irrevocabile di rinunzia alla felicità, o alcune delle sue UGO OJETTI: Il cavallo di Troia (19r2). Questo libro testimonia, una volta di più, del commovente sforzo che gli scrittori mondanì e le signore eleganti compirono, intorno al 19u, per introdurre, nella Roma ministeriale, qualcosa della Parigi romanzesca. Non si trattava soltanto di imitar mode e costumi, ma piuttosto di raggiungere una particolare spigliatezza romantica, una disinvolrura qualche volta drammatica. Troviamo cosl la storia di una dama che, apparentemente trascurata dal marito, uomo di mondo e grande sportivo, respinge un amico innamorato: questi, ingelosito, sospettoso, segue la signora, in vettura chiusa, la vede uscire dalla porta laterale del negozio di Bocconi, per poi av• viarsi cauta, con veletta calata, verso un nido d'amore di via Sicilia. Segue jl ricatto, naturalmente amoroso, ma la signora dimostra gentilmente come, in via Sicilia, dalle 5 alle 7, ella raggiunga ogni giorno il marito stesso. per conservare all'amore quel gusto di proibito, quel sapore di peccato, che, tra le pareti di casa, andrebbe inevitabilmente perduto. Cosl la storia del tenente di vascello, dalla splendida barba, che l'amore di una contessa veneziana gli impone di recidere. Cosl la vendetta dellà contessa Carmi, che, per legarsi in qualche modo l'amante annoiato, gli trova moglie, una ragazza avventurosa, riunendo cosl i piaceri della bontà., dell'ironia e del disp.::tto. Ma ci sono anche pezzi di maggiore impegno, diremmo quasi alla russa, esperimenti di spiritismo, drammi paesani, confessioni di un dongiovanni, tragiche beffe, e così via. Tutte le novelle poi portano la loro acdica: a Giannino Antona-Travcrsi, a Lconetto Cappiello, a Leonida Bissolati, e, anche, misteriosamente, a M., nomi che dànno, a queste pagine incerte, un vasto senso di necrologio. UMBERTO FRACCHIA: La Sulla d,l Nord. Giustamente Umberto Fracchia dominb il gusto della nostra prima giovi• nezza, poiché ritrovavamo in lui un senso, salgariano, dell'avventura, unito ad un sapore, omerico, di poesia. Le navi prossime al naufragio, le collane di smeraldi, le donne perdute, i gasometri, ugualmente ci piacevano: e nella Stella del Nord l'intrico, folto e lucido, delle parentele e delle bugie, rappresentava, per noi, il romanzo perfetto. Ora ritrovarlo, gualcito, sulle bancarelle dei libri vecchi, ci ha dato pena, come a chi ritrovi, decaduto, il ritratto glorioso del primo amore: ma ci siamo consolati, 1fogliandolo, poiché abbiamo capito di amar. lo ancora. M.d.C. ·- -----=c.=== parole più alate e più grandi, come quella ,u Rc-ma, del cui acquisto poco gl'importa se da Roma non debba partire una grande iniziativa europea. Danie) Stem, repubblicana ar.che lei, ma più incline a secondarc l'opinione pubblica, lo rimprovera am.ablln,entc per la sua intransigenza: e Per raggiungere una stessa meta ci sono venti vie. L'Italia ha sperimentato Pio IX, ha sperimentato voi, la.sciatela sperimentare Vittorio... Certo sarebbe meglio che non avesse bisogno di eserciti stranieri, ma vorre5tc per lei la sorte della P.:,lonia e dell'Ungheria? Voi ne siete ben capace, perché a,~tc la monomania del martirio, ma io voglio ch'e.ua viva ... >. Lo contrad:ce, lo stuzzica, lo prende /in po' in giro, ma gli è cordialmente fedele., e quando lo chiama, in italiano, e amico mio e non dell:a ventura>, il verso dantesco ci par più bello, cosi rivolto al grande ita• liano ramingo. L'espreuionc scherzo~, qualche , olta è come un velo cli pudore sugli affetti più profondi, in lei che ricordava con ironia certi isterismi romantici di trent'anni prima: e Se siete proprio deciso a morire prima di mc, non so davvero come impedirvelo e in questo caso vi prego di la~ciarmi per tcstament? l'uhima matita o i'ultima penna o l'ultimo calamajo di cui vi servirete. Ho conservato del ca1tolicismo la mania per le reliquie, ma ho cambiato santi. Addio, am:.Co mio, amico di "prima grandezz:a,", non scomparite dal mio oriuontc cosl (o. sco. · Maria>. t una risposta, parrebb(, a qucstr parole di Mazzini, nelle quali s'intravede un lampo di sorriso canzonatorio: < Credo che morirò prima di voi, d'un cancro allo stomaco. In questo caso cercherò di trascinarvi verso Sirio, o d'ottenere il permesso di visitani in Vega. Anche questa è una s1clla di "prima grandeua ". Voi l'avete scelta perché appartiene alla Lira. La mia appartiene al Cane Maggiore, che è il mio emblema: mestiere d'abbaiatorr-, senza che nessuno mi ascolti, gencralmentf' parlando! La mia scelta dunque è ptù modesta della vostra. Osservate, vi prego, che Vega è al t1ertice dell'angolo retto del triangolo di cui la stella polare occupa un altro vertice >. Amichevoli punzecchiature da costellaxione a costellazione. In verità., Mauini non può sorridere se non quando ha perduto di vista la nostra po,·ua terra. PIETRO PAOLO TROMPEO

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