( ILSORCNIOELVIOLINO) j~]UJ.lll!tll1 l( L CONCERTO ,infonico, diretto X d;tl mac .•~,v u:dcsco Cari Schuricht, (·bhc la virtù di affollare il teatro Adriano come un barile di aringhe. L.1 gente ansiosa continuava ad affluire per le <";nquc o ~ci JX>rtc nclJa ..ala, e cercava. di raggiungere il proprio po:ito arrancando fra le strettissime file di poltrone, ~cmandosi cerimoniosamente. e strofìnando:ii d,ille ginocchia ,;ino al mento alle pcn.onc già a posto, che er..100 CO!>trcttc a racco- ~licrc i loro programmi, i loro oggetti, e a lcvan,i in piedi, trattenendo il fiato per laitciar passare i ~pravvcnicnti. lmprc,a fatico'-a quella d'arrivare a -.cdcrsi, attravcr-,.o un attrito infecondo e più o meno gr<.1.dt~volca seconda dei casi fisici e ncr,..osi del pubblico; e l'immunità degli ~tinchi e dei vestiti non è panto as-;icurata. Un borsaiuolo qui dentro potrebbe c;.war l'orologio, il portafogli e perfino i bottoni della camicia a molti musicomani, )ol che \'Olc.,::i,e dar-.i l'aria compita e imbarazzal,l di chi vuol raggiungei"{', in ritardo, l'ultima ~dia vuota. Su~~criamo un ,i,;t<•m,1: ci vorrebbero sulla platc,, delle telcfrriche a carrucola col ~ggiolino che ~i apre, o dei µalanchini vol.inti: ognuno del pubblico v('rrcbbc '>pinto e calato dall'alto ,;ul suo po:.to co1.ì come si imbarcano i buoi o i muli ~ià imba!-t.lti nella stiva d'un ba,timcnto. Solt.mto in que~to modo ci si µotrcbbc introdurre bdlamente nella poltrona. scnzJ travcrMn' un ingrana~gio vivo di ginocchi, di costole. di spalle e di pugni. che ti l..1sciano dei lividi, è ti cavano a ,;tille un litro d, i,udor [r('ddo. Non è ncce ..s,1rio ag~iungcrc che, finito thc si,1 il concerto, ti sad altrettanto difficile u-.rirc di lì, .. cnza perderci la calm.ì, la dignità, e le galosce. \(' piove. Il mac,:,tro Schuricht ha il na.:.0 rotto delle statuè che sognano rivolt<' al ciclo nei parchi .tbbandonati, e ricorda nelle ,uc pose di l'Stasi monumcnt.alc il martirio di Laocoontt•. dal celebre marmo greco. Il !iUO cranio .,,)(·L\cchiato, l'octhio tagliato a triangolo, le labbra che fan becco come un uccdlo egiziano, ricordano ~11trc~ì la mole dcclam.1toria e ,;quilibrata del Bal::.ac di Rodin. Dirige :,enza \'OCC, ma h.ì l'ari.i di mugolare : r0!'>-'>0 in facci,t, e la bocca picr-J d'acqua bollente. : moi att<.·gf,{iamenti sono v.tri e infiniti. Eccolo incal7...:,re il tempo. curvo e furtivo come il teno ladrone della Gra,1 i·,a. Altrimenti ti appare d'un tratto come Alfredo, il trattore-mimo di via dcil,1. Scrofa, quando a p.t~ctti fr,m· c('\i 1 in tutto degno del tempo di Lulli, muove dalla cuc:.ind vcn;o i tavoli a~itando ncll'o ..curità convenuta. a mo' di E.tee. il pi.Hto fi.ammcggiantc dell'omelette souf/lie, o qu.mdo ride complim('nto'>O. sotto i baffoni arricciati a coda di gamhero, mentre (oh che maestria I imeM"ol..t con cucchi.tio e forchetta d'oro le famose e fumanti frttuccini· al doppio burro. L'illu,;trc dirC'ttore trdr,co <.:i offre ..inchc ,ta, olt.t un'c-\ibizionc, in grand<' stile e- ,;pettacolo~a, dt·I suo t:do profc:-<.ion.llc; t:uttavi;l è un arti,tJ e non ,i potr<'hbc dire che il suo rapiment.o ,;iJ comico, ma piutto,to toccante, e <.:omunquc divertente. Intanto, la ,ua mimica dà ri-,ult.iti, e quali e quanti: l'orche-.tra. che slancio. c.hc brio; quegli arre,;ti cardiaci e quel ritmo di corsa rapido, rt·golarissi• mo : un puledro ben guidato. Schuric ht sta come· chi ticn le ~uide del cavallo che vola leggero ,ulla via "'°nantc. Titnc le guide con trcpida7ione ed dttt•nLione acutr, le KUOtc con impcn.:ettibik g(·sto sulla groppa dcli' animall~ g<·ncrO\O (" talvolta, racco• .~lirndole in una mano, alta la ,;frrt:a con J'.:.1.ltra.S'impenna allora il de.,tricrO e corr<" via più veloce. Nell'« ad.,gio • ddla IV Sùi/onia di Beethoven, la facci.il del din:ttorc d'orche-,tra diventa immobile c luminosa, il. pomo d'Adamo J?;li :-,i frnna a rntzz..t gola, m<.·ntrc il suo br~ccio continua a Ji,ciarc- il t<'mpo labor10,;;amcnte e doln·mcnt<", col ge~to di chi acc~trtzza il olio ancora -.chiumo-.o e fremente dd cavallo d1c ha vinto. Dopo Beethoven) \·enne e ..e~u1to un br,mo di mmica tratto dal film Lucrano Serra pilota che vJhe al giovane autore mae~tro Sonzogno molte feste e molti applau::>i. Chiudeva l'intere~,ante concerto una bella ,;,infonia di Ciaikonki. BRUNO BARILLI J (;:"l-QJ{A\,A~tO ix,:1-hno l' c~istenza l{ del Giornale parlato, ed il bigliet• to d'invito, pur spiegandoci come il giornale sia stato fondato e sia tuttora diretto da Maria Luisa Fiumi, non ci \piegava il vero carattere di quella istituzione. Così decidemmo di andarci, ma pigramente, e mezz'ora più tardi di quel che fosse !,tabili-to dal biglietto, persuasi com'eravamo di trovare le file di seggiole vuote, il vasto e profondo deserto abituale di tutte le conferenze. Sbagliavamo, e infatti, entrando al Circolo della Stampa, fummo cortc~mente 3\.\Crtiti d1e t.:i .. irtbbc 1.tato difficilissimo trovare sia pure uno ~piraglio dietro le porte che già non fo,,e ~tato prc-.o d'assalto. A •stento riu<:cimmo ad cntr.lfe nel folto gruppo che, dalla sala del buffè, assicpa\'a la porta di fondo della sala. C'erano, intorno a noi, vecchi signori compiaciuti, ragazze lentigginose e ragazze infiocchettate, ~ignore \'ecchie e signore non più giovani. C'erano anche i camerieri con la gi..icchetta bianca, e si dimostravano molto contenti di partecipare anch'cS5i al Giornale parlato. Una fitta ~iepc di spalle e dì· cappellini c'impediva però la vista di quel che avveniva nella sala: si intuiva, più che sentirlo, che qualcuno stava parlando, di là, ma, 'iÌa per quella barriera, sia per la di!itanz..1. 1 sia per l'indiscrezione dell'oratore, non si afferrava una sola p,1rola. Tuttavia gli apph1u1.i furono, come lo era stata l'attenzione, vivissimi. Dopo una breve pausa, 3j levò un.:.1. voce femminile alta e met.tllica come quelle che, fino a qualche anno fa. facevano la réclame alla radio, e, con tono martellato, ma non privo di intenzioni scherzose, spiegò come il Giornale parlato fos- )C co1.a J.\:kli divcr,;;a dalle conferenze all'antica, perché concepito con divertenti idee di modernità. Quindi l'invi- .,jbile signora invitò il poeta Luciano Folgore a declamare qualche sua « crea- ✓.ionc >. Folgore dominava il suo pubblico: prima ancora che cominciasse a parlare, ondate di risa coNCro nell'a.»emblea e a noi, ~ull'uscio, ne arrivò un'eco sonora. Della poe!iia ,;cntimmo, naturalmente, poco o nulla. J ntomo a noi si rideva convulsamente, poi lii domanda\•ano, affannosamente, 3piegazioni al vicino, per sapere di cosa mai si fosse riso. A poco alla volta ci facemmo avan~i. Saliti su un comignolo d'una sedia potemmo dominare il salone. Si vede• vano i cappellini delle 3ignore e in fondo il p.,lco dei conferenzieri. Seduta tra gli uomini i,t..iva una signora mae- ..,to~amcnte grat:io,a, vestita di nero e coron:ita da una specie di cornucopia: ogni tanto tir..iva fuori dalla borsa uno specchietto, vi si_''!1ir:'1v'!a-_fTett~o~mente, aggiustandosi I ncc1oh, po1, npo~to lo !ipccchio, J~"lva ,;;u 1 ·?tgorc 1 e su tutti gli oratori che lo seguirono~ sguar: di di comprensione. Durante I punti più. ~alienti, anzi, scuotcv~ il caP? a u•mpo1 come usano fare, a1 ~oncer~•, le intenditrici di mu3ica cla,;s1ca. C1 fu dc·tto che quella era la signora Maria Lui,a Fiumi. Spenti gli applau'5i diretti a Folgore, la signora Fiumi si al7.ò, e_ con la stessa voce squillante di prima diede I~ parola ad Ugo Questa, che, reggendo m mano un fascetto di carte su cui volgeva l'occhio vacuo ed affa,{noso dei miopi, prese a parlare di libri e di articoli: timido come certi profcssori eccessivamente &OKA • AROREOLOOU OBIBTUlU BOKA • LA OIEOA DI SANTA RITA (Po\, Om.aibaa) miti e pedanti, che, nell'inuLile tentativo di attirarsi le simpatie dei loro crudeli scolari, cercano di animare il loro discorso con piccoli schcr.ti di sapore scoJastico. Ma, appena sollevato il volto dai fogli per pronunciare la frase burlesca, tornava a riabbassarlo così precipitosamente che il pubblico rimane• va incerto se do,rsse ridere o no. Spenti gH applausi, la signora Fiumi invitò Folgore a dire una JX>CSia: e Folgore fece ridere fino alle lacrime i '5UOiascoltatori, con una filastrocc,l !>Ulle ca.se moderne, dov!! si sente « il cavaliere che tira la r.atcr,a •· Poi la si• gnora Maria Luisa presentò il signoI Riccardo Pizz.icaria. Piccolino, e vesti• to di chiaro, il nuovo oratore possedeva quei doni di arguzia e facilità che ac~ compagnano alcuni individui dai complimenti natali7.l ai genitori fino alle commemorazioni funebri degli amici. Appariva instancabile, e gli stessi fluidi gesti delle mani parevano strumenti della Provviden7.a, attributi di una vocazione. Parlava del « bottone> : e dopo una sintesi storica cd utilitaria dell'oggetto, ci spiegò come i romani non possedt:~!-Cro i bottoni, e come nel medioevo le corazze li rendessero inutili, e come bellissime ragar..te, per mancanza di un bottone, possano apparire trascurate e prive di fascino. Dopo passò all'umorismo. « Non crediate>, di- ,·t•va, « che p.,rlando di bottoni io vo- ~lia ora attaccarvi un bottone, voglio al contrario inscgnaf\,i come sbarazzarv~ dcp:li attaccabottoni, ma non vorre1 che adoprastc il sistema per poi sbara11~11, i, bottone per bottone, di mc, dw finireste per comidcrarc un attacc·;ihnttoni •· Mari.i Lui!k"\ Fiumi ~uoteva ,\ tempo l.1 ~u.1 cornucopia, pareva che ascolta,,<.· una difficile ('sccuzion" di ~1o,art. Anche il pubblico era molto contento: e Pi1.zic.1ria raddoppiava di brio e di sorrisi, come un'attrice eh". ,entendo già assicurato il successo. voglia. :, qualunque costo, ottenere anche l'applauso a scena aperta. Gli ;1pplausi furono vivi. Subito do• po ,i rì~tahilì l'ordine cd apparvt· il nuovo \,.onfn<'rwiere. Si trL\ttava C'videntcnu·ntc di un ingegnere. Le gu,rnce ros-,<.' 1 la batl><·tt:\, b di1.involta crudi.ciane tccnic..1 1 i ,urri~i indulgenti, da vero scienziato. equiv,\lcvano ad un « arch. ing. • stamp..ito ,ulla sua fronte. Si capiva facilmente come avesse ripetuto più volte la sua conferenza davanti allo specl'hio, e controllandosi con l'orologio po<-ato sul comodino: compian·ndosi anclw della bella figura, del misurato gestire, della brillante conci!iione. Ma una così raccolta preparazione non gli aveva fatto immaginare di dovCr)i poi trovare di frontc ad un vero pubblico. L'ingegnere ne era intimidito come un tcno- ,-e debuttante, e le ,;ue frasi lii accavallavano, spesso, in giri viziolii, da cui non gli riui;;civ;t di uscire. Ma nes- -.uno se ne accorgeva: poiché l'irrompere, dalla ,;ua lx>cca, di !itrane e sibil.1nti~~imc con<;Qnanti, concentrava l'attenzione unicarncnte ~ul periodico ritorno delle esse, ddk effe, delle ieta, c1.attamcnte come nt'llc sinfonie diffi. ciii si attende solo di ritrovare una data fra1.e sonora. Poi toccò dì nuovo la parola a Folgore. Si ,tttcndeva infatti l'arrivo di Ro~s..ma ~1a~i, Luiii Almirante e R<rndonc, interpreti del Falco d'arge11to, i quali erano in ritjrdo. Gli attori avrebbero dovuto indire un referendum, per conoscere l'opinione pubblica intorno all'esito della commedia: e le signore trassero d,dlc borsette i biglietti d'invito, per ~taccarnc al momento opportuno i tagliandi che dicevano « sì » e «no•· Finalmente, mentre Folgore \t.µ-..1 declamando Anima, gli artisti entrarono; ma la loro venuta fu accolta <:Cnz., entusia ..m. o, anzi quasi con fa,;tidio, poiché veniva ad intnrompcrl' quella lirica così c,ua ,dia borghc~i.t intelligente. Almirante ste\so pregò il poeta di proseguire, e tutti furono conu·nti. L'apparizione della signorina Md.Si destò molta curiosità. Le i;;ignorc ,i alz.1rono in piedi. l'una impedendo la \ i,ta all'altra; ci furono proteste, qualcuna sedette, poi, vcdcndo le vicine ribelli, tornò ad alzat'.i. Ma finalmente i tn· attori riuscirono a porre il quc,ito annunciato dal biglietto d'invito. Se, cioè, i figli della signorina ~fasi dovesM"ro and.1rc- con lo zio Ran• done o con il padre Almirante. Le riSPoSt<'furono confuse: tutti, infilando- "' i cappotti e le pt·llicce, ~i dirigevano frcttolo,;;amcntc all'u\cita, e I.il signorina ~la,i ste~-,a. abbandonando il lucido sorriso che avcvJ. accompagnato le sue p,irolc, gettò negligentemente sul br.\ccio sini)tro i fiori che le erano str.ti offerti e !i.iallontanò confusa tra la folla. Attraversa i corridoi, le ~cale, l'andito, fin in piau:a Colonna, si sentirono ~correre le voci delle a!-coltatrici. Sul loro passaggio, traccia anurrina, rcMarono sparsi i cartoncini d'invito, con i tagliandi intatti, che dicevano impan.ialmente, « sì > e e no>. ' !RENE BRJN ( PALCHETRTOIMAN) I &1W'1!)00tr E 00:MJMlmJUlfl/Til ~ 1-;1 TRE runt..ionari che sorreggor.,o la .IJ vita dell'uomo: il prete-, il medico e I' a\\'OCato, Ja fon:tione dcli' avvocato è la meno augusta delle tre, come la meno gius1ifkata da metafisiche ragioni. La pratica della medicina, e soprattutlo quella della religione, implicano l'iniziazione in un mondo aupcriorc, e comunque diverso, e la conoscenza di temibili segreti: non la casuidica che ~ un'arte senza veli, e tutta ristret• ta nella zona profana della vita. Preti e medici hanno diritto al titolo di maghi: non l'avvocato, che di questa mancanza di rnistcro l'avvocato soffre immedicabilmente, e cerca supplire rendendo solenni e sacri i fatti più banali della vita, e soprattutto trin. cerandosi dietro una serietà di maniera, dittro una gravità che rirugge dallo scherzo come il gauo dall'acqua bollente. Lo parola i al Pubblico Ministero, la commedia in e tre tempi > di G~rardo Jovinelli (a proposi io: quale nuo,·o significato si cerea, sostituendo la parola e tempo> alla parola e alto > ?) che I.i. compagnia di Giulio Oonadio ha presentato per la prima voi• ta sulla scena del QuiYino, in1cndc rispec• chiare in 1alune sue parli il mondo degli avvocati, la loro speciale mentalità, il loro linguaggio altrettanto speciale ; arri\'ando, per quello che sapp°iamo noi, ad una rcdcltl fotografica. Ma qu.mdo mai la fotografia ha avuto funzione d'ar1c? Nel primo atto domina un dialogo tra il procuratore generale Saptdia, i! giudice istrultorc Nardi e l' av\'ocato di(ens.orc Briantc, e noi, raggomitolati in poltrona e chiudendo gli occhi nel gelo della sala, abbiamo ricapitolato tutte le banalità, tutti i luoghi comuni, tutte l<' verità lapalissiane che via \•ia, da quaodo siamo al mondo, e ci guardiamo attorno, e ascoltiamo voci, alr biatno raccollo nei 1rcni, nei caffè, nelle strade, e chr tutti assieme compongono l'epopea patetica e grandiosa dcli' idioz.ia umana E pensavamo quanto div<'ru. e istrut. th a sarebbe potuta riuscire ques1a scena, se invece di confondersi con i propri personaggi, il loro autore li avesse presentati da artista, come creature libere e staccate da lui. Assistere da spettatori a una scena tra n·vocati a noi poco importa: a troppe aii•iili sccnt abbiamo auistito fuori del tcalr!). Dal ccmmediografo noi a~pcttiamo nonché la rappresentazione, anche l'intcrpre1,1ll0ne dcli .. cose, e il giudizio che di euc' <"~h ci dà, 1· la conclusion<' che ne trac. L0,,1r1c• è o p("-.,imista o ottimista: neutra mai. M .. che CO'11 di nota nel dialogo di Cerar~ do Jovinelli du· questi penonaggi non sono da prendere s1I scrio? E d'altra parte che pcn~r,· di Ge;;trdo Jovinelli k: il sospetto rimane in noi c'1'cgli è simile ai suoi personaggi, c..· che an,i egli è i suoi stcasi peno• naggi ~ .. Questo i.;iovane au1orc, di cui con simpali.1 ricordii.lruo un la\·oro precedente, Alta chi,ur1ia, a,>ettiamo che presto ci liberi datr1>rribile Kispctto. Perché c'è in qu ~to autore qualcosa che ad altri autori nost .,ni manC'.a, la co$CÌenza dei propri limiti, l'ir:liffcrenza a farsi scambiare per qudlo eh, non è e a farsi b<'llo con panl\Ì di accatt<, e, per dirla con un proverbio straniero, a sputar(" più aho del proprio naso•· f'ra unta "olgarità camuffata da ('h•tJani.a, fr~ tante cose sc.iocche mascheratt' da pcnsie1 , qucs1e s.ikaz.ioni di- !ll{"SSC ma ~,hictte, quoti dialoghi sciatti ma diretti, hpirano 5imp.1ia. Della inu rpretaiion.. diciamo senz..a la minima rctit.enza che è stata ouima. A comincian• b, nintcso è:a Donadio, quest'atto• re che in modo sing,'are perpetua il concetto atl<'lico che dc11'1rtc recitatoria avevano gli attori d'un tempo, che passa con impero taurino dal comico 1I drammatico e al trucukn10, ma saggi:u•cnte si ferma prima di cadei..- nel Ciovan11i Grasso. E 01a diamo sfaso alla nostra perplessità. Fra tanta penuria di ouonc a1tric:i, tome mai due ottime aurici come la signora Franca Dominici e la signora Renata Scripa rimangono ncll'o1w)ra, o sia pure nella penombra, o almeno nella me7.U luce, e in ogni modo non \folgorano nel paradi$0 del divismo? Scmpke, dficacc, fornita di quel 1anto d'in1erio111à che basta a distinguere la donna dall'N" :1 1 pur senza cadere in quel dolorismo du,.'11no che non e\'ila la parcn1ela col suni,,111ina10 p<'nnuto, ma solo la raggiunge p1·r una via più lunga, la signora Dominici è 1111 .,ttrice sciia, compiuta, degna del massimo 11\pctto .. Nel Sf'condo atto di questa com:,11dia, m una di quelle scene contenute eo c:,prt'l>,i\·c che rivelano la grandr attrÌct', l.1 signor~ Dominici si comp0rtò con l'a,itorità r la misura di un'Emma Cram,uica, il che si dice non per fare un raff10nto, :11a per ~egnarc un livello. Quanto alla e.ignora Renata Seripa, che vedemmo g,·an <l.'\!lla in Alta chiru,gia, fan. tcsca nrlrO,ofo,:io a rutù e artì1tacamere in La pt11ola è al Pubblico Miniitero, e in ciascun.i di quntc parti manircstò caraucrc,. intelligenza, vjr ict:\ e subit~rncità di efit'tll ess.'\ (e qui pure per dare la misura, non per fart- raH10111i) ci r:,.mmentò madame Réjane. ALBERTO SAVINIO LEO LOt-lGANESI • DirNtore rHponsabile klZ/.01.1 & C. • An p, r l'.\r1c d, 11■ '.'>1■mpa \lilano kll'kOUUZI0:-.1 1-:!'IE(,UJ rE l'O'I \lA I ERIAI.E t'OTOt.k,\fi'KO • '"~kR.\SIA •·
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