(CONTINOAZ. DA.I NUMBRl PRBOEDEKTI) • 01, che avevamo continuato il viaggio, avemmo notizia dcl- ~l%~ 11 la ,ua mone, arrivati già a ~<.,O Roma. La marchesa (1) ne pian~ 1 ma non molto. Il ruoco di tanti altri amanti si a<:cordava poco bene alle molte lacrime. A questa morte seguì l'as\cnza di suo marito, col quale non era vissuta a lungo e che pianse come aveva pianto il Quaranta. Lupuli. Il giuoco e i festini, continui, mi \t'mbravano troppo poco allegri per il carnevale. Non ostante quindi la maldicenza di molti che trovav:ino da r;idirc sulla mia libenà di vivere in un paese pieno di formalità decisi di fare una mascherata nella quale io, sotto forma di Clorinda, seguita da trenta o quaranta cavalieri vestiti da soldati, andavo recitando versi composti per l'occasione da mio fratello e dal suo amico Marcscott..i. Finito il carnevale, la marchesa parlò di tornare.- a Bologna senza che il connestabile ,;e ne mostra~se troppo addolor,ltO. La loro intesa era già minore del solito. Pochi giorni dopo andammo a Mila no a ricevere mia so. rf"lla madama Mazzarino, che aveva lasciato Parigi per certi di5stnsi avuti con suo marito. La marchc:,a, che mi aveva accompagnato in questo viaggio, vl"nne con mc a trovarla in una casa di campag1,a1 a cinque o sci miglia da Milano, dove si era fermata. La trovammo in letto costrettavi da una ferita che si era fotta al ginocchio cadendo da cavallo. Tuttavia si sarebbe detto, vedendola, che non era niente: dissimulava cosl bene il suo male (2). Venuta dalla Francia con le idee ancora freschc delle mode più graziose del paese, era venuta anche oon lo spirito tutto pier10 del carattere della nazione, che, con.siderando wlo l'apparenza, regola la sua stima sul modo con cui uno è vestito. Dopo averci ricevuto quindi piuttosto freddamente, il brutto aspetto del nostro abbigliamento si ebbe il di.sprezzo che meritava. Pa~ta questa mortificazione, pensai che per mia sorella sarebbe stato più oomodo andare per acqua fino a Milano, ove infatti giungemmo la notte dello stesso giorno. La marchesa poco dopo se ne tornò a Bologna. Tutti avevano vivissimo desiderio di vedere madama Mazzarino. Le cose grandi raramente corrispondono alla idea che cc ne !acciaino i in ,cguito, )'abitudine di vederle diminuisce il loro pregio. Questo non accadde a mia sorella che, vedendola, sorpa1~ava quanto si poteva pensare di lei e nella quale si scoprivano qualità nuove ogni volta che si vedeva. Ciò che non avveniva però così spesso come si sarebbe desiderato, perché a Milano aveva preso un grande piacere a \"ivere ritirata e sola, ,;i lasciava vt'dere soltanto dai suoi familiari, e stava M:mpre chiu<a nell'appartamento che le avevamo dato. Se qualche volta usciva con noi, caso veramente straordinario, ,;i mostrava in una grande tra.scuratczza, in mezzo alla quale però la sua belleua risplendeva egualmente. Qualche scttimapa dopo ci venne a trovare mio fratello che fu molto contento di vederla. Ma la loro cordialità fu turbata assai presto a cauja di un gentiluomo cui mia sorella concedeva forse un po' troppo la sua confidenza poiché è abitudine di certa gente insuperbir~i per la libertà troppo grande che gli si lascia prendere. Riu~cii a farli riconciliare, ma la riconciliazione non durò molto per un nuovo dissenso del quale parlerò a suo tempo. Stanchissima di un so~giorno co-;ì lungo a Milano, pregai il connestabile di lasciarmi andare a Venezia con mio fratello e mia sorella. RiJpose che non poteva partire ancora e che non voleva che vi andao;si senza di lui. li rifiuto, per il modo con cui fu fatto, mi irritò profondamente, perché io mi irrito davanti alle resistenze, specialmente quando capisco che si prende piacere a contraddirmi. Avrei la~iato sin da quel momento mio marito1 se il mio risentimento non si fo(se arreso alle forti ragioni della marchesa sua sorella. 11 connestabile era rimasto così lungamente a Milano per aspettare il marchese di Mortara inviato dalla Spagna a governatore di questo Stato. Visto infine che tardava a venire più di quanto avesse creduto, si decise a partire. Mia sorella e mio fratello gli domandarono allora ciò che io non avevo potuto ottenere. Non potè dir di no, ma vi acconsentì a condizione che non ci saremmo trattenuti a lungo a Venezia, perché sapeva che quello era il luogo dove io mi divertivo di pii1. Come pretesto disse di aver dato la parola al cardinale Chigi (3) che sarebbe andato a Siena per una partita di caccia. Bisognò rassegnarci : ebbi la comolazione almeno di avere riconONNIBIIS PAGIN/f f PRJ.NOEBOJ. ATElfJ.lDE, JU.IOBEBJ. DI XOXTEBPUI (Po. J.llu.ri) ciliato per la seconda volta mia sorella e mio fratello, ohe ci promisero di venire a trovarci a Siena. Frattanto, saputo che il cardinale non v'era ancora, ci spingemmo fino a Bologna, dòve la bella marchesa ci trattò molto riccamente. Andati a Siena, il cardinale ci ricevette in modo molto gentile e durante i quindici giorni che vi restammo ci trattò con vera magnificenza e splendore. La caccia, uno dei passatempi per cui mia (()rella ha maggiore passione, fu il nostro ordinario esercizio. Madama ;\,fauarino faceva partire dalla sua mano dardi che non erano meno pericolo.si di quelli dei suoi occhi. Xl. Fra tante feste e diHrazioni ebbi un altro dispiacere per un nuovo di'5idio sorto tra mia sorella e mio fratello, che era venuto a trovarci, come aveva promesso. Partito mio fratello, andammo a Marino, terra del conne5tabile, lontana solo dodici miglia da Roma. Vi restammo sino alla festa dei Santi, quando tornammo a Roma, dove mia sorella, continuando a vivere come aveva fatto a Milano, fece un vero cremo della nostra ca~a. Raramente si lasciava vedere da noi, evitava anche la nostra convcr~azione e non voleva ricevere la visita di nessuno. lo ero molto addolorata di questo isolamento i e come non bastasse, qualche giorno dopo, arrivato a Roma mio fratello, vi furono ancora discordie e cause di di~piacerc. Poiché tutti ritenevano che questo fosse effetto dei cattivi consigh di quel ~cntiluomo di mia sorella, nel quale essa aveva molta confidcn7.a, volli, benché inutilmc.-ntc, fare tutti i miei ~fon.i per ispirarle altri .sentimenti. Finalmente, presa da giwsto ri(entimcnto nel veder disprczz.ate le mie cure e i miei consigli, dio;si a quel gentiluomo, che si chiamava Courbeville, tutto quello che pensavo in proposito, considerandolo come la unica causa di una disgrazia a cui non avevo potuto rimediare. Courbcville, che 3veva il difetto di essere presuntuoso, lungi dallo ~cusarsi, credendo forse che farlo sarebbe stato un diminuirsi, mi rispose con tanta scortesia che fui costretta ad imporgli di U(circ immediatamente dal mio appartamento. Aggiunsi che fuori avrebbe trovato qualcuno che gli avrebbe imcgnato a vivere e a comervare il rispetto dovuto a persone della nobiltà di mio fratello. Obbedì ma minacciandomi; mja .sorella1 offesissima, lasciò immediatamente la mia casa e si ritirò in quella di mia zia madama ~fartinozzi ; Courbcville presso iJ cardinale Mancini, mio zio. Uscitone qualche giorno dopo, andò a Civitavecchia, dove lo presero e lo chiu~ro in un castello. Trovò poi il modo di uscirne con l'aiuto dei nipoti del papa pregati da madama Mazzarino. La quale d'altra parte, non potendo sopportare la stretta 5<>gRe1.1onine cui viveva in ca.sa di mia zia, decise di andare ad abitare a Campo Marzio, pre('-0 l'altra Lia, che l'accolse con grande g101a. lo, che avevo 5Cmpre avuto una vera tenerezza per questa mia sorella, andai spesso a vi5ttarla ; ma non mi fu ~ibilc penetrare mai nel suo animo né (apcre qual.i fossero le sue intenzioni. J n quel tempo chic1,i al connestabile il pcrmCMOdi fare 11nvia~gio a Napoli e !'ottenni molto facjlmcnte. La noo;tra comitiva si componeva del patriarca, dei signori Mare•cotti e Acciaioli, del fratello del connestabile, chiamato allora l'.ibate Colonna, e di mio fratello. Io per compagnia avevo '-Olamente la conte55a di Estella cd una delle sue cameriere che mio fratello trovava a.s,ai di suo gusto. Questo viaggio, fatto solo a scopo di divertimento, fu di,;graz.iatamcnte turbato da una lite fra il patriarca e l'abate Colonna, che la vollero spingere agli estremi (4). Dopo averli riconciliati, cd essere stati quindici giorni a Napoli, riprendemmo la strada di Roma, dove trovai mia sorella in una profonda trinezza, dovuta al ritiro che aveva scelto. Ne fui molto commos- •a e, sempre sensibile alle pene dei miei pan-:nti, decisi di trarnela. Tan• to che chiudendo gli occhi alla frcddena che mi dimostrava, le proposi un giorno di u~cire da quel convento, dicendole che poteva contare sulla protezione della regina di Svezia (5!, la quale mi aveva fatto sperare che l'avrebbe ricevuta nel suo palazzo. Andatale a genio la proposta cd avendola accettata, di,;;posi immediatamente per l'esecuzione del progetto. ~(a, quando credevo che fo~ tutto pronto, ,;;cppi, da persone che avevo intcress..,to per la buona riuscita, che la regina non poteva occupar~ene e proteggerla, come mi aveva fatto sperare. L'c(ito sfortunato non mi )Coraggiò. Sicura che non ci ~arcbbcro mancati favori e protezioni una volta che mia wrella fosse libera, andai al convento coi bambini. Mentre mia zia e le altre suore si sarebbero di\"crtite con loro, io facilmente avrei potuto eseguire quanto avevo ideato. Così dopo una brc.-ve convcr•a1ione dissi a mia zia, (aiutandola, che non venisse più avan• ti, per paura che, indisposta com'era, l'aria non le facesse male. Nello stesso tempo feci segno a mia sorella di seguirmi. Le suore che ci accompagnavano, credendo che io volessi dire qualche co~a in segreto a mia wrella, si fcnnarono, e mentre noi imcnsibilmentc ci avvicinavamo alla porta, presero ad accarezzare con maggiore cffu~ione i miei bambini. lo allora con una s<:usa qualunque intrattenni la suora portinaia, dando modo così a mia sorella di uscire con una delle sue damigelle. e ~en7.a. salutar nessuno la seguii correndo fino alla carrozza che ci aspettava. Ci recammo immediatamente al pa• lazzo drl cardinal• Chigi, p<r prtg.rlo d1 awht,.rci col tuo favore: o prr lo mc-no coi rnoi con,igh. Non a"'·tndolo trovato andammo ,. casa di mio fratello. Scrivemmo poi a Giovan Batut;ta Roi-pigJio,.i, nipote d,.l papa {6), che venne ad offrirci i ,uoi st"rvigi Lo informammo di tutte Je c1TC'0<t,m1tdella fuga r lo supplicammo di par• larr in n~tro favore al cardinale ni• pote (7J, per paura <'he ìl cardinale Mancini, no.,tro zio, non ci prevcni,\<' e lo indur,..•!,,('-ad u~oe qualche violenta contro mia \Oltlla. A,;;~l-..e c.-»1 be11eyuc:~to incarico che l'~ito fu proprio come meglio non potPvamo dt ..i.- dtrare Il cardinale ~ancini non riu\Cl mai ad ispirare a Sua Sanm.a. ne 1m prov\edimento dannO\O .alla Ji}yrtà di mia sorella. ~1adama ~1azzarino, n1pondeva i-empre il pontefice, \i era rifugiata nei suoi Stati, non sarf'bbe -st.1to né giusto né one\tO disturbarla in qualche modo. Qualche tempo dopo 10 andai per qualche giorno in cJ.mpa~na col connestabile. Tornata, penua,i mia ~orella d1 venire a stare con noi. Non v1 rimMC però a lungo per dt1 piccoli diuidi sorti. XII. Al pnnc1p10 della primavera, il ca• valiere di Lorena '8!, e•iliato dalla Francia. ,·r-nne a Roma, accompagnJtO dal contC"di !l.1ar'3n, ~uo fratello, gentiluomo pieno d1 amabili qualità e conversatore piauvolihimo, con due altri amici, Gercey e !l.iorell1. Di.ioCreto, (incero e fedele il primo, abile e penetrante 1'altro 1 ma troppo astuto; e la astu.Ua è una qualità nrcc,..ariJ quando è moderata, ma è un difetto qUJndo ,i spinge all'ecce,;;-.oe un ca\'aherr: se ne deve -.cn·ire come un mned10 non come un veleno :9;. Al cavaliere piacque moltMimo Roma ; ma quello che free ,;;ì che , i pa"-..J'"' i dut' anni del !i.uo e~ilio, fu l'affiuf"nza -.traordinari.i di persone ddla migliore nobiltà che frequentavano la no~tra C.t"il, di,•cntata il centro di tutti i di,·crt,- menti di Roma. Si può dir"<"',(:nza c.,-,.a. geraz.ionr- che le commedie, le con• vcr~z1on1, il J(ÌOCo,la mu•ica, i grandi banchetti, tutti i d1vert1ml'nti mfine che si ~'-'>no 1mm.1~inare, ,i;j sue• cede,•ano gli uni a~li altri inCC'\s.Jntemente e con tanta vJTÌ<"tàeh<· c:rJ imponibilt "·eni,i;~ro a noia.. li cavaliere, nclle pri~ \ j(itr-. cercò di cattiva~i la bcnc\'olenz.a di madama .Mazz.arino; ma \"('dcndo che le sue premure e I suoi sospiri rt'!r.tavano senza. iuccC'<"o,perdette la pazicm:.. "l c ~mise improvvi\3mente di ofTrirle i suoi omaggi amoro(1. Poco dopo io volli offrire un concerto in onore della regina di Svezia, per feo;teg~iarla e nel tempo nes~ permetterle di occupare il suo spirito att1\0, cui piace molto non ,;;olofare (empre qualche cosa, ma offrire anche occupaz.ione a~li altri M:ia sorella e mio frate Ilo vivevano abbastanza d'accordo, se:mbra\'a anii che a,·c~~r-rofatto l~a contro di me, affrttando peMino tanto l'una che l'altro di non venirmi a trovare. Li in\"itai ugualmente al concerto. La mu,1ca, applaudita da tutti, fu b<-ffata d,\ mio fratello che giunw a dire che I(' voci e le arie erano le cow più pieto,;" del mondo, e pc~(!:10 :1ncora la (infonia. Mia sorella non dio;" parola, m,1 con le ,ue smorfie approvava evidentemente una critica unto crudele. lo mi adirai talmente che troncai ogni relazione perché non vole\"o scr\'ire loro di divertimento, né potevo ~pportare che mio fr.itello, che provava tanto piacere a irritarmi e a contraddirmi 1 avesse ancora questa ~di(faz.ione, Stavano così le co~ quando <'"SÌ decisero (egtttamente di andaNCne in Francia, ~enza farmi ,;;apcrc niente se non tre giorni prima della partenza ; c.-partirono anche (ellZ..1. dirmi addio. Pii1 si amano le per,one, più ~i ri'>entono le ingiurir che ci fanno. Così, io non posso dire che questa a~senza non mi cau'-'l.SSeun grande, vivi~simo dolore. Poco dopo ricc,·etti una loro lettera. in cui mi dicevano in modo dolce e lusinghiero che in verità i loro affari li avevano obbligati a fare quel vi.1.ggioin Francia, ma che il mio cattivo umore era stata h\ cau(3 per cui lo avevano un po' affrettato; ,arebbcro tuttavia ritornati certamente a Roma se desideravo rivederli; madama ~lazzarino me ne dava la ,u:l parola. lo poi, Ja~ciando d.1 parte il dispiacere di vedere chiaramc.-ntc nella loro lettera i c;cnt1mcn11che a,C'vano per mc, non pen(a\"O che alla spc.-ranza di ri\edcrli. S - (continua) MARIA MANCINI ( 1) Cristina Dudlcy dei duchi di Northumberland, nata in Inghilterra nel 1649, aveva sposato nel 1663 il marchese t\ndrta PaLcotti. (2) La duches~aMazzarino, di fatto non aveva riportato alcuna ferita Accompagnata nel viaggio da un tale Courbeville, JCU• dicro del cavaliere di Rohan, si era innamorata di lui e la m:ib.ttia C"ra un pretesto per vivere sola con l'amico. (3) FlavioChigi, nipote di Aleuandro VII e ammiratore di Maria Mancini. (4) Si sarebbero voluti b:attcre a duello. (~) Cristina. (6) Clemente IX (7) Jacopo Rospi.gliosi. (f:s) Figlio di Enrico di Lorena, conte d'Harcourt (9) 11 Morelli, amico del ca"aliere di Lorena, era stato accusalo dalla voce co. munc di avcrt" avvelenato Enrichetta d'ln• ghihcrra, duchessa d'Orléans Fiat 2800 ABBONAMENTO A "OMNIBUS" PER UN ANNO Italia, Colonie e Impero..... L. 42 Seimesi ..... L. ZZ Estero:un anno L. 70 Seimesi ..... L. 36 Inviare importi con vaglia o francoboll,a. RIZZOLI & (.·EDITORI PlamCarflroli6a • IIILANO oppur(! wrsorli sul Conto Corr Postofo N. 3-2076 in«,tato a RIZZOLI e C. 1-,toVEL~~ I ,.?t,llUNJUi. \,e ~ Ò' imGI PiRANDELlo , ( l • All80NAM'!'.NTI CUMULATIV11 111 u..o di a.bboH.IDUI0 a d.ie O pdl e► :~c:ou:-.!!•'d~~o ~U::;;e~tf:'"~ucl_· . ~ flllU Ulll!u 1-Sta OM.11.IV.S....... L•0- %1. LM..-$4.- U todl. ...... , . L .u..- U.- LU. a,.. IUTOLOO , ... , , , , L U.- 11.- L K.- )A. NOYUU... . . . . L H.- Il.- L « llTUTT0........ L l:l. 11. L «.- Ul!llllllLU ••..•• L n,.. 11. L «.- tl. CUIU!l.. , .•. l. st.- to.-- L 57.- 2t.- SCDUtO (COM:DU• L 11.- 1~.- L la.- 20.- CUIW IWtSTWXMll L 22.- IL- L «.- tl.- (llll ILUISTUTO. . . LU.- 11.- Lu.- U. WC".lctruO ..... LU. 11,- L.'4.-l-4. IM~ORTANT'!'.I Abbon•m•nlo cumul•th,o a11.. ,addette li p11bl>-«t ) ltaha • V. •'!llf' L. l,O Abbon•mento cumulath,o a1,. •11dd~- i!r:"~ 11 \:~!':'·••.~,_,,. R\~~.~•U... ~~ u■ 1'0iume dtlla r.ae,-, ,1,. ·•ICI&••· ~ • dn•tUdal"10O),.lli .,J,1,0111eu ~I L.360 CALENDARIO ARTISTICO "TORINO" 1939•XVII :f~:::1rt~~:,c1~;.t.enJ/'f,,r;.;•.•,r:, ■·t:ro~1 ia ~•d• foraat ... ~i_t,..tt.a d1 1111 a .1.. nlit-0 ,w-1tllo ct• ar1r editonAl,., df'VDO d, t ;ninrf' ia Oi'Di •t\1411.o Mlollo "'•"' •• •11" oro•• .,f'ftlO. I! Ul,t■dui,o T"IPn,t O!PrtO fa <- bu1a•.of'• C'\lfl'l-llla1ira •I 11< • n abbol!ah, 1 q~l.i po4r~..o rirl',..trlo a,-. 11.;:tndo L. 6 a11· •porto dt:fl·UboDa.111-tlll•). NOVEL PER UNANN di PIRANDELLO TUTTA LA PRODUZIONE NOVELLISTICA DEL GRANDE SCRITTORE COMPLETA IN DUE VOLUMI ELEGANTEMENTE RILEGATI I • TELA Chi conosce L'o11J11L,t si,<11orinI11, t11llrtt; Jr/ pol/11io, L, /U'ur•, D111lo:,ki lr• il l""" ,,,, r il piuolo ,,,,, Colluf'". roi prrson•,(.(Ì, Cki fu f, Sop,o Ji N11t11lr? :-.lessuno,scommcttUmo. Queste cd .altreundici mirabili no,,ellc - non comprese nelle prece. denti cdiz.ioni deUe No.rllr prr un """" - sono st.al<ritro,·.ate da M.anlio Lo V c-cchioMusti nei periodici .ai qu.ali coll.aborò Luigi Piundcllo. e incluse ori secondo volume della presente edizione, il quale h.a perciò npore di novitl. Anche il secondo volume, come il primo, contienc-in .iippcndicenume~ rosissime vui.iinti, che costituiscono un.a praiou testimoni,mu dell'evo. luzione stilistic.a di Pin.ndcllo. A. MONDADO
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