u 'RE:LJ.AO.APANN'A, Q 'JELLA sera ero passato per dieci o venti comode baracche e casupole senza trovarne una che mi andasse: perché i sentieri del Worcestershire sono in\pervi e fangosi, ed era quasi buio Quando scopersi una capanna disabitata posta al di là della strada in un piccolo gilrdino pieno di pozzanghere. Fin dalla mattina cadeva una pioggia pesante, e gli alberi da frutto tutti sparpagliati ne piangevano senza tregua. Ma il tetto appariva in buono stato e nulla faceva pensare che dentro non fosse deliziosamente asciutto; asciutto, ad ogni modo, come era verosimile per uno come me di trovare in qualunque altro posto. l\Ii decisi; e con un lungo sguardo verso l'alto e verso il ba!l!IOdella strada, cavai dalla fodera del mio cappotto una sbarra di ferro e forzai l'uscio che era chiuso soltanto da un lucchetto e da due catenacci. Dentro, l'oscurità era pesante ed umida: accesi un fiammifero e nell'alone della .fiamma vidi la bocca di un corridoio di fronte a mc; poi subito il fiammifero si spense. Chiusi allora con cura la porta, benché non avessi molte ragioni per temere che, in un'ora cosi fosca e in un sentiero tanto remoto, passasse gente; e accendendo un altro fiammifero m'insinuai sotto quel basso corridoio fino ad una stanzetta all'estremità opposta. dove l'aria era un pc,' più chiara perché la finestra era tutta ad assi incrociate. Per dt più, c'era in quella stanzetta una piccola stufa arrugginita: e pensando che facc,·a troppo scuro perché chiunque potesse scorgere il fumo, tagliai col mio coltello una parte dell'assito; così che presto potevo mettere a bollire il mio tè sopra un brillante focherello e far e,,apiare dai miei vestiti fumanti la pioggia d9la giornata. Infine caricai d1 legno la stufa fino all'orlo, e, deponendo gli stivali dove meglio avrebbero potuto asciugarsi, mi allungai per dormire. Kon de,,o aver molto dormito, perché, quando mi svegliai, il fuoco arde\'a ancora fcstosamentt:. Non è facile dormire molto tempo dt seguito sulle lisce tavole di un pavimento. Le membra s'intorpidiscOno e il minimo movimento ti sveglia. :\Ii voltai dall'altra parte, e stavo quasi per riaddormentarmi, quando sussultai sentendo dei passi nel corridoio. Come ho detto, la finestra era chiusa da un assito, e non c'erano altre uscite nella stanzetta, e neppure un armadio do,,e nascondersi. Constatai dunque con una certa irritazione che non mi restava altro da fare se non mettermi seduto e affrontare la musica. Ciò probabilmente avrebbe significato essere di nuovo tr:1scinato alla prigione di \Vorcester, che avevo lasciato appena due giorni prima e dove, per varie ragioni, non avevo alcuna premura di essere rivisto. Lo straniero non si affrettava, ma ora camm.inava lentamente, attirato dalla luce del fuoco; ed entrato parve non accorgersi di mc che confu!o giacevo in un angolo, ma andò dritto alla stufa e prese a scaldarsi le mani. Era bagnato fradicio; più fradicio di quanto avrei mai pensato che un uomo potesse esserlo, sia pure in una notte così oiovosa; e i suoi abiti erano vecchi e logo;i. L'acqua sgocciolava da lui sul pavimento: non portava cappello, e i lisci capelli che gli spiovevano sugli occhi sgocciolavano acqua che strideva dispettosamente sulle braci. Mi accorsi infine che egli non era un cittadino, bensì un altro girovago come o U. S, A.· VIAGGIATORI flLANDESTINI 80BPBE8I IN ON CARRO BESTIAME me, un • signore della strada•; cosl gli feci una specie di saluto e senza indugio iniziammo la conversazione. Egli si lamentava molto del freddo e dell'umidità, e vicino al fuoco rabbrividiva, coi denti che gli battevano e il viso di una bian• chezza malata. « No,, dissi io, • non è un clima decente per la strada, questo. Ma mi stupisco che questa capanna non sia più frequentata, perché è un cantuccino di capanna proprio comoda•. Fuori, i pallidi girasoli moni e le erbe giganti sì agitavano nella pioggia. .: Un tempo•, egli rispose, e non c'era una capannuccia p1u elegante né un giardino più lisciato in tutta la con-t-tea. Un salottino, era. :\la ora nessuno ci vivrebbe. e pochi vagabondi ci si fermeranno ancora•· Infatti non c'erano né i cenci né le latte né gli a\·anzi di cibo che ci si aspetterebbe di trovare in un luogo dove siano soliti sostare molti mendicanti. • ).la perché?• chiesi. Prima di rispondere, ebbe un sospiro affannoso: • Ss•s-pettri •, disse, • s-s-pettri. Uno che viveva qui. È una triste e tragica storia e non ve la racconterò: ma la conclusione fu che lui si annegò nello stagno del mulino. Era tutto fangoso e galleggiava quando lo tirarono su di là. C'è gente che lo ha visto gal eggiare nello stagno e gente che lo ha visto fermo all'angolo della scuola ad aspettare i suoi bamb1m. Pare che non si ricordasse più come e in che modo erano tutti belli e morti e il motivo stesso per cui si affogò. Ma certi dicono che lui passeggia su e giù per questa capanna, su e giù; proprio come quando loro avevano il vaiolo e non potevano dormire udendo sempre i suoi passi su e giù davanti alle loro por-r-te. Sì, affogato nello stagno, giù, questo ha fatto: e ora passeggia•· Lo straniero sospirò un'altra volta, e potei udire l'acqua cigolare dentro le sue scarpe mentre egli si muoveva. • Però•, dissi, • non è da gente come noi fare i supersuziosi; davvero non ci converrebbe di cominciare a vedere spettri, perché in questo caso molte sarebbero le notti di pioggia che dovremmo passare buttati sulle carreggiate•· •No•, disse, • no. Davvero che non converrebbe. lo stesso non ci ho mai creduto a quelle passeggiate, nemmeno io•· Risi. • E io nemmeno•, dissi, e io non vedo mai spcftri di chicchessia•· Egli mi guardò ancora coi suoi strani, mal10conici occhi. •No,, disse, • sicuro che non li vedete. Certa gente non li vede. È già abbastanza duro per la geme povera di non aver soldi per l'affitto; anche senza gli spettri per giunta•· • Sono i quattrini, altro che storie,, dissi, • èhe mi fanno dormire male. f:: tutta colpa dei quattrini e della gente ficcanaso se al giorno d'oggi non si può riposare la notte•. Ancora l'acqua stillava dai suoi vestiti tutto intorno sul pavimento, e un odore bagnato saliva da lui. •Dio!• gridai,• ma, uomo, ,·oi non potete mai asciugarvi?,. eAsciugarrhi? •· Egli ebbe un piccolo riso strozzato. •Asciugarmi? lo non sarò mai asciutto.. :\lai a noi sarà dato di asciugarci, 11é con la pioggia ,,, col sole, ni d'estate ni d'inverno. Guarda!•. Ed egli cacciò dentro il fuoco fino al polso le mani fangose, ardendo furiosamente e selvaggiamente. ì\la io raccolsi i miei due stivali e urlando corsi fuori nella notte. RICIIARD HUGHES (traduzione di Alberto l\1oravia). ~ IMOTEO era ubriaco uscendo dal- ! l'osteria con la moglie. Camminavano- sulla neve, tenendosi stretti, e chi li vide andarsene li pensò amici, ma Giustina sapeva che a ca~a il marito l'avrebbe battuta, pc-rché l'aveva vista bàllare ton molti giovanotti che lui non poteva soffrire, e cantare, a \'Oce alta, in mezzo alla sala. Aveva sperato inutilmente che Timoteo si ubriacasse del tutto, e che finisse con l'addormentarsi sotto il tavolo; ma egli aveva tenuto duro 1 guardandola tutta la sera con gli occhi truci. Mentre camminavano ~ull'arginc del torrente, giunse fino ad essi la mmica melanconica delle fisarmoniche e un canto tremulo di ubriachi che pareva un cozzare di bicchieri vuoti. Gimtina disse con allegria: « Cantano con la porta apert.i >, e ,;j voltò a guardare. Timoteo, per quell'ultima curiosità, fu vinto dall'ira e le dette uno spintone. Giustina finì nel torrente. L'acqua era tanto gelata che ritornando a galla "tssa chiamò aiuto una volta sola e poi urlò a lungo come un lupo affamato. Dall'osteria le risposero, incoraggiandola a resistere, alcuni contadini che subito corsero verso l'argine. Uno reggeva una lanterna. Timoteo fu prc:io da terrore, e temendo che quel bagno avrebbe fatto morire la moglie, saltò nel bosco tenendovisi celato. Gli urli di Giustina cessarono, ma intese il vocio degli accorsi che passarono un ponticello avviando"i all'altra riva, mancante di argine, dove Giustina era approdata. Timoteo uscì cautamente a vedere e nel buio !<iC◊r-c la piccola folla accanto a lei. Allora la sbornia gli passò e fu pentito amaramente di essere fuggito. Re- <;tando sull'argine, anche se Giustina fosse morta, avrebbe potuto dire che essa era caduta nell'acqua per disgraria. Ora, ~ non voleva es~ere arrestato, non potcrn che na,;condcrsi almeno fino a tanto che non .-.apeva la moglie fuori di ogni pericolo; e con quella neve c'era da essere certi cli non poter trascorrere la notte all'aperto senza soccombere al freddo. Però. conoscendo bene Giustina. gli pareva impo<iisibileche solo per quel bagno, sia pur~ in stagione così rigida, dovesse monre. Jnfatti, ora che ritornavano attra- \'e~ il ponticello, trasportandola, la donna piangeva ad alta vocc1 e se piangeva significava ch'era viva. La portarono all'osteria, certamente per farle cambiar d'abiti. Timoteo attese una mezz'ora fra le piante, battendo i denti per il freddo e coi piedi gelati, ma poi, finalmente, vide due donne uo,;ciredalla casa. Nella più alta riconobbe Giustina, l'altra era Rosalia, moglie di Jacopo. Quando furono passate stava per uscire sulla strada per seguirle senr.a essere veduto, ma vide capitar Jacopo e si mantenne nascosto. Jacopo seguiva le due donne a una certa distanza e ' . . ,- .. ,~• ... t•· .. t.~ •. non mostrava alcuna intenzione di raggiungerle. Timoteo pensò che il marito di Ro<iialia doveva riaccompagnare a casa la moglie non appena lei avesse finito di assistere Giustina. Questa supposizione però non lo soddisfaceva del tutto: a su:1 volta <iicguìJacopo e in bre,c arrivarono alla casa. Giu'>tina e Rosalia vi erano gtà entrate perché la luce ardeva nella stanza da letto. Jacopo si avvicinò a quella finestra e cautamente guardò dentro. Poi si ritirò quando vide aprir,i i \'Ctri; subito Ro- !; lia si affacciò e gli fece un segno. indi chiuse le imposte e la luce scomparve. Timoteo vide Jacopo entrare cautamente in ca,;a; allora, si appressò alla casa e attese. Avrebbe voluto entraivi anche lui, ma qualco"a gli suggeriva che Jacopo sarebbe tornato a uscire poco dopo. Infatti, non attet;C molto. Jacopo uscì, furtivamente, e cercò di riguadagnare il sentiero del bosco con rapidi passi. Ma Timoteo gli tagliò la Mrada deciso, Jacopo fece un salto indietro dalb span.·nto e seppe soltanto dire: « Timotro ! >. « Pens..·wi che fossi caduto Oc! torrente anch'io?> chiese Timoteo con \·oce rauca. e Non pensavo questo>, rispose Jacopo in tono fioco. Timoteo l'afferrò per un braccio: « Ora tomi in casa con me>, gli di<iisc. Jacopo ,;j adirò: « Che ti prende?> esclamò: e Lasciami ! Non ti basta che t'accmino di avere buttato tua moglie nel torrente? >. « V'è caduta da :,é >, disse Timoteo con sicurezza. « Ma a te ti faccio vuotare le tasche in presenza delle donne>. Jacopo cercò di svincolarsi, ma Timoteo era molto più forte di lui e facilmente lo condusse fino alla casa.. facendolo entrare in cucina. Siccome la cucina era buia passò col prigioniero nella stanza da letto. Giustina, che era a ktto, s'alzò spaventata e anche Rm.alia gridò dalla emozione. « Non ti fidare di queMi protettori, Giustina >, disse Timoteo, e così dicendo cominciò a vuotare le tasche di Jacopo butt,rndo sulla coperta del letto akuni cucchiai e divcn.i coltelli d'argento. e Le mie po,,;.ate », disse Gimtina indignata e voleva scendere dal letto per dare la ciabatta sulla testa a Jacopo, ma Timoteo la dissua!ie dal farlo: « La~ciamoli andare per questa volta >, disse. « Almeno non avranno il coraggio di dire che volevo buttarti nel torrente >. e Ci sono caduta da mc>, rispose Giustina, « e del resto sono affari nostri cd essi non c'entrano». • Potete and.1rc >, disse Timoteo accompagnandoli alla porta. Rientrando trovò Giustina ancora con la ciabatta in mano. e Posala», disse, « che non ho più nessuna intenzione di banerti ». Allora a Giustina morì l'ardire di battere il marito per vendicarsi del bagno e lasciò cadere la ciabatta sul tappeto. Egli era un prepotente, ma conveniva portare pazicnr .a. perché, in fondo, le parve un buon uomo. ENRICO MOROVICH SAI REMO LA STAGIONE D'OPERA al Teatrodel CASINOMUNICIPALE 8 gennaio • 20 febbraio XVII Dlrozlone artistica: M.• Cav. Ulf. VINCENZO BUFFI Gestore: Comm. EMILIO PERONE OTELLO di G. VERDI con A. Fertile e M. Stabile 8 e 11 gennaio IL PRINCIPE JGOR di A. BORODINE 14 e 18 gennaio LACANZONDEI SANGIOVANNI di O. PIETRI con Vittoria Repiquet e A. Ferrauto• No1ltà assoluta - Prima rappresentazione in Italia 21 e 25 gennaio LAtAVERNADI SALAMANCA di P. LATTUADA con Antonio Melandfi - Novità 21 e 26 gennaio IL PICCOLO MARAT di P. MASCAONI 28 gennaioe 1 febbraio WERTHER di O. MASSENET con Tit4 Schipa 4 e 7 febbraio TURANDOT di O. PUCCIIIIconG. Masinie Jolanda Magnoni - 11 e 14 febbraio IL BARBIERE DI SIVIGLIA cll G. ROSSIIII con Lina Paglingbi, G.De Luce e E. DeMuroLomanto 16 e 20 febbraio MAESTRI CONCERTATORI E DIRETTORI D'ORCHESTRA, VincenzoBellezza - FrancoCapuana • Piero Fabbronl . Gioo Marlnuzzl - S. E. Pietro Mascagnl REGISTI, Giuseppe Adaml • Giovaccbino Forzano - Arturo Rossato FASCICOLO DI GENNAIO OLTRE 100 MODELLI TUTTA LA MODA FEMMINILE 5 LIREIN OGNI EDICOlA LA PIÙ GRANDE RIVISTA PER LA DONNA Unavoltaali'anno è lecit.o...brindare Fine d'anno, carnevale .... sei bottiglie dello squisito italianissimo SPUMANTEGANCIA RISERVAREALE non saranno certo troppe per gli immancabili brindisi, senza contare che, allo stesso prezzo delle bottiglie isoiete, lo CASSA PREMIOBRINDATEGANCIA vi offre venticinque probabilità su cento di vincere, un buono di Lire 10.000 per l'acquisto di uno o più regoli a scelto, oppure un regalo del valore di Lire150 do scegliere fra dieci ,;,•gnifici doni; oppure, infine, uno cassetto di prodotti assortiti Gancio e Mirofiore. Ilbollettino delle estrazioni lrovosi presso i Rivenditori. Anche lo Cosa MIRAFIORE vi o/Ire quesr'onno lo cosso premio per forvi gusto re il suo ollimo Borolo Miroftore e gli olrri suoi eccellenti prodolli. an Pubbliclrb Rlcc)erdl IO
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