Omnibus - anno II - n.52 - 24 dicembre 1938

I RRIVATI da un villaggio vi- ~ cino, i parenti sedevano con @ i _familiari, tendendo l'orccch10. La stanza a poco a poco si oscurò1 e nel vano della porta aperta, sotto il tetto spiovente, la luna gettò una sbarra di pallida luce azzurra. Con la testa rasata di fresco, in grembo alla madre, il piccolo Lao-yao tendeva le orecchie, come tutti gli altri. Non sapeva perché ascoltava, né che cosa si aspettasse di udire, ma, in quel momento, era chiaro che conveniva ascoltare. Non molto lontano, un cane abbaiò. Si udì un frusciare incerto. Forse quel rumore confuso non era che il vento negli alberi ... e Attenti! Non udite? Ssst ! >. Si udiva un suono, come un pianto :.0mmesso. e Qualcuno grida fuori :,. e Macché!>. e Un momento: è una voce >. Per un po' nessuno di~ niente. Dopo un momento di .silenzio, la vcc. chia nonna, mezzo sorda e completamente calva, cominciò a borbottare fra le gengive sdentate : e Che devo fare, antenato celestC? L'indovina disse che questo era il mio anno di pericolo... Speriamo che non arrivi qui, la piena ... t vero che io mi salvo sempre... Pensate alle calamità che ho viste! Non si è mai certi di niente, è vero, ma ... Non ho paura di morire, io. Sarebbe ora, per queste vecchie ossa ; ma lasciare i figli e i nipoti, è duro! >. e Figlio o nipote, al destino che importa ! Per lui è tutt'uno; questo è il peggio! >. e Zitto, figlio senza padre! Ti può udire! >. e Dovrebb•essere a letto. Metti a letto la nonna, Hai. Dev'essere molto stanca, dop::>quella lunga camminata >. e A letto! t ora di coricarsi, nonna! > le gridò all'orecchio la sorella. <Sciocchezze! Nfcnte letto, per me. Voglio aspettarli. A che ora torna• no?>. < Chi lo sa? Non si sa nemmeno dove sono. Non si sente niente, per ora. Credi che accadrà qualcosa, stanotte?>. e Come vuoi che lo sappia? Nemmeno il Gran Budda potrebbe dirtelo! :.. « Budda? Abbasso Budda! Che ha contro di noi? Piene, piene, piene, e or; ,i anno per via di questo Budda. Se ne vada al diavolo! Dovremmo unirci per rovesciarlo, Budda ! Perché dovremmo riparar le dighe? Perché queste lunghe veglie, la notte? Avanzate, acque insanguinate, avanti! Annegate questo Budda, abbasso questo nemico, dico! >. e Calmati, Ta-fu. Perché prendersela tanto con un'immagine, che non ti vede nemmeno? :t. « Sì, ma quel che. dice Ta-fu è ve• ro. Piene, piene, piene, ognl anno! >- « Questa sarà peggio delle altre. Vedrete! >. Nessuno ascoltava più. Taciturne, di solito, le contadine, eccitate e nervose erano diventate loquaci; ora par• la~ano tutte insieme. J ragazzi più grandi, che non avevano accompagnato i padri alle dighe, si mescolarono con fuoco alla conver~zione, mentre la vecchia nonna seguitava ostinata il suo monologo. e Non ricordo quanti anni fa.. ero grande appena come il piccolo Lunger ... fummo costretti a nutrirci di fango e di corteccia d'alberi! Eravamo sempre in meno... la nostra grande famiglia si impiccoliva ogni giorno ... farne, malattie e ogni genere di calamità ... cadaveri dappertutto! Una baldoria per i cani e per i corvi! Quantr ne morirono? Non ricordo: il primo fu il mio fratellino. :Morì succhiando il petto asciutto di mia madre. Poi se ne andò mia sorella, poi mia zia, poi mio zio Micn ... Io avevo sette anni. Sono riuM:.ita chi sa. come a campare fino ad oggi. Lo credereste? Ridotta all'elemosina, non sono morta. Schiava, ho resistito ai colpi! Ed ora, a sessant'anni... sessantacinque, anzi... ricordo tutto molto bene. Grande come Lung-er, vi dico, e con una treccina ccme una cOOa di pas• sero ... Fu la prima inondazione ... Da allora ... :t. Non era affatto contento, Lung-cr, di e~~re paragonato alla vecchia calva. L'arida voce monotona, instancabile, lo spaventava; attravcr~ata la stanza, si rifugiò presso mo fratello. Gli occhi socchiusi, Lao.-yao teneva tuttavia spalancate le piccole orecchie. ~1:entre il brontolio della nonna continuava esasperante, il suo sguar• do fece il giro delle figure vaghe, nella stanza. Poi guardò di nuovo la vec• chia : le sue guance cave, che si gonfiavano ad ogni frase. La vecchia era molto buffa, e Lao-yao ebbe voglia di ridere, ma un ordine muto lo trattenne. Non un ordine, un avvertimento nell'aria. Eppure non gli riuscì di ridere. Bing-bang ! Un suono come una de• tonaz.ione, era certo qualcuno che urtava un oggetto, forse un piattino caduto. Tutti smisero a un tratto di parlare, gelati fino al cuore, e un silenzio pauroso pesò sulla stanza. Si udiva ora di nuovo il fischio stridulo del vento. E il monologo della nonna, che continuava a parlare con se stessa: « Di chi la colpa? Chi sa! Mio marito era un brav'uomo, laborioso eonesto, e il ragazzo gli somiglia. Mai un giorno di pigrizia, per nessuno dei due! Eppure sono morti. Perché? Che giustizia è questa? Dov'è il Dio del Ciclo? Io non conto più, non mi stanno più davanti molte ore. Ma per voi, giovani, non sarà lo stesso? Pure continuate a sperare, come facevo forse io in gioventù, a sperare che il mondo si capovolga, che tutto quello che è sopra vada sotto, e tutto quello che è sotto, a un tratto, su! Sogni assurdi ! L'onestà è stupida, credetemi... Che accadrà, quando sarò morta? Il mondo continuerà, sempre uguale, solo più brutto, molto più brutto ... >. « Idiozie ! Sempre più brutto, va bene, ma quando il brutto è al colmo, le cose devono cambiare! Insomma ...>. Un cane abbaiò fuori e il suono aspro tremò nella capanna e si disperse fra i muri di fango. Dalla nebbiosa notte grigia emerse una figura, un'ombra, vicino all'albero di cannella del lago. Ora nel vano della porta si intravedeva chiar,unente un uomo. Gettò al cane una parola, e un istante dopo era nella stnna. e Oh, è San-yeh ! Come vanno le cose? Resistono le dighe? Che fa Erkc? >. « Non c'è lume in questa casa? > chic~ l'uomo. e Non avete luce? :.. e Che accade? Credi che i cieli stia• no per cadere, di'? >. e Non c'è più una goccia d'olio. Ab· biamo solo du'i,_candele, e dobbiamo tenerle per gli èlèi :t. « Be', le cose come vanno? Non si sente più nessun rumore. L'acqua è "-alita o scc..,a?>. e Scesa? Oh no, non scenderà, stavolta. Siamo giù noi. Non avete udito il gong? Le cose vanno male, al villaggio di Tang. Le dighe cedono: è troppo tardi ormai per rafforzarle. KONOOLU • KISERU OIHESE E: come costruire una latrina quando è scoppiata la disscnteda ! Tra poco Tang sarà un lago ... vedrete! >. e E qui che accadrà? >. e Già, che accadrà? Noialtri abbiamo dimenticati i maiali, scappando. Potremo tornare a prenderli domani, o no?>. e Non saprei. Se la corrente si dirige verso Tang, noi dovremmo essere al sicuro. Ma qui c'è meno terreno di lì, e se siamo inondati dovremo rifugiarci a Tang. In punto di morte non oseranno impedircelo. Ma su, muovetevi, Ta-fu, Er-fu ! Occorrono uomini. Venite e state attenti. Se le dighe cedono anche in un punto solo, siamo morti :.. Andò verso la soglia e si fermò disegnato sul cielo opaco: una figura robusta di uomo, con pn gran torace e muscoli nodooi. Esitò un istante: « Non vi spaventate :., aggiunse. « Perché tormentarvi? Be', andiamo! Ehi, Ta-mao, faresti bene a venire an• che tu, e anche tu, Er-mao. l giovani hanno la vista fine! Lao-yao può rimanere, se sta male». Erano tutti contenti di andarsene, di lasciare quelle donne petulanti, contenti di esser sul posto, se arrivava l'acqua. Ognuno si mise a cercare la sua giacca : la notte estiva era fresca e uscire oon le spalle nude era spiacevole. e Non avrò pace, se non vedrò che cosa accade>, e Non ne avrai nemmeno quando lo avrai visto! E'.. una ma5-5a sconfinata d'acqua, che corre mugghiando qua e là. Voglio essere una tartaruga, se non t.i metterà paura, di notte! :t. Era San-ych, che parlava, San-yeh l'impavido, il forte San-yeh che aveva sfidato ~Ii dèi del ciclo e della terra ! Udendo San-yeh parlare di paura, le timide donne sentirono crescere la ansietà nei cuori. « Che ora è? Vengo con te. Non posso rimanere qui, stasera: la ca<.aè piena di fantasmi. Ho veramente paura. Vengo anch'io>. e Sciocchezze! Che puoi fare, tu? Stai a casa, con Lung-er e con Chuchu. Se qui è pauroso, fuori è molto peggio•· Senza aggiungere altro, San-mu tor• nò lentamente ~rso la sua sedia, se• guita dal piccolo Chu-chu. Ta-fu e gli altri corsero fuori, dove un vento freddo li accolse. Alzarono gli occhi verso l'alta luna velata e la cappa grigia del ciclo, rotta da innumeri stelle. Un attimo dopo erano spa. riti, portando con sé i due cani. Q). tre l'albero di cannella non si vedeva più che l'opaco lenzuolo della notte. Quelli che erano in casa si sentirono abbandonati, tagliati fuori dal mondo. Lung-er strofinò il posto caldo sulla panca dove poco prima era seduto Tafu. Aveva voglia di piangere; perché suo padre non c'era più; poi pensò che era meglio rincorrere suo fratello. Ma non seppe decidersi. Li aveva visti sparire in direzione delle dighe, e sapeva bcniss:mo che le dighe sono divertenti. C'era stato di giorno, e aveva visto la bella corrente gialla e le bellissime cose che trascinava: sedie, scatole, tavole, letti, lacche graziose, e polli vivi e cani, e perfino persone assurdamente aggrappate a pezzi di legno, o galleggianti immobili nel cavo di un'onda! Così affascinante era quello spettacolo, che Lung-er, dimenticato il suo riso, era rimasto a guarda• re a bocca aperta il flusso straripante del fiume. Ma, di notte, era meno attraente. In quel momento, per Lunger la rapida corrente nera aveva qualche cosa di ostile; egli pensava suo malgrado con un senso di paura a tutte quelle cose che galleggiavano sole sole. La vecchia ricominciò a parlare a un tratto: e So tutto, vi dico che so tutto. I ricchi non hanno paura della piena. Noi poveri la temiamo, perché colpisce noi soli, e i nostri cani e maiali. Ricordo una inondazione, quando ero schiava della casa di Chang. Quanti mendicanti c'erano! Ne perdetti il conto. Non veri mendicanti, capite, ma gente rovinata dal fiume. E i Chang, cosa credete che fecero? l padroni giovani andarono al Padiglione delle Stelle, a bere e a godersi lo spettaco• lo, dissero. In realtà il vecchio Chang quell'anno arricchì, immagazzinando tutto il grano e facendo salire i prezzi ~ci o sette volte. Lo credereste? li cuore dei ricchi non è di carne né di sangue. E perfino il Budda, comincio a crederlo, parteggia per loro. Da tanti anni chiedo misericordia, ma nessuno mai mi aiuta, e solo i ..ricchi diventano sempre più ricchi. Loro hanno certo denaro abbastanza per tenersi il Budda proprio lì in •famiglia : questo conta, certo :t. Un topo attraversò la stanza e urtò frusciando un mobile. e La piena non è ancora arrivata e già essi si muovono. B meraviglioso l'i\tinto di questi piccoli animali ... Io la ,edo brutta. Credetemi, accadran• no cose... Una volta ... >. Ta-niang, la raccontafavole della famiglia, aveva trovato un argomento; non richiesta, incominciò. una lunga storia che ricordava in parte, ma che rifece tutta narrandola. Solo le ragaz- ,zc più giovani la ascoltavano; le donne che, calme, avrebbero bevuto quelle parole, erano troppo agitate per interessarsi con delizia alla narrttzin-nc. Presto Ta-niang tacque e la stanza fu di nuovo silenziosa. Una ventata irruppe a un tratto dal• la porta aperta, e la casa si riempì di un odore di acqua fresca e di terra umida. Un suono debole di voci arrivò. Guardando fuori, le donne videro una fila di torce girare in distanza sopra le spalle degli uomini diretti al fiume, e quello spettacolo le confortò. Lag• giù i loro uomini, forti e amati, affrontavano la minaccia del fiume gon• fio. La speranza passò da quelle torce negli occhi delle donne, e per un istante li accese. Le fiammelle svoltarono gradualmente dietro le dighe e sparirono. Solo uo grido o un richiamo arrivava ancora, sempre più debole, poi anche questi tacquero. La luna pallida illuminava le facce egualmente pallide delle donne. Per un po' non s.i udì che il vento, e non si vide altro che l'oscurità, in cui una strana vita sembrava covare. Poi il latrato dei cani scoppiò presso l'albero di cannella e una figura apparve, poi un'altra, una terza e una quarta. Come si avvicinarono, furono riconosciute per due donne con due bambini piccoli. e Pietà di noi! Siamo rifugiati di ~foo-tan Nuovo :t. e 11:ao-tan Nuovo? 1:. stato inondato appena l'altro ieri, no? :t. « Inondato, sì. f:; a cinquanta o sessanta li di qui>. « t più basso di qui 1 certo! >. « Entrate! Avvicinatevi! Diteci quello che è accaduto! >. Le dur donne di Mao-tan Nuovo entrarono nella stanza e i loro figli esausti si buttarono sulla ~oglia. e L'altra notte, faceva buio fitto e pioveva forte, quando arrivò la piena. La nostra casa fu sconquassata e portata via addirittura. Non avemmo il tempo di prender niente. Come poteva una piccola capanna di fango re• sistere anche a un'onda ~ola della piena? Per i nostri vicini è andata pcg· gio: non soltanto le loro case, ma loro stessi sono stati trascinati via! Han• no ritardato un po', volevano forse salvare qualche Oj?'l;;etto...Non man. giamo da ieri mattina ... >. e Povere creature! Vedrò quel che abbiamo ... forse un po' di risç >. « E i vostri uomini? Dove andate? Mao-tan Nuovo è ancora sott'ac• qua? >. e I nostri uomini sono rimasti >. e Perché? Senza casa, senza cibo né abiti, senza lavoro ... >. e Non hanno voluto andarsene. Il villaggio non esiste più, vedete, e l'acqua ha distrutto il raccolto, ma sott~ l'acqua la terra è ancora buona. Essi non vogliono lasciarla >. e Dove andate? :t. « Voleva.mo andare a casa sua, a Wuya-shan. Siamo cognate. Ma stamattina ci hanno detto che a Wu-ya-shan è ancora peggio. Le strade sono bloc: cate. Dio sa dove andremo. I nostn uomini ci credono dirette a Wu-yashan >. La donna che parlava era giovane e inesperta, e l'incertezza della sua situazione l'atterriva. e Dovremo ... tornare indietro, immagino>. e A Mao-tan Nuovo? >. « Che altro possiamo fare? Finché qui è sicuro ... :t. . .. e Non tanto sicuro. I nostn uomini sono alle dighe. Nessuno p~ò sapere come sarà il mondo, domani >. e Dio mio! Se rimaniamo bloccate qui e gli uomini ci credono a Wu-yashan ... ». . La donna emise un gemito e commciò a singhiozzare e a gridare dispe~a• ta. La vecchia nonna, che non capiva niente, alzò la testa. « Perché tanto fracasso? :t chiese ansiosa. « Le cose vanno male? >. Nessuno le rispose, nessuno si accorgeva nemmeno di lei. Ogni cuore era serrato, come legato con lo spago, e tutti gli occhi scrutavano la notte ... In quel preciso istante i grandi gong cominciarono a suonare. Il dong dong rotolò sui campi in direzione delle dighe ; le confuse note rombanti strapparono gli uomini alle case, svegliarono tutti gli animai~ e il pollame, spaventando perfino gh uccelli. Il villaggio intero formicolò a un tratto di vita. L'universo stesso era come appeso a un filo : l'urto di quel suono lo avrebbe fatto precipitare. Una delle donne corse fuori dalla casa, e tutti la seguirono dirette all'albero di cannella, tutti meno la nonna. Sopra la folla della gente allarmata, di bam• bini in lacrime e di cani latranti, i gong continuavano il loro martellio instancabile. Gli uomini urlavano nella oscurità: e Alle dighe! Bisogna salv;,ire le dighe! Nessun uomo rimanga a casa in un momento simile! Nessuno fugga via! Venite tutti! Alle dighe! Portate picconi! Portate torce! >. I cani abbaiavano impazziti, i galli cantavano e il vento soffiando nella folla confondeva i suoni vari con levo• ci degli uomini occupali a combattere le acque tumultuose, alle dighe. Le torce illuminavano la riva alta del fiume, sotto cui cent.inaia di uomini lavoravano frenetici. « Dio del ciclo, proteggici! Guardaci, o Budda ! Re dei draghi ! Dio della pioggia e dell'acqua! Fermala, ferma l'inondazione! >. Alcuni si erano inginocchiatì e pregavano. Gli abitanti del villaggio si raggrupparono come formiche, e più erano numerosi più crescevano le loro paure. l bambini gemevano, i cani ululavano con tutti i polmoni, le donne strillavano in quella confusione, e intanto sem~ pre pili veloci e forti i gong battevano e più vive fiammeggiavano le torce. « Alle dighe, alle dighe, camerati! :t. e Salvate le dighe ! Salvate il nostro popolo! Salvate le nostre famiglie! :t. « Correte, camerati. Non c'è tempo ... :t. e Su le torce! Più su!>. Un fiume d'uomini, una fila serpeggiante di fiammelle, andava verso le indebolite dighe di fango, verso il fiume. Rapido un altro gruppo lo seguì, e nella sua scia altri gridi di inc0raggiamento e di supplica si levarono, altre torce descrissero vie di fuoco nella notte. li vento, diventato una brezza, aleg- ~iava in quel grande aperto tumulto, m quel rude fermento di uomjni. La luna si spostò un poco, si affacciò tra gli alberi ~ullc ricche me~i inargentando la grassa vita verde che si prop.:1gava ovunque. « Fermati, San-mu ! Dove vai? >. « Lasciami. Non posso più rimanere qui. Vado là dove lavorano :t. « Vengo anch'io! :t. Scesero inciampando la china, ì lunghi capelli fluttuanti. Subito dopo un altro gruppo rotolò giù nel buio la- !>Ciando"idietro altte voci tremule di madri e di figli spaventati. Ombre guizzanti, le figure delle donne danzav,rno ~ulle mura del villaggio illumina. te dalle torce in cammino. Ma presto le ombre diminuirono. Ad una ad una le donne portando zappr e spingendo carriole raggiunsero alle dighe i loro uomini ... e le acque !>eguitavano a ~alire. In alto il ciclo guardava sereno e la lnna. nuova brillava benigna !>ui tetti inclinati. Le stelle scintillavano, e la Via Lattea lassì1 sembrava inondata anch'essa. La brezza diventò un mite zeffiro sussurrante allegro nei campi e tra i lunghi filari del grano germo• glì,une. « L'indovina disse- che questo era il mio anno di pericolo», mormorava, ,ola, la nonna. TING LING

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