Omnibus - anno II - n.52 - 24 dicembre 1938

f~"- L NOME çlcl generale Giulio ~ Douhet ricorre frequentemente • nelle riviste militari italiane e straniere: si può dire che sia il nome pil1 cit~to. Forse nessuno approva senza . riserve e alcuni si oppongono con v1olenz..1.,ma la discussione rimane aperta. Tutti intuiscono che Douhet è un pensatore scrio, col quale bisogna fare i conti. La guerra d'Etiopia, la guerra spagnola e quella cino-giapponesc, hanno dato origine ai giudbj più opposti. ln complesso però il prestigio di Douhct è andato crescendo. Dopo la crisi ccco:i.lovacca, anche i più o.>tinati si sono senza dubbio convinti che Douhct aveva almeno in gran parte ragione. Scn7.a lo spettro della guerra aerea, Chambcrlain e Daladicr non sarebbero a_ndati a Monaco. Oggi a Londra non s,_ parla che di aeroplani, di difesa, d1 protezione, di ricoveri, di maschere antigas. t. un incubo. Secondo mc, Douhet non aveva tor• to quando si lagnava di non essere stato compreso. Non fu mai e non è ancora ben compreso, nonostante che abbia tanto insistito nelle sue idee. Il suo. p~nsicro è semplicissimo ma, se non c1 s1 mette nel suo punto di vi• sta, non se ne capisce nulla ; e allora saltan fuori le obiezioni che lo fa.ce. vano trasecolare, come se si fosse sen• tito pubblicamente accusato e di aver nascosto nel taschino della sottoveste l'Altare della Patria>. Douhct è per la guerra integrale. La guerra è la guerra, ripete coi tedeschi: è anticavalleresca, è atroce. Natural• mente, non si tratta di malvagità. Per brutale malvagità - egli dice - non ucciderci nemmeno un pollo : rinun- ~fd~~lt i:a~~a~e 1fc1!~~ea~~~ss~1~rt torio lanciar bombe esplosive, incendiarie, venefiche, contro un centro abitato, perché così s.i determina un dan• no materiale e morale di alto rendi. mento agli effetti della vittoria, preci'mmcnte come si ritiene lecito e meritorio uccidere ìn battaglia migliaia di uomini che indossano un'unifonne. La guerra è un mezzo; lo scopo è la sal- \,ezza della patria. Alla guerra non si de.,-ono applicare criteri di pace. Né si può fare distinzione, agli effetti della guerra, tra armi nobili e ignobili; ci sono soltanto anni più o meno cffi.. caci. La guerra va osservata « con OC• chi asciutti e con cuore chiuso. Sia fatta con probi esplosivi o con perfidi ga~, il risultato è identico cd è morte, distruzione, devastazione, dolore, orrore e via di seguito». L'offesa più violenta, più terrificante, rivolta verso i punti più vulnerabili del no,nico risolve la guerrn col minimo danno: cd è perciò, in sostanza, la pili umana. Se ciò ripugna, si rinunzi alla gucr• ra. D'altra parte, lo studioso di arte militare non è un moralìsta e non deve discutere la guerra. Davanti alla guerra, si deve comportare come Machiavelli davanti al principato, limitandosi a studiare come si vince e come si perde. JI generale Douhet era un ingegno scientifico e !'li è occupato seriamente di elettrotecnica e di aeronautica. Mol• WU-OHO; FANTERIA GIAPPONESE BOTTO IL BOlfBJ.RDAVENTO CINESE ti dei suoi ragiOnamenti sono di carattere matematico. Per questa sua mentalità matematica, non aveva simpatia per la storia e non avrebbe mai ripetuto con Napo• leone che, per imparare a far la guer. ra, occorra studiare le imprese dei grandi capitani ; anzi, una volta disse che lo studio della storia militare aveva. prod_otto e quelle ideologie astratte e irreali che hanno sempre fallito di fronte alla realtà della guerra, costituendo un elemento ritardatore di ogni progresso>. Sarebbe tuttavia un errore credere che il Douhet fosse ostile alla strategia napoleonica. Era ostile alle pose napoleoniche (« per fare i milioni», diceva, e occorre prima di tutto avere i milioni>), ma i suoi principi sono qu<:lli di Napoleone. Come Napoleone egh amava la guerra rapida e decisi. va, e ripeteva che soltanto l'offensiva può risolvere la guerra. Sempre d'ac• cordo. con Napoleone, sosteneva che non s1 può e non conviene attaccare su tutta la fronte, ma si deve trattenere l'avversario su una parte della fronte per poterlo battere sull'altra. Era contrario alle offensive non redditizie, e gli sembravano non redditizie le offensive per terra e per aria. Per Douhet non ci sono tre fronti ma « un fronte unico cd inscindibile terrestre•marittimo-aereo >. L'azione dell'esercito, quella della marina e quella dell'aviazione devono dunque essere coordinate, e ci vuole un ente che fino dal tempo di pace le coordini (è l'idea, attuata in Italia e in Germania, del capo di Stato Maggiore generale). ·11 fronte è unico, ma il campo decisivo è quello aereo: bisogna dunque e resistere sulla superficie per fare massa nell'aria >. Questo è principio fondamentale di Douhct. li campo decisivo non può essere quello ~crrcstrc, perché nel campo terrestre si avrà, secondo Douhct, la stabilizzazione delle fronti, cioè la guerra di trincea, come nella guerra mon• dia le; e ciò perché le stesse cause producono gli stessi effetti e la causa della stabiliz7,a.zione è il perfezionamento delle anni da fuoco, specialmente di piccolo calibro. Ogni perfezionamento delle anni da fuoco, egli dice, avvantaggia l'attitudine difensiva, nel senso che consente a chi si difende di resistere a forze molto maggiori. L'attitudine difensiva consente di conservare più a lungo l'efficienza delle proprie anni e mette le anni nelle migliori condizioni p~r ~~ire; per consc9ucnza se l'~r• ma e pm efficace acquistano maggior valore quei dispositivi che valgono a conservare e sviluppare la sua potenza. A riprova di questo «fatto>, o, meglio, di questa affermazi-:>nc, l'autore dice che la formidabile sistemazione difensiva della guerra mondiale « a• vrebbc avuto un valore poco differente da zero se le fanterie e le artiglierie in contrasto fossero state armate come ai tempi di Gustavo Adolfo>. Difficilmente si può accettare quest'ultima affennazionc, e tutto il ragionamento è debole. Nel senso che dice il Douhet, la superiorità tattica della difensiva c'è stata sempre. Per questo Annibale non marciò su Roma nemmeno dopo la vittoria di Canne, né Cesare attaccò Vcrcingctorige trin• cerato in Alesia. Durante la guerra mondiale, ~i ebbe la stabilizzazione per via delle fronti troppo estese che non potevano aggirarsi, per l'imprevista efficacia dei reticolati, per il valore dei combattenti e perché non ci furono né Alessandro, né Cesare, né Annibale né Napoleone. Quando si attaccò co~ mezzi adeguati si vinse. Più curioso è il seguito del ragionamento tendente a dimostrare che dell'accrescimento della efficacia delle ar- ~i da fuoco. la difensiva si avvantaggia « anche m senso relativo» sull'of- !cnsiva. 1:,,acit:tzione è lunghetta ma e molto istruttiva: fa capire bene la mentalità del nostro generale. e Supponiamo _che un soldato sia appostato m una trmcca preceduta da un retico• )ato e che gli avversari, per percorrere 11 terreno di 1ttacco, debbano impiegare un minuto primo. Se le due 'parti sono armate di un fucile a bac.::.hctta capace di sparare un colpo ad vgni minuto, per avere la sicurezza matematica di giungere nella trincea ove l'unico soldato si difende, basta attaccare con due uomini, poiché più di u!10, durante l'attacco, non potrà venire abbattuto. Ma se le due parti sono, invece, armate di fucili capaci di sparare 30 _colpi al minuto, per avere la stessa sicurezza. occorre attaccare con 3 t uomini. Tutto il fuoco che abbiano potuto eseguire questi uomini prima dell'attacco non interessa se la trincea ripara il difensore dal 'fuoco. Nel primo caso, uno sulla difensiva equilibra uno all'offensiva; nel sccon- ~o ca~ ~e equilibra trenta, perché l arma e diventata trenta volte più cf• ficace >. Qui l'autore non tiene conto né del reticolato, né della tattica nell'attaccante. Se chi attacca avanza a sbalzi e a gruppi sfruttando il terreno la di• stinzione tra il soldato in difensiva e quelli che avanzano diventa evanescente. Nel momento in 'cui sparano, stando a terra riparati da qualche acci. dentalità del terreno, anche gli attaccanti si possono considerare in difensiva. Nel primo c.iso, poiché sono due cont;o uno, hanno più probabilità di colpire che di essere colpiti. Se nessuno r('sta ferito, la difficoltà comincia quando gli attaccanti arrivano al reticolato che devono rompere per entrare in trincea. Se ammettiamo che uno dei. d_ue attaccanti venga colpito e ne arnv, uno solo al reticolato. non s.1.rà facile che egli riesca a rompere il reticolato visto che l'altro gli fa fuo. oo contro. Nel secondo caso trenta uomini seno troppi. Per arrivare al retic,clato ne b~stano molto meno, purché I avanzata s1 faccia .;i sbalzi e a gruppi e ~i abbia l'avvertenza che quando .:.lcun, avanzano gli altri facciano fuo-. co. I!. vero che il Douhet potrebbe obiettare che lui ha suppo::;to che la trincea ripari il difensore dal fuoco· ma evidentemente, se questa ipotesi deve essere presa alla lcucra, se si ammette cioè che .il difensore sia in una specie di corazza, il fucile non è adatto per l'attacco e occorrerà ricorrere per esempio alle bombarde. A~lora a~chc un ~lo uomo può riuu:1rc a distruggere 11 reticolato e l'attaccato, anche se questi abbia un fucile mitragliatore dei più perfezionati. In questa occasione (non si può negarlo) Douhet è stato troppo matema• tico. C. questo il suo difetto. In gene. raie egli trascura i valori morali (corag• gio, intelligenza dc:i combattenti, ma• novra). La sua teoria è una specie di meccanica razionale in cui si suppone l'esistenza di corpi rigidi, fluidi pcrfet• ti, assenza di attrito e di rcs.istc11zasul I "'I. mezro : un caso limite in cui si tien conto solo dei valori materiali perché i valori morali si suppongono pari. e. una limitazione grave perché la guerra si fa sì con le anni (e anche col denaro che, diceva Montecuccoli, è virt~almcnte ogni cosa), ma si fa princ1palm~nte con gli uomini e quindi col coraggio, con lo spirito di s.'\crificio, con l'audacia, con la sorpresa, con la manovra. Bisogna riconoscere però c.:he Dou• het ha voluto espressamente porre certe limitazion!. e Di positivo~' egli dice, e prevent1vamcnte1 non s1 può contare che sulla forza materiale, tanto meglio se poi prcpondereranno nella nostra parte anche il morale e la manovra >. Anche per lui dunque si tratta di u!la specie. di strategia matematica. Possiamo aggnmgerc che egli ha dimostrato, nel costruire la sua teoria, una vera genialità. Per questo le sue idee vanno studiate e sviluppate come faremo vedere in u1ì.prossimo articolo. Vedremo che il suo pensiero è a,ttualissimo oggi perché, anche se le ragioni che ne ha date sono inaccetta• ' Pili, la stabi)iz:7.azionedella fronte ter• restre, con le lince Maginot e Sigfri. ~o, è 1ivenut::,. più probabile e perché m ogm caso 11fattore aereo è di im• • portanza decisiva. SEB. TIMPANARO NATALE, CAPO D'ANNO, CARNEVALE S'avvicina il periodo delle ore liete e degli immancabili brindisi di gioia I Non lasciatevi sorprendere da queste felici ricorrenze con la cantina sprovvista di GANCIA RISERVAREALE, lo squisito spumante italiano. E tenete conto che allo stesso prezzo di sei bottiglie iso· late, voi potele acquislare la CASSA PREMIOBRINDATE GANCIA che vi dii venticinque probabilità su cento di vincere un buono di Lire l 0.000 per l'acquislo di uno o più re• gali a vostra scelta; oppure un regalo del valore di Lire 150 da scegliere fra dieci magnifici doni; oppure, infine, una cassetta di prodotti assortiti Gancio e Mirafiore. Chiedete al Rivenditore il Regolamento e il bolleltino delle estrazioni. Anche Ili Cllso MIRAflORE v1 oijre quest"llnno tll cl!no premio per lllrv1 gustllre il suo ou,mo8orolo M 1ofiore e gh l!ltr1 suoi sQvisI1Iu m1 prodo1t1 Ja ~ .._..... ncia UNA BELLA BOCCA È ILPl(Ì BEL OkNAMENTO OEL VI/O ........ ' V/ATE' IL DENTIFRICIO DEITO tr~~:b~c~·t{c:;t~:c;~;criu~:g:o ~;; i!:~:. r---------------------------- .. ~r::ni;t::~o~:n e~~e/i~~o;;;v/ipe~ue 1:t'u~it;m~i New York gridindo: < Baer è stato .sconfitto!. .. Ma ci rimane ancora Einstein! >. e MA la signora Antoine ama davvero suo marito? >. e: Lo ama talmente che prende j mariti delle a.miche per non adoperare il t: CAMERIERE, uno stecchino!>. < Sono tutti in mano, signore >. , IN un ristorante mollo elegante entra un signore ben vestito che siede a un ta- \loJo e domanda al cameriere: « A,·ete degli avan?..i, dei rifiuti? >. e Avete forse un animale?> domanda a sua volta il cameriere. .-s~ >. < Bene, allora vi porterò degli avanzi >. Di ll a poco il cameriere porta al signore ~~~~::i1r:,~::ie:a7~· bizzarro clfon1c CO• mincia a divorare lo strano pasto sotto lo sguardo atterrito del personale e dei clienti che, prendendo il s:gnore per un pazzo, non osano contr.ariarlo. Ma appena finito di mangiare, il s:gnore ordina delle ostriche, del rosbif e dei legumi, che gli vengono subito portati. t Vi ho detto>, dice il signore mangian• do, < che avevo un animale: prima ho nutrilo lui, ora nutro mc ; è un verme solitario"». UN vecchio bibliotecario s'accorge, all'ora della chiusura delle sale, di aver perduto il sllo ombrello. Dopo aver inutilmente cer• :'cato in tutti gli angoli, per forza d'abitu• , dine apre il catalogo e cerca alla lettera O. UN famoso dottore fu invitato a ispez:o. ~are un ospedale accompagnato da tutti i medici e chirurghi. Finita la visita volle • vedere gli incartamenti e si fem1ò a considerare accuratamente i s:stemi di abhre• ... Nn 1101,urlu rià«11 il prntisio di un 'rp«R Ji /11sto I' Ji /,uso ,l(J,·t, rompltmtnto inJi,p,,,,,.l,,"ft "' l,uon s1'1to, trii /11 QUA LITA. ACQUE DI COLONIA LUSSO 1!lJ I ® (i= ( 81 LI! w - et' .IO }I I ~ ~ ---~a ra I ~0 T,opb« Moord -~ p,.·, R. I S MILANO VIA cuaTATON[ N •I q,ru<&~ P..,, • ;/t:zi:;:.:. J:u:~: ::1::~~~ 0 :!•m~ra~:r ,:,~::~ "FILIPPICHE"I "-------~ la critica più feroce, 'state controlla1e, eccetto alcune indicate con la sigla OSS. <Osservo>, disse il famoso dottore, « ehe a,·c1e una prcoccupanle epidemia di DSS. M:a questa sigla non mi è nota. Che cosa una novità sensazionale di se giusta, è fruttuosa! vuol dire precisamente DSS? >. • s T A e e 1 '«Oh>, rispose dignitosamente uno degli 1----------- H I N I ospiti, < quando non passiamo fare alcuna L. 10.- Ed. Son~ogno _ diagnosi, Dio Solo Sa >. ,_ ______ _::___.a I

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==