I RUGGERO Lconcavallo ,ssai poco si parlò alla no-- tizia della sua morte, e meno ancora se n'è parlato in vita, nonostante i ~uccbsi popolari che pure egli aveva o~tenu~o_,e dobbiamo a quei ricordi giovanili che al principio del secolo ~nor~tto Roux andava raccogliendo fra 1 suoi contemporanei letterati, artisti ~cienzi~ti, uomini politici e patrioni: se abbiamo trovato un tenuissimo filo per le nostre ricerche. Peccato! Saremmo tutti curiosi di sapere tante cose di lui; ma la storia chiude ostinatamente le sue porte a chi dalla soglia della mediocrità cercò di forzarle. Quanto lottò e quanto sofferse per la celebrità, il povero Lconcavallo ! E forse fu questa sua continua ango- 'iCia che, togliendogli la serenità ncces- ~ri~ 3:d ogni lavoro proficuo, gli impcd1 d1 conoscere la gloria cui ambiva e di cui vedeva coprirsi uno dopo l'altro i suoi colleghi contemporanei. Questa raccolta di Onorato Roux co:,,tituisce una vera e propria curiosità1 ed è un avangusto di certi florilegi più o meno av\'cntati dell'epoca moderna destinati a Mupirc la posterità per la abbondanza di poeti e d'artisti di che fu ricca questa nostra età. Messo fra Giovanni Segantini e Angelo Dall'Oca Bianca, Ruggero Lconcavallo dovette trarre non poco vanto dalla lusinghiera vicinanza, ma più che vanto consolazione di sentirsi da qualcuno così onorato e~richiesto di dettagli riguardanti b sua carriera o, per meglio dir~, e l'ascesa luminosa verso la gloria». In quel momento, era il 1900, egli aveva già scritto quattro opere, di cui due (ma una specialmente, / Pagliacci), .1vevano riscosso l'entusiasmo delle platee; ma non bastava, evidentemrnte, a quest'uomo il cui nome si compom.•va di due nobili animali e che avrebbe voluto trionfare con grandi mezzi fra la critica più schizzinosa. Ma il fatto è che i suoi mezzi non erano grandissimi, e allora, mentre la stampa lo ignorava o quasi, ceco che il ~e~ sto os.~equio~odi Onorato Ro~,x dm·ettc agire da balsamo su quella ferita che stillava amarezze mal dissimulate. Veniva dalla magistratura, se si può dire que:.to per essere stato suo padre pre~idente d(·ll'Alta Corte di Giw,tizia a 'apoli, e per parte di madre ereditava del dclci ..simo male dell'arte: ella era M)rella del pittore na oleiano D'Aurion, che ci a!>sicurano godesse ai ~uoi tempi di una grande celebrità, e dcvr essere vc:ro, se moltr sue opere :i.itrovano ancor oggi nel Palazzo R<"ale di ?\apoli. Nella sua ant, Ruggero Leoncavallo riunì la dolcezza patetica delle armonie e il gusto per l'intreccio a fondo drammatico, con epilogo, anche se sottinteso. nelle aule del tribunale, per essere fede!"" così .:tlle sue origini. Ancora bambino studiò con particolare ,;;ucccsso al Comcrvatorio di San Pietro a Maiella, a Napoli, dove era nato nel 1858; indi, attirato dall'arte di Giosuè Carducci, pensò di d;irsi alle lettere, e panito per Bologna vi rimase e frequentò i corsi universitari del e vate maremmano• fino alla laurea. Aveva \'ent'anni, un diploma di campo~· .ione e di oiano al Conservatorio, una laurea in lettere, l'opera Chalter· ton scritta, r.tpprcscntata e bocciata, e un de~idl'rio sopra gli altri grandis1..imodi girare il mondo e conqui,;tarsi la celebrità. Da dove incominciare? Quc,;ti artisti napoletani ')()noveramente 'itraordinari: pro\'atc a dir loro di god.cNi la vi<,ta del golfo e del Vemvio. il clima, eccetera, e attendere tr.::mquillament(' a.Ila loro arte, provate, è fatica ,;precata e tutta l'esperienza e ~li esempi che potrete apportare al vo- ,;tro rai:;:ionamcnto ..a ranno vani: c~i hanno bi-,ogno di correre lontano 1 dove poter rimpiangere il mare, il Vesuvio, il clima e tutto quello che lasciarono dietro di !>é.Oltre questo desiderio, il giovane RugJ~·cro Leoncavallo aveva uno zio, Lconcavallo Bey, direttore dcll'uffido \lampa prt•,.')o il mini,;;tero degli Esteri al Cairo o ad Ale\'iandria chr fo~e, cd egli approfittò di quc;;to punto di appoggio per cominciare a viaggiare e a dare concerti di pianoforte. Pre!\tO~odette di una certa notorietà. La sua figura piaceva: era un musicista che faceva capire da tutto di avere davanti a sé un grande avvenire. Lo zio bey poi non manca.va di proteg~cre il singolare nipote che finalmente vrnnc invitat0 a corte. Quei concerti alla corte egiziana procura• rono a Leoncavallo i favori dei dignitari e dei cortigiani. Mahud Hamdy, fratello dd v;rcrè Tewfik, amava la mu-.ica e prediligeva i maestri italiani. Così volle Leoncavallo per sé; come maestro privato. Quando poi. in quei tempi, l>COppiò fra l'Egitto e 1'1nghilterTa un conflit• to che doveva condurre a una guerra, parve che Lconcavallo con l'aiuto del ,;uo ~colaro vicereale ~te~~ per ottenere un buon po-.to: quello di di• rettore delle bande militari egiziane. Yla in quel nwntrc arri,·arono le giornate di Tcl-cl-Kabir; e al giovane piani,ta chC"pareva destinato a cs~re il mmicista di una corte musulmana ncn rc.,tò fhc fugg-irc. Dovette travcstini da arabo, e salito a cavallo rimanere in sella per venti ore, fino al -.uo arrivo a hmailia. Era -.alvo, ma ~c,u.a un soldo1 e ccr• t,trnrnte non avrrbbe mai potuto imbarcarsi per tornare fra la gente civile, ..,(.grazie al rappre~ntantr di De Lcs- ,('ps. il Desavaty, non avesse dato a Porto Said un concerto che gli fruttò qualche centinaio di lire. M.l il piro- "cafo su cui ,,1lì si chiamava Propi• tiu.s, appaneneva alla manna inglese, e lo sbarcò a Marsiglia di dove Ruggero cominciò, con mez:zi ogni giorno più sottili, il vagabondaggio artistico per fermarsi a Parigi, e là constatare di non avere più un soldo in tasca. Dovette adattarsi a piccoli lavori assolutamente estranei all'arte, scritturato di qua e di là da privati che davano delle. feste, per accompagnare al piano cantanti di ultimo ordine che magari non conoscevano neppure la musica. Raccontò lui stesso di essere stato a~ldato una volta da un commerciante di vini di Crei! per una festicciola, dove gli artisti che quella se• ra si esibivano cantavano leggendo le parole su un foglietto. Fu tuttavia apprezzato assai presto nella sua qualità di accompagnatore, e finalmente salì qualche gradino accompagnando artisti da caffè-concerto. Dal varietà, dove riuscì a lanciare qualche canzonet• ta che gli veniva pagata venti o trenta franchi, e dovr riceveva delle gratifiche che gli garantivano u1.... ncdia di cinquanta o sessanta centesimi in pili per sera, passò al ruolo di accompagnatore di artisti lirici e ripa~atorc di spartiti, e la fortuna gli si fece avanti nella persona del celebre baritono Victor Maure!. Que:-.to mJr,;igli('::.c na in quel momento a,;sai noto nei teatri d'Europa, per la sua voce dal timbro robusto e dolci-.~imo a un tempo, per la perfetta arte del fra.:i.cggio (lo confermano le garzette del tempo e le enciclopedie musicali), e la veramente eccrzion,,le e pronta intuizione di ogni personaggio che porta\'a sulla scena. Giuseppe Verdi, allorché sì trattò di rappresentare per la prima volta l'Otello, il 5 febbraio 1887, lo volle come creatore e interprete del personaggio di Jago, e nel 1893 lo volle ancora per il Fa/- staff. ).fa questo avveniva parecchi anni dopo la sua conoscenza con Lcon• cavallo. In questo ancora oscuro musicista, che appariva tanto affamato di gloria e sempre alle prese giorno per giorno con le noie di una vita povera e difficile, ).,faure! vide il genio incompreso e si mise in testa di aiutarlo a rivelarsi al gran pubblico. Ruggero Lconcavallo, im:orJ.gi:;iato d.i.1 b.uitono che doveva venire a ).,filano per l'Ott'/lo, drci.;e improvvi5amentC" di vendere e impegnare tutto quanto po...c.dc\'a a P,1.rigi e, varcate le Alpi, tornò a rr~pir,1re l'aria del suo paese. Presentato a Ricordi, gli sotto• pose l'idea di una trilogia mu-.icale: / .,Wedici, I Borg1a e Savonarola, di cui aveva già pronti i libretti, e rima<..e d'accordo con l'editore di mu<..icarcintanto I NI edici, al prezzo di lire 2400, somm.1 che gli sarebbe versata ìn ragione di 200 lire al mese. Non era ,~olto, ma l'incoraggiamento buono, e I opera sarebbe andata in scena entro l'anno. Senonché, al termine convenuto, Ricordi trovò il modo di procrastinare .tdductndo vari moti"i, cd è a~:,,aiprobabile c-hc il risultato di un anno di la,·oro fo!>'-Ca,~~ai infcriorr all'attesa. Fu cmì che Ruggero Leoncavallo vis- ~ tre anni a :Milano, rniscono,;ciuto, faticando, e ogni giorno più dispera• to, finché brillò l'astro di Pietro J\·la- ~cagni col ,ucce!>'iOdi Caualleria rusticana. Fu un colpo di frusta, per il mul>icista napoletano, che vivacchiava malinconico dando lezioni di pianoforte, sc_rivendo libretti di opera e musicando canzonette. La gloria! Era così quella che aveva sognata, fatta di applau<,i di popolo e: di lodi ,;pe11icatcsui giornali. Perché a un altro, anziché a lui? Si rimise d'jmpcgno al lavoro, e forse pa--sò una ventata di vera ispirazione: scrisse il libretto dei Pagliac• ci, lo propose a Sonzogno1 lo musicò, t~ tutto quc!>tOnel giro di pochi mesi. Victor MaureJ, che non lo aveva mai abbandonato, fu talmente entusiasta dell'opera nuova che volle e,;serne l'intC"rprete, e in cs~a '>i produ~c quando il 2 I maggio del 1892 se ne diede al Dal Verme di Milano la prima dellt' infinite rappres.cntazioni. In quel tempo il movimento verista, che in letteratura aveva Verga e Capuana, in teatro con Cavalleria rusticana ;.tveva conquistato nel 1890 le folle, per mezzo della drammatica vicenda prC!>a dalla realtà quotidiana della vita, dell'abbandono appa~sionato all'ispirazione mu>icale, dell'effetto immediato e !!.Ìcuro.Parve del resto lo ..,tes30Leoncavallo, quando fu la volta dei Pagliacci, \'Olcr foo;;are,nelle amare parole drl prologo, i principi estrtici verso cui lii orientava oramai il nuovo melodramma italiano. Lo stes~ 50&· getto, egli lo aveva tratto da un caso avv!'nuto ai tempi in cui l>UOpadre teneva la corte di giustizia a Co:-.cnza, tanto che molti anni dopo egli poteva rintracciare il suo prot,lgonista Canio '-Otto le vesti di un domC!>ticodi una baronessa Sprovieri, dimorante in Calabria.· )Ifa occorre tornare alla prima rappresentazione dei Pagliacci. Quella -.era primav<'rile del 18g2, il pubblico milanese delirava. Chiamava l'autore, RUOGEBO,LEONOAVJ.110 (l'o~ V1.rl1obl e A.rt.loo,Kil1.no) 111 PAOLIA.001 11 chiedeva i bis1 e gli amantj delfa musica melodrammatica ripetevano: e Leoncavallo, Leoncavallo ... », come se intendessero familiarizzare con un nome da aggiungere fra i santi del loro paradiso musicale. Facevano fra sé e sé i confronti. Avrebbe il nuovo autore battuti i vecchi? li teatro melodrammatico ha veramente gente che se ne diletta fino al delirio. L'arte diventa come una gara sportiva: un nuovo astro che accenna a sorgere può in una sera avere consenziente una platea come può ottenerla un artista già illustre. Ma Lconcavallo, pur desideroso di abbandonarsi alla fiducia in quel successo1 voleva altro; attendeva le prime edizioni dei giomali che avrebbero dovuto significare per lui la conferma del successo. La critica invece fu molto fredda. Pareva non volersi fidare di un giovane tanto desideroso di successo. e ... L'autore del libretto e della musica, è un giovane napoletano. li signor Ruggero Leoncavallo mostra molto ingegno come poeta e come musicista, e promette bene. La sua operetta è veramente piacevole cd ebbe anche la fortuna d'avere eccellenti esecutori nel .\1aurel, ecc... >. Ancora scrivevano le gazzette, con una crudeltà che sapeva dove colpire: e ... la nostra delusione è ,;tata completa; abbiamo provato subito questo sentimento di poco lieta -.orpresa al prologo. Maure! in costume di comico, anzi nel costume del per)Onaggio sciocco di una commedia dell'arte, s'avanza al proscenio e come si usava nelle vecchie commedie viene a parlare a nome dell'autore al pubblico. 11 signor Leoncavallo librettjsta ha avuto un'idea a,sai graziosa: perché il signor Leoncavallo maestro di musica l'ha guastata, facendo che lo scemo Tonio canti quei versi sciolti e sdruccioli, appropriati ad un recitati, o. con un'mtonJ.zione lirica che fa dimenticare i personaggi e le parole, e ci fa pensare ai melodrammi storici, all'eroim10 del marchese di PoS..'l 1 e al magnanimo perdono di Car• lo V?•· Come si vede, non gli si perdonava niente, neppure i versi sciolti e sdruccioli, quando d1altra parte Francesco :\laria Pìa,c condivideva, col linguaggio dei suoi personaggi di cartapesta, gli allcri di Gimcppc Verdi. A Leoncavallo rivoltavano voluttuosamente la lama ndl.l ferita: e ... ci st·mhra che il maestro Leoncavallo, pure po~sedendo delle serie qualità di musichta e una cultura musicale non comune ehe rivela particolarmente nella ricchezza e fluidità dell'istrumentalc, abbia cercato di fare in questi Pagliacci non un lavoro sentito e originale in cui trion• fasse una pc~onalità artistica, ma una opera che, solleticando con le vecchie forme e con le melodie facili e cono- ,ciutt: il gul>tOdelle masse, gli procura"SC un succel>S0immediato per quanto effimero•· Che non si tratta'-Se di un succes'tQ effimero è provato dal fatto che ancora oggi, legata alla l>Uasorella Cal)alleria rusticana, l'opera / Pagliacci gira per il mondo e piace allo stesso modo della prima volta, ma chi !!Criveva-accusando Lconcavallo di civettare con il pubblico e la critica per piacere a tutti i costi, sapeva di colpire l'a1ti~ta in un punto che dok-\'a. Il desiderio di lode è comune a tutti gli uomini. rd è un mal(• carattcri,tiro degli uomini di teatro, ma si può dire che in Leoncavallo que,;to dc!>iderio foli~ qualcosa di più scns1bilc, di più irrequieto, tale da amareggiargli l'esistenza. Era sentimentale, era rom:mtico, facile alla commozione e al pianto. Col suo aspetto. taurino di mangiatore di spaghetti, i tratti annegati nel grasso delle guance cascanti e delle palpebre gonfie, i baffi alla Guglic:lmo, come allora si diceva, il collo eorto dcì designati alle morti improvvise, aveva il cuore di un giovane fanciullo che crea e coltiva sogni fuori dalla realtà. Una buona parola lo mandava alle stelle, due righe di ostilità sopra un giornale lo rcnde\'ano infelice per giorni e giorni. Lo aiutava però a superare le avversità il gran concetto che di sé aveva come appunto i fanciulli. I Pagliacci furono il successo più duraturo; ,(a{à piacque quando nel 1900 fu rapprcscntatJ. a Milano, ma1 sebbene più lent..1.mcntc, rientrò nell'ombra, fatta come le altre opere sue di musica non sempre originale, canora, dolcemente appassionata, e destinata alla dimenticanza. La mul>icadel gras- \0 maestro veniva da una ispirazione che soprattutto si compiacc,·a e si commo,·eva di se str,,,1, cogliendo piuttosto la parte esteriore che l'intima delle situazioni e dei sentimenti da interj)retare: inoltre, que<,tosuo voler far tutto, dal librcùo alla -.trumc:ntatione. t' il calore per cui si buttava a capofitto in ogni impresa, gli impedivano di approfondire e giudicare la propria opera. La natura <..anguigna gli faceva vedere ro,;so dovunque dandogli improvvisi entusiasmi e grandi malinconie. Fuori d'Italia era stato sempre un napoletano sentimentale e nostalgigico, e al suo ritorno in patria si,.,portò i ricordi della bohème parigina, ma sempre era questa sua italianità che prendeva il sopravvento 1 cioè il calore della sua italianità, fatto tutto di abbandoni, di parole sonanti, di amicizie improvvise e assolute, cui si alternavano distrazioni e dimenticarlze altrettanto improvvise e complete. Bohème era stato perché apparteneva alla razza dcg:li e.migranti che dovunque pianterebbero -la loro tenda pur di non sostare in alcun posto, e quello che credeva essere in lui il pariginismo da Quartiere Latino non era altro che nomadismo malinconico e spenl>ierato, quello che aveva saputo spiegare nel personaggio di Nedda dei Pagliacci, proprio di coloro che vanno liberamente :i.enza una meta precisa1 soffronc. di partire, ma più soffrirebbero che qualcosa li obbligasse a rimanere. E la vita varia e piena di bizzarri fatti di Ruggero Leoncavallo mancò di unità, così come la sua arte che dai Medici saltò ai Paglìacci, da questi a ,(azà, da Z"azà a Uola,1do da Berlino, a Maja, a Camicia rossa (' poi all'operetta e alla canzone. Cercava come un cieco a tentoni e dappertutto, voleva ispirar- ~i alla cultura, al naturalismo di Zola1 alla storia barbarica, al patriottismo, e non già per inquietudine interna, ma per abbondanza di cuore, superficialità di scelta, bisogno di guadagno, ma soprattutto sete di successo. Traboccava di motivi e di canti, e alla minima occasione serviva tutto, un po' confusamente poiché ben poche volte la visione teatrale o la musica nascevano in lui da un bisogno disinteressato. Scrisse, come si è detto, I Pagliacci, eccitato dal successo di Cal)allaia rustica,1a, e dopo quello della Bolième di Puccini fece un'opera dallo !>tessotitolo e sog~etto, ardua tenzone risolt.1si a suo sfavore. Un'altra grossa delusione dovette subire a Berlino dopo la rappre~cntazione del Rolando, opera scritta e musicata per commissione del Kaiser Guglielmo 11. Gli applausi certo nella :,,erata di gala, presente l'imperatore, non fecero difetto, cd il pubblico era scelto, attento a non dispiacere in nessun modo al suo sovrano ; ma qucsl°ultimo volle come si dice ~trafare, gli scappò detto che il libretto del ma(;stro italiano era degno della penna di Shakespeare, e a quc~to giudizio infelice quanto avventato la critica sorse in piedi come un solo uomo e conçiò per le feste il povero Lt:oncavallo e la sua oper:i. 1 naturalmente con la esagerazione che certi ~t'atti comportano. Poiché in realtà Lconcavallo, se non aveva alcun legame di parentela con Shakc:,,pearc, ccme librettista e come letterato non era poi assolutamente disprezzabile ; allievo di Carducci, aveva pubblicato delle letture dantesche con ccmrncnto ad u::.odelle scuole (se pur non ci fuorvi.t qu~tlch(' straordinaria omonimia) per non parlare di una dozzina di libretti d'opera per mo personale, d; quelli di \Ci o sette operette, e di due scritti per conto di altri mmicisti, il .\1ario Wetter per Machado e Redenzione per il maestro Pennacchio. Ci si renda conto della sua laboriosità, tanto pili se si pensa alla frequente frusta dell'insuccesso. Venne il giorno in cui tutta quC.-l>tJ zavorra dovette pesare enormemente wlle !tue l>palle di la\'oratore: tutte le \ignorinc di famiglia ca.ntavano, è vero, la famosa A,( auìnata (e Metti anche tu la veste bianca•), e / Pagliacci erano ancora e sempre sul cartellone di tutti i teatri d'opera del mondo, ma il resto delle sue composizioni, le cantate ispir,1te a poemi di Dc Mus:,,ct, a opere di Balzac o di Alfred Dc Vigny, le operette di gu,;to italiano, francese, viennelie, le opere portate una, due ,clte ..,ulla ,u·na. poi ..,cppt·llite •.f•nz..t rcmi-.sione? La 1;ua morte fu annunciata con una certa distrazione, il 9 agosto del 1919. ccnf u<..afra altre morti di cui c'era più sodisfazionc a parlare· quella del poeta Ccccardo Roccatagliata Ct·c:cardi, e dell'attrice Laura Zanon-Paladini, una delle ultime celebri servette della commedia di.1lettale veneziana. Lconcavallo morì a Montecatini assistito dai familiari, da Giovacchino Fo1"7.ano e da Titta Ruffo: in quel mo• mento egli era un gra\SO uomo di l>CS· ,antun anni. di cui si faceva il :-.cgu.:nte ritratto: e ... se le guance erano gonfie e il mento doppio, e i baffi arcuati t'rano d? marbciallo di finanza. dio;;ordinati e liberi erano invece i capelli e dolcissimi e giovanis!>imi gli occhi. li suo re,;piro era affannato e .ippt:nava a udirlo; ma col gorgoglio di quel ,;uo fiato stanco, egli avrebbe camminato, camminato, n·cando le sur melodie nel cuore, verso un caro mondo dove ci fossero pas~ioni mclodr~\mmatichc da prendere ml M!rio, da piangerci <;opra senza strazio m;i col gu..to delle lacrime ; e dove anche vivcs...ero ucmini che fossero insieme l'eroe e il tenore, donne che fossero l'ideale e nel tempo stes..,o la primadonna i un mondo pieno di mu,;iche facili e gradevoli delle quali tutti intorno onora\,c•ro l'inventore. E qurll'inventorc amato. lod,no, acclamato, immaginava cli c~c;err lui •· Que~to come elogio funrbrc, e più diffusamcnte 1 diceva e il nobiluomo Vidal », non rhparmiando <·ome si vede ancora una volta la stOC• cat.l al dc,;;iderio di gloria drll'arti~ta morto, e se mai al di là dcll.i vita qualche vi;;ionc rimane ancora delle cc-~e tcrrt'nc, non dubitiamo che lo spirito di Ruggero Leoncavallo abbia ,;;us- ..,ultato. L'ADDETTO ALLE SCHEDE
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