Omnibus - anno II - n.52 - 24 dicembre 1938

llla Germania. I giornali americani si sono profondamente scandaliu.a.ti; ma ~i leggano le opere degli storici americani per preparare gli animi dei giovani: il professor Muzzey, per esempio, in un libro di tc,to per le no~tre scuole, co:-.ì de~criVe la ~lorio'-a conqui<:ta del Texas e delle Haw~1ii: « Il Messico aveva insult,tto la nostra bandiera, ro\inato il no-.tro commercio, imprigionato i n~tri cittadini, mentito ai no~tri rappresentanti e disprc7.z,tto i 110-,trimc~,;i. Certo, noi cr,1Va1110una nazione fort,.· e il t\fe.,,ico una n,1zione pie.cola : ma la debolea., non può es- ~cre prete,to di continu,\ta e aperta inisolt'nza ». Se vogliamo paragonare il recente C"ontegno dc-Ila Germania in Ceco,lo"' vacchia, il Reich ci fa una figura assai mig:liore. I Sudeti erano ~t.ni la,;ciati fuori dalla madrepatria da un trattato nel quale non ;\Vevuno avuto voce. Gli americani, gementi sotto il giogo ,tranil'ro nel Tcxa,, erano andati ad abitare il pae!-c di loro .!ipontanca volontà, ottenendo dal gov(•rno local,e te11,1gratuita pt.:r 175 acri a thta, tutti i privilC'gi elci t'ittadini e la e:-.cnziom· per '-Ci anni da ogni obbliga~ione, inclu\C lt· ta~~c. Quc~ti e: fratelli per• cluti > furono congiunti agli St.iti Uniti grazir ad una gu(·rra cominciata con la penetrazione delle truppe amcricant· nel ~vk,,ico; una penetrazione cil'.'." andò molto più in là delle no~nc più :mda< ì rivendica7ioni. I tre ca,;;i del Panama, del Texas e la guerra -.pagnola sono tipici e~mpi dd nostro immjschiar,i negli affari dei vicini per trame v.intag~io. La morale d(·gli ultimi due episodi zoppica talmente che perfino i nostri storici scolastici, incapacì di riabilitarli, ~no co,trctti a pre1;;cntarli sotto altra luce. e: In cento anni », dichiara un tC:)to \COla~tico largamente u~ato, « la Spagna aveva introdotto nel Tt·xa,; '-Olo 3000 coloniuatori, mcntrl' in una sola "decade più di 13.000 americani pa,1;;:"trono la frontirra >. Ciò che ci f,1 concludere che le appropriazioni terriloriali ~ono il prodotto di cause naturali, a1gomento non ammesso dai nostri com~tenti di politic;i e,tcra quando i giapponesi l'adoperano per giustificare la loro avanzata nel territorio a~iatico. Rimane un'accusa: quella contro la 1,;ondotta internazionale degli Stati totalitari cd è forse la più grave. Si accusano gli Stati fas.ci,;ti di fare la guer• l",l senza dichiararla. !.('rvtnd()l,i di volontari o di vere e propril' "J>edizioni i1) paesi stranieri. Ma, deplorando tak· c-ondotta. temo che gli amrricani vengano a trovarsi in una situazione molto imbarazzante. Jn tutto il territorio degli Stati Uniti, ci sono ~tatue elevate a uomini che fecero esattamente ciò che tcde~chi cd italiani fanno og• gi con viva nostra indignazione in Spagna. I nomi di alcuni di que-.ti eroi na.,ionali sono Steubcn e Lafayette. E veramente, senza questi «volontari» ~traniC'ri, noi oggi celebreremmo certamente il compleanno di Sua Mae- 'ltà Giorgio VI invece del Quattro Luglio. Anche quei volontari francesi venuti in America (non certo tutti spontaneamente), che oggi meritano l'ammirazione e il rispetto universali 1 facevano esattamente ciò chr le « Frecce nere > hanno fatto in Spagna: fornivano cioè un nucleo di regolari a un esercito che era in gran parte una folla armata, e ci aiutarono nella rivolta contro un governo assai più legittimamente insediato, assai meno pericoloso per i suoi sudditi, di quello contro cui si è sollevato Franco. E non è que,to il ,;olo caso in cui « volontari strani~ri » hanno fatto la loro apparizione in America. Non sono poche le prove dell.1 nostra capacità nazionalC' di m,rndar truppe, denaro e rifornimf"nti per complicare le liti degli altri senza dichiarar guerra. Un breve e probabilmente incomp_leto elenco mostra che forze americane armate hanno invaso nazioni a sud del Rio Grande otto volte in un secolo, sempre !.<'ll7.adichiarar mai guerra, e generalmente provocando conflitti sanguinosi e lunghi. Si vuol giu:-tificarc tutto ciò affermando che la dottrina di .Monroc ha trasformato l'America latina in una specie di riserva di cac• eia americana dove, quando c'è da sparar(', poS)iarno entrare solo noi. Moralmente tale ragionamrnto è fondato come quello che serve a giustificare i nostri furti e i nostri assa~ini fra gli indiani. Eppure, anche se avesse qualche fondamcnto 1 è pur vero che non ci ,;iamo limitati a intervenire nella Ano li. N. o,• 2' Dlo,mhn 1988-nu I OMNIBUS i ,I :I I I il SE1'TIMANALDEI ATTUALITÀ POLITIOA E LETTERARIA E8OE IL SABATO IN 12-16 PAGINE ABBONAMENTI Italia e Impero!a1111L0. 42, remeair. L. 22 Enero: anno L. 70, 1eme.atreL. 36 OGNI YOIIJ:KO ONi LIJli lhno1orhtl, disegni e fotognfe, anche H non pubbl!oatl, DOD ,i n1tit11!1cono. Dlrulou: Roma . Piau1 della Pllona, 3 Telefono N. 66,470 .l.m.m.llllttrulone: Jiflla110- Piana Oarlo Erba, 6 TelefonoN, 24,808 PllbbUdt.t.: Per o:illlimetrodi alteua, ùue onaoolonna1 lri1!·11:,i;~~'Sd!j!!'. 1 tO,eT~\:r~11·0B2cr;Jii Parigi, 66, Rne dn Fanboug Salnt..-Bonore I Il I I, I 1;! America latina. Cannoni •americani hanno 1,,trsato <.angue straniero in Giappone nel 1869; in Cina, in molte <;Cca.,ioni; in Africa, e pl'rfino a Sumatra. Verso il 1859, viveva in quest'i~la un sultano chiamato Po Maometto 1 che aveva grande avversione per gli americani, come oggì gli italiani e i tedeschi per gli spagnoli ros- 'iÌ. Una nave americana giunse alle sue rive esattamente come il Deutschland apparì. recentemente al largo delle coste <,pagnole. Come nel caso del Deutschland, molti dell'equipaggio furono uccisi, e, come i tedeschi, gli americani mandarono alcune grosse unità navali sulle co,;te dello Stato di Po Maometto e lo bombardarono spictat,:um:nte. Qui l'analogia termina. J tcdc,rhi abbandonarono Almcria dopo il bombardamento; gli amrricani inve<e mandarono a terra un manipolo di uomini che ucci,e pi\1 di duecento pe,~ne e incendiò la città. Nel nostro ca,0 1 ci dicono, -.i trattava di un,1 giu- .,tificata ,pedi.done punitiva, nell'altro di un oltLu~gio all'umanità. Senonché tutto si vuol ridurre a una que~tione morale. l fatti di per sé sono analoghi: non c'è differenza fra Andrea Jackson che inv;.ule la Florida e Adolfo Hitler che invade l'Au- ~tria, tra Boone e 8;,doglio. tra Dole .i.Ile 1lawaii e Deihara in Manciuria. Del resto, anche la~ciando da parte il fatto che un fascista intelligente non considera un beneficio la democr.uia, abbiamo noi forse condotto i no~tri aff.:u i interni in modo da avere il diritto morale di deplorare il modo con cui gli Stati totalitari .,j rc;.mport,mo a ca.,a loro? Non è possibile rispondere affermativamente. Le e~cuzioni eseguite dai nazionalsocialisti dopo il loro arrivo al potere non sono atroci quanto i linciaggi commessi negli Stati Uniti. I.a cemura tcde!.ca, ci dicono, impedisce che certi fatti compaiano sui giornali. Ma da noi, col prete- 'ito che e 11iggtr news is no ,iews » (le nQtizic che ri~uardano i negri non inkrc~,,rnoJ 1 i linciaggi non figurano più nei giornali se non accompagnati da circostanze di particolare barbarie. La esclu~ione degli ebrei dalle ~cuolc1 dagli affari e dalle professioni trova un esatto parallelo nel trattamento che noi applichia,no alle nostre minoranze raz.-iali: non solo ai negri, ma anche aì popoli dell'oriente europeo. Anche tralasciando la questione della razz.a, mi sembra che non tocchi a noi giudicare i nostri simili. Nessun maltrattamento è pari a c1uello che soffrirono minorarl7..e appartenenti alla nmtra stessa razi...t e alla nostra stc~ nazione, come i mormoni americani a New York e nell'Illinois. I nostri storici tentano di trovare qualche giustificazione, ma, disgraziatamente per loro, le stesse ragioni mettono avanti gli Stati totalitari per difendere il loro trattamento delle minoranze politiche : cioè, che ,i trattd di piccoli Stati nello Stato, in dis,1ccordo con lo Stato stes• <.o e pcricolo,;i per l'unità nazionale. Nf: !.i può sostenere che gli americani ~i battono più umanamente di quel che facciano gli altri popoli. Ci dicono che è così: e che le due eccezioni più clamoro:-.c e più rivoltanti della guerra c-ivile1 Sheridan a Shcnandooh e Shcrman nella Georgia, furono provocate dalle necessità militari. Ma anche questo è un argomento che noi non vogliamo riconoscere valido sulle labbra degli altri. I tedeschi lo invocarono per difendere la loro guerra elci wttomarini e noi entrammo in guerra per dar loro torto. Non c'era nc<-suna particol:ire necei,sità militare di di~truggcre Chambcrsburg nella gucrr.l civile, nessuna ncces\ità, certo, di ma'-~acrarc, dopo che si era arreso, un reggimento di soldati negri, .1 Fort Pillow. Si trattò di uno di quei casi di fucilazionè di prigionieri, che strappi'lno ai nostri rnorali,;ti gridi acuti quando avvengono in Spagna. La legge del taglione (che è legge fra le più barbare) spinse squ,tdriglie di appar('Cchi da bombardamento americani sulle città indifese di Stoccarda e Aqui- ,grana in ogni notte di luna del settembre e dell'ottobre 1918. lngcgno~amentc durante una rivolta nelle Filippine facemmo comparire come banditi i ribelli per poi fucilarli e seppellirli con maiali, condannando così quei maomettani alla impurità eterna. E fu una punizione terrorhtira, simile a quelle che vengono condannate dalle ~ocietà pacifiste americane. E, infine, il blocco che affama intere popolazioni, combattenti e non-combattenti, è una pura invenzione amrricana, sviluppatasi durante la guerra civile e applic:ita poi con grande successo contro gli spagnoli e i tedeschi. Imomma 1 in qualsia"i modo ci si avvicini alla queMionc, il risultato è il medesimo. Noi ci siamo resi colpevoli di tutto ciò che rinfacciamo alle nazioni che di volta in volta ci sono contrarie, e di alcuni :,Itri peccali. di cui teniamo per ora il monopolio. Né diamo srgni per or;\ di migliorare: se un movirnf•nto improvvi,;o della popolazione face,sc sì che abita.-.sero oggi tre milioni e mezw di americani nello Stato mc-.sicano di Chihuahua, i giornali sarebbero pieni di episodi circa la loro miisercvole condizione, e due giorni dopo marceremmo tutti con le bandiere spil'gate per costringere il ~1essico a cederci una regione ormai americana. Questa, insomma, è la storia della moralità americana. Niente è universalmente odioso quanto l'ipocrisia. Un giorno saremo forse c~trctti a pagare il prezzo della nostra disonestà. « Quando rifletto che Dio è giusto», disse una volta Tommaso Jeffcrson 1 e io tremo per il mio paese». FLETCHER PRATT LOliDBA - LA SIGNORA BETON OBALLEli GRANDE lUE8TBA DELLA lU.880NBRU FOLLIE DI BROJ."DWAY IL VIAGGIO DI EDEN ft 'EX-~ INISTRO Eden. fa d1 nuovo (!J parlare d1 sé. f:: andato in America e ne è tornato e non si sa che cosa esattamente sia andato a fare. Si dice a predicare la guerra, a predicare la ero• ciata contro gli Stati totalitari. Finché fu ministro, le opere sue • non furon leonine•; ora, che è all'opposiz1one, sono leonine le sue parole. il Daily Ntf(:S ha ammonito gli americani: • Eden è: qui per vendere al popolo degli St,:lti Uniti la stessa merce che c1 fu venduta nel 1917. :-Jon presuamo ascolto alla propaganda e riflemamo bene prima d1 acquistare biglietti d1 una lotteria che offre 1n premio un'altra guerra!•. Ma c'è un americano che acquisterebbe volentieri quei biglietti: 11 presidente Roosevelt. Agli altri, quella loueria offrirà in premio un'altra guerra. A lui offre un'altra presidenza. I giornali inglesi di opposizione hanno messo in rilievo con comp1ac11nento la cordialità con cui Roosevelt ha accollo l-::C.:eÈn.possibile che essi orig1nariament<:, e cioè per nascita, per carattere,_ per educazione, non fossero faui proprio per intendersi. Le circostanze della vita o, meglio, i casi della politica li hanno singolarmente avvicinati. Oggi le loro pos1zion1 politiche sono analoghe, \' le loro ambizioni convt:rgono. L'uno, Eden, proviene da una sconfitta che. a suo tempo, fu clamorosa. L'altro, Roosevelt, è stato sconfitto recentemente nelle elezioni parzialj sul terreno della politica interna e non può più affrontare la lotta sul cavallo sfiancato del New Dea!. L'uno aspira ad assumere il leadership del partito conservat0rc, o a determinare un movime,:ito di conccntraz1one nazionale dei part1t1 e ad ascendere, lui quarantenne, al premierato: una rivolu7ione nella vita pubblica inglese. L'altro aspira a farsi eleggere presidentt: per la terza volta: una rivoluzione nella costituzione americana. Tutti e due conducono i loro paesi alla guerra. Ma non sarebbe d1 buon tono dire che ve li conducono per ambizione o per cupidigia d1 potere e simili. Questo linguaggio alla Tacito non è più di moda. Oggi si dice: per amore della democrazia, per difendere la libertà dei popoli, ecc. Il duca d1 La Rochefoucauld disse: • Nos t:ertus ne sont le plus so11v,nt qu, des uius dtguisb •. UNA BIOGRAFIA 111) ROPRIO qualche settimana pnma Lr che l'ex-ministro Eden partisse per l'America, vide la luce, in Inghilterra, una sua biografia, scritta da un suo atn.miratore. Il libro mette 111 efficace rilievo che l'exsegretario agli Esteri discende da una famiglia di buona nobiltà e di tradizioni molto aristocratiche ed è imparentato con alcune delle piu grandi famiglie inglesi. Queste cose si sapevano, ma fu molto opportuno che venissero ricordate proprio alla vigilia del viaggio in America, ove, senza dubbio, avranno prodotto la migliore impressione. L'autore di questa biografia, certo Alan Campbell Johnson, non ha che venticinque anni ed è (circostanza abbastanza curiosa) « segretario privato politico• d1 sir Archibald Smclair, il capo dell'opposizione liberale. Probabilmente questo giovane adepto del liberalismo avrà. avuto modo di persuadersi che la via del l1bcralismo non conduce molto lontano e avrà avuto l'idea di dedicare i suoi migliori ceri votivi al nume futuro del part,to conservatore. O, più semplicemente, a, rà pensato che è bene tenere il piede in due staffe. Ne farà della strada, qucs,o Alan Campbell Johnson! Per ora il suo hbro, anche da giornali amici di Eden. è stato giudicato stupido: dull. Comunque, da esso •si apprende che 11 titolo di baronetto fu conferito a un antenato di Eden nel 1672 da Carlo Il e che il primo personaggio notevole della famiglia fu William Eden, primo b::irone Auckland, nato nel 1744. Questi d1,·entò sottosegretario di Stato sotto lord Suffolk e segretario-capo per l'Irlanda nel 17801 e ottenne la pa'ria per l'opera che compì come ambasciatore in lspagna. Fu, per qualche tempo, il consigliere e il confidente del grande \Villiam Pitt, e questi, a un certo momen10, si innamorò della sua prima figlia; ma l'alleanza politica si spezzò, e, quando Pitt, nel 18o4, tornò al potere, Auckland non volle accettare alcun ufficio. Tu /dix A,mr-ia nube. Anche gli Eden, come gli Absburgo, usarono consolidare la loro fortuna per via di giudiziosi matrimoni. La madre dell'ex-segretario agli Esteri, Sybil Frances nata Grey, proviene dalla grande casa dei Grey. Per il suo tramite, ì figli hanno ereditato frazioni di sangue (non sapremmo dire di che entità) dai Mowbrays, dai duchi di Norfolk e dai Nevìlle. conti di \Vestmore- ,land. L'unica sorella di Eden, Elfrida Marjorìc, maggiore di lui di dieci anni, sposò, nel 1909, il sesto conte di Warwick. Il figlio, Charlcs, ora settimo conte di \Varwick, somiglia straordinariamente allo zio e aspira ad andare a fare l'attore cinematografico a l lollywood. Robert Anthony Eden (• Tony • per gli amici), fino all'età di nove anni fu educato da una governante; poi andò a San• droyd nel Surrey, poi a Eton, e, alla fine, a Oxford, dove vinse un premio in teologia e diventò un buon giocatore di calcio e di cricket; anche come rematore promeueva bene. Nel settembre del 1915, a d1ciasset1'flnni si arruulò nei Fucilieri Reah .<;. sei mesi dopo, era luogott:nente al fronte. Fece la ~uerra onorevolmente: diventò tenente, poi capuano, e al momento dell'armisuz10 era stato proposto per la promozione a maggiore. Quando fu smobilita~o aveva venti anni. Tornò a Oxford e si mise a srudiare lingue orientali. Nel 1 923 si presentò come candidato conservatore nel collegio elettorale d1 \Varwick e Lammgton contro la rossa • contessa di \Varn ick, che aveva allora sessantadue anni, e la battè. Fu una ,era guerra in famiglia. La contessa era madre del sesto conte d, Waru 1ck, ossia era suocera della sorella di Eden. Inoltre, nel corso della campagna elettorale, Eden si fid::inzò c..~n miss Beatrice Bcckett, figlia di sir Gervase Beckett proprietario di una gran parte ddla Forkshire Post, e dopo l'elezione la sposò. Ora sir Gervase Beckett era genero della contessa di \Var• wick e miss Beatrice Beckett era, conseguentemente, una nipote della signora. In una parola, Eden battè la nonna e sposò la nipote. 11 resto della carriera pohtica di Eden è abbastanza noto perché valga la pena d1 ricordarne, qu1, i fasti. "OODREANU EXIT" ft \ NOTTE dd 7 dicembre, un uffil..!::) Uale, con una scorta armata,. s1 pre- .,cntò alla porta della prigione di l{11nenescue chiese che gli ven1~sero 1mmed1atamente consegnati i seguenti quattordici detenuti politici: Corndiu Zelea Codreanu; N,colai Constantinescu, lon Caranica e Doru Belimace (questi tre membri della Guardia d1 Ferro il 30 dicembre 1933 uccisero il Primo Ministro rumeno Ion Duca. In loro onore fu composto l'inno della Guardia di Ferro, che, dalla combinazione delle prime sillabe dei tre nomi1 fu detta canzone Nicador-); 1 dieci uomini che uccisero Stelescu, il capo della Guardia di Ferro che aveva fatto secessione, mentre era degente in un ospedale di Bucarest in seguito a un'operazione. I quattordici pericolosissimi personaggi furono cancat1 in autocarri e i soldati della scorta si disposero intorno. Qu;,1di gli autocarri si misero in moto rombando e la comitiva partì in direzione di Bucarest. Avrebbe dovuto raggiungere la prigione d1 Jilava, che è a •una distanza di circa 19 km. da Bucarest, dalla parte Opposta. ;'\1a un 111cidente diciamo cosi imprevisto mise anticipatamente termine al viaggio. Presso il villaggio di Tancabesti, la carovana doveva attraversare un piccolo bosco. l\1entre lo attraversava, degli sconosciuti, nas\'.osti fra gli alben, certo aderenti alla Guardia di Ferro, aprirono il fuoco sulla scorta. Allora i quattordici prigionieri tentarono di fuggire. Ma i soldati della scorta, che avevano avuto ordini severissimi, subito fecero fuoco su di loro, ed erano così buoni tiratori che non ne mancarono uno, Dei quattordici prigionieri, neppure uno se la cavò con semplici ferite: tutti furono uccisi, e, tre ore dopo, i cadaveri furono 111 fretta sepolti nei sotterranei della prigione di Bucarest. Questa la versione ufficiale. Le Guardie di Ferro raccontano tutta un'altra storia. E cosi è morto Corneliu Zelea Codrcanu. È uscito dalla scena politica così come vi entrò, quattordici anni fa: a colpi di rivoltella. Egli era, allora, studente all'università di Jassy. Scoppiarono, in quella città, tumulti antisemitici é gli studenti vi parteciparono largamente. li prefetto fece arrestare alcuni studenti e Codreanu, con le sue mani, uccise il prefetto a re- "olverare. Fu processato, fu assolto e portato in trionfo. E, d'un colpo, si tro,·ò alla testa della gioventù nazionalista rumena. Subito fondò la • Legione dcli' Arcangelo !\'11chele•: programma, l'antisemitismo. La Legione fu sciolta, e Codreanu fondò la Guardia di Ferro, che a\'eva per divisa la camicia ,•erde. Poi fu sciolta la Guardia di Ferro, e Codreanu fondò il parrno e Tutto per la patria li. Egli aveva creato intorno a sé un'atmosfera di misucismo e di violenza, di romanticismo e di terrore. Spesso le riunioni del partito s1 tenevano nel cuore della notte. in qu::ilchc bosco o in altro luogo solitario: e, improvvisamente, su un cavallo bianco dalla vivace gualdrappa, appariva Codreanu, avvolto in un mantello dai colori splendidi, faceva un discorso violento, e spariva nella notte. Queste messinscena, a quel che pare, affascinavano la gioventù rumena. li« Capitano•• come si faceva chiamare Codreanu, col suo volto pallido, dai lineamenti marcati, da attore cinematografico, dagli zigomi forti, era l'idolo dei suoi seguaci: specialmente delle donne. Portava sempre sotto la camicia verde un sacchetto contenente un pugno della ' • sacra terra di Romania•. e lo urava fuori spesso, nei momenti culminanti dei suoi discorsi, con segni di grande commozione. Lo strano è che non era rumeno: suo padre era un ferroviere pobcco-ungheresc e sua madre una tedesca. Sfuggì all'arresto più volte in modo romanzesco. Una volta si travestì da contadina. Un'altra \'Olta si disse che si fosse nfugia10 in casa della sua nemica mortale, la Lupcscu, e che costei lo a\'esse nascosto nella vana speranza di placarne l'antisemitismo. Ma, probabilmente, questo episodio è pura leggenda. La moglie di Codreanu fu informata subito della sua morte. Non ci credette. Disse: • Egli mi dice\'a spesso di non credere alla notizia della sua morte•· Poi sparì da Bucarest e nessuno sa dove sia andata a finire. RICCIARDETTO J

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