ANNO Il N. 51 - ROMA 14 DICEMBRE1938-XVII ll"t III llA DETTO che i francesi, mcl!Q d,ocri in tutto, nella poesia, nella filosofia, nella scienza, nella musica, ndlc arti figurati,e, toccano i supremi \·er11c1 nella politica e nella diplomazia? i~ un luogo comune dell'Ottocento, che il secol nuovo pare destinato a smentire su lotta la linea. È degno di un popolo di ab1h politici quanto, ad esempio, stanno dicendo 11 suo ministro degli Esteri e i i:cmrnali che lo SCkUOnoa proposito delle naturali aspiruioni italiane? Si ,•ide mai rna!(lo:ioreassenza di comprensìone, di intclli~l'nza, d1 tatto, di à propos? Vien fatto di pensare che dopo le delut,tOnl patite ncgh ultimi anni, nelle ul11me settimane, i francesi crcdon..:i in buona fede d1 nfarsi un credno ed un'autorità alle spalle dell'Italia, ritenuta il punto di minore rc~istcnza dello scaccluerc europeo. I.o prova il fotto che 11 ministro Bonnct e I suoi setta tori, che vanno da Hlum a Pertina\, dttl rinnegato Dominique alla signora Tabouis, non trascurano occasione per proclamare che nulla sarà concesso• ali' Italia, non un pollice di terreno. non una qualsiasi revisione dello 1lat11 q110 c~1ste-ntenel :\lcd1terraneo o altro\e. La loro incomprensione e la loro inscn- ~1bihtà sono giunte al punto, cd è veramente grave, d1 pubblicare che nel discorso d1 Carbonia il Duce si è astenuto da ogni precisazione in ordine alle naturali aspirazioni, del popolo italiano, perché il fermo atteggiamento del gonrno e dell'opinione pubblica francesi non consenti\'ano illusioni d1 nessun genere. e perché il gabinetto d, Londra doveva essersi fatto vivo attraverso gli uffici di lord Perth. I più audaci non csdudeYano nemmeno un autorevole consiglio germanico d1 cautele e di 'moderazione. Siamo alle ~olue. Passata I' apprensione• delle prime ore, si ode il canto del i.tallo. Tutto sta a "edere se annunci1 u 1'alba o un tramonto. Se a Carbonia il IJuce ha parlato come ha parlato, se ha deluso quanti si aspettavano qutlque e/arti ~ulle intenzioni dell'Italia, è evidente che EJ.(li non ha ritenuto opportuno dire di più. :via perché avrebbe dovuto regolarsi in modu d1,crso, dal momento che col solo ~ilc:nzioha messo la febbre addosso a e; ,aranta milioni d1 francesi? ~essun dubbio che il Duce parlerà e nessun dubbio che si farà sentire. Chi ust"rebbe negare senso del momento e lcmpcst1vità al Capo del Governo 1tal1ano~ Senonchè i francesi, tutti intenti e tutli m trepidazione per quello che avrebhl· dello il Duce, non si sono accorti d1 alcuni • piccoli fatti• che si annunciavano proprio in quei giorni, di alcuni di quei p1ct.:olifam che piacevano tanto a Taine, che amava scorgere 1n essi la ragione e la spiegazione d1 a"venih1enti davanti ai quali &ismarnvano I filosofi della stona. Uno di questi fatti è una statistica. Al 30 novembre X\' II, gli Italiani residenti nel regno e I naz1onah residenti nelle quattro pronnc1e della L1b1a ammontalano a 44 milioni e 18 mila. Due anni fa. erano meno d1 43 milioni. ~el 1921, soltanto 38 milioni e 463 mila. Dunque? In d1ciusst:th: anni questi incomodi 1taltani sono aumentati d1cinque milioni e mezzo. I~, fram.:es1?Fmo a un anno fa, essi riu1c1"·ano a fronteggiare il tracollo della loro natalità mediante vere e proprie trasfusioni• d1 sangue straniero, in huona parte italiano. Ora non più. Le rcuntissime statistiche delle nascite, delle mon1, dei matrimoni, fanno paura. Si contano. in Francia, dod1c1 m1lion1 di u<muni di età superiore a1 cinquantacinque anni. Perché insistere? Contemporaneamente, il Duce acco1.:lie\auna rappresentanza delle madri di fom1ghc numerose, che gli offriva I'occai11oned1 ribadire i cnten della politica demografica .tnnunciata fino dal discorso dell'Ascensione. E in Francia? Può, la Francia, fare una poliuca demografica> ~on pare. Il Congresso - un congresso! - per la nataluà, che si doveva tenere a Limoges due mesi fa, è stato nmandato 111,r di~ forse perché i francesi si sono persuasi che non si mettono al mondo dei figh votando degli ord1n1 del giorno. Pochi i,:iorni dopo si inaugurava la 2\--lo- •tra della bomfica, testimonianza stupenda <ldla volontà del popolo italiano che ha ,aputo riscattare le terre abbandonate alla de,olazione e a1m1asm1della palude. E in Francia? Come n che m1gnifiche t· fcmlissime terre restano disabitate o ,ono lavorate da emigrati stranieri? Ora, vien fatto di domandarsi perché 11 Duce avrebbe dovuto anticipare le sue dichiarazioni dal momento che parlano fatti di questa entJtà. Quando I francesi dicono d, ..no•, facendo questioni di po1cma e dandosi l'ann d1 regolare ancora le cose dell'Europa, fanno pensare a eunuchi che p<1rhno dell'amore. :> r,.-. :-,: A dr Ile più 3tra.nc caratteri- ~ ,tichc di noi americani è l'orrort· uffici.tic con cui giudichiamo l'mo della violenza nelle di- ,pute intcrna,:ionali, mentre, dal canto nostro, non abbiamo mai tralasciato occasione di fare altrettanto per raggiungere i nostri fini. La gul'rra scoppia in Etiopia, in Cina e in Spagna, e subito i nostri giornali'iti si abbandonano a ~coppi di indigna1ione: e mettiamo fuori legge la guerra > ; ci descriviamo come un popolo di p.icifhti, ma il pa'i,ato e il pre- ~rntc mostrano che gli Stati Uniti sono la potenza più bcllico<.a e più irragionevolmente violenta. Una pubbJj. cazionr recC'nte attesta chr le trombe ci hanno chiamati alla guerra circa centocinquanta volte dopo la fonda- :1ione della repubblica, qu.:..,i ogni anno dal giorno della nostra unità nazionale. Solo due volte, in tutti questi conAit• ti. 3bbiamo impugnatO le ..1rmi per difenderci da una invasione nemica in un territorio appartenente indiscutibilmc-ntc agli Stati Uniti i mentre, in più di cento dei centocinquanta casi, i nostri ~ldati hanno invaso territori indiscutibilmente appartenenti al nemico. Più dc-Igo per C<'ntodi quc\tC guerre ,;i o;ono concluse, d'altra parte, con una pace irnpo,ta da noi. li nostro na7ionalio;mo non è legato ,11 pas,ato: oggi è più che mai esplicito nei di'>Corsi sempre più frequenti ,ulla costruzione del canalc del Nicara~ua, nella dichiarationc governativa che le navi am,·ricane ri,aliranno lo Yang-tz<·. e da (''i<.t>derivano ca,i come quello del 7 ago,;to. Quel giomo la ,tampa portava la notizia della richiesta di Hull al Meso;icodi arbitrare una questione sorta sotto le lcg~i indigene di quello Stato. Contemporaneamente ,i poteva leggere il resoconto della gigantc~ca riunione in ma.,.,a organizzata dalla e Lrga Americana per la Pace e la D,•mocr.izia >, durante la qualcun oratore era stato cntwtia!iticamente 0? >( . 11 PAGINE UNA llRA □ □ SPEDIZIONE IN ABB POS AlE NEW YORK • AOOOOLIENZE DELLA POLIZIA Al DISOOCOPATI applaudito perché invocava il giorno in cui « potremo mandare cannoni, bombe e aeroplani contro il fascismo, in qualunque paese>. Alcuni giornali chiari5eono la concordanza che può e,servi fra le due notizie con articoli che denunziano il fa5Cismo di--simulato dell'attuale governo del :\,lessico. Un $CC01ofa e più, questi contrasti fra troria e pratica non esi~tevano. Hcnry Clay spinse la nazione alla guerra nel 1812 con di...corsi sulla futura gloriosa conquista del Canadà. scn,:a attirarsi nemmeno un miagolio dal loggione. Più tardi, solo pochi « antischiavisti > suggerirono che la gloria militare e l'acquisto di terre nel \\'e,t erano ragioni « inferiori > per combattere i messicani. Ai tc-mpi di Daniel Boonc, era glorioso e morale uccidere il proprio vicino, se di pelle scura, pçr impo.,se\Sar• si del suo orto. Oggi diventa sempre più morale e glorio-o ucciderlo per odio politico, purché abbia la camicia bruna. La questione non è né si può ridurre intcramrnte a un problema di morale internazionale: non esistono morali nella politica internazionale, ma soltanto punti di vista. Nclla lio;ta di atti di<.one..,tie violrnti di cui noi, le au"itC'rl' :1ie dr! globo, abbiamo accusato e accusiamo lr dittature milit;lri, non uno ce n'è di cui non siamo a nostra volta colpevoli. I nostri giornali, i nostri predicatori, i nm,tri settimanali, tutti quelli insomma che hanno a cuore l'alto livello morale dell'America, accu,;ano la Gcnnania, l'Italia e- il Giappone di queste sette azioni immorali : 1 i. denuncia unilaterale dei tr.itt<tti; 2. ~ttomi~sione cli deboli vicini con 13 violenza o con minacce di violenza; 3. intervento annato negli afT.,ri di na1ioni vicine, che porta a guerre aggressive non provocate; 4. guerre dichiarate; 5. violcnz.c di follr irre'ipon~abili contro cittadini pacifici, colpevoli solo di appartent·rc a certe rane; 6. violenze uffici.1lmentc s.anzionate (in tempo cli pace), contro concitt~dini, per le loro credenze relig1ose; 7. violenze contro cittadini inermi, in tempo di guerra. Vediamo ora quante di que~te accu- ..,c;;i (>O'l<ì0nroivolgere agli Stati Uniti, C(ln l'aiuto della ~toria. Il ~iurno in cui llitlc--rc-ntrò in Rrnania rompcndo il tratt,\lo di Vcr,aillcs, Dorothy Thompwn, nota giornalista .uncricana corri"ipondente di importanti quotidiani, fii indignò al punto da c·~igcre la immediata dichiarazione di g-ucrra al Reich. Non dovremo dormin· mai più tranquilli nei nostri letti, dichiarò, finché rim,irrà al mondo uno Stato capace di violare così i &uoi solt·nni impegni. E qua'!Ì tutti gli altri giornali le dettero ragione. Nel 186g, però, in seguito a un arbitrato. gli Stati Uniti firmarono un certo numero di impegni che sottoponevano alla nostra giuri"idi7ionc !e ac- <1ue co~tiC'rr fino a tre miglia inglesi dalla sponda. Jntrrvenuto il proibi.doni,mo, assai prima drlla inva,ionc della Renania, nei lacerammo unilateralmente quei peni di carta, N"clamammo dodici miglia dalla costa, affondammo n::t\·i, e uccidemmo uomini molto al di là dei limiti conces..o.icida un trattato. Qucl grande cpi,odio noto come- la conquista dc-I\\'c'>t, non mai ng-wnd.no dai no,tri '!torici -.em-.a. ammirazione sconfinata, è dovuto alla violazione di molti trattati. ln primo luogo, il trattato che st..tbiliva la indipcndenia d,·l!e colonie e proteggeva gli indiani "nuo i loro confini del territorio nord-o- ,·c'!t. Poi, altri accordi con i singoli capitribù che rinforzavano questo stato di c~e. Noi violammo tutti questi <tccordi per occupare terre che non ci ;,pp'j_rtencvano, e il nostro governo li violò in una vera e propria guerra di conqui::.ta. L.1 guerra finì con l.t vitto, ia americana, e furono conclu,i trattati che fi~avano nuovi confini e prevedevano punizioni per i cittadini delle due parti colpevoli di atti di aggreo;,ione contro le pcNOne dell'altra razza. Nei \uccessivi quindici anni, <ti calcol:i che circa settantacinque indiani furono assassinati da bianchi, ma nessuno dei colpevoli fu mai tr:ldotto in tribunale. I trattati rrlativi ai confini furono violati con indifferenza, e l,t ,plcndida vittoria di Tippecanoc fu compiuta da un C'lcrrito americano cht· invase le terre indiane in tempo di pace. Dopo la guerra, le case e i ractolti degli indiani furono bruci,Hi, le loro donne e i loro figli cacc-i.ui (si era d'inverno) nei boschi. Proseguiamo, Il rapporto della commissione nominata dal Congre~so, che nel 1822 si occupò di si,temarc le trrre della Gcorgia 1 è una eccellente lcttm,l prr gli americani che oggi parlano dC'lla ,;mtità degli impegni internazionali. Dopo aver deplorato che il governo centrale avesse pcrmc,<;0 a certi indiani di vivere in Georgia sulle proprie terre, il rapporto conclude: « li governo de\'c abbandonare la sua politica di civiliuare gli indiani <.: di la- ~tiarli \ulle loro tc-rrc; deve nego:1iare trattati nuovi, nccc~ari per c,tingurre ogni titolo di proprietà degli indiani sulle tCITC della Georgia>. Una delegazione mandata ap1X>sitamcntc ,;ui luoghi ubri;tcò alcuni capi, lì convimc.• a 'ìCgnare le loro croci Ml un documen• to che rinunziava a tutte le terre in• diane entro lo St,110, infiiw mandò truppe per cacci.lrr via quellr c,rnaglie. Seguì una piccola guc-rra, conclu.,a felicemente:- con lo \terminio di tutti gli indiani. Commrntò il governatore della Georgia (cd era lontani,;~imo dal voler esser(' ironiro): c.Gli indiani 5embr.mo incapaci di comprendere il carattere di un imprgno sancito con un trattato>. Il noc,tro modo di trattare gli indiani è stato, tuttavia, in una certa misurn, morali1.zato dal tempo. Trascurando il fatto che la vita cd i 1x~nidi un indiano possono valere J)"r lui qu.1nto le mcdc'lime CO'iC per un bianro, la civiltà non ,;i è mai considerata legata dalle proprie• leggi nei ,uoi rapporti coi barbari; ~embra permesso ele- ,·arli e civilinarli, magari uccidendoli. c.Ero per gli italiani in Etiopia, sono contro di loro in Spagna>, dichiara Hcrben 1fatthcw\, uno dei morali..,ti più in vi,ta. 11 furore d('i nostri mora• Ii..,ti non ,i è infatti rivolto tanto contro le ini,:iative tcd,·.,chc nel Tanganika e a T,ingtao, come contro quc-lle pili rect'nti in Austria e uri Sudeti. :\1a anche volendo guardare le cose da quC'\tOpunto di vi"lta. trascurando l'intera ,tmia nera e ,an~uin~a ddla conqui~ta del We~t, con i suoi a~'-a(,ini. la ~u.t mal.'lfrde e le "iue raffinate crudt'ltà (è <'O\;\ buff.• udire i di,et·ndt'nti di quelli che avvelenarono gli indiani con I'« acqua di fuoco» i;tridilrc centro i giapponr,i per il tr;.1fficod<'il'oppio in ~lanciuria), con,idcri,,mo pure quc·,t'<•pi,odio am<'ricano dal punto di ,-i'it,1 del conqui~tatorc bi~1Ko prc1,bitniano, per il quale gli atti di guerra non sono <l<'litti 'ìC non pcrpctr,Hi tontro i popoli dello 'itl'~ livello ap'proc,~imativo di cultura, ,cbhl'• ne da un punto di vi'>ta morale una ~imilt- concC'..,,ione sia impo<:~ibìle. Una spedizione cli volontari ìtaliani entrò a Fiume. <' l'occupò ..,fid.rndo i trattati intc·rna7ionali, e ~mn<·ttè la città alb madrepatria. Ndlo \tC\~o modo, un grup1>0 di amrricani promos~e la fondazione di una rC'puhhlica indipendente del Panama, per « noleg~iar<' > i diritti dcl canale. mi:"ntrr le corav;ltc arnerican(' montavano b gu:irdia al largo, e a tc-rra proiettili amC'ricani uccidevano gli indigeni che avevano il cattivo gusto di dichiar;\r,;i malcontrnti. La Ru,;1,ja c,ovictica co- ~trinsc i g<·orgiani del Caucaso a unir-.i a lei sotto una costitu.zione d,l C\'>i odiata e dio;prcz;,;1ta, cd eo;attamente nrllo .sH'!s'tùmodo i no,tri dodici primi Swti fec,•ro adcnrC' Rhode hland alla Unione. Stalin pcr'"'guita le minoranze? Noi fac<'mmo lo <.,teviQa Portorico, e nellC' Filippine, in tre anni di guerre '-anguinm<'. I nazi.,ti tcdc,c-hi h.mno favorito lo wiluppo del loro partito in Amtria, fino ad annettrrc tutta la nazione wrclla; gli !iotessìnazi,ti hanno 3pinto gli uomini della propria rana nei Sudeti ad agitar,i prr la uniom·
llla Germania. I giornali americani si sono profondamente scandaliu.a.ti; ma ~i leggano le opere degli storici americani per preparare gli animi dei giovani: il professor Muzzey, per esempio, in un libro di tc,to per le no~tre scuole, co:-.ì de~criVe la ~lorio'-a conqui<:ta del Texas e delle Haw~1ii: « Il Messico aveva insult,tto la nostra bandiera, ro\inato il no-.tro commercio, imprigionato i n~tri cittadini, mentito ai no~tri rappresentanti e disprc7.z,tto i 110-,trimc~,;i. Certo, noi cr,1Va1110una nazione fort,.· e il t\fe.,,ico una n,1zione pie.cola : ma la debolea., non può es- ~cre prete,to di continu,\ta e aperta inisolt'nza ». Se vogliamo paragonare il recente C"ontegno dc-Ila Germania in Ceco,lo"' vacchia, il Reich ci fa una figura assai mig:liore. I Sudeti erano ~t.ni la,;ciati fuori dalla madrepatria da un trattato nel quale non ;\Vevuno avuto voce. Gli americani, gementi sotto il giogo ,tranil'ro nel Tcxa,, erano andati ad abitare il pae!-c di loro .!ipontanca volontà, ottenendo dal gov(•rno local,e te11,1gratuita pt.:r 175 acri a thta, tutti i privilC'gi elci t'ittadini e la e:-.cnziom· per '-Ci anni da ogni obbliga~ione, inclu\C lt· ta~~c. Quc~ti e: fratelli per• cluti > furono congiunti agli St.iti Uniti grazir ad una gu(·rra cominciata con la penetrazione delle truppe amcricant· nel ~vk,,ico; una penetrazione cil'.'." andò molto più in là delle no~nc più :mda< ì rivendica7ioni. I tre ca,;;i del Panama, del Texas e la guerra -.pagnola sono tipici e~mpi dd nostro immjschiar,i negli affari dei vicini per trame v.intag~io. La morale d(·gli ultimi due episodi zoppica talmente che perfino i nostri storici scolastici, incapacì di riabilitarli, ~no co,trctti a pre1;;cntarli sotto altra luce. e: In cento anni », dichiara un tC:)to \COla~tico largamente u~ato, « la Spagna aveva introdotto nel Tt·xa,; '-Olo 3000 coloniuatori, mcntrl' in una sola "decade più di 13.000 americani pa,1;;:"trono la frontirra >. Ciò che ci f,1 concludere che le appropriazioni terriloriali ~ono il prodotto di cause naturali, a1gomento non ammesso dai nostri com~tenti di politic;i e,tcra quando i giapponesi l'adoperano per giustificare la loro avanzata nel territorio a~iatico. Rimane un'accusa: quella contro la 1,;ondotta internazionale degli Stati totalitari cd è forse la più grave. Si accusano gli Stati fas.ci,;ti di fare la guer• l",l senza dichiararla. !.('rvtnd()l,i di volontari o di vere e propril' "J>edizioni i1) paesi stranieri. Ma, deplorando tak· c-ondotta. temo che gli amrricani vengano a trovarsi in una situazione molto imbarazzante. Jn tutto il territorio degli Stati Uniti, ci sono ~tatue elevate a uomini che fecero esattamente ciò che tcde~chi cd italiani fanno og• gi con viva nostra indignazione in Spagna. I nomi di alcuni di que-.ti eroi na.,ionali sono Steubcn e Lafayette. E veramente, senza questi «volontari» ~traniC'ri, noi oggi celebreremmo certamente il compleanno di Sua Mae- 'ltà Giorgio VI invece del Quattro Luglio. Anche quei volontari francesi venuti in America (non certo tutti spontaneamente), che oggi meritano l'ammirazione e il rispetto universali 1 facevano esattamente ciò chr le « Frecce nere > hanno fatto in Spagna: fornivano cioè un nucleo di regolari a un esercito che era in gran parte una folla armata, e ci aiutarono nella rivolta contro un governo assai più legittimamente insediato, assai meno pericoloso per i suoi sudditi, di quello contro cui si è sollevato Franco. E non è que,to il ,;olo caso in cui « volontari strani~ri » hanno fatto la loro apparizione in America. Non sono poche le prove dell.1 nostra capacità nazionalC' di m,rndar truppe, denaro e rifornimf"nti per complicare le liti degli altri senza dichiarar guerra. Un breve e probabilmente incomp_leto elenco mostra che forze americane armate hanno invaso nazioni a sud del Rio Grande otto volte in un secolo, sempre !.<'ll7.adichiarar mai guerra, e generalmente provocando conflitti sanguinosi e lunghi. Si vuol giu:-tificarc tutto ciò affermando che la dottrina di .Monroc ha trasformato l'America latina in una specie di riserva di cac• eia americana dove, quando c'è da sparar(', poS)iarno entrare solo noi. Moralmente tale ragionamrnto è fondato come quello che serve a giustificare i nostri furti e i nostri assa~ini fra gli indiani. Eppure, anche se avesse qualche fondamcnto 1 è pur vero che non ci ,;iamo limitati a intervenire nella Ano li. N. o,• 2' Dlo,mhn 1988-nu I OMNIBUS i ,I :I I I il SE1'TIMANALDEI ATTUALITÀ POLITIOA E LETTERARIA E8OE IL SABATO IN 12-16 PAGINE ABBONAMENTI Italia e Impero!a1111L0. 42, remeair. L. 22 Enero: anno L. 70, 1eme.atreL. 36 OGNI YOIIJ:KO ONi LIJli lhno1orhtl, disegni e fotognfe, anche H non pubbl!oatl, DOD ,i n1tit11!1cono. Dlrulou: Roma . Piau1 della Pllona, 3 Telefono N. 66,470 .l.m.m.llllttrulone: Jiflla110- Piana Oarlo Erba, 6 TelefonoN, 24,808 PllbbUdt.t.: Per o:illlimetrodi alteua, ùue onaoolonna1 lri1!·11:,i;~~'Sd!j!!'. 1 tO,eT~\:r~11·0B2cr;Jii Parigi, 66, Rne dn Fanboug Salnt..-Bonore I Il I I, I 1;! America latina. Cannoni •americani hanno 1,,trsato <.angue straniero in Giappone nel 1869; in Cina, in molte <;Cca.,ioni; in Africa, e pl'rfino a Sumatra. Verso il 1859, viveva in quest'i~la un sultano chiamato Po Maometto 1 che aveva grande avversione per gli americani, come oggì gli italiani e i tedeschi per gli spagnoli ros- 'iÌ. Una nave americana giunse alle sue rive esattamente come il Deutschland apparì. recentemente al largo delle coste <,pagnole. Come nel caso del Deutschland, molti dell'equipaggio furono uccisi, e, come i tedeschi, gli americani mandarono alcune grosse unità navali sulle co,;te dello Stato di Po Maometto e lo bombardarono spictat,:um:nte. Qui l'analogia termina. J tcdc,rhi abbandonarono Almcria dopo il bombardamento; gli amrricani inve<e mandarono a terra un manipolo di uomini che ucci,e pi\1 di duecento pe,~ne e incendiò la città. Nel nostro ca,0 1 ci dicono, -.i trattava di un,1 giu- .,tificata ,pedi.done punitiva, nell'altro di un oltLu~gio all'umanità. Senonché tutto si vuol ridurre a una que~tione morale. l fatti di per sé sono analoghi: non c'è differenza fra Andrea Jackson che inv;.ule la Florida e Adolfo Hitler che invade l'Au- ~tria, tra Boone e 8;,doglio. tra Dole .i.Ile 1lawaii e Deihara in Manciuria. Del resto, anche la~ciando da parte il fatto che un fascista intelligente non considera un beneficio la democr.uia, abbiamo noi forse condotto i no~tri aff.:u i interni in modo da avere il diritto morale di deplorare il modo con cui gli Stati totalitari .,j rc;.mport,mo a ca.,a loro? Non è possibile rispondere affermativamente. Le e~cuzioni eseguite dai nazionalsocialisti dopo il loro arrivo al potere non sono atroci quanto i linciaggi commessi negli Stati Uniti. I.a cemura tcde!.ca, ci dicono, impedisce che certi fatti compaiano sui giornali. Ma da noi, col prete- 'ito che e 11iggtr news is no ,iews » (le nQtizic che ri~uardano i negri non inkrc~,,rnoJ 1 i linciaggi non figurano più nei giornali se non accompagnati da circostanze di particolare barbarie. La esclu~ione degli ebrei dalle ~cuolc1 dagli affari e dalle professioni trova un esatto parallelo nel trattamento che noi applichia,no alle nostre minoranze raz.-iali: non solo ai negri, ma anche aì popoli dell'oriente europeo. Anche tralasciando la questione della razz.a, mi sembra che non tocchi a noi giudicare i nostri simili. Nessun maltrattamento è pari a c1uello che soffrirono minorarl7..e appartenenti alla nmtra stessa razi...t e alla nostra stc~ nazione, come i mormoni americani a New York e nell'Illinois. I nostri storici tentano di trovare qualche giustificazione, ma, disgraziatamente per loro, le stesse ragioni mettono avanti gli Stati totalitari per difendere il loro trattamento delle minoranze politiche : cioè, che ,i trattd di piccoli Stati nello Stato, in dis,1ccordo con lo Stato stes• <.o e pcricolo,;i per l'unità nazionale. Nf: !.i può sostenere che gli americani ~i battono più umanamente di quel che facciano gli altri popoli. Ci dicono che è così: e che le due eccezioni più clamoro:-.c e più rivoltanti della guerra c-ivile1 Sheridan a Shcnandooh e Shcrman nella Georgia, furono provocate dalle necessità militari. Ma anche questo è un argomento che noi non vogliamo riconoscere valido sulle labbra degli altri. I tedeschi lo invocarono per difendere la loro guerra elci wttomarini e noi entrammo in guerra per dar loro torto. Non c'era nc<-suna particol:ire necei,sità militare di di~truggcre Chambcrsburg nella gucrr.l civile, nessuna ncces\ità, certo, di ma'-~acrarc, dopo che si era arreso, un reggimento di soldati negri, .1 Fort Pillow. Si trattò di uno di quei casi di fucilazionè di prigionieri, che strappi'lno ai nostri rnorali,;ti gridi acuti quando avvengono in Spagna. La legge del taglione (che è legge fra le più barbare) spinse squ,tdriglie di appar('Cchi da bombardamento americani sulle città indifese di Stoccarda e Aqui- ,grana in ogni notte di luna del settembre e dell'ottobre 1918. lngcgno~amentc durante una rivolta nelle Filippine facemmo comparire come banditi i ribelli per poi fucilarli e seppellirli con maiali, condannando così quei maomettani alla impurità eterna. E fu una punizione terrorhtira, simile a quelle che vengono condannate dalle ~ocietà pacifiste americane. E, infine, il blocco che affama intere popolazioni, combattenti e non-combattenti, è una pura invenzione amrricana, sviluppatasi durante la guerra civile e applic:ita poi con grande successo contro gli spagnoli e i tedeschi. Imomma 1 in qualsia"i modo ci si avvicini alla queMionc, il risultato è il medesimo. Noi ci siamo resi colpevoli di tutto ciò che rinfacciamo alle nazioni che di volta in volta ci sono contrarie, e di alcuni :,Itri peccali. di cui teniamo per ora il monopolio. Né diamo srgni per or;\ di migliorare: se un movirnf•nto improvvi,;o della popolazione face,sc sì che abita.-.sero oggi tre milioni e mezw di americani nello Stato mc-.sicano di Chihuahua, i giornali sarebbero pieni di episodi circa la loro miisercvole condizione, e due giorni dopo marceremmo tutti con le bandiere spil'gate per costringere il ~1essico a cederci una regione ormai americana. Questa, insomma, è la storia della moralità americana. Niente è universalmente odioso quanto l'ipocrisia. Un giorno saremo forse c~trctti a pagare il prezzo della nostra disonestà. « Quando rifletto che Dio è giusto», disse una volta Tommaso Jeffcrson 1 e io tremo per il mio paese». FLETCHER PRATT LOliDBA - LA SIGNORA BETON OBALLEli GRANDE lUE8TBA DELLA lU.880NBRU FOLLIE DI BROJ."DWAY IL VIAGGIO DI EDEN ft 'EX-~ INISTRO Eden. fa d1 nuovo (!J parlare d1 sé. f:: andato in America e ne è tornato e non si sa che cosa esattamente sia andato a fare. Si dice a predicare la guerra, a predicare la ero• ciata contro gli Stati totalitari. Finché fu ministro, le opere sue • non furon leonine•; ora, che è all'opposiz1one, sono leonine le sue parole. il Daily Ntf(:S ha ammonito gli americani: • Eden è: qui per vendere al popolo degli St,:lti Uniti la stessa merce che c1 fu venduta nel 1917. :-Jon presuamo ascolto alla propaganda e riflemamo bene prima d1 acquistare biglietti d1 una lotteria che offre 1n premio un'altra guerra!•. Ma c'è un americano che acquisterebbe volentieri quei biglietti: 11 presidente Roosevelt. Agli altri, quella loueria offrirà in premio un'altra guerra. A lui offre un'altra presidenza. I giornali inglesi di opposizione hanno messo in rilievo con comp1ac11nento la cordialità con cui Roosevelt ha accollo l-::C.:eÈn.possibile che essi orig1nariament<:, e cioè per nascita, per carattere,_ per educazione, non fossero faui proprio per intendersi. Le circostanze della vita o, meglio, i casi della politica li hanno singolarmente avvicinati. Oggi le loro pos1zion1 politiche sono analoghe, \' le loro ambizioni convt:rgono. L'uno, Eden, proviene da una sconfitta che. a suo tempo, fu clamorosa. L'altro, Roosevelt, è stato sconfitto recentemente nelle elezioni parzialj sul terreno della politica interna e non può più affrontare la lotta sul cavallo sfiancato del New Dea!. L'uno aspira ad assumere il leadership del partito conservat0rc, o a determinare un movime,:ito di conccntraz1one nazionale dei part1t1 e ad ascendere, lui quarantenne, al premierato: una rivolu7ione nella vita pubblica inglese. L'altro aspira a farsi eleggere presidentt: per la terza volta: una rivoluzione nella costituzione americana. Tutti e due conducono i loro paesi alla guerra. Ma non sarebbe d1 buon tono dire che ve li conducono per ambizione o per cupidigia d1 potere e simili. Questo linguaggio alla Tacito non è più di moda. Oggi si dice: per amore della democrazia, per difendere la libertà dei popoli, ecc. Il duca d1 La Rochefoucauld disse: • Nos t:ertus ne sont le plus so11v,nt qu, des uius dtguisb •. UNA BIOGRAFIA 111) ROPRIO qualche settimana pnma Lr che l'ex-ministro Eden partisse per l'America, vide la luce, in Inghilterra, una sua biografia, scritta da un suo atn.miratore. Il libro mette 111 efficace rilievo che l'exsegretario agli Esteri discende da una famiglia di buona nobiltà e di tradizioni molto aristocratiche ed è imparentato con alcune delle piu grandi famiglie inglesi. Queste cose si sapevano, ma fu molto opportuno che venissero ricordate proprio alla vigilia del viaggio in America, ove, senza dubbio, avranno prodotto la migliore impressione. L'autore di questa biografia, certo Alan Campbell Johnson, non ha che venticinque anni ed è (circostanza abbastanza curiosa) « segretario privato politico• d1 sir Archibald Smclair, il capo dell'opposizione liberale. Probabilmente questo giovane adepto del liberalismo avrà. avuto modo di persuadersi che la via del l1bcralismo non conduce molto lontano e avrà avuto l'idea di dedicare i suoi migliori ceri votivi al nume futuro del part,to conservatore. O, più semplicemente, a, rà pensato che è bene tenere il piede in due staffe. Ne farà della strada, qucs,o Alan Campbell Johnson! Per ora il suo hbro, anche da giornali amici di Eden. è stato giudicato stupido: dull. Comunque, da esso •si apprende che 11 titolo di baronetto fu conferito a un antenato di Eden nel 1672 da Carlo Il e che il primo personaggio notevole della famiglia fu William Eden, primo b::irone Auckland, nato nel 1744. Questi d1,·entò sottosegretario di Stato sotto lord Suffolk e segretario-capo per l'Irlanda nel 17801 e ottenne la pa'ria per l'opera che compì come ambasciatore in lspagna. Fu, per qualche tempo, il consigliere e il confidente del grande \Villiam Pitt, e questi, a un certo momen10, si innamorò della sua prima figlia; ma l'alleanza politica si spezzò, e, quando Pitt, nel 18o4, tornò al potere, Auckland non volle accettare alcun ufficio. Tu /dix A,mr-ia nube. Anche gli Eden, come gli Absburgo, usarono consolidare la loro fortuna per via di giudiziosi matrimoni. La madre dell'ex-segretario agli Esteri, Sybil Frances nata Grey, proviene dalla grande casa dei Grey. Per il suo tramite, ì figli hanno ereditato frazioni di sangue (non sapremmo dire di che entità) dai Mowbrays, dai duchi di Norfolk e dai Nevìlle. conti di \Vestmore- ,land. L'unica sorella di Eden, Elfrida Marjorìc, maggiore di lui di dieci anni, sposò, nel 1909, il sesto conte di Warwick. Il figlio, Charlcs, ora settimo conte di \Varwick, somiglia straordinariamente allo zio e aspira ad andare a fare l'attore cinematografico a l lollywood. Robert Anthony Eden (• Tony • per gli amici), fino all'età di nove anni fu educato da una governante; poi andò a San• droyd nel Surrey, poi a Eton, e, alla fine, a Oxford, dove vinse un premio in teologia e diventò un buon giocatore di calcio e di cricket; anche come rematore promeueva bene. Nel settembre del 1915, a d1ciasset1'flnni si arruulò nei Fucilieri Reah .<;. sei mesi dopo, era luogott:nente al fronte. Fece la ~uerra onorevolmente: diventò tenente, poi capuano, e al momento dell'armisuz10 era stato proposto per la promozione a maggiore. Quando fu smobilita~o aveva venti anni. Tornò a Oxford e si mise a srudiare lingue orientali. Nel 1 923 si presentò come candidato conservatore nel collegio elettorale d1 \Varwick e Lammgton contro la rossa • contessa di \Varn ick, che aveva allora sessantadue anni, e la battè. Fu una ,era guerra in famiglia. La contessa era madre del sesto conte d, Waru 1ck, ossia era suocera della sorella di Eden. Inoltre, nel corso della campagna elettorale, Eden si fid::inzò c..~n miss Beatrice Bcckett, figlia di sir Gervase Beckett proprietario di una gran parte ddla Forkshire Post, e dopo l'elezione la sposò. Ora sir Gervase Beckett era genero della contessa di \Var• wick e miss Beatrice Beckett era, conseguentemente, una nipote della signora. In una parola, Eden battè la nonna e sposò la nipote. 11 resto della carriera pohtica di Eden è abbastanza noto perché valga la pena d1 ricordarne, qu1, i fasti. "OODREANU EXIT" ft \ NOTTE dd 7 dicembre, un uffil..!::) Uale, con una scorta armata,. s1 pre- .,cntò alla porta della prigione di l{11nenescue chiese che gli ven1~sero 1mmed1atamente consegnati i seguenti quattordici detenuti politici: Corndiu Zelea Codreanu; N,colai Constantinescu, lon Caranica e Doru Belimace (questi tre membri della Guardia d1 Ferro il 30 dicembre 1933 uccisero il Primo Ministro rumeno Ion Duca. In loro onore fu composto l'inno della Guardia di Ferro, che, dalla combinazione delle prime sillabe dei tre nomi1 fu detta canzone Nicador-); 1 dieci uomini che uccisero Stelescu, il capo della Guardia di Ferro che aveva fatto secessione, mentre era degente in un ospedale di Bucarest in seguito a un'operazione. I quattordici pericolosissimi personaggi furono cancat1 in autocarri e i soldati della scorta si disposero intorno. Qu;,1di gli autocarri si misero in moto rombando e la comitiva partì in direzione di Bucarest. Avrebbe dovuto raggiungere la prigione d1 Jilava, che è a •una distanza di circa 19 km. da Bucarest, dalla parte Opposta. ;'\1a un 111cidente diciamo cosi imprevisto mise anticipatamente termine al viaggio. Presso il villaggio di Tancabesti, la carovana doveva attraversare un piccolo bosco. l\1entre lo attraversava, degli sconosciuti, nas\'.osti fra gli alben, certo aderenti alla Guardia di Ferro, aprirono il fuoco sulla scorta. Allora i quattordici prigionieri tentarono di fuggire. Ma i soldati della scorta, che avevano avuto ordini severissimi, subito fecero fuoco su di loro, ed erano così buoni tiratori che non ne mancarono uno, Dei quattordici prigionieri, neppure uno se la cavò con semplici ferite: tutti furono uccisi, e, tre ore dopo, i cadaveri furono 111 fretta sepolti nei sotterranei della prigione di Bucarest. Questa la versione ufficiale. Le Guardie di Ferro raccontano tutta un'altra storia. E cosi è morto Corneliu Zelea Codrcanu. È uscito dalla scena politica così come vi entrò, quattordici anni fa: a colpi di rivoltella. Egli era, allora, studente all'università di Jassy. Scoppiarono, in quella città, tumulti antisemitici é gli studenti vi parteciparono largamente. li prefetto fece arrestare alcuni studenti e Codreanu, con le sue mani, uccise il prefetto a re- "olverare. Fu processato, fu assolto e portato in trionfo. E, d'un colpo, si tro,·ò alla testa della gioventù nazionalista rumena. Subito fondò la • Legione dcli' Arcangelo !\'11chele•: programma, l'antisemitismo. La Legione fu sciolta, e Codreanu fondò la Guardia di Ferro, che a\'eva per divisa la camicia ,•erde. Poi fu sciolta la Guardia di Ferro, e Codreanu fondò il parrno e Tutto per la patria li. Egli aveva creato intorno a sé un'atmosfera di misucismo e di violenza, di romanticismo e di terrore. Spesso le riunioni del partito s1 tenevano nel cuore della notte. in qu::ilchc bosco o in altro luogo solitario: e, improvvisamente, su un cavallo bianco dalla vivace gualdrappa, appariva Codreanu, avvolto in un mantello dai colori splendidi, faceva un discorso violento, e spariva nella notte. Queste messinscena, a quel che pare, affascinavano la gioventù rumena. li« Capitano•• come si faceva chiamare Codreanu, col suo volto pallido, dai lineamenti marcati, da attore cinematografico, dagli zigomi forti, era l'idolo dei suoi seguaci: specialmente delle donne. Portava sempre sotto la camicia verde un sacchetto contenente un pugno della ' • sacra terra di Romania•. e lo urava fuori spesso, nei momenti culminanti dei suoi discorsi, con segni di grande commozione. Lo strano è che non era rumeno: suo padre era un ferroviere pobcco-ungheresc e sua madre una tedesca. Sfuggì all'arresto più volte in modo romanzesco. Una volta si travestì da contadina. Un'altra \'Olta si disse che si fosse nfugia10 in casa della sua nemica mortale, la Lupcscu, e che costei lo a\'esse nascosto nella vana speranza di placarne l'antisemitismo. Ma, probabilmente, questo episodio è pura leggenda. La moglie di Codreanu fu informata subito della sua morte. Non ci credette. Disse: • Egli mi dice\'a spesso di non credere alla notizia della sua morte•· Poi sparì da Bucarest e nessuno sa dove sia andata a finire. RICCIARDETTO J
I RUGGERO Lconcavallo ,ssai poco si parlò alla no-- tizia della sua morte, e meno ancora se n'è parlato in vita, nonostante i ~uccbsi popolari che pure egli aveva o~tenu~o_,e dobbiamo a quei ricordi giovanili che al principio del secolo ~nor~tto Roux andava raccogliendo fra 1 suoi contemporanei letterati, artisti ~cienzi~ti, uomini politici e patrioni: se abbiamo trovato un tenuissimo filo per le nostre ricerche. Peccato! Saremmo tutti curiosi di sapere tante cose di lui; ma la storia chiude ostinatamente le sue porte a chi dalla soglia della mediocrità cercò di forzarle. Quanto lottò e quanto sofferse per la celebrità, il povero Lconcavallo ! E forse fu questa sua continua ango- 'iCia che, togliendogli la serenità ncces- ~ri~ 3:d ogni lavoro proficuo, gli impcd1 d1 conoscere la gloria cui ambiva e di cui vedeva coprirsi uno dopo l'altro i suoi colleghi contemporanei. Questa raccolta di Onorato Roux co:,,tituisce una vera e propria curiosità1 ed è un avangusto di certi florilegi più o meno av\'cntati dell'epoca moderna destinati a Mupirc la posterità per la abbondanza di poeti e d'artisti di che fu ricca questa nostra età. Messo fra Giovanni Segantini e Angelo Dall'Oca Bianca, Ruggero Lconcavallo dovette trarre non poco vanto dalla lusinghiera vicinanza, ma più che vanto consolazione di sentirsi da qualcuno così onorato e~richiesto di dettagli riguardanti b sua carriera o, per meglio dir~, e l'ascesa luminosa verso la gloria». In quel momento, era il 1900, egli aveva già scritto quattro opere, di cui due (ma una specialmente, / Pagliacci), .1vevano riscosso l'entusiasmo delle platee; ma non bastava, evidentemrnte, a quest'uomo il cui nome si compom.•va di due nobili animali e che avrebbe voluto trionfare con grandi mezzi fra la critica più schizzinosa. Ma il fatto è che i suoi mezzi non erano grandissimi, e allora, mentre la stampa lo ignorava o quasi, ceco che il ~e~ sto os.~equio~odi Onorato Ro~,x dm·ettc agire da balsamo su quella ferita che stillava amarezze mal dissimulate. Veniva dalla magistratura, se si può dire que:.to per essere stato suo padre pre~idente d(·ll'Alta Corte di Giw,tizia a 'apoli, e per parte di madre ereditava del dclci ..simo male dell'arte: ella era M)rella del pittore na oleiano D'Aurion, che ci a!>sicurano godesse ai ~uoi tempi di una grande celebrità, e dcvr essere vc:ro, se moltr sue opere :i.itrovano ancor oggi nel Palazzo R<"ale di ?\apoli. Nella sua ant, Ruggero Leoncavallo riunì la dolcezza patetica delle armonie e il gusto per l'intreccio a fondo drammatico, con epilogo, anche se sottinteso. nelle aule del tribunale, per essere fede!"" così .:tlle sue origini. Ancora bambino studiò con particolare ,;;ucccsso al Comcrvatorio di San Pietro a Maiella, a Napoli, dove era nato nel 1858; indi, attirato dall'arte di Giosuè Carducci, pensò di d;irsi alle lettere, e panito per Bologna vi rimase e frequentò i corsi universitari del e vate maremmano• fino alla laurea. Aveva \'ent'anni, un diploma di campo~· .ione e di oiano al Conservatorio, una laurea in lettere, l'opera Chalter· ton scritta, r.tpprcscntata e bocciata, e un de~idl'rio sopra gli altri grandis1..imodi girare il mondo e conqui,;tarsi la celebrità. Da dove incominciare? Quc,;ti artisti napoletani ')()noveramente 'itraordinari: pro\'atc a dir loro di god.cNi la vi<,ta del golfo e del Vemvio. il clima, eccetera, e attendere tr.::mquillament(' a.Ila loro arte, provate, è fatica ,;precata e tutta l'esperienza e ~li esempi che potrete apportare al vo- ,;tro rai:;:ionamcnto ..a ranno vani: c~i hanno bi-,ogno di correre lontano 1 dove poter rimpiangere il mare, il Vesuvio, il clima e tutto quello che lasciarono dietro di !>é.Oltre questo desiderio, il giovane RugJ~·cro Leoncavallo aveva uno zio, Lconcavallo Bey, direttore dcll'uffido \lampa prt•,.')o il mini,;;tero degli Esteri al Cairo o ad Ale\'iandria chr fo~e, cd egli approfittò di quc;;to punto di appoggio per cominciare a viaggiare e a dare concerti di pianoforte. Pre!\tO~odette di una certa notorietà. La sua figura piaceva: era un musicista che faceva capire da tutto di avere davanti a sé un grande avvenire. Lo zio bey poi non manca.va di proteg~cre il singolare nipote che finalmente vrnnc invitat0 a corte. Quei concerti alla corte egiziana procura• rono a Leoncavallo i favori dei dignitari e dei cortigiani. Mahud Hamdy, fratello dd v;rcrè Tewfik, amava la mu-.ica e prediligeva i maestri italiani. Così volle Leoncavallo per sé; come maestro privato. Quando poi. in quei tempi, l>COppiò fra l'Egitto e 1'1nghilterTa un conflit• to che doveva condurre a una guerra, parve che Lconcavallo con l'aiuto del ,;uo ~colaro vicereale ~te~~ per ottenere un buon po-.to: quello di di• rettore delle bande militari egiziane. Yla in quel nwntrc arri,·arono le giornate di Tcl-cl-Kabir; e al giovane piani,ta chC"pareva destinato a cs~re il mmicista di una corte musulmana ncn rc.,tò fhc fugg-irc. Dovette travcstini da arabo, e salito a cavallo rimanere in sella per venti ore, fino al -.uo arrivo a hmailia. Era -.alvo, ma ~c,u.a un soldo1 e ccr• t,trnrnte non avrrbbe mai potuto imbarcarsi per tornare fra la gente civile, ..,(.grazie al rappre~ntantr di De Lcs- ,('ps. il Desavaty, non avesse dato a Porto Said un concerto che gli fruttò qualche centinaio di lire. M.l il piro- "cafo su cui ,,1lì si chiamava Propi• tiu.s, appaneneva alla manna inglese, e lo sbarcò a Marsiglia di dove Ruggero cominciò, con mez:zi ogni giorno più sottili, il vagabondaggio artistico per fermarsi a Parigi, e là constatare di non avere più un soldo in tasca. Dovette adattarsi a piccoli lavori assolutamente estranei all'arte, scritturato di qua e di là da privati che davano delle. feste, per accompagnare al piano cantanti di ultimo ordine che magari non conoscevano neppure la musica. Raccontò lui stesso di essere stato a~ldato una volta da un commerciante di vini di Crei! per una festicciola, dove gli artisti che quella se• ra si esibivano cantavano leggendo le parole su un foglietto. Fu tuttavia apprezzato assai presto nella sua qualità di accompagnatore, e finalmente salì qualche gradino accompagnando artisti da caffè-concerto. Dal varietà, dove riuscì a lanciare qualche canzonet• ta che gli veniva pagata venti o trenta franchi, e dovr riceveva delle gratifiche che gli garantivano u1.... ncdia di cinquanta o sessanta centesimi in pili per sera, passò al ruolo di accompagnatore di artisti lirici e ripa~atorc di spartiti, e la fortuna gli si fece avanti nella persona del celebre baritono Victor Maure!. Que:-.to mJr,;igli('::.c na in quel momento a,;sai noto nei teatri d'Europa, per la sua voce dal timbro robusto e dolci-.~imo a un tempo, per la perfetta arte del fra.:i.cggio (lo confermano le garzette del tempo e le enciclopedie musicali), e la veramente eccrzion,,le e pronta intuizione di ogni personaggio che porta\'a sulla scena. Giuseppe Verdi, allorché sì trattò di rappresentare per la prima volta l'Otello, il 5 febbraio 1887, lo volle come creatore e interprete del personaggio di Jago, e nel 1893 lo volle ancora per il Fa/- staff. ).fa questo avveniva parecchi anni dopo la sua conoscenza con Lcon• cavallo. In questo ancora oscuro musicista, che appariva tanto affamato di gloria e sempre alle prese giorno per giorno con le noie di una vita povera e difficile, ).,faure! vide il genio incompreso e si mise in testa di aiutarlo a rivelarsi al gran pubblico. Ruggero Lconcavallo, im:orJ.gi:;iato d.i.1 b.uitono che doveva venire a ).,filano per l'Ott'/lo, drci.;e improvvi5amentC" di vendere e impegnare tutto quanto po...c.dc\'a a P,1.rigi e, varcate le Alpi, tornò a rr~pir,1re l'aria del suo paese. Presentato a Ricordi, gli sotto• pose l'idea di una trilogia mu-.icale: / .,Wedici, I Borg1a e Savonarola, di cui aveva già pronti i libretti, e rima<..e d'accordo con l'editore di mu<..icarcintanto I NI edici, al prezzo di lire 2400, somm.1 che gli sarebbe versata ìn ragione di 200 lire al mese. Non era ,~olto, ma l'incoraggiamento buono, e I opera sarebbe andata in scena entro l'anno. Senonché, al termine convenuto, Ricordi trovò il modo di procrastinare .tdductndo vari moti"i, cd è a~:,,aiprobabile c-hc il risultato di un anno di la,·oro fo!>'-Ca,~~ai infcriorr all'attesa. Fu cmì che Ruggero Leoncavallo vis- ~ tre anni a :Milano, rniscono,;ciuto, faticando, e ogni giorno più dispera• to, finché brillò l'astro di Pietro J\·la- ~cagni col ,ucce!>'iOdi Caualleria rusticana. Fu un colpo di frusta, per il mul>icista napoletano, che vivacchiava malinconico dando lezioni di pianoforte, sc_rivendo libretti di opera e musicando canzonette. La gloria! Era così quella che aveva sognata, fatta di applau<,i di popolo e: di lodi ,;pe11icatcsui giornali. Perché a un altro, anziché a lui? Si rimise d'jmpcgno al lavoro, e forse pa--sò una ventata di vera ispirazione: scrisse il libretto dei Pagliac• ci, lo propose a Sonzogno1 lo musicò, t~ tutto quc!>tOnel giro di pochi mesi. Victor MaureJ, che non lo aveva mai abbandonato, fu talmente entusiasta dell'opera nuova che volle e,;serne l'intC"rprete, e in cs~a '>i produ~c quando il 2 I maggio del 1892 se ne diede al Dal Verme di Milano la prima dellt' infinite rappres.cntazioni. In quel tempo il movimento verista, che in letteratura aveva Verga e Capuana, in teatro con Cavalleria rusticana ;.tveva conquistato nel 1890 le folle, per mezzo della drammatica vicenda prC!>a dalla realtà quotidiana della vita, dell'abbandono appa~sionato all'ispirazione mu>icale, dell'effetto immediato e !!.Ìcuro.Parve del resto lo ..,tes30Leoncavallo, quando fu la volta dei Pagliacci, \'Olcr foo;;are,nelle amare parole drl prologo, i principi estrtici verso cui lii orientava oramai il nuovo melodramma italiano. Lo stes~ 50&· getto, egli lo aveva tratto da un caso avv!'nuto ai tempi in cui l>UOpadre teneva la corte di giustizia a Co:-.cnza, tanto che molti anni dopo egli poteva rintracciare il suo prot,lgonista Canio '-Otto le vesti di un domC!>ticodi una baronessa Sprovieri, dimorante in Calabria.· )Ifa occorre tornare alla prima rappresentazione dei Pagliacci. Quella -.era primav<'rile del 18g2, il pubblico milanese delirava. Chiamava l'autore, RUOGEBO,LEONOAVJ.110 (l'o~ V1.rl1obl e A.rt.loo,Kil1.no) 111 PAOLIA.001 11 chiedeva i bis1 e gli amantj delfa musica melodrammatica ripetevano: e Leoncavallo, Leoncavallo ... », come se intendessero familiarizzare con un nome da aggiungere fra i santi del loro paradiso musicale. Facevano fra sé e sé i confronti. Avrebbe il nuovo autore battuti i vecchi? li teatro melodrammatico ha veramente gente che se ne diletta fino al delirio. L'arte diventa come una gara sportiva: un nuovo astro che accenna a sorgere può in una sera avere consenziente una platea come può ottenerla un artista già illustre. Ma Lconcavallo, pur desideroso di abbandonarsi alla fiducia in quel successo1 voleva altro; attendeva le prime edizioni dei giomali che avrebbero dovuto significare per lui la conferma del successo. La critica invece fu molto fredda. Pareva non volersi fidare di un giovane tanto desideroso di successo. e ... L'autore del libretto e della musica, è un giovane napoletano. li signor Ruggero Leoncavallo mostra molto ingegno come poeta e come musicista, e promette bene. La sua operetta è veramente piacevole cd ebbe anche la fortuna d'avere eccellenti esecutori nel .\1aurel, ecc... >. Ancora scrivevano le gazzette, con una crudeltà che sapeva dove colpire: e ... la nostra delusione è ,;tata completa; abbiamo provato subito questo sentimento di poco lieta -.orpresa al prologo. Maure! in costume di comico, anzi nel costume del per)Onaggio sciocco di una commedia dell'arte, s'avanza al proscenio e come si usava nelle vecchie commedie viene a parlare a nome dell'autore al pubblico. 11 signor Leoncavallo librettjsta ha avuto un'idea a,sai graziosa: perché il signor Leoncavallo maestro di musica l'ha guastata, facendo che lo scemo Tonio canti quei versi sciolti e sdruccioli, appropriati ad un recitati, o. con un'mtonJ.zione lirica che fa dimenticare i personaggi e le parole, e ci fa pensare ai melodrammi storici, all'eroim10 del marchese di PoS..'l 1 e al magnanimo perdono di Car• lo V?•· Come si vede, non gli si perdonava niente, neppure i versi sciolti e sdruccioli, quando d1altra parte Francesco :\laria Pìa,c condivideva, col linguaggio dei suoi personaggi di cartapesta, gli allcri di Gimcppc Verdi. A Leoncavallo rivoltavano voluttuosamente la lama ndl.l ferita: e ... ci st·mhra che il maestro Leoncavallo, pure po~sedendo delle serie qualità di musichta e una cultura musicale non comune ehe rivela particolarmente nella ricchezza e fluidità dell'istrumentalc, abbia cercato di fare in questi Pagliacci non un lavoro sentito e originale in cui trion• fasse una pc~onalità artistica, ma una opera che, solleticando con le vecchie forme e con le melodie facili e cono- ,ciutt: il gul>tOdelle masse, gli procura"SC un succel>S0immediato per quanto effimero•· Che non si tratta'-Se di un succes'tQ effimero è provato dal fatto che ancora oggi, legata alla l>Uasorella Cal)alleria rusticana, l'opera / Pagliacci gira per il mondo e piace allo stesso modo della prima volta, ma chi !!Criveva-accusando Lconcavallo di civettare con il pubblico e la critica per piacere a tutti i costi, sapeva di colpire l'a1ti~ta in un punto che dok-\'a. Il desiderio di lode è comune a tutti gli uomini. rd è un mal(• carattcri,tiro degli uomini di teatro, ma si può dire che in Leoncavallo que,;to dc!>iderio foli~ qualcosa di più scns1bilc, di più irrequieto, tale da amareggiargli l'esistenza. Era sentimentale, era rom:mtico, facile alla commozione e al pianto. Col suo aspetto. taurino di mangiatore di spaghetti, i tratti annegati nel grasso delle guance cascanti e delle palpebre gonfie, i baffi alla Guglic:lmo, come allora si diceva, il collo eorto dcì designati alle morti improvvise, aveva il cuore di un giovane fanciullo che crea e coltiva sogni fuori dalla realtà. Una buona parola lo mandava alle stelle, due righe di ostilità sopra un giornale lo rcnde\'ano infelice per giorni e giorni. Lo aiutava però a superare le avversità il gran concetto che di sé aveva come appunto i fanciulli. I Pagliacci furono il successo più duraturo; ,(a{à piacque quando nel 1900 fu rapprcscntatJ. a Milano, ma1 sebbene più lent..1.mcntc, rientrò nell'ombra, fatta come le altre opere sue di musica non sempre originale, canora, dolcemente appassionata, e destinata alla dimenticanza. La mul>icadel gras- \0 maestro veniva da una ispirazione che soprattutto si compiacc,·a e si commo,·eva di se str,,,1, cogliendo piuttosto la parte esteriore che l'intima delle situazioni e dei sentimenti da interj)retare: inoltre, que<,tosuo voler far tutto, dal librcùo alla -.trumc:ntatione. t' il calore per cui si buttava a capofitto in ogni impresa, gli impedivano di approfondire e giudicare la propria opera. La natura <..anguigna gli faceva vedere ro,;so dovunque dandogli improvvisi entusiasmi e grandi malinconie. Fuori d'Italia era stato sempre un napoletano sentimentale e nostalgigico, e al suo ritorno in patria si,.,portò i ricordi della bohème parigina, ma sempre era questa sua italianità che prendeva il sopravvento 1 cioè il calore della sua italianità, fatto tutto di abbandoni, di parole sonanti, di amicizie improvvise e assolute, cui si alternavano distrazioni e dimenticarlze altrettanto improvvise e complete. Bohème era stato perché apparteneva alla razza dcg:li e.migranti che dovunque pianterebbero -la loro tenda pur di non sostare in alcun posto, e quello che credeva essere in lui il pariginismo da Quartiere Latino non era altro che nomadismo malinconico e spenl>ierato, quello che aveva saputo spiegare nel personaggio di Nedda dei Pagliacci, proprio di coloro che vanno liberamente :i.enza una meta precisa1 soffronc. di partire, ma più soffrirebbero che qualcosa li obbligasse a rimanere. E la vita varia e piena di bizzarri fatti di Ruggero Leoncavallo mancò di unità, così come la sua arte che dai Medici saltò ai Paglìacci, da questi a ,(azà, da Z"azà a Uola,1do da Berlino, a Maja, a Camicia rossa (' poi all'operetta e alla canzone. Cercava come un cieco a tentoni e dappertutto, voleva ispirar- ~i alla cultura, al naturalismo di Zola1 alla storia barbarica, al patriottismo, e non già per inquietudine interna, ma per abbondanza di cuore, superficialità di scelta, bisogno di guadagno, ma soprattutto sete di successo. Traboccava di motivi e di canti, e alla minima occasione serviva tutto, un po' confusamente poiché ben poche volte la visione teatrale o la musica nascevano in lui da un bisogno disinteressato. Scrisse, come si è detto, I Pagliacci, eccitato dal successo di Cal)allaia rustica,1a, e dopo quello della Bolième di Puccini fece un'opera dallo !>tessotitolo e sog~etto, ardua tenzone risolt.1si a suo sfavore. Un'altra grossa delusione dovette subire a Berlino dopo la rappre~cntazione del Rolando, opera scritta e musicata per commissione del Kaiser Guglielmo 11. Gli applausi certo nella :,,erata di gala, presente l'imperatore, non fecero difetto, cd il pubblico era scelto, attento a non dispiacere in nessun modo al suo sovrano ; ma qucsl°ultimo volle come si dice ~trafare, gli scappò detto che il libretto del ma(;stro italiano era degno della penna di Shakespeare, e a quc~to giudizio infelice quanto avventato la critica sorse in piedi come un solo uomo e conçiò per le feste il povero Lt:oncavallo e la sua oper:i. 1 naturalmente con la esagerazione che certi ~t'atti comportano. Poiché in realtà Lconcavallo, se non aveva alcun legame di parentela con Shakc:,,pearc, ccme librettista e come letterato non era poi assolutamente disprezzabile ; allievo di Carducci, aveva pubblicato delle letture dantesche con ccmrncnto ad u::.odelle scuole (se pur non ci fuorvi.t qu~tlch(' straordinaria omonimia) per non parlare di una dozzina di libretti d'opera per mo personale, d; quelli di \Ci o sette operette, e di due scritti per conto di altri mmicisti, il .\1ario Wetter per Machado e Redenzione per il maestro Pennacchio. Ci si renda conto della sua laboriosità, tanto pili se si pensa alla frequente frusta dell'insuccesso. Venne il giorno in cui tutta quC.-l>tJ zavorra dovette pesare enormemente wlle !tue l>palle di la\'oratore: tutte le \ignorinc di famiglia ca.ntavano, è vero, la famosa A,( auìnata (e Metti anche tu la veste bianca•), e / Pagliacci erano ancora e sempre sul cartellone di tutti i teatri d'opera del mondo, ma il resto delle sue composizioni, le cantate ispir,1te a poemi di Dc Mus:,,ct, a opere di Balzac o di Alfred Dc Vigny, le operette di gu,;to italiano, francese, viennelie, le opere portate una, due ,clte ..,ulla ,u·na. poi ..,cppt·llite •.f•nz..t rcmi-.sione? La 1;ua morte fu annunciata con una certa distrazione, il 9 agosto del 1919. ccnf u<..afra altre morti di cui c'era più sodisfazionc a parlare· quella del poeta Ccccardo Roccatagliata Ct·c:cardi, e dell'attrice Laura Zanon-Paladini, una delle ultime celebri servette della commedia di.1lettale veneziana. Lconcavallo morì a Montecatini assistito dai familiari, da Giovacchino Fo1"7.ano e da Titta Ruffo: in quel mo• mento egli era un gra\SO uomo di l>CS· ,antun anni. di cui si faceva il :-.cgu.:nte ritratto: e ... se le guance erano gonfie e il mento doppio, e i baffi arcuati t'rano d? marbciallo di finanza. dio;;ordinati e liberi erano invece i capelli e dolcissimi e giovanis!>imi gli occhi. li suo re,;piro era affannato e .ippt:nava a udirlo; ma col gorgoglio di quel ,;uo fiato stanco, egli avrebbe camminato, camminato, n·cando le sur melodie nel cuore, verso un caro mondo dove ci fossero pas~ioni mclodr~\mmatichc da prendere ml M!rio, da piangerci <;opra senza strazio m;i col gu..to delle lacrime ; e dove anche vivcs...ero ucmini che fossero insieme l'eroe e il tenore, donne che fossero l'ideale e nel tempo stes..,o la primadonna i un mondo pieno di mu,;iche facili e gradevoli delle quali tutti intorno onora\,c•ro l'inventore. E qurll'inventorc amato. lod,no, acclamato, immaginava cli c~c;err lui •· Que~to come elogio funrbrc, e più diffusamcnte 1 diceva e il nobiluomo Vidal », non rhparmiando <·ome si vede ancora una volta la stOC• cat.l al dc,;;iderio di gloria drll'arti~ta morto, e se mai al di là dcll.i vita qualche vi;;ionc rimane ancora delle cc-~e tcrrt'nc, non dubitiamo che lo spirito di Ruggero Leoncavallo abbia ,;;us- ..,ultato. L'ADDETTO ALLE SCHEDE
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