RE cacciatori s'incontrarono in una vallctt~"l selvosa. presso la riva di un fiume. Uno veniva dall:'l Tessaglia, l'altro da Creta, il terzo non veniva da ncs- ,una p,utc perché stava in casa sua. Questi si chiamava Pclopc e la ~ua terra Peloponneso. Gli altri due avevano entrambi lo stesso nome e per di'itingucrsi si facevano chiamare l'uno Ercole da Creta, l'altro Ercole d' Alcrnena. l tre cacciatori sedettero sopra una pietra in forma di sofà e cominciarono a tirare enormi sbadigli. li sole «signoreggiava>, secondo una locui;ionc locale, cioè a dire che tran'lontava e appariva pili gros.~ che quando è alto nel ciclo. Ercole da Creta si levò, pre'ie un sasso in fo1ma di palla e lo tirò in direzione di quel di,co ro~o che costituiva un eccellente bcrmglio. Ercole di Alcmena tirò a '-t1a volta e superò il predece'-Sore. Ercole da Creta si arrabbiò e fece per tirare il sa~ sulla testa del suo omonimo e rivale. Pelope s'interpose con la ,;;ua autorità di padrone di cas.'l e decretò che nel tiro del '-asso Ercole di Alcmena era pili bravo di Ercole da Creta. Quella valletta si chiamava Olimpia e i tre cacciatori, senza accor- ~ersene, avevano istituito i giochi olimpici. I ~iochi olimpici incontrarono talmente, che gli anni di poi furono computati dal loro periodico rinno\'arsi. Ogni quattro anni una folla enorme venuta da tutte le parti della Grecia ~i radunava nella valletta di Olimpia sulle rive dell'Alfeo. GH uomini discutevano di politica o face\'ano il « braccio di ferro», i ragazzini giocavano alla guerra o tiravano ai merli con le l'Crbottane, le donne preparavano la 1cordaglià che è una specie di ,maionese con l'aglio, e il coccor~ai che sono budellucci.:1 d'abbacchio arrotolate ,;;ui bastoncelli e arrostite allo spiedo. La folla brulicava sotto il sole d'estate- e puzzava enormemente. I giochi olimpici erano squisitamente razzisti, e non poteva® partecipare alle gare se mm i greci al cento per c-cnto. Anche i poeti, gli storici, gli oratori pdrtecipavano alle gare e quando Erodoto le·se davanti alla Grecia raccolta la nobile storia in cui discorre le terribili guerre mediche l'entusiasmo s.1.lìal colmo e per acclamazione fu dato ai nove libri della sua storia il nome del• le nove muse. 11 rigore nazionalista fu .1llentato un poco al tempo della Grecia romana anche perché chiudere lo na,\o a un imperatore non era facile. Nerone partecipò alle olimpie durante la sua celebre tournée in Grecia; cantò, recitò, lanciò il suo carro al galoppo di sei cavalli bianchi come liocorni, e in ultimo cadde e sparì in uo turbine. Il cristianesimo frattanto prendeva piede. Nel suo zelo, l'imperatore Teodosio proibì le olimpie nel 393 e trent'anni più tardi Teodosio II fece distruggere l'Alci di Olimpia e incendiare i templi. L'opera degli uomini fu completata dalla natura: l'Alfeo straripò e spazzò via l'ippodromo, i terremoti fecero il res.to. La valletta di Olimpia tornò selvatica e de- <;Crta,come quel giorno che vi si erano incontrati i due Ercoli e Pelopc, malinconici, ottmi e vestiti di pelo. Pa,;;~ano molti anni e -.i arriV?- al 1892. « Ripristiniamo i giochi olimpici >, dice un giorno il conte Picrrc de Couhcrtin nell'aula magna della Sorbona, riu.ando..,i sui tacchi sotto l'af. f rcsco di Puvis dc Chavanne che rappresenta i beati a passeggio per i campi elisi. E aggiunge: « Nelle nobili gare dello -.tadio, i popoli divcnte:- ranno fratelli >. L'idea del conte de Coubcrtin incontra il favore di quanti vo~liono il bene dell'umanità e hanno il culto della bclleua immortale. r giochi olimpici ..aranno ripresi, e per una delicata attenzione l'onore della riprc- ~a tocca alla Grecia: alla Grecia « piccola, ma tanto grande nel pa'-..ato ». Pierre de Coubcrtin ha \.isto il succe,so coronare la sua idea. cd è morto felice meno di un anno fa. I I mo cuore è ,;tato portato a Olimpia, e ora ripo,;a «>tto lo sguardo di Ermete chiu• "'° nel .suo piccolo mu'-eo di campa• ~na, che guarda con lo speciale ~trabismo ci<'gli dèì : ovunque e da ncsmna parte. L'Ermete di Olimpia Pau- ,.inia lo attribui\'a a Prac::-.itele, l'ar• chcologia più ag~iorndW lo pone tra le <.opic dcll'cp0<·a romana. Au·ne è una città magnifica C' adatta al pc.:ripatt·tic:mo.Gli atcnie:-.i sono .titanti C' pdo,i,,imi, e da quando è pn·val"'° l'u,o di radcr-.i la barba e i haffi. la loro faccia è turchinf fin ',()tto gli occhi, dello su·s\Q turchino del man• chr là pr<'c:~b;1gna le ,;pondc del F ,1 lrro. I quadri di questi uomini neri -.ono t1avcr"i3ti talvolta da una donna n1r,numentalc 1 le gamlX' a colonna, gli occ-hi acquosi e a palla, due trecce color spiga e gro:-sc come gomene Cdlate giù per le spalle. Al seguito di Ottone di Baviera primo re di Grecia, arrivarono nel nuovo regno forti manipoli di architetti bavaresi, che empirono la città di edifici neoclassici e fondarono a poca di.stanza da Atene un borgo consacrato a Ercole: Eraclcion. A una delle bionde pronipoti di quei costruttori, il poeta Kuluvàto ha dedicato il suo poema Rinalda. Nel 18961 Atene si preparava a celebrare la ripresa dei giochi olimpici. Chi scrive ebbe la ventura di assistere a questo memorabile avvenimento, e benché: gli anni della sua età si contassero allora sulle dita di una mano sola, quei fatti brillano ancora nella sua memoria come un paesaggio di fosforo sotto un cielo di velluto nero. Atene ricostruì con molto impegno il suo stadio a forma di calamita sulla sinilitra dell'Jlic;so, ma non fece in tempo a terminare le magnifiche gradinate di marmo pentèlio che lo fanno bianco e brillante come lo ,:ucchero, e il giomo della inaugurazione, metà marmo e metà legno, l'immensa tribuna pos..1.ta tra le mollezze vegetali di una piccola foresta suburbana sembrava una faccia rasata per metà, e per l'altra metà bruna di una barba di otto giorni. Poi la folla arrivò, e diede allo stadio un a'ipetto uniforme di barattolo di caviale. Alla sinistra dello stadio sorgeva uno strano edificio cupolato e a forma di gasometro. Lo chiamavano il Panorama e somigliava al vecchio Augu'iteo. Non ci si domandi se fo!>se hcllo o brutto: era un amico. Era come quei cani vecchi e velati di cate• ratte, che si aggirano come ombre per ca~a e sembra non debbano abbandonarci mai. E invece ci abbandonano, e anche il Panorama un giorno abbandonò la nostra infanzia, piombandoci nella desolazione. L'ingre~~o colitava quattro soldi, e con l'aggiunta di un quinto soldo si tirava di ',OtlO la gallina dalle uova d'oro la pianeta del• la fortuna. Poi, in fondo a un corridoio buio, appariva uno -.contro fra soldati francesi e '-Oldati pruc:siani; infine per una scaletta di legno si accedeva a una piattafom1a circolare, intorno alla quale girava, ìn una luce -.ini-,tra da giorno del giudi;.io, l'a'i- ~edio di Parigi dipinto d,t Neuvillc e Détaillc. L'impres,r,ione che mi fa oggi la Cappella Sistina, non è paragonabile a quella che mi faceva allora il Panorama. Di fronte al Panorama <-0rgeva e sùrge tuttora la Matua di Giorgio Avèrof, il gcnero,;;o donatore del milione di dracme nrces,ario alla ricostruzione dello !>tadio. Av~rof, malgrado il ..uo nome rns~, era nattvo di un villag~io drlla Grecia chiamato MètroATENE • MARATONETA INSEGUITO DALLA POLIZIA vo. e ad Alc.,.,andria d'Egitto rra ciiventato duecento voltt" milionario. kiconoscentc, la Grecia diede il nome di questo suo munifico figlio all'inciociatorc acquistato nel 191o dall'Italia, e che durante la guerra balcanica del 19r2 bastò da solo a tener chiusa nei Dardanelli la flotta turca, forte di numerose e potentissime navi, ma tutte in egual modo incapaci di reggere il mare. La domenica 5 aprile, alle ore 1 1, k feste incominciarono con la inaugurazione dello stadio. Il re di Serbia era venuto appositamente da Belgrado con sua moglie, la bella regina Draga. Era una di quelle giornate di pioggia radente e di vento tagliente, di cui il clima divino dcli' Attica ha l'esclusività. Il oomita!o delle feste era presieduto da Costantino il diadoco, cioè a dire il successore. Finita la cerimonia dell'inaugurazione, il maestro Samara fc. ce eseguire da cento cori'iti e da trecento suonatori un suo inno sui giochi olimpici, sotto raffiche di pioggia e di \'ento. Il risultato fu magnifico. All'autore di queste pagine Spiro Samara ha imcgnato l'armonia e il contrappunto, o~sia l'arte di unire e quella di separare. Samara era di Zante come Ugo Foscolo, e come Ugo Foscolo parla\.•a con l'accento veneziano, il quale dà idea che chi pMla è del tutto sfornito di denti. La retorica del rumort' non conoscc\"a ancora quel magnifico sviluppo che ha preso di poi, e la memorabile riprc,;a dei giochi olimpici fu inaugurata d~tlmodesto « ciac > di uno spa• ro di pistola. Si cominciò con la cor,;a dei cento metri vinta da un americano, cui seguirono altre con.e vinte esse pure da americani, e il lancio del disco egualmente vinto da un americano. Fin dal principio, gli americani cominciarono a farsi ai giochi olimpici la parte del leone. '- Ma queste gare erano appena dei leggeri antipasti, prima del piatto di rc,.i..tenza che doveva e,;:'iere la coNa di ~·laratona. Nei successivi giochi olimpici la corsa di quaranta chilometri si è chiamata maratona per allegoria. e « fare una maratona» è passato anche nel lingua<;'gio col scn,;;o di fare una cor-.a lunga e fatico,a; ma ai primi giochi olimpici di Atene la corsa di Maratona aveva un significato diretto, e doveva c~~cre l'esatt<.l riprodu1..ione dt•lla cor._,, compiuta l'anno 490 a. C. d:"tl me1;sagge10di 1lilziade, per annunciare ad Atene che la Grecia aveva vii,.to. Una completa riprodu,jone della cor,;:a avrebbe richiesto anche la morte del me ...a.ggero, il quale, comC' si ,;a, arrivato alla meta e pronunciato il fatale e NeniJ..ìJ..amt'n », crollò a terra e morì di ,;chianto; ma tanta fedrltà !>torica non era nei \'Oli degli spettatori che gn.•mivano lo sta.- dio ha,t.lndo ad <''-"iche il vincitore delId cor'><l (o,'(; un greco. Benché vecchi., di dUl·mil~ trecento ottantasei anni, il ,ignifìc.tto ddla vittoria di Mara• tona era tuttavia \'ivh,ç.imo nel cuore dc·i Greci. Da m<:zzo ,_ecolo la Grecia ,i era liberata dal servaggio ottomano, e molte !>Ueprovincie giacevano anco• ra sotto la si~noria del p,1di,cià. Turchi e pC'n,iani si confondevano nella mente dti greci. Abdul I Iamìd continuava Dario. Milziade a\.CVacombat• tuto per la civiltà contro la barbarie, al qual ideale il nuovo :\(il1i.1de avrebbe aggiunto quello delh, lotta per la vera fede tli Cri..,to contro il faho culto di Maometto. Guerra medica e a..,.iemc crociata, la nuova .\[aratona maturava nei destini. E infatti, un anno dopo, nelle pianure della Tess..1.g:lia, Maratona si rinnovò, ma diversa.mente da come se l'era prefigurata il desiderio dcliii Grecia. I competitori della corsa erano diciassette e di tutte le nazioni, anzi diecisette com'è scritto nella Jllustralione I talia,ia del tempo. E s..1.rebberostati diciotto, se fo~sc 'itato am~c~~o alla gara anche il milanese Airoldi. I milanesi sono tenaci. e tutto nella storia della loro città lo dimostra. Airoldi fece il viaggio a piedi e a piedi arrivò a Mar.1tona per prender parte alla cor- ~a ; ma nonO":,tante questo magnjfico sforzo non fu amme'-.\o alla gara, perché aveva partecipato a qualche al• tra corsa altrove. In quel tempo, le leggi sull'amatorismo erano rigorosamente ri,.pcttate. Il concor:iO dell'estero tra stato meno numero'iO di quanto si sperava. La Grecia in compenso si era smo1;sa tutta1 e, parte con le fu.stanC'llce il co- ~tumc na,ionale, parte ve,;titi di nero secondo le funcrcc abitudini dei meridionali, \ illici e rurali erano accor.i da tutte le parti della Grecia ste• reà, cioè a dire fepna, e dalle isole, a'-sieme con le loro donne, queste pure \'CStite parte con l'abito naiionalc, il fazzoletto in tc'ita e le collane di monC'te d'oro sul petto, parte infagottate in ,;:erici abiti europei, neri e Ju. stri c-ome èlitrc di grilli giganteschi. E reggendo le uova nel fanoletto a quadroni, e i ma<.,tclletti di legno con lo iaùrt coperto con la foglia di vite, e i cc,;tclli con la ricotta che laggi\1 chiamano milithra, e le galline per le z;,mpc df'I loro pa,;to ancora vivo, e tirandosi dietro i figli moccio.,i avevano 1nva,;;ola città, avevano girato dall'alba alla notte per le !>tradc, erano pav,ati sotto gli archi di trionfo, tra ~li stendardi, le bandiere e gli orifiammi. l proprietari terrieri, cui spettava il titolo di ldrioJ, signore, erano rirono..,c:ibili dalle groo;,c cat<"nc d'oro sul panciotto e daì peli del neo arricciati col ferro. Piccole gare di ripiego tenta\'ano di riempire r.. tu.:sa. Ignoti volonterosi si arrampicavano sopra un palo, tiravano una fune tra la indifferenza generale. Un uomo in maniche di camicia e paglietta misurava il terreno dopo i salti. La folla brulicava sulle gradinatC' come lava Mille pendici di un vulcano. Da quella umanità in fermento ..:diva un denso odore di latticini stantii e cli aglio, che nel cielo luminoso e profondo aveva compO!>tOuna nube in forma di canapè, sulla quale, CO· lorati e trasparenti, :'!!<'.devanogli dèi antichi, \-Orridcnti e felici di quel!~ lx·ll.i riprc:-.a. .'.'lotiz1earriva\'ano di tanto in tanto ~ullo svolgimento della cor'-a, sotto le quali la lava umana !>ipiegava a onda, quasi ::i.vc:,,.serqouelle notizie peso :,,.pecificoe un invhibile corpo, e pas~assero (,tri!>ciando<.,ulmagma odoroso e caldo. Ma fra tante verità diver<-e,quale la verità vera? All'annuncio che un greco era in testa ai pochi corridori rimasti in gara, la folla si spaventò, si ribellò come davanti a una felicità troppo grande. Infine, dalla parte del Panoram;.1 una nube di polvere si levò, crebbe e sprigionò dal suo seno un gruppetto di punti neri che correvano; e un rombo avanzò contemporaneamente dal fondo dello stadio, una enorme palla sonora che rotolava sulle gradinate, e dalla quale a poco a poco una voce si sviluppò1 un urlo: e Luis ! ». « Che cosa è Luis? » domandò un bamhino alla sua mamma. Luis era quell'omino in maglietta e mutandine che veniva avanti sulla pista nera di polvere di carbone, piegando le ginocchia come in procinto di cadere, e troppo lento al gradimento degli spettatori che si erano tutti levati in piedi e urlavano col collo ro..,~oe tirato fuori dalla giacca, come oche infuriate che ~ffiano di rabbia. Lui,; arrivò alla bene e meglio alla fine dello stadio, davanti alla tribuna ove ac:sieme al re di Serbia e con le due regine sedeva Giorgio I 1e degli Ellcni, che aveva gli occhi stretti da miope, due lunghi baffi di seta e portava sulle ventitrè il berretto piatto da :"trnmiraglio; e piegando anche pi\1 le gambe come stesse per inginocchiarsi in un eccessivo omaggio al basilèus~ levò il braccio molle come una carota troppo lc,sata in un gesto che non si capiva se fosse un saluto o una richie\ta di soccorso. Come tale lo interpretò un gruppo di volonterosi là prc,so, i quali ,i '-lanciarono sul poveretto e lo levarono in trionfo. Come il furore pilt spaventoso è quello dell'agnello che s'infuria, così la più pa7.A"\.genero~ità è quella drll'a\'aro che si mette a fare il gcneroso. Famoso per a\'arizia, in quel pa'5aggio di delirio I,, generosità del popolo greco non conobbe limiti nè misura. \'ola\'ano cappelli e bastoni. LC' donne .~i ~trappavano dal collo le file tintinnanti di monete d'oro e le tiravano al vincitore. I po,sidcnti dal n('O arricciato lanciavano gli orologi con tutta la catena dietro come piccole comete . .Furono vi,;te passare delle .scarpe fumanti. 11nome di Luis uscì dalle bocche di tutti, come il bambino d.tll'anguc nello stC'mrna dei Vi. sconti. Spiridionc Luis non era cor. ridore di profclisione. A\'cva \.'e;ltiquattro anni cd era nato ai piedi del Pcntèlico. Il suo allenamento era un allenamento e: natur,1lc ,, è l'aveva fatto correndo a portare le anfore piene di acqua di ~laru,;;:,i 1 che per gli atcnie,;:iè ciò che per i romani è l'Acqua Acctos:'\ 1 un'acqua diuretica e leggermente las,ativa. Quale il ~egreto di Luis? Che in gMa con corridori scientifici e cal,.-.ati con calzature speciali, aveva cor!>oa piedi nudi. Per il contadino grrco, la f!Carpa è un acccs!IOrio inutile e dannoso. Non c'è pelle di porco conciata che valga per re-,i,tcn• za cd ek1-.ticitAquelle suole naturali. Nd 1912, tre volte i greci ::-aliranno .tll'a"alto di Giannina, difrsa dal prc- ~idio turco. /\Il., quarta. il generalr. c;rcco gridò ai suoi cuzòni: « Toglietevi i larÙc ! ». E to:-.toche i piedi dei bravi cuzòni ._,j furono liberati dalle babbucce a gondola e adorne sulla punta di una nappina a cri,;:antemo, Giannina fu t-.pugnata. Luis diventò l'eroe della nuova Grecia. Ma Vcnizclo.. vegliava. L' « astuto crcte,c > la\·orava per la annc-s.,ione di Creta alla Grecia. Si era me,,o a capo di un piccolo <'~rcito di palikàri, a\'cva impiantato il suo quartier generale ad Acrotiri, trattava da pari a pari con gli ammiragli delle grandi potenze ancorati con le loro navi nella baia di Suda, regolava gl'incendi scdizio"i della Canea, rendeva la vita impos!libile al governatore turco Carateodori pascià, e dietro, i.!ltanza di quc,;to, nel 18971 un anno dopo la ripresa elci giochi olimpici ad Atene, la Turchia dichiarò guerra alla Grecia. La campagna fu brcvbsima e costò b vita ad alcuni ~aribaldini accorsi a difender<' la piccola cd eroica Grecia dalle unghie del leone ottomano. Giorgio I aveva affidato il comando dell1cS<.'rcitoa suo figlio il diadoco Costantino 1 e questi a sua volta aveva nominato a capo dello Stato Maggiore il suo ciambella.no Sapunzàkis, più esperto dì mense che di battaglie. In breve tempo, nella pianura di Te:'!lsa- ~lia, alla presenza del fantasma di Chironc c..hi.s:e ne andò nau:'!lcatocon un ~as!to .,tra<,;cicato da cavallo funebre, I e,crcito greco fu volto in fuga. I fuggia,;chi arriv:i.rono ad Atene. Chi arrivò primo? Luis, il maratoneta. l turchi occuparono la Tessaglia per un anno, al comando di Etèm pascià, generale diabetico e bonario. Gli anni passarono. Piazza della Co- ~tituzionc, ad Atene, è circondata di caffè: il Sclect, il Tsoka,;:, lo Splendid, il Lubìé. Nelle notti estive, la piazza era nera di tavolini e gente pclosissi• ma e sudata divorava gelati e beve\'h enormi quantità di acqua. :'\'cl mcuo della piazza, fra i tavolini del Selcct e quelli del Lubié, passavano e ripas- "avano nei loro abiti di garza le ragazze da marito, ~oortate dal babbo e dalla mamma che alla fine di quelle battute di caCèia tornavano a casa con la lingua penzoloni e i piedi gonfi. Sul tetto dell'Albergo d'Jnghilterra si levava un )('nzuolo ha due pertiche, sul quale tremolavano le figure di un film ispirato dal viaggio dalla terra alla lu• na di Giulio \Terne. I viaggiatori .Partivano dentro un proiettile, sbarcavavano nella luna, da,·ano battaglia ai seleniti che sop1igliavano a rospi ritti sulle zampe po~teriori. D'un tratto, uno degli uomini pelo!>i seduti al caffè si kvava in piedi e gridava: e: Arriva Etèm pascià·! ». A quel grido tutti scappavano rOme un ~I .uomo, senza pagare le consumaz1on1. La pi.12za rimaneva clc~c-rta,e nel silenzio della notte cchcggia\'a tre volte il g1iùo rotondo, profondo, poetico del- !,t civetta. Pall~dt.•vegliava sulla città. Due anni fa..,quando lo ,tadio di Berlino era già gremito e i giochi olimpici stavano per incominciare, un uomo entrò di corsa nella pista, un vecchio, la focci.t cinci,chiata da una fitta rt>- te di rughe, ma i baffi affilati con la saliva, e l'occhio rubizzo, la fustancll.1 da ballerina intorno alla vita e in mano la torcia che d,\ Olimpia recava la sacra fiamma. Era venuto col treno, ma fingeva di arrivare a piedi. Era Lui\ il maratoneta. Lui~ è ancora elci nostri? Fof'ìe. E foN-e no. E for1;ccorre, sempre primo, con la f ust,mell,1 e la torcia in rnano, per quei campi rlisi pallidamente dipinti da Puvis dc Chavamws, sotto i quali Pietro de Cou. hertin, , itto sui tacchi 1 aveva gridato al mondo: « Riprendiamo i giochi olimpici, e i popoli !-aranno fratelli ! >. ALBERTO SAVINIO
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