zione della neutralità. del Canale, Dc Lesseps persuase Arabi Pascià, che voleva prendere garanzie da quel lato con l'ostruzione temporanea del Canale, che mai un soldato inglese avrebbe toccato il ''suo" canale. O gentile promessa! • Lord \Volscley ha riconosciuto più tardi che se Arabi Pascià avesse bloccato il Canale, gli inglesi sarebbero stati ridotti a languire sul mare per lunghissimi mesi. • Gli è che la libertà dell'Egitto è indissolubilmente legata alla libertà del Canale. Il presidente del Consiglio dei ministri italiano di quell'epoca, Mancini, l'aveva ben capito. Perciò, alla vigilia dell'aggressione inglese, il 27 giugno 18821 aveva esposto nettamente il suo pensiero all'ambasciatore inglese a Costantinopoli, sir Paget, dichiarando "che le potenze erano ugualmente interessate ntlla sicurezza dtl Canale di Suez t vedrebbero non senza amarezza un'azione isolata dell'lnghilterra". Mancini affermava il 4 luglio dello stes:;o anno che il risveglio della vita nazionale in Egitto e le istituzioni civili e politiche egiziane meritavano una favorevole attenzione da parte del governo italiano "essendo per gli italiani u11d(J'l)nt e un onort di non dimenticart le loro origini nazionali" e di non rinnegare le leggi fondamentali delle loro istituzioni liberali. e Pertanto, alcuni anni prima, nel r 872, c'erano due corre-nti d'opinione in Inghilterra: una tendeva all'acquisto del Canale gettando a mare la Compagnia, rovinandola pur di entrare in possesso del bene a vii prezzo; l'altra mirava allo sfruttamento del Canale per il tramite di una commissione internazionale cui sarebbe stata affidata l'impresa. Questa commissione doveva esser composta in modo che "tutti i governi partecipassero ugualmente ai vantaggi del Canale" (dichiarazione di lord Derby alla Camera dei Lords il 5 giugno)~ e questo fu il solo momento in cui l'Inghilterra meditò seriamente l'internazionalizzazione del Canale, aspettando senza dubbio l'occasione propizia per accaparrarselo finanziariamente e politicamente, e l'occasione era vicina. • Mohamed All, fondatore dell'attuale dinastia egiziana, cercando di instaurare un governo forte nel suo paese, aveva attirato l'odio dell'Inghilterra sin dall'inizio del secolo scorso; quando riuscì a far dell'Egitto una potenza rinnovata, gli inglesi gli diedero il primo colpo a Navarino (1827): la flotta egizian:i fu improvvisamente mandata a fondo, mentre i suoi equipaggi erano a terra, dalle due flotte unite della Francia e dell' lnghiltcrra, L'idea dominante allora in Europa, e Metternich l'ha espressa in un documento, era di impedire che gli interessi europei venissero ostacolati dalla formazione di una giovane potenza africana nuova. Aiutato da alcuni grandi personaggi francesi, l'ambizioso sovrano rifece la flotta e riorganizzò l'esercito al punto che nel 1839 era già signore dcli' Arabia, della Palestina, della Siria e dell'Asia Minore, vasto impero a cavallo f(.a l'Africa e l'Asia. L'Inghilterra dovette provocare una coalizione europea per cacciare Mohamed All dai suoi territori che essa bramava per riservarli alla sua influenza (1840). • Nel 1846, una Società internazionale si metteva a studiare il progetto per il taglio dell'istmo di Suez. Mohamed Alì, con la sua intuizione di uomo geniale, si era opposto al progetto: "Il Canale", si disse a quell'epoca, "A il ver,,ie roditore nel cuor~ dell'Islam". È da notare: che i membri più importanti della società erano Stephenson, P. Talbot e Negrelli; che la Società ordinò come operazione preliminare la livellazione dell'istmo; che dal 1846 al 1856 si possono contare fino a otto livellazioni eseguite in sensi diversi da due squadre di ingegneri europei e egiziani; e che la livellazione eseguita dall'ingegner Salama Effendi era tra le più precise e le più apprezzate. • Qui si innesta la figura di De Lesseps, uomo sempre equivoco e di una rara audacia. Incaricato d'una missione a Roma nel 1849, favoriva la causa di Mazzini mentre nei suoi rapporti diretti al governo francese copriva di oltraggi il grande italiano chiamandolo perfino "Nerone moderno". Un famoso motto lo dipinge; aveva l'abitudine di dire che in Oriente "un'oncia di paura vale pitì di un quintale di amici:rid'. Console francese ad Alessandria (1832-1838), divenne compagno di baldoria del principe ereditario Said. Mohamed Alì amava particolarmente questo suo figlio, e, per evitare che crescesse grosso e grasso come Gargantua, gli impose un regime alimentare dei più severi; ma De Lcsscps trovava i I modo di far mangiare a Said appetitosissimi piatti di macCONCORSO PERMANENTE DI "OMNIBUS" perla narra.rione d1un fat.toQu&ll1aa1, rea.lmente a.ceadut.oa.cbl 1er1ve. La na.rra:zlone non deve 1upera.re le t.re colonne del gtoru&le,e deve euere lnvlat.& 1crtt.t.a a macch1na, da una 101&parte del fo1Uo. 01n1 narrazione pubbllcat.&,1eeondo l'ordine dfarrlvo e d'aecet.t.azlone, verrà eompenaat.a con Lire 600 {etnquecent.o). - I dat.t.Uoacrtt.t.n1on accet.- ~t.t non al reat.lt.ut■cono. - Per la. va.Udlt.à della apedtl1one, 1en1n1 del t.a.- rU&ndo ■t.ampat.o qut 1ot.t.o,Incollato IUll&buat.a. CONCOA~~ PE_!l~ANENTE Alla Direzione di OMNIBUS PIAZZA DELLAPILOTTA N. 3 ROMA ~=§;S:s~- -~~=--• __::...::.,;_"::§ OEOROE8 BOHNET, lllBISTRO DEGLI ESTERI DI FRA.NOIA, IN ON M:OJdENTO DI SFIDUCIA cheroni che piacevano tanto al futuro vicerè. E da questa amicizia sbocciò come un velenoso fiore la concessione di Suez. • Infatti, Said appena salito al potere (185-4), De Lesseps, che viveva appartato dopo l'affare di Roma, si recò in Egitto, ottenne la concessione, e lui che non era ingegnere si mi-se all'opera per realizzare il progetto studiato in tutti i suoi particolari da molto tempo. 11 più grave gli è che, prevedendo il costo enorme dell'impresa, De Lcsseps persuase il debole Said della necessità di affidare i grandi lavori a una compagnia finanziaria, e fu cosl che il vicerè cadde nelle grinfie degli avventurieri e degli usurai più abili e più disonesti, con i più enormi danni per l'Egitto. Fu lo stesso Said che contrasse il primo debito, costretto come era di venire in aiuto alla Società di Suez, di cui le azioni e i numerosi prestiti erano uno dopo l'altro un seguito di scacchi e di fallimenti mascherati. Quando verranno noti i procedimenti di bluff e di ricatti che De Lcsseps impiegò verso Said e il suo successore Jsmail (1863-1879) per scroccar denaro con l'appoggio dell'imperatore, ci si renderà conto che Suez fu un Panama N. 1, e che cercando di salvare Suez l'Egitto ha perduto la sua indipendenza economica e politica nel Canale; è di là che data l'origine delle 176.000 azìonj che Said (su un totale di 400.000) dovette prendere a suo conto. Il costo preventivo del Canale era di duecento milioni di franchi; all'apertura, nel 1869, le spese effettive raggiungevano 430 milioni! Nel 1879, quando lsmail fu detronizzato, il debito egiziano ammontava a cento milioni di lire sterline, ma l'Egitto non aveva ricevuto effettivamente, secondo il finanziere inglese M. Mulhall, che una cinquantina di milioni; un altro autore, Seymour Keay, dimostra che, nel 1882, l'Egitto aveva rimborsato ai suoi creditori tutto il capitale versato da essi con un interesse del 6%, eppure l'Egitto restava e resta ancora debitore della bella somma di novanta milioni di lire sterline; e dire che la Russia deve quasi duecento miliardi di franchi alla Francia, e un colpo di penna ha cancellato questo debito! • Un esempio dei metodi finanziari di quell'epoca? Profittando degli imbarazzi pecuniari del Kedivé, nel 1875, Disraeli compra le 176.000 azioni che l'Egitto possedeva del Canale, per la modica somma di quattro milioni di lire sterline. Non è tutto: col pretesto che le azioni restavano improduttive durante diciannove anni, l'Egitto dovette pagare un interesse del s% (quasi cinque milioni di franchi all'anno); in altri termini l'Egitto ha quasi rimborsato in interessi il capitale anticipato, e tuttavia il governo britannico rimane proprietario delle azioni che valgono oggi trentaquattro milioni di lire sterline (tre miliardi e quattrocento mjlioni cli lire). L'Inghilterra, che l'indomani della compera ha inviato in Egitto una missione per esercitare un controllo sulle finanze egiziane, ha agito esattamente come un tutore che si impossessa dei beni del suo pupillo. • Installata a Suez, si dava da fare per sfruttare la locanda-Egitto. Il Kedivé Ismail, sostenuto dal nuovo spirito nazi on a· lista, resisteva, ma gli inglesi ottenevano la sua detronizzazione (1879). Con ciò miravano alla presa di possesso non soltanto della locanda-Egitto ma anche delle sue vaste e ricche dipendenze africane. Ismail, infatti, vedendo che l'Europa aveva sbarrata la strada dell'Asia all'espansione egiziana, s'era voltato verso l'Africa ove risiedono i destini e la vera grandezza dell'Egitto. Il suo impero ~, stcndt!va iiiU tutta la costa del Mar Rosso, su tutta Ja valle del Nilo, dal Mediterraneo ai Laghi. Occupando l'Egitto (1882), l'Inghilterra non si è accontentata di metter la mano, ricorrendo a non pochi stratagemmi, sul Sudan e su altri paesi egiziani, ma obbligava ahresì l'Egitto, con il coltello alla gola, a evacure l'Harrar ( 1884) per gettarlo nelle fauci dell'anarchia abissina (1887). Ora, nell'Harrar musulmano, che è una delle terre pìù fertili dell'Africa, gli egiziani avevano impiantata una amministrazione modello (1875-1884). Con l'occupazione egiziana, comincia, infatti, l'epoca d'oro dell'Harrar, come si legge in Nell'Harrar, di Luigi Robecchi-Bricchetti, in Da Zeila allefrontiert del Coffa, di Antonio Cecchi, in Harar-Forscl,ungsreist, di Ph. Paulitschke. La città di Zeila e Berbera, di cui gli egiziani fecero un magnifico porto moderno di fronte a Aden, furono strappate all'Egitto; ci vorrebbe tutto un volume per enumi;rare le interminabili ingiustizie subite dall'Egitto. • La tragedia di Suez non è ancora finita. La tela è caduta da poco sul trattato d'alleanza anglo-egiziano (1936). Questo trattato non è che un triste episodio della politica egiziana dell'Inghilterra nonostante l'immenso fasto che lo circonda. Infatti, in un trattato di alleanza, e il caso si applica soprattutto all'Inghilterra, bisogna essere cavallo o cavaliere. L'Egitto ne ha abbastanza di far la parte del cavallo, e il cavaliere vuole andar troppo presto. L'occupazione giuridicamente invisibile cerca di rilevar la testa. Un fatto fra mille: recentemente, nell'occasione della nascita della figlia del giovane re Faruk, fu deciso di passare in rivista l'esercito egiziano, ma quale non fu la sorpresa degli egiziani apprendendo che le truppe inglesi, che debbono fra poco lasciare il Cairo per il Canale e metter fine all'occupazione ufficiale dell'Egitto, domandavano con un tatto perfetto di partecipare alla rivista l e E ora, quale è il significato dell'alleanza 1936? L'art. 1 dice che "l'occupazione militart dell'Egitto da parte delle forze di Sua 1.l1atstà il re t imperatore è finita". Ma questo articolo, che è alla base del trattato, è accompagnato da riserve e da garanzie a tal punto che l'occupazione, attualmente motorizzata e meccaniciz1.,a. ta, si trasferisce, si concentra e si contrae, in tempo di pace, alle rive del Canale per spiegarsi e per estendersi, in tempo di guerra, su tutto l'Egitto. I vantaggi concessi all'Inghilterra, in contropartita dell'art. , ne fanno fede: I) conclusione di una alleanza fra i due paesi (art. 4); I I) mettere a disposizione della Gran Bretagna, in caso di guerra, di invasione o in caso di situazione internazionale pericolosa, tutte le facilitazioni e tutti gli aiuti possibili, compreso l'uso dei suoi porti, dei suoi aeroporti e le sue vie di comunicazioni (art. 7). II I) dato che il Canale di Suez. che forma una parte integrante dell'Egitto, è, in pari tempo, una via mondiale di comunicazione e una via principale che rilega le diverse parti dell'impero britannico, e fino al momento in cui le due parti contrattuali saranno d'accordo che l'esercito egiziano è. diventato· capace di assicurar tutto solo la libertà di navigazione e l'integrità del Canale, sua Maestà il re dell'Egitto autorizza ~ua l\Iaestà il re e imperatore a installare nella parte del territorio egiziano più vicina al Canale, delle forze con lo scopo di assicurare in collaborazione con le forze egiziane, la difesa del Canale (art. 8). • Certo, questa occupazione inglese del Canale è limitata a venti anni, ma l'alleanza perpetua che mette tutto I' Egitto con le sue risorse, le sue basi navali e aeree a disposizione dell'Inghilterra in caso di guerra o in caso di complicazione internazionale, insomma non importa quando e sempre, non crea una specie di occupazione permanente in potenza? Ecco dove conduc~ la sottilità giuridica inglese. Vi sarà certamente un esercito egiziano, ma gli inglesi faranno tutto perché questo esercito non divenga mai un vero esercito nazionale come l'Egitto ne aveva uno nel XIX secolo prima dell'occupazione. Si avrà un esercito indigeno comandato, istruito, equipaggiato dai britannici per servire i piani dello straniero. • Per farvi un'idea della sincerità inglese rileggete l'art. 8: "Fino al mome,ito ;,, cui le due parti sara,mo d'accordo che l'esercito egi::ia110è diventato capau di asticurare tutto solo la libertà di ,iavigazio11e t l'integrità del Canale". • Ed io 11, conclude il dottor Sabry, e sfido l'Inghilterra, umilmente, con le sue flotte e i suoi eserciti a garantire la libertà di navigazione e l'integrità del Canale! Non c'è bisogno di essere strateghi, un po' di buon senso basta. Chi potrebbe, in caso di guerra, impedire a un aeroplano nemico di mandare a fondo nel Canale una nave e di distruggere così la libertà di passaggio? Quel che si sa con certezza è che con la sua occupazìone virtuale dell'Egitto e di Alessandria, l'Inghilterra minaccia non soltanto questa libertà, ma l'esistenza Stessa dell'Egitto, e vi attira le rappresaglie dei suoi eventuali nemici e trascina gli egiziani, contro la loro volontà, in guerre rovinose che nulla hanno da vedere con gli interessi dell'Egitto. È da un secolo e mezzo che l'Inghilterra ci soffoca nel nostro spazio vitale 11, esclama il dottor Sabry, • si sazia con le nostre spoglie e contraria i nostri destini. Nell'interesse dell'Egitto, nell'interesse del Canale, nell'interesse dell'Italia, della Francia e di tutte le potenze d'ordine bisogna creare una morale internazionale e una garanzia internazionale attorno a Suez 11. Ecco le importanti dichiarazioni del dottor Sabry, testualmente riprodotte da noi; esprimono francamente e senza sinuosità il punto di vista dell'Egitto di domani e forse anche di oggi. In ogni modo apportano una soluzione e totalitaria I che esclude le mezze misure e tiene conto degli interessi durevoli e non passeggeri non soltanto dell'Italia, ma di tutte le potenze interessate, posando la questione su una base morale e umana che è la più solida di tutte le basi. ANTONIO ANIANTE LA MINESTRADI ORISANTEM1 )r\\OPO una tempestosa traversata, che lJ:!./ mise più volte in pericolo il suo equi• librio filico e la sua ,-upectabilit1, il Pnmo Ministro di Sua Maestà britannica, la mattina del ~3 novembre, sbarcò in 1erra di Francia. Erano con lui mistren Chambcrlain, il viscon1e Halifax e la viscontessa. Un treno speciale li aspettava, e, dopo che gli agenti della SG,-eté Génirale lo ebbero minutamente ispezionato e 1i furono assicurati che non vi fosse nascosto alcun anassino, i due sta1isti e le rispettive consorti vi presero posto. Giunsero a Parigi nel pomeriggio; un pomeriggio triste e piovoso. Dei fiori e un tappeto rosso cercavano invano di ravvivare la buia Gare du Nord. La signora Bonnet si fece avanti sorridendo e offrl delle orchidee a mistreu Chamberlain e a lady Halifax. Oaladicr fu sorpreso dall'arrivo del treno nell'atto di arrotolare una sigaretta. La buttò via risolutamente e andò incontro a Chambcrlain. I due uomini si strinsero la mano con molta cordialità, proprio con molta cordialità. E Chamberlain domandò: e Vous oiiel beaweoup de pluie, n'est-ce pas? >. Lo domandò in francese, si noti. Da parte di un ministro bri1annico è sempre una dimostrarione di buone dispo,izioni verso un oae1e il fatto di dir qualche parola nella li~gua di quel paese. I giornali non hanno avuto cura di tramandare a.i posteri la risposta di Oaladicr. Probabilmente dine che effettivamente pioveva molto. E cosi si iniziò lo s10rico incontro. Dalla Gare du Nord il corteo delle automobili ufficiali si incamminò per Rue Lafayette veno l'ambasciata inglese, che è nel Faubourg Saint-Honoré. Una folla note\·ole aspettava davanti alla stazione, nonostante il cattivo tempo: gente, a quel che pare, militante nei partiti di sinis1ra. Si cominciò a gridare e Abbasso Chamberlain ! •• ma intervenne la Guardia mobile in forza e ricacciò i dimostranti nelle vie laterali, in modo che lo sconveniente urllo non giungesse alle orecchie degli ospiti. Del resto, la s1eua folla, che il 23 novembre gridò « Abbauo Chambcrlain ! >, sNte giorni dopo, in seguito alle dimostrazioni avvenute alla Camera italiana, gridò e Abbasso l'Italia! >; e, ancora qualche giorno dopo, quando von Ribbentrop è anda10 a Parigi, ha gridato e Abbasso la Germania! > e e Abbasso Hitler! >. Come si vede, cc n'è per tutta l'Europa. Ma si è d'accordo, in Europa, a non prendere molto sul scrio quel che grida la folla di Parigi. La sera, pranzo di gala al Quai d'Orsay. Faceva gli onori di ca.sa madame Bonnet che, da quando ebbe l'onore di ospitare ai q,uai d'Orsay i sovrani d'Inghilterra, è con5lderata come la più compita delle padrone di cas:i. di Francia: s'intende delle padrone di cas~ e politiche >. Madame Bonnc1, che parla inglese corren1emcnte, si dedicò interamente a mistreu Chambcrlain. E!!a ca• rezza la seircta speranza che la simpatia dei ministri britannici possa spingere avanti il suo diletto consorte e aiutarlo a salire dal posto di ministro degli Eneri a quello di ~reside.nte del Consiglio. t facile, perciò, 1mmag1nare come si prodigasse in cortesie e in amabili sorrisi. Ma vi fu un momento in cui non riuscì a lrallenere una smorfia di orrore, e fu quando mistress Annie Chambcrlain le confidò che conosceva un cuoco il quale sapeva fare una zuppa eccellente di crisantemi. e T<'rribile ! > mormorò mada. mc Bonnet inorridjta. Ma si riprese in tempo e cercò di riparare: e Gli è che il crisan~ 1emo è il fiore preferito da mio marito >. E, subito, in cuor suo, divisò di fare ingurg'.tare al marito al prOl!imo pranzo di gala sotto gli occhi di mistress Chambcrlair. la e terribile > zuppa. Iddio risparmiò all'asse Londra-Parigi ques1~ p~ova suprema. Per quella sera, minestre d1 c~1sa_nte1?inon ne erano stale previste, e, nei ~1orm SUt'Cessivii,l Quai d'Orsay non ebbe 0<,.. .. .,ione di offrire altri pranz.i di gala in .cui si pote~sc consumare, in degna evidenza, il sacrificio. Per male che vada la politica, in Francia si osserva il lodevole costume di mangiare e di bere bene. Chamberlain non si mosirò insensibile alle seduzioni di un vecchio Bourgogne, tr.a.tto dalle siesse gloriose cantine da cui, qualche mese fa, furono tratte altre bouiglie ln onore di re Giorgio e della r"egina Elisabetta. Non così il pio, austero, astemio visconte Halifax, il quale, per tulto il pranzo, non bevve che acqua. Per di più, non parlò che a monosillabi e non sorrise mai. Quando si andò via, un cameriere del Quai d'Orsay inc-orse in un singolare errore: por. se al visconte Halifax, che è alto un metro e novanta ccn1imetri, il soprabito di Daladier, che è alto un metro e sessantacinque. li visconte non si accorse ddl'crrore che quando ebbe infilato il soprabito. Allora degnò sorridere, e se lo 1olse. E questa fu l'unica volta che, per tutta la durata della visi1a, fu visto sorridere l'austero visconte Halifax. IL "DJSTURBATO"STATO DELMONDO ~ SI PRANZO' e si bevve e si brindò l!) come di prammatica, all'amicizia an~ glo-francese. E, dopo che gli ospiti ebbero fatto sufficientemente onore alla cucina e ai vini francesi, cominciarono i gravi discorsi. Senza perder tempo in preamboli, Daladier chiese che l'Inghilterra si impegnasse a mandare sul continente, appena la guerra scoppiasse, cinque divisioni regolari e tredici divisioni territoriali. La Ceco!lovacchia era scomparsa: ciò significava un vuoto di trentasei divisioni. Toccava all'Inghilterra colmarlo. Chamherlain scoteva la testa e Halifax taceva. e L'Inghilterra>, disse Chamberlain, e potrebbe essere auaccata per prima. In questo caso, quale aiuto darebbe l'aviazione francese alla British Air Force per respingere l'attacco? >. La schermaglia delle richieste, delle parate e delle controrichieste con1inub per alcune ore. Daladier fu molto orgoglioso di comunicare al Primo Ministro britannico che l'industria aeronautica francese, nel prossimo anno, riuscirà a produrre 200 apparecchi al mese. La Francia, percib, poteva impegnarsi a prCJtare •ssistenz.a all'aviazione inglese; ma, in cambio, l'Inghilterra doveva impegnarsi a tenere un esercito sul piede di guerra. Chambcrlain continuò a scuotere la testa e a schermfr1i. Il visconte Halifax continuò a tacere. Nella impossibilità di raggiungere un accordo, si comenne che gli Sta1i Magg'.ori avrebbero ripreso gli studi per tentare di raggiungerlo. Dopo di che, non rimase da far altro che redigere il comunicato per annunziare e il perfetto accordo• fra i due governi. Un vecchio e abusato bon mot francese insegna che la più bella donna del mondo non pub dare più di quello che ha. E anche Chambcrlain non può dare più di quello che l'Inghilterra ha: due divisioni subito e le altre quando Dio vorrà; sarà poco, ma l'Inghilterra non ha altro da dare. Il governo francese, insistendo sull'argo. mento che nel 1914 l'Inghilterra fece di più, mostra di dimenticare quanto la situazione d'oggi differisca da quella del 1914. Proviamo a riassumere le due situazioni. Nel 1914: 1) il pericolo aereo era praticamente inesistente; 2) l'Inghilterra non aveva niente da temere nel Mediterraneo e nel Mar Rosso-; 3) niente da temere in Eg:no; 4) niente da temere in Estremo Oriente, ove era alleata col Giappone. le conseguenza di tulle queste favorevoli circostanze, l'lngh.ilterra potè mandare sul continente, entro dicci giorni dallo scoppio delle ostilità, la British Expeditionar7 Fora, con~i~tente in quanro divis'.oni e una di cavalleria e, pochi giorni dopo, le due ri• mancnti divisioni della Retula, Army. Nei sci mesi che seguirono, cominciarono ad arrivare in Francia e divisioni in grande quanti1à > della Ter,ito,ial A,-m,, della Jlew Arm1 e dei Dominions. E, più tardi, seguironc- le divis.ioni di seconda linea. Nel 1938: 1) il pericolo aereo è graviui• mo; 2) « in certe contingenze>, cosi testual. mente il genèrale Temperlcy, < il Mediter• raneo e il Mar Rosso potrebbero essere chiusi al passaggio dei rinforzi provenierti dall'Australia e dall'India; il che aum.nta le diffit"ohà di un concentramento>; 3) l'Inghilterra tiene in Egitto guarnigioni molto più forti di quelle che vi teneva nel I 9 I 4 e in Palestina non meno di due divi1ioni ; 4) in Estremo Oriente, l'Inghilterra è stata praticamente cacciata dalla Cina e avrà, fra non molto, il Giappone sulla frontiera indiana; ossia confinerà direttamente per terra con un paese non amico e la cui potenu terrestre è fonnidabile. La conseguenza di questo, che il gene• raie Temperley, con pittoresca espressione intlese, chiama il « disturbato stato del mondo>, è che l'Inghilterra, per il momento, non può metter su che quattro divisioni della Re1ular A,m, e una divisione mobile (la mobilitazione di esse procederebbe molto più lentamente che nel 1 914); in aggiunta a questa, che è la Retula,- A,-. m1, ha cinque divisioni an1iaeree, organiz. zale su base territoriale: fo tulio nove divisioni (oltre quella mobile), delle quali cinque destinale alla difes3 antiaerea. La riorganizzazione in corso dovrebbe portare le divisioni antiaeree a dodici ; e si giungerebbe, così, a un totale di sedici divisioni: meno della metà di quello che era l'esercito cecoslovacco. Ma anche questo è ~i là da venire, e, delle future sedici divisioni, solo una piccola parte sarebbe pronta a scendere in campo nei primi sci mesi. Questa la situazione tecnico-militare. Quella politica non è meno difficile. Una buona parte dell'opinione pubblica e del parlamento e penino parecchi membri del Gabinetto hanno, si, accettato il principio che l'Inghilterra debba avere la più grande flotta del mondo e un'avia:tione pari a quella di qualsiasi altra potenza europea ; e si ~no anche rassegnati alla prospettiva di dover fornire alla Francia e agli allri e\ entuali alleati e una liberale assistenza finan1iaria > ; ma respiogono risolutamente l'idea che l'Inthilterra debba organinare un esercito sulla scala degli eiereiti del Contir,entc. In una parola, niente co.scriz.ione. Le conseguenze di questo « disturbato stato del mondo> ci sembra possano eutre molto più importanti di quelle che il generale Temperley prevedeva. Fra le tante cose terribili e portentose, che questa nostra generazione ha avuto la sorte di vedere compìc-rsi, non è escluso possa esM:re il tramonto di qualcuno dei grandi imperi democratici moderni. La storia ha visto altri imperi anche più grandi e potenti di quelli di oggi. Nessuno fu e1erno. RICCJARDETTO .11; ho, II· N, 51• 17 Dio.mb~1938-nu L. OMNIBUS. SETTIMANALEDI ATTUALITA I POLITIOA E LETTERARIA ESCE lL SABATO IN U:•16 PAGINE ABBONAMENTI Italia e Impero· 10.11L0. 421 aemeatre 1,. 22 Enero1 10.11.L0. 701 remeatre L, 96 OGll"J WUIIIIEllO UIU, LIR.l .lhuoaoriul, diugnl e fotogrt.Ee, auche H neo. pnbbllcatl, non 1\ reatitul1tt1no, Di.r11.lou: Roma - Piana della Pilotta, 3 Telefono N, 66,470 Ammlnbtnltou: Milano• Piana Carlo Erba, 6 Telefono N, 24.808 ,.,
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