IL MEGALOMANE 'jj) ER IL SOLO fatto che Charlie E' Chaplin ha avuto b disgrazia o la fortuna di avere del sangue ebraico nelle venc1 la Germania è stata pri- \·ata dei film della più geniale personalità dello schermo». Queste parole si potev::mo leggere recentemente in un giornale di \.Yashington. ~la è proprio vero? Probabilmente il fatto di avere quel dato sangue nelle vene sarebbe bastato a far ~eludere Charlot dagli schermi tedeschi. ~la ammettiamo che Charlot fosse un trovatello e che nulla si sapesse della sua ascendenza, non sarebbero state sufficienti le sue idee, le sue simpatie e antipatie 3 farlo dichiarare indesiderabile dal terzo Rcich? Molto si scrive e si dice in questi giorni sui progetti di Charlot : si parla di un'autobiografia, e anche in questa rubrica se ne è parlato, con una nuova stella, ultim3 favorita dell'attore, dopo che Paulette Goddard è andata a unirsi alle altre abbandonate; si è parlato anche di un film che avrebbe per teatro un campo di concèntramcnto per prigionieri durante la grande guerra; Charlot sarebbe anche lui rinchiuso nel campo e per farsi capire dai reclusi appartenenti a varie nazionalità, parlerebbe una specie di esperanto molto simile all'insalata ru5sa <.:he egli canta in Tempi moderni sull'aria di /o cerco la Titina. Ma si è parlato, anche, e la notizia non è stata decisamente smentita, di un film su Hitler. Charlot ha sempre 3vuto strane inclinazioni: corse un tempo insistente la voce che egli avrebbe fatto un film su N:ipolcone, e per~ino uno su Gc"ù Cristo. Ag:ografie? Niente affatto. Biografie polemiche, o meglio il rovescio della medaglia ; la \ublime spiritualità del Galileo, la folgorante per~nalità del Còrso, ridotte al livello della freudiana nc\'rastcnia di Charlot. Ricordo che un giornalista, dopo aver udito come l'attore intendeva trattare e interpretare quelle leggendarie persone, gli chiese: e Insomma, degli studi clinici? >. E Charlot, rorridendo: e Pressappoco>. Al soggetto hitleriano, ci pensava da tempo, ma solo un anno fa decideva improvvi.;amente di mettersi al lavoro. Ora quelli che vivono vicino a Charlot vanno dicendo, e for• se ne hanno a.vuto l'incarico, che l'at• tore ha abbandonato il progetto, a evitare complicazioni politiche e diplomatjche. Chi conosce però la ostinazione e l'arroganza di Charlot sa bene che si tratta di un pretesto. La verità è certamente un'altra: il soggetto non marcia, e quando il soggetto non marcia, Charlot, dopo alcune scenate spa".:ntosc e persino cattive azioni con qt..dli che vivono vicino a lui, fa dire che il progetto è stato dcfinitivamentr abbandonato. Ma la volubilità di Chaplin è pari alla sua testardaggine e non è da escluder1i che egli tomi, come ha già fatto altre volte, alle carte.e e agli appunti abbandonati. Malgrado il segreto e le precauzioni di cui Charlot s'è circondato in questi mc,;i di lavoro, si è venuto a sapere qualcO'ia della trama già abbozzata. Il film non voleva e~scre, nelle intenzioni dell'autore, tanto una. diatriba contro Hitler quanto una specie di tragicommedia del potere. Infatti l'attore non avrebbe impeNOnato Hitler, bcmì un prigioniero politi<'O che gli ra'-SOmigliava moJtj,;c;imo. ~fa è proprio qui che Charlct mrtteva tutto il suo veleno. Perché il sosia era un ebreo. Costui veniva scoperto in un campo di concentramento da un gruppo di cospiratori che stavano complottando contro il capo dello Stato. Colpito dalla rassomiglianza fra i due, es,;i decidevano di mettere il pri~ioniero al posto del vero dittatore, e di servirsene come strumento delle loro ambizioni. A questo punto, bontà sua, Charlot ~C'ntivadi essere andato troppo innanzi e il suo ebreo, con sulle spalle il peq) di un potere così vasto, finiva per esserne atterrito. Egli, come tutti gli ebrei che hanno una fondamentale idiocincra5ia delle rcsponc;abilità dirette neJla vita pubblica, rimpiangeva la sua posizione di martire e di agitatore nel campo di concentramento, mille volte preferibile all'incubo del potere. In queo;ta dichiarat:i. inferiorità dello charlottiano eroe, di fronte alle supreme eo;igenic e df'cisioni d<·lla vita dello Stato moderno, era foNe l'unico atto di sincerità dell'autore. Poi il film inclinava deci~mente ver- ~ il melodramma alla Chaplin. li falw dittatore cadrva in uno stato di abbattimento che preoccupava gli stesi;i 5uoi compari, i quali aumentavano la sorvegliania. L'unica chr .~li dimostrava pietà e simpatia era una ragazza al corrente dei fatti. Quantunque, al principio dell'avventura, ei;sa mostras- ,;e di disprezzare il disgraziato e gli si meta·v•e pr-~ino contro, alla fine se ne impicto<iva e lo aiutava a fug'{ire at• travrrso la frontiera sviurra. Qui il fuggitivo, libero alfine di re,pirare doPo tanti incubi, scompariva verso il nevoso orizzonte: una di quelle conclusio.ni. consuete nei suoi primi film, in cui s1 vede l'omino rimpicciolirsi sempre più, fino a diventare un punto impercettibile Dopo di che, meravigliarsi per il fatto che in Germania abbiano deciso di fare a meno della personalità più ge. niale, ccc. ecc., ci sembra voler farr dell'umori"-mo a buon mcrc.1.to. BARBA E CAPELLI Pot('ntc e i.usccttibilc è l'americana « Associazione dei maestri barbieri », un sindacato affiliato alla più vasta e potente e Associazione internazionale dei mac5tri parrucchieri per signora ». ~-la ancora pili potenti e suscettibili sono i divi del cinema, e i rapporti fra parrucchieri e divi non sempre sono rosei. Quando Rodolfo Valentino si preparava a girare Il figlio dello Sceicco (egli aveva le due parti del padre e del figlio) si fece crescere una barba rispettabile per la parte di Sceicco I. Ai fotografi accorsi al porto per vederlo ,;barcarc di ritorno da un viag~io in Europa, per poco non cadde la macchina dalle mani, ouando vidcm l'idolo ma"chilc del!' America conci,ttv n quella maniera. Appena la Cosa fu ri,;aputa il « Ku. Klux Kla,i > e I'« A5sociazione dei marstri barbieri > furono subito in agitazione, per l'influenza che poteva avc,e l'esempio di un uomo così f?moso sulla tradizionale, glabra ('çtrtica del viso degli americani. I maestri barbieri indi.,,scro immediatamente una convenzione straordinaria e ~nza j)<'rdcr(' tempo consegnarono alla stampa il seguente drastico comunicato : « La popolazione maschile degli Stati Uniti molto probabilmente ,;i farà influenzare dal famoso attore sino al punto di farsi crescere barba e basette ... Una moda del genere non solo recherebbe grave pregiudi2io ai barbieri, ma defonnerebbc talmente le fisionomie dei cittadini americani, da farli ra"c;omi~liarc piuttosto a dei russi ». Dopo di che i barbieri associati dettero ordine a tutti i membri del sindacato di boicottare i film di Valentino, fino a che l'attore non si fosse ravveduto. ~fa la ,;fida \'Ìrtuale di Grrta Garbo alle due associazioni sopra nominate supera ogni limite. Com'è noto Danielle Darrieux 1 in .Ha;·erling, lanciò la moda ottoccntc«:a dei capelli tirati in su e legati al sommo del capo. Probabilmente se la cO'ia non fos.sc stata posta in questi tcnnini la Garbo avrebbe fatto uno strappo al suo tradizionale nonconformimlo e avrebbe tirato in su anche lei i suoi capelli. :\la quella moda essendo stata rivendicata a una piccola attrice france~. essa non poteva fare altro ormai che ignorarla. E infatti, giorni addietro, i giornalisti accor,i allo ,;barco della diva che faceva ritorno dalle vacanze trascorse in patria, videro che csc;aostentava più che mai una zazzera incolta e lic;cia alla bebé. La stes.:;aza7.7era appariva ostentatamente nelle fotografie pubblicate sui giornali di più larga tiratura. Non solo dunque la grande diva ig:norava la moda, ma, con quei capelli lisci ravviati alla meglio da un pettine co• munc, ,es"a ignorava le regole elementari dc-Ila cultura della chioma. Dal provvisorio quartier generale delle due associn.zioni di* parrucchieri, riunitesi anche questa volta in convenzione straordinaria all'albergo Pennsylvania di ~e'" York, partiva la seguente risolu7ione: « La pettinatura della signorina Garbo, che evidentemente fa a meno delle cure dei parrucchieri, è del tutto c;convenicnte, non ço)o per lei, ma per tutte le donne di questa nazio• ne>. Stavolta però la dichiarazione è platonica. Non si è arrivati al boicotta~~io. LA NUOVA SEDE A~toria è un ~obborgo di New York a venti minuti d'auto da Times Square. Non c'è nulla di importante, tranne un edificio dall'aspetto di una fabbrica qualunque, "cnza ornamenti né luci. l':: lo studio della Ea~tcrn Servicc Studios, fondata \.enti anni fa da Adolfo Zukor. Sarebbe abbastanza grande e fornito di tutto quello che serve ad Hollywood per creare i film giganti: ma fino ad og~i non ha avu• to fortuna. Qualche anno fa vi si tra- ~ferirono dalla California Ben Hccht r Charlc."I MacArthur, col progetto di iniziarvi una lunga ,;cric dì film e di rendrrc A'ìtoria la capitale del cinema negli Stati dell'Est. Dopo due film si dovrttero ritirare, nonostante il buon succc'ìso di essi, che furono Delitto senta pa,sione con Claude Rains e Thr scoundrcl con Noci Coward. Oggi wrnbra che la fortuna degli studi di New York, non ostante la guerra spicté\l:l che ad C'c;sifanno i produttori californiani, siano sul punto di risorgere: Silvia Sidney ha dichiarato, con un gioco di parole intraducibile, che 'ìC Hollywood è la Terra Santa del cinema, Ac;toria è la sua Mecca. Gli attori ALBUM: DI PAM:IOLIA1 ELISABETTA DE JONOHEE8E (fo'- Omn.lbu) BORIS KARLOFP SULLA SEDIA DEL TROOOATORE della California sarebbero quasi tutti contenti dello spostamento della produzione cinematografica dall'ovest al. l'est, poiché JX)trebbero lavorare contemporaneamente per lo schermo e per il teatro che i newyorkesi amano molto; ugualmente la buona società della città che sarebbe ben felice di accogliere nel suo seno i divi di Hollywood. IL TRIBUNALE Solo un telegramma all'ultimo minuto ha evitato un g1udizio che avrebbe costituito certamente un precedente mondiale in fatto di diritti artistici. Tutto era pronto: la sala d'udienza, in un grande cinrmatografo di Buenos /\ire~, la giuria composta di quanti spettatori la ~la poteva contenere, i giudici al posto dell'orchestra, questa essendo stata spostata sul palcoscenico. Due cancellieri, nella persona di due macctri di musica di rinom.m7,..1.locale, l'avvocato di parte civilr, il signor Palma, un maestro compoc;itorc del posto, e l'avvocato di difc<.a, il locale rappresentante della e Fox film >. Perché si trattava di stabilire se la canzone Buona nott~, amor mio cantata nel quarto e quinto rullo di uno degli ultimi film di Shirley Tempie era stata plagiata da un motivo di J uan Calabria, un canzoniere italo.argentino, popolare da quelle parti. Dunque solo il quarto e quinto rullo dovC'vano es~erc proiettati, dopo di che uno dei cancellieri avrebbe diretto a grande orchestra la canzone di Calabria o;ottolineando i punti che la parte lesa riteneva plagiati. L'altro cancelliere avrebbe dovuto al contrario sottolineare i punti della canzone del film che, secondo il convenuto, dimoc;travano l'ori~inalità del motivo. Poi avrebbero parlato gli avvocati e infine gli spcttator_i (a pagamento) avrebbero giudicato, acclamando Calabria o Revcl, l'americano autore della canzone incriminata. Ma gli argentini sono di ,;anguc caldo, sufficientemcntr nazionali'ìti per non ammettere la "confitta di un loro connazionale, e all'ultimo minuto, come si è detto, l'avvocato gene~ raie della ditta telegrafava da New York che preferiva un giudizio ordinarjo a quello .sommario popolare. t\i be- ~1cinmianti membri della ~iuria veniva rimbor~ato il prezzo del biglietto. A. D. ( NlJOl'.I F.IL1'1 ) ~ wl~W~ ~ 11I I JA seguito da vicino la lavorazione ~ di un film, durante i mesi estivi, sa quanto sia grave e fastidioso il problema delle mosche. Quando gli attori recitano, e gli occhi dei registi, degli aiutoregisti, degli operai, sono fissi sul volto di costoro, ecco che all'improvviso si leva un grido di angoscia: una mosca s'è venuta a fermare sulla guancia della prima attrice, passeggiandovi sopra come su un frutto maturo. Non c'è rimedio; bisogna ricominciare da capo. Viene un operaio, con una macchinet\a di liquido velenoso, e si pensa che qualche rapido soffio dovrebbe bastare a liberare l'ambiente dai voli molesti. Ma questo purtroppo non avviene: da qualche tempo, sembra che questi insetti sappiano meglio resistere, non bastando più il petrolio a scacciarli o a ucciderli; sicché, come avviene delle galline, le quali oggi si guardano bene dall'attraversare le strade, mentre, nei primi tempi dell'automobile, spesso finivano inconsideratamente sotto le ruote, cosi oggi le nuove generazioni di mosche hanno la forza di sopportare i più potenti veleni. Se n'ha una prova, vedendo l'ultimo film di Gennaro Righelli, Fuochi d'artificio, dove, ad ogni scena, le mosche tran• quìllamente volano in quelle bianche Stanze di gesso. Inconsapevoli del dramma che angustia il protagonist~, dei suoi affanni, dei suoi pensieri di suicidio, questi insetti felici. nella calda atmosfera prodotta dai raggi dei riflettori, si ada• giano ora su un paralume a forma di fungo, ora su una camicia abbandonata sul letto. La voce dell'attore Amedeo Nazzari non li spaventa, né i gesti precipi• tosi e teatrali dell'attore Porcili, né le lunghe passeggiate dei generici e delle comparse, che vanno da un punto all'altro delle stanze, come ragazzi nel gioco dei quattro cantoni. Quando, a circa metà del film, senza stupore, s'apprende che l'eroe della vicenda è prossimo al suo tragico proposito d'uccidersi, e se ne ha la rivelazione da una rivoltella appoggiata su alcuni indumenti, ecco si vedono le mosche camminare rapidamente lungo la canna lucida e nera, saltare con allcgr j su una cravatta da smoking, fermarsi pensierose, lisciarsi le ali, e poco dopo rip.rcndere il libero volo. Sono le grasse mosche di Cinecitlà, gonfie di• ceroni• e di brillantina, che dànno alle immagini qualcosa d'insolente, di polveroso, d'irrimediabile, da far pensare a certe squallide e spiritose invenzioni di pittori sur• realisti. t questa una • natura morta, che a noi ha dato un senso di pena, quale forse nessun'altra del film era riuscita a ispirarci. Eppure, fin dal primo momento, c'era di che dolersi. Setiza nessun rispetto per quel pubblico, che i nostri produttori s'affaticano a considerare incapace di comprendere, mentre ha dato prove così manifeste della sua intelligenza e del suo gusto, il regista Righelli ha diretto il film con la più spavalda noncuranza, lasciando che gli sceneggiatori, gli scenografi, gli aùori s'abbandonassero alle loro ambizioni particolari, quasi fossero piuttosto avversari in una mischia furibonda che non compagni in un lavoro comune e concertato. Al tempo della commedia dell'arte, non crediamo che gli attori recitassero con tanta libertà, quasi a volta a volta dovessero improvvisare le parole e gli atteggiamenti. Non c'importerebbe il risultato di que• st'opcra, se soltanto ci fosse da parlare d'un insuccesso •artistico•· Purtroppo, come è accaduto 10 tante altre pellicole di questi ultimi tempi, :ton è tanto l'arte, o anche l'industria del cinema, che hanno più sofferto. fI. invece il costume, che in queste sciocche rappresentazioni appare offeso in tutti i modi. li più grande sconforto nasce in noi, dopo simili spettacoli, dall'impressione molesta che davvero certa società sia come i nostri registi cc la rafpgurano; una società formata di personaggi inutih e i,mpazziti, che non sanno camminare, non vestire, e non dirsi una sola parola che abbia suono umano. In Fuochi d'artifit'io è descritto un albergo di fannulloni, di conti decaduti, di vecchi principi debosciati, di mondane dai capelli color platino che passano il tempo a dirsi buongiorno e buona notte, soffermandosi a bere nel bar o abbandonandosi nelle poltrone con sospiri di falso languore. Nemmeno a una corsa di ca,·alli, dove s'incontrano le modelle d'un magazzino, c'è dato veder passeg~iare, al solo scopo di mostrare abiti, pellicce e cappellini, donne cosi poco tndaffarate. Senza con• tare poi che qui sono quelle solite venti comparse, ormai consumate dal fuoco di tante lampade ad arco, sguaiate, grossolane, impertinenti. A loro, s'accompagnano giovani che portano vistose giacche a grandi quadri, capelli arricciati sulle tem pie, catenelle d'oro al polso. t un quadro cosl miserabile. nel suo fasto desolato, che non ha confronti nemmeno nella più bassa _letteratura verista e mondana dcf('.h ultimi anni. MARIO PANNL'NZIO
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