MARIA TERESA D'AUSTRIA, REGINA DI FRANOIJ. (dal qudro di H, O, Bt111bruDJ1.Pot, Alluarl) (OONTlNU,U. DAL M'UMRROPRECEDENTE} IV. 1ENTE di pjù dolce e di più affabile della familiarità che avevo col re e con suo fratello ( 1). Potevo dire con la massima libertà tutto ciò che volevo: ero sicura di essere gradita. Fu durante un viaggio con la C.orte a Fontainebleau che mi accorsi di non dispiacere al re. Avevo del resto abbastanza intuito per capire quel lingu:l.ggio eloquente che persuade assai più col silenzio che con le belle parole. Poteva anche essere che la profonda passione che mi aveva presa per il re, nel quale avevo trovato qualità superiori a qualunque altro uomo del suo rcli{nO, mi avesse resa più intelligente in questa materia che in qualunque altra. I miei occhi però non bastavano a persuadermi che avevo fatto una conquista così importante. La gente di Corte, che di solito spia le azioni dei re, aveva indovinato. almeno quanto io stessa, l'amore che Sua Maestà mi portava, confermandolo con attenzioni insolite e riguardi straordinari. Del resto, l'assiduità del re, i doni, ricchi e magnifici, che mi faceva. e, più di tutto, il suo pallore, i suoi sospiri, la sua compiacenza per tutti i miei desideri, non mi lasciavano alcun dubbio. Una tempesta turbò la dolcezza di questi giorni, ma fu di breve durata. Si parlava di sposare il re con la principessa Margherita di Savoia (2) che poi fu duchessa di Panna, figlia di Madama Reale (3), principessa senza dubbio di qualità rarissime. La Corte anzi si trasferì a Lione per questo (4). La notizia era certamente tale da produrre turbamento e pena profonda a un cuore innamorato. Lascio pensare a coloro che hanno amato, quale tormento debba procurare il timore di perdere quello che si ama sopra ogni cosa, specialmente quando l'amore è rivolto ad un oggetto così degno di essere amato. La storia giustifica i movimenti del cuore, la ragione è la prima che spinge ad amare. Ma poiché il mio male era violento, ebbe il destino delle cose violente. Non durò a lungo. Il matrimonio del re andò in fumo con la stessa rapidità con la quale era stato combinato. Devo a .don Antonio Pimentcl (5) questa riconoscenza. Arrivato nel momento della conclusione, con delle proposte per un trattato di pace, le Loro Altezze se ne tornarono in Savoia e il mio animo riprese l'antica serenità. Le pene brevi, seguite da.Ila felicità, non distruggono il gusto dei piaceri, al contrario lo moltiplicano. Libero il cuore da tutte le pene passate, le testimonianze evidenti che il re mi offriva del suo amore avevano per mc un fascino più grande che mai. Avevo tanto più motivo di essere contenta, in quanto la regina madre mi dava prove continue di stima particolare; non minori me ne offriva mio zio, contro ogni sua abitudine. In mezzo a tanta felicità, non godevo però una contentczz:i perfetta, perché questa era senza limiti. Avrei avuto bisogno di qualche cosa che mi avesse fatto respira.re un po'; avrei desiderato allora qualche piccola contrarietà, affinché, per l'opposizione e il contrasto del male, avessi potuto gustare meglio il bene di cui godevo. Poco dopo, la fortuna assecondò anche troppo i miei desideri. Ritomati a Parigi, non pensavamo che a divertirci ; non c'era giorno, non c'era momento che non fosse destinato ai divertimenti. Posso dire che nella mia vita non ho mai passato così bene il mio tempo. Sua Maestà, che desiderava che i nostri divertimenti non venissero mai meno, ordinò a tutti coloro che facevano parte della nostra comoa'tllia di proporre, a turno, ciascuno un nuovo gioco. Benché queste feste si facessero in campagna, non vi era nulla di più splendido. Sarà facile persuadersene quando si saprà che l'amore, anima di queste cose, ne era primo e unico movente. Erano della compagnia i più famosi ed elc1Zanti cavalieri della Corte, e ognuno era preso da una sua particolare passione. Il Gran Maestro nulla risparmiava per rendere felice mia sorella Ortensia; il marchese di Richelieu aveva le stesse cure per rnademoisclle de la Motte-Argencourt; il marchese d' Alluye serviva mademoisclle La Fouilloux, nostra intima; così ogni altro. Non basterebbe un volume intero per raccontare le avventure di queste feste galanti. Basti riportarne una di sfuggita, per far comprendere quanta galanteria avesse il re e come sapesse cogliere le occasioni per dimostrarmela. Eravamo, se ben ricordo, nel BoisLc-Vicomte, in un viale alberato; mentre io camminavo forse troppo rapidamente, Sua Maestà volle darmi la mano. La mia urtò allora leggermente nel pomo della spada. Non so descrivere in che modo egli, trattala con bellissima ira dalla guaina, la scagliasse lontano. Era molto tempo che questi piaceri e questa frlicità duravano. Bisognava che io provassi un po' oome fosse quella cattiva fortuna che avevo de~idera• to. Essa fu veramente molto più cru• dele di quanto avessi domandato e venne quando meno me lo aspettavo. Gli spagnoli, stanchi, come del resto i francesi, di una guerra lunga, avevano inviato, come ho già detto, don Anton!o Pimentel in Francia, per aprire le trattative di pace. Scombinato, al suo atTivo a Lione, il matrimonio con la principessa Margherita, già prossimo a concludersi, furono messi gli oc.- chi sull'infanta di Spagna (6). Unico modo di fa la pace fra le due corone e ridare quiete a tutta la cristianità. L'amore ordinariamente non entra che per gli occhi : non era quindi possibile che vi fosse nel cuore del re per una principes~a che conosceva solo di fama. Ma arrivato in Francia il ritratto di un originale tanto affascinante, produsse da solo agli occhi del re quello che avrebbero potuto il tempo e la vista per conquistarlo e spingerlo ad affrettare questa unione. Qualora naturalmente non l'avessero spinto a desiderarla gli argomenti della regina madre e di Sua Eminenza, congiunti alle ragioni di Stato. V, Prima che la Corte si preparasse a questo giorno che doveva riportare la calma nelle due potenti monarchie, Sua Eminenza si mise in viaggio e volle condurci con sé per allontanarci dagli occhi del re. Temeva che la mia presenza potesse impedire le sur trattative e fosse di ostacolo a un disegno così grande. Ecco il punto della mia vita che offre campo bellissimo alla mia penna per diffondersi sull'amorosa passione che Sua Maestà aveva per me, come del resto è stato risaputo abbastanza nel mondo. Ma la mia modestia non mi permette di parlarne i nemmeno del dolore che questo principe provò alla mia partenza, e delle lacrime con cui l'accomp~ò (7). Si ritirò a Chantilly per otto giorni, e di lì mi inviò continuamente oorrleri; il primo fu un moschettiere, che mi portò cinque lettere, tutte lunghissime e tenerissime. Ma non potrei tacere il dolore che provai per questa separazione; mai nulla in tutta la mia vita mi ha tanto addolorato. Tutti i tormenti che si possono soffrire mi sembravano dolci e lievi, di fronte a una separazione così crudele, che avrebbe fatto svanire illusioni così tenere e così alte. Invocavo ogni momento la morte, unico rimedio ai miei mali. Era tale lo stato in cui mi trovavo allora, che niente potrebbe esprimerlo. Pochi infelici non riescono a con• solare il loro dolore con qualche speranza; cd è vero che questa dolcezza non mancava completamente alle mie pene, quando pensavo che la pace non era ancora conclusa per i grandi ostacoli che ne sospendevano la esecuz-ione. La mia speranza si lu• singava pérsino. qualche volta, che non sarebbe stata conclusa, e che l'insuccesso di quel trattato di pace sarebbe stato vantaggioso per mc. Ma tutte le difficoltà furono superate e sola, invincibile. rimase la mia sventura, Mio zio, ohe, per a!-pcttare don Luis dc Haro, primo ministro di Scagna, era andato a Bordeaux (8), dove anche la Corte arrivò qualche tempo dopo, ci inviò a La Rochelle, col permesso di percorrere tutta la regione di Aunis. Ma la sola cosa che cercassi allora era la solitudine, come la pili adatta ai miei tristi pensieri, e sceJ.,i il castello di Brouage, luogo privo di ogni distrazione, dove le mie sorelle si annoiavano profondamente. Credevo che tutti dovessero prendere parte al mio dolore e che la gioia degli altri fosse un delitto per mc. Eravamo dunque in questa fortezza così triste e così solitaria. dove il mio unico piacere. ammesso che fossi stata capace di gustarne qualcuno, era leggere le lettere che talvolta il re mi inviava e l'affetto che mi dimostrava mia sorella Ortensia che non mi lasciava mai; quando arrivò il vescovo di Fréjus (9) per propormi, da parte di mio 7.ÌO il matr,imonio con il connestabile Colonna (10). Questi aveva mandato a Sua Eminenza il marchese Angcletti, gentiluomo bolognese, a fargliene la proposta, durante la conferenza, per impegnare così anche don Luis dc Haro a scriverne a Sua Maestà Cattolica (11) per ottenere il permesso, di cui il connestabile, suo dipendente, aveva bisogno per sposarmi Il vescovo di Fréjus mi fece presente che si trattava di uno dei più grandi partiti di Roma, illustre per la nobiltà e la ricchez-.ta della sua casa. Aggiunse inoltre che egli con grande insistenza mi richiedeva a preferenza delle mie sorelle. Un'altra forse si sarebbe consolata in questo modo, ma io avevo un tale disdegno per tutti gli uomini in generale. che, furente per le insistenze del vescovo, gli risposi che si sarebbe potuto risparmiare la fatica del viaggio, se non aveva altro da propormi che di uscire dalla Francia; mio zio, prima di C06tringcrmi a lasciare la Corte per seguirlo, mi aveva dato la sua parola che in nessun modo sarei stata costretta a sposanni contro mia voglia. Con questa risposta, il vescovo tornò da mio zio; il quale, avendo gran desiderio di rivedere le mie sorelle, stava per richiamarle. Lo avrebbe fatto, se, nel timore di restare sola, io non avessi unito le mie preghiere a quelle della mia istitutrice, per impedirlo. VI. Fatta la pace (r2) e concluso il matrimonio del re, Sua Eminenza mandò un ordine alla nostra istitutrice di ricondurci a Parigi, dove arrivammo qualche giorno prima che la Corte partisse da Bordeaux, e dove il principe Carlo di Lorena ( 13) 1 galante e bello, cominciò a corteggiarmi. Ma io ero ancora poco disposta ad accogliere una nuova passione. La delusione provata era troppo grande, e per consolarmi era necessario tempo e non sospiri. Le mie sor:elle non erano affatto contente delle premure di questo principe, e poiché spesso dovevano seguirmi alle Tuilcries, si stancavano di quelle continue passeggiate, nelle quali il principe mi seguiva sempre. Egli era spesso og'{etto delle loro critiche; lo beffava• no perfino delle cure che egli aveva per me e per la stif'\la particolare che io avevo per lui e che non potevo rifiutare ai suoi pregi. Il duca di Lorena (14), suo zio, aveva indovinato le intenzioni del nipote, ma poiché temeva che questo matritrimonio del suo lee'ittimo successore non rientrasse davvero nei disegni del cardinale, dal quale il nipote avrebbe avuto vantaggi che sarebbero poi ritornati a suo danno, fece di tutto per ostacolarlo. Volle anzi prendere il suo posto, ma molto male, perché un uomo della sua età non poteva sostituire un giovane principe; il suo affannarsi quindi nel seguirmi dappertutto non poteva ottenere lo stesso successo delle assiduità del nipote. Mentre ~uesto nuovo innamorato si sforzava dt piacermi, la Corte arrivò a Fontainebleau, dove il cardinale ci fece andare per riverire la nuova regina. Avevo previsto fin da principio quanto mì sarebbe costato questo onore; lascio intendere con quanta pena mi preparai a riceverlo. Ero sicura che la presenza del re avrebbe fatto riaprire una ferita non ancora ben chiusa, alla quale sarebbe stato meglio, senza dubbio, applicare il rimedio della lontananza. Non mi sarei però immagi• nata mai che il re mi avrebbe potuto ricevere con tanta indifferenza. Confesso che fui così turbata, che nella mia vita non ho mai provato niente di più crudele della sofferenza per questo mutamento. Sarei voluta ritornare immediatamente a Parigi. 2 • (continua) MARIA MANCINI III Edizione Libro di pag. 268 LIRE 12 L'artdei conquis gliamici (eil dominsiuoglai ltri) diD.CARNEG 1) Quali sono le 6 manieredi farsi benvolere? 2) Qualisonole12manieredi persuaderegli altri? 3) Quali sonole 9 manieredi modificaregli altri senza offenderli o destare risentimento? Soopodi questo libro, di cui ai sono vendute in America mezzo milione di copie, è quello di aiutarvi a vincere nella vita. Un libro che può tare la VOStra, muvita - . n·om:PIAKI ---- - . N ASPETIATE I ULTIMA ORA! 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Capostipite del ramo d'Orléans che s.all sul trono di Francia con Luigi Filippo. t ritenuto generalmente figlio del Mazz.arino. ,---------------------------- (2) Fig1ia di Vittorio Amedeo I, duca di ,--------- _____ _ Savoia, e Cristina di Francia. Sposò Ranuc• cio Il Farnese duca di Parma. (3) Cristina di Francia, figlia di Enrico IV e di Maria dei Medici. (4) Fine del 1 658. (.~) Ambasciatore del re di Spagna, Fi• lippo IV. (6) Maria Teresa, figlia del re Filippo IV e di Elisabetta di Francia. (7) Ciugno, 1659. Fu in questa occa• sionc che Luigi Xl V acquistò la famosa collana di perle dalla regina d'Inghilterra, Enrichetta, allora. a Parigi, e la donò a Maria Mancini. (8) Le trattative per quella pace che fu chiamata dei Pirenei (1659) si svolsero a Saint•Jcan-dc.Luz. Don Luis dc Haro era il primo ministro di Filippo JV. (_9)Ondedei, uomo di fiducia del Maz. zarmo. (10) Lorenzo Onofrio Colonna, duca di Tagliacozzo, principe di Paliano e di Castiglione, Gran Connestabile del Regno di Napoli (11) Il re di Spagna. (12) La pace dei Pirenei (7 nov. 1659) nell'isola dei Fagiani, sul fiume Bidauoa. . Poneva fine alla guerra tra Francia e Spagna iniziatasi nel 1635. Segnava l'inizio della decadenza spagnola e dell'egemonia francese. l1 matrimonio di Luigi XIV con Maria Teresa, che faceva pane del trattato, fu celebrato il 9 giugno 1 66o. (13) Carlo V di Lorena, nipote di Car. lo IV. Nemico di Luigi XIV, ebbe il du. cato solo nominalmente. Era con Sobieski alla grande vittoria di Vienna { 12 scttem• bre 1683); vinse i turchi in diverse bat• taglie. {1-4)Carlf' IV di Lorena: libertino e avventuriero, vendette i suoi Stati a Luigi XIV (1662). ·-~ ,-,~ ~ .... , ), , ,ui.~J o·oRSAY ···"" no,nrd,r rin·«" il pratiçio ,I; H,,',poc,. Ji fiuto, ,I; !11uoJoi-,, ro,,,p/n,unto i11Ji1p,nul,i/, ,./ l,uon ç111to, u11 /,. QUA LIT A, ACQUE DI COLONIA LUSSO MILANO VIA CUlTATONl N ,1 1 P ,', R. l S 17,~ d, ~ P.;,.
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