e~ ON LA sua grande barba rotonda ~ e ricciuta disposta in maniera da non dissimulare né il mento né il contorno del volto, le alte sopracciglia mefistofeliche e l'importante naso, Girolamo Segato riuscì a distinguersi fra i contemporanei, in un'epoca in cui di barbe vi era un vasto assortimento, per la singolnità dell'aspetto e quell'aria di magia che gli aleggiava intorno. Vero è che la sua barba un giorno gli aveva salvata la vita, laggiù fra le tribù selvagge del basso Egitto. Il periodo egiziano corrisponde alla prima metà della vita di Girolamo Segato, e se pure non è quello che t'i interessa particolarmente, pure non dobbiamo trascurarlo se in esso vogliamo trovare le ragioni oscure che ne orientarono il gusto per le cose morte. Nato nel 1792 a Vedana, in quel di Belluno, al fallimento della sua carriera di genio contribui certo il fatto di non essere assolutamente di umili natali, dato che suo padre era un facoltoso amministratore dei beni della famiglia patrizia veneziana degli Erizzo; ciò nonostante, fra il gregge dei suoi dodici fratelli, già in tenera età egli riuscì a distinguersi come la pecora matta. A ventisei anni aveva già sperperato una parte della sua giovinezza in un mediocre impiego di cassiere a Venezia; alla vita dell'impiegato avrebbe preferito un lavoro manuale, ma in terre lontane, dopo giornate e mesi di navigazione. In compenso aveva già esplorate le montagne della sua regione, aveva trovato la maniera di staccare dalle rocce le conchiglie fossili senza romperle, e si ingegnava a conciare le pelli a poco prezzo. Molti anni dopo doveva scoprire il modo di conciare ben altra materia. La famiglia Dc Rossetti possedeva al Cairo una grande casa commerciale, la quale aveva il monopolio del raccolto e della vendita della cassia sena, e' in più aveva laggiù il consolato di Austria, di Russia, e il viceconsolato di Prussia. Presentato ad Annibale de Rossetti, Girolamo Seg,uo ottenne un posto in questa vastissima azienda e parti per l'Egitto, col titolo di cancelliere del viccconsolato prussiano; ma il suo lavoro fu vario e quanto mai impreciso. Egli si dedicava a rimettere in sesto, per esempio, un cofanetto per contenere gioielli, che suonava le ariette del tempo, cd era tutto contento della sua abilità. Avrebbe potuto ottenere un buon impiego presso il pascià, ma non accettò, considerando che nessun altro padrone al mondo gli avrebbe lasci1tta la libertà di cui godeva coi De Rossetti. 11 Non voglio legami•, fu il motto al quale rimase fedele tutta la vita, con sacrifici enormi quanto inutili rispetto ai risultati. Ma finalmente venne il grande viaggio tanto sognato, quando Girolamo Segato partecipò alla spedizione militare di Mohamed Alì contro il Sennaar, spcd1z1one comandata da Ismail Pascià: egli avrebbe dovuto eseguire alcuni lavori atti a facilitare il passaggio delle truppe, alla seconda cateratta del Nilo. La prima tappa la fece ad Assuan, dove si fermò a studiare un canale navigabile lungo tutto il 1 BIANCO E NERO tratto della seconda cateratta, e dove per innumerevoli chilometri isole e scogli impedivano la navigazione, e fu lk che, addormentatosi fra le rovine, fu morso a una gamba da una solpuga, chiamata dagli indigeni ragno del deserto. Un negro lo curò con erbe, e lo guarì, ma durante la forzata immobilità egli ebbe tempo di studiare il pericoloso insetto e di disegnarlo. Fu ancora in quel periodo che per quaranta giorni di seguito osservò uno scarabeo per conoscerne il modo di ri• produzione. Allora l'esploratore e il naturalista presero il sopravvento sull'uomo di affari e sull'ingegnere, e Girolamo decise di andarsene tutto solo all'avventura. Difatti, munito di poco pane, di qualche barile di acqua, di due cammelli e prendendo con sé un servo berbero, si avviò a esplorare il deserto orientale, I' Ababde, e il deserto della Nubia. Dopo una ventina di giorni di cammino si imbattè in un'orda di nomadi con cui scambiò doni, e al termine di un mese si ferrnb in un villaggio di abadi dove fu ospitato dal capo della tribù. Ma le provviste si assottigliavano, la stanchezza cominciava a farsi sentire, cosicché si avviò per il ritorno. Per ben ventidue giorni procedette non incontrando anima viva, poi scorse finalmente una carovana di schiavi portati a vendere al Cairo, si unì per un tratto ad essa, e all'ottantesimo giorno arrivò a Uadi-Alfa presso la seconda cateratta, e per finire ad Abki, punto di partenza dove fece fagotto delle sue cose per tornare al Cairo. Unico tesoro che portava con sé erano le sue note di viaggio, i disegni che le avrebbero illustrate quando le avesse finalmente pubblicate, e un piccolo vocabolario della lingua berbera cominciato a scrivere quando ancora si trovava con lsmail Pascià. La stia foltissima barba era anche un prodotto del lungo viaggio, e mai se ne sarebbe distolto ora che le attribuiva un potere miracoloso: aggredito da arabi ribelli, a un tratto il capo di questi aveva fermato i compagni esclamando: • Rispettate la barba del profeta!•. Non passò molto tempo, e per incarico del barone Minutoli, già educatore dei figli di Federico Guglielmo 111 di Prussia, mandato in Egitto a dirigere una spedizione archeologica, Girolamo partì di bel nuovo ad esplorare la piramide di Abu-Sir presso Saccarah. Iniziò gli scavi dell'antichissima piramide, e scoperta un'apertura sotto la quale, dopo giorni e giorni di lavoro, era apparsa l'entrata, vi si fece calare e si fermò tutto solo nell'interno per tre giorni interi, a far disegni e rilievi, finché fu colto da un malessere che lo costrinse ad uscire: appena a contatto con l'aria aperta cadde svenuto. L'esperienza ha sovente dimostrato come sia fatale agli uomini violare le tombe dei re egiziani: Girolamo Segato, in pessime condizioni di salute, dovette tornare al Cairo, abbandonando gli studi che più lo appassionavano, e quasi subito imbarcarsi per l'[talia. Ma prima di seguirlo sulla terra natale, non bisogna dimenticare l'episodio che diede un nuovo orientamento alle sue ricerche e determinò il suo gusto per le cose misteriose. li fenomeno era avvenuto durante il famoso viaggio nel deserto nel 1 8:zo, e si era presentato sotto la forma di una bellissima tromba terrestre, di forma allungata ed altissima, che sul suo cammino lasciava un solco assai profondo. Incamminatosi in quel solco, Girolamo aveva rilevato, fra le altre cose, frammenti di materie organiche carbonizzate e infine un intero cadavere dalle forme intatte e perfette, se pure annerite. Durante tutti gli anni che seguirono, il nostro naturalista estemporaneo continuò ad avere quel cadavere davanti agli occhi, pensò che con un calore artificiale avrebbe potuto ottenere lo stesso effetto, e che la soluzione era da ricercare nella chimica. Lo scopo restava ancora da stabilire. Credeva di tornare in Italia per un periodo transitorio di cura, ma dovette rimanervi, un po' per la salute, e in gran parte perché gli affari dei De Rossetti attraversavano un periodo di crisi. Dopo qualche tempo trascorso a Livorno, destreggiandosi fra imprese di vario genere andate tutte a male, egli si trasferì a Firenze e si diede a disegnare carte geografiche dell'Africa e della Toscana, chiedendo sussidi ai De Rossetti, al padre, agli amici. Nello stesso tempo, chiuso nella sua abitazione all'ultimo piano del palazzo Ferroni, si era dato completamente allo studio della pietrificazione dei corpi morti, studio che lo condusse all'invenzione che gli diede la celebrità, e di cui non si seppe mai nulla di concreto. In mezzo ad una vita così sfortunata e orientata verso un mondo macabro, vi è posto per l'amore? Bisogna credere di sì, ma immaginiamo di quale amore fosse questione fra il quarantenne malinconico, povero e denutrito naturalista, atto a maneggiare inerti parti anatomiche nel segreto del suo laboratorio, e con la fama di stregone, e la • gentile poetessa• [sabella Rossi, giovanissima e bella, la quale invece viveva pensando all'amore, ai fiori, ai tramonti e alla luna, circondata nel salotto di suo padre da artisti e uomini dotti, ma gentili. Tutto quello che potè fare, Girolamo, fu di pietrificare due pesci dorati sulla cui morte Isabella aveva versato lacrime accorate, e incastonare in due anelli gemelli due pietruzze simili al diaspro; un anello per Isabella, e l'altro per sé: le due pietre rosse erano costituite da sangue ch'egli stesso si era spillato, pensando alla fanciulla amata. In un'epoca cosl romantica, il gesto avrebbe dovuto commuovere il cuore della 11 gentile poeteHa •, che invece preferì un marito dalle manifestazioni più semplici, e sposò il conte Cabardi-Brocchi. Lassù, nel palazzo Ferroni, l'ammobiliamento era sobrio e tutt'altro che allegro: unica preziosità era un tavolo dal piano intarsiato di pietre rare disposte artisticamente: un lavoro di pazienza su cui il solitario consumava i magri pasti e stendeva le formule segrete. Ma il visitatore ammirato doveva presto arrendersi a una più dura realth.: i dìaspri, le corniole, il calcedonio di Volterra, la pie• tra di paragone, il quarzo di Monte Rufoli, il sanguigno d1 Spagna e il corallino di Cipro, altro non erano che pezzetti di sarcoma pancreatico, brani di cuore, cervello con tumore, ~zzi di fegato, sezioni di reni e altre amenità del genere. Tutto sommato, l'intarsio si componeva di duecentoquattordici pezzi umani. Alle pareti, non quadri, non calchi né bassorilievi: un petto di donna bianco, perfetto, pietrificato, mani e scheletri d1 mani, nelle vetrine tutta una piccola fauna immobile, rettili, inscttì resi imperituri dal mago misterioso. Lo scopo di tutto questo lavoro? La perfetta conservazione dei pezzi anatomici non pili soggetti alle tarme e al disfacimento degli anni, spiegava il Segato; e inoltre la con• servazione dei cadaveri mantenuti con rigidità di statue nella forma della vita. Ma ciò non bastava a convincere i contemporanei, i quali lo tenevano a distanza come fosse in possesso di una forza funesta ai mortali. Quello che Girolamo Segato faceva aveva del soprannaturale, ed . eccone 13 spiegazione, data da un amico: • ... tutto era otter,uto senza estrazione di visceri o intestini, senza variazione di colore o di forma, senza alcun odore. La putrefazione avviata si arrestava. Le membra potevano essere rese, oltre che inalterabili, flessibili, e così pure i legamenti degli scheletri. Nessun danno potevano fare le tarme, l'umidità, e sin la permanenza in acqua. Il volume diminuiva di poco, il peso rimaneva uguale: intatta l'epidermide, tenaci i capelli, lucenti gli occhi ... •· Vogliamo non andare avanti in questa orrida esposizione? Ebbe contro la Chit:Sa. per cui la morte deve essere un ritorno della polvere alla polvere, e, nellb squallido isolamento in cui visse, gli mancò qualunque aiuto, q1.1alunque incoraggiamento. Doveva contentarsi di fare gli esperimenti su bestiole, su frammenti di arti, su feti e pezzi anatomici che faticosamente riusciva a procurarsi; inutile dire che il suo sogno, quello di un bel cadavere tutto intero da conciare secondo la sua scoperta, non lo realizzò mai. Tuttavia i suoi discendenti conservano ancora, con senso di religiosità, la testa di una fanciulla con tutti i suoi capelli, gli occhi vitrei spalancati e il sorriso fermo sulla dentatura intatta.. Fu, tutto sommato, una scoperta inutile, e ch'egli sia morto portando nella tomba il suo segreto, non è un gran male. Cercò di interessare qualcuno ai suoi studi, tentò di avere un posto di professore in un istituto e promise, qualora lo avesse ottenuto, di insegnare agli allievi il metodo di pietrificazione, ma invano. Allora si chiuse vieppiù in se stesso, e in attesa del giorno del trionfo, che sar~bbe stato per lui di onori e ricchezze, divenuto sospettoso, bruciò il manoscritto dove erano segnate le formule magiche, e pensò di riprendere la grande pubblicazione sull'Egitto. Stava appunto trattando con l'editore Fumagalli di Firenze, quando una sera, recatosi da lui, prese freddo, e dopo tre giorni soli morì di bronco-polmonite, assistito da due medici e da alcuni studenti. 11 3 febbraio 1836, mentre agonizzava cercò di parlare al Pellegrini che lo assisteva, volendo svelare al caro amico il segreco delle sue ricerche e delle sue scoperte; ma la forza gli mancò; e spirò portando con sé quel che sapeva. Allora il popolo fiorentino, che davanti alla sua alta e sparuta figura di mago aveva sempre indietreggiato diffidente, accusandolo di intese col diavolo, fu n un tratto commosso dalla notizia della sua morte, e invase la sua casa con scomposte ed esagerate manifestazioni di sìmpatia, e bisognò a un certo momento correre ai ripari, poiché, pur di portar via un ricordo dell'uomo misterioso, vi fu chi gli tagliava i capelli, chi i baffi e chi la barba. Quella sera tutti i teatri rimasero chiusi per il lutto cittadino, poi i funerali riuscirono imponentissimi per il concorso della folla e i discorsi, malgrado le restrizioni imposte dalla polizia. La sua morte suscitò inoltre moltissime poesie d'occasione, specialmente dialettali: la • gentilt: poetessa• Isabella Gabardi-llrocchi non mancò all'appello, e neppure il Guadagnoli, e neppure Gioacchino Belli: si speculava molto sul bisticcio ricavabile dai cuori pietrificati e dai cuori di pietra, e su Medusa che rendeva di sasso i vivi mentre Girolamo rendeva di sasso i morti, ccc., tutte cose abbastanza facili, del resto. Ebbe il suo monumento a Santa Croce, non con gli immortali, ma non lontano da essi, fuori della chiesa, nel chiostro. Scrivendo dì Girolamo Segato, un suo recente quanto anonimo biografo cosi stabill il bilancio della sua vita: • ... viaggio in Egitto di non fondamentale importanza nei risultati, del resto insufficientemente indicati; scoperta d'un metodo di pietrificazione dei corpi non comunicato ad alcuno e quindi perito con lui. È la sua vita che importa, assai più della sua opera. Egli è soprattutto il protagonista di un romanzo d'avventura e di carattere, come la letteratura ne ha creati, più vivi che se fossero realmente vissutì ... Aveva la stoffa di cui si fanno i grandi uomini; mancò qualche cosa in lui, mancò nelle circostanze quel favore che è come il succo e il calore della terra allo sviluppo dei semi, perché un grand'uomo diventasse. Ma è giusto ed è bello onorare certi fallimenti ... •. Giudizio al quale non possiamo che sottoscrivere, per quella simpatia che ci inclina verso gli uomini che sperperarono follemente la loro esistenza in lavori inutili, impegnando in questi una misura di illusione e di dramma pari a quella richiesta da maggiori imprese. L'ADDETTO ALLE SCHEDE EDIZIONRIOMA • PalazzoRospigliosi •ROMA In occasionedella MOSTRADEL MINERALE inaugurataa Roma il 18 novembre "EDIZIONIROMA" inizia una collezione di PANORAMAIUTARCfilCI conun volumedi oltre300 pagine ampiamenteillustratotutto dedicatoa L'ITALIAMINERARIA fruttodi diligentisopraluoghciompiutdi aCiROPOGGIALiInogni parted'Italia. Sarà un librointeressantecome"IL BELPAESE" di Stoppani e dilettevole come un romanzo d'avventura cmEDETELO IN TUTTELEBUONELIBRERIEC:OSTAL.15 QUINDICINALEDI DIVULGAZIONE DIRETTORE: VITTORIO MUSSOLINI OGNIFASOIOOLOI,N UN INSIEM.ID: I ARTIOOLIDO· VOTI AI MIGLIORISORITTOR!E TEONIOIITALIANI E STRANIERI,OFFREUNPANORAMAOOMPLETODELL'INDUSTRIAOINEMATOGRAFIOINATERNAZIONALE TUTTA LA CINEMATOGRAFIA MONDIALE IN UNA STUPENDA RASSEGNDAIARTICOLEIFOTOGRAFIE "OINEMA" È DUNQUELA Prù SERIA, IMPORTANTE E RIOOA PUBBLIOAZIONE NEL SUO GENERE Direzione e Redazione: R0MA,Pia1ia della Pilotta 3, tel. 66470 Amministrazione: MILANO, Piana 0a.rlo Erba. 6 Pubblicità: Uff. 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