O ■ NIBVS mondo. Nel mondo, ella prevedeva, io <;arei ..,tata molto infelice, perché non (·ro docile e non avevo nessun riguardo per quelle \teN~ ptrsone a cui avrei dovuto più grande rl,pctto. _ I rimproveri di mio zio che ne c;cgu1rono furono così duri e co,l chiari e di tali p.;rolc, che qualunque altra, probabilmente, ne avrebbe provato un dolore funesto. A mc, che non prendevo certe cose tanto a cuore, tutto quello che mi dis"e rimase molto impresso nella memoria, ma non prodU!.)e alcun effetto. Avviene molto spcs~ di avere interne <;Cnsaziomdi gioia o di tri.\tc1..za a "Cconda dei beni o dei mali che ci "tanno per accadere. La grande ma• linconia che preci:emia madre fu cer• tamellte il presagio della sua morte e pro\"a questa verità. Ella era divenuta di umore così strano, che era a"solutamente im1>ossibile sopportarla. E poiché io ero la meno amata e la <,0Ja co;,postaa tutte le we afflizioni, perché ... mia !-.orella Olimpia aveva un appartamento separato, e mia sorc·lla Orten"ia abitava con madama di Merccrur confesso che la mia vita era molto d~ra, e che nulla ugua~liava le mie pene. Per aumentarle, il mio appartamento era il peggiore di tutti, e per compagnia m'era stata data una vecchia chiamata RO"a che tutti i giorni mi minacciava di fa1·mi rimandare in convento. III. Que"ta la mia vita, quando mia madre si ammalò. Da principio la sua malattia parve coc;a di poca importanza· tuttavia Sua :\Llestà ogni sera la on~rava della sua pre:,cnza, Fu in queste circostanze che il re, avendo ~operto in me un certo spirito e una certa \"ivacità, pasci:ando mi diceva -.cmpre qualche coc;a piacevole. lo poi mc ne sentivo assai conwl,,ta dei mali che soffrivo per l'umore stravagante di mia madre, che addirittura non poteva soffrire che io entrassi nel suo appar• tamento quando c'era qualcuno. Finalmente mia madre cominciò a migliorare, ma la convalc,ccnn fu -..C• guita da una malattia più. per~co!O<,a della prima, che po.,e fine· a1 suoi giorni (10). IL CARDINALE MAZZARINO E ANNA DJAU8TRIA (particolare di 11nqudro di R. l'. Bo11ingu,n, • Fot. AH.nari) D01>0l'r._i~trnJ".al,\•ducazione è il dono più ricco che i genitori possono fare ai figli, ma è molto importante che C;,S"'a sia unita ad una certa dolcCl..za. Una 'ie..,erità troppo grande "JX"'-"0 ~er\·e ,;olo a privarli dell'affetto llJturalc, perché amore e timore non vanno d'accordo. Ilo sperimentato io iite,c;a ciò che dico. Maria Mancini fu ,pinta a scrivere le sue M ,morie dall'apparizione di un libello pub. blicato a Colonia da un anonimo con questo stesso titolo nel 1 676: libello volgare e scandaloso che ottenne subito un grande successo in Francia, in Spagn:\ e in Italia. Due redazioni esistono delle M emoritt di Maria Mancini: l'una senza luogo né data, ma pubblicata certamente in Spagna: La Vlrité dans JOn jour ou lt:J VérilabltJ Mémoires d• M. Mancini, connltable Colonne; l'altra: Apolotit ou les Viritables Mémoirts de Madame Marit A1ancini, connétablt de Colonna écrits par elle-m2me, uscita a Lcida nel , 678. Lcggnmentc diverse nella forma, qutstc memorie sono identiche ~ella .sostanza f' a giudizio comune autentiche. Noi abbiamo seguito la redazione di Lcida. I due groui volum? di Lucicn Pcrcy su M. Mancini hanno dimostrato, scn,:a possibilità di smentita, la precisione e la sincerità di quanto 1faria Mancini raccontò di se stessa. T. B. I. I ONO nata (1) a Roma, da una E famiglia insigne per i suoi me- . riti e per la sua nobiltà e che, g . anche senza la luminosa fortuna di mio zio, il cardinal Mazzarino, avrebbe avuto ugualmente una parte importante in questa città. A sette anni, mia madre, non t~ovai:ido in mc la bellezza che vedeva in ,ma sorella Ortensia, oggi" duchessa di Mazzarino (2), mi persuase ad _entrare nel convento di Campo rviarz10, dell'ordine di S:i.n Benedetto. Sperava, affidandomì alle cure d'una mia zia, suora di quello stesso convento, che io, un giorno, mi sarei fatta ;Cligiosa. Sol: tanto due anni dopo, mia madre mt riprese con sé. Si era impensierit~ d_ella mia malfrnna c;alute, che attribuiva a qlJella 5trctta clausura e alla sua aria irrespirabile. . Ero con lei da appena due anni, quando mio zio (3), raggiu~1ta qucl!a fortuna che tutti sanno, scn~c a ima madre e a mia zia Martinozzi (4) di recarsi in Francia e di condurre le loro figlie maggiori. Un ordine cos_ìpreciso e!<cludeva mia sorella Ortcnc;1a che era la più piccola. M?, la sua bcllezZ.."\ la rendeva pili cara a mia madre, e, nel suo cuore, era lei la magc:-iorc. Senza dubbio sarebbe stata molto contenta se io avessi tentato di disobbedire agli ordini di mio zio._ Lo ~mprec;i facilmente quando m1 offn la scelta fra l'andare in Francia. e il restare a Roma con mia zia nel convento di Campo Marlio, e mi domandò con molta cura se non fossi legata, per caso, da qualche voto, p~r cui m! dovec;si decidere a restare. Ricordo d1 averle risposto che conventi ve n'erano dappertutto e che quando fo,_sistata spinta da un impul"o divino mi sarebbe stato facile seguirlo tanto a Parigi che a Roma. Ero poi così giova~ ne da non poter decidere una scelta di tanto grande importanza. 1fia madre, benché delu"a da qu<'st~ ri!ìposta, decise di condurmi con se. Per alleviare però il suo dolore, condu~e anche mia sorella. Ci imbarcammo così (5) su di una galera, che b repub_blica di G_cno':'a, particolarmente obbligata a mIO z1~, ci aveva :,viato. Tralascerò b. de"cnzione di questa ca"a gallcgi:;-iante, p"r non perder tempo a ricordare la ricchezza e la magnificen1,a con cui era adornata, splendida di pennoni e pavesate, di parati e altri ornamenti. Ba: sti dire che gli onori e il lu""o con cm durante la navigazione fummo trattate erano degni di un re. Le SlC'i.'i.teavole di un re non sono servite meglio di come erano servite le nostre1 quattro volte al giorno. Sbarcammo a Marsiglia, do\"C mia zia, assai più riservata di quanto lo pcrmC'ttesscro le abitudini del paese, fece non poche difficoltà prim:l di accettare i complimenti della città. Non sapeva risolversi a oottomcttersi a certe cerimonie che li accompagnavano . Si arrese finalmente dopo di avere però scontentati molti, che giustamente si meravigliarono come ella si opponesc;c a cose già accettate e consacrate dall'u"o. Da Marsiglia ci recammo ad Aix dove alloggiammo nella ca~a del governatore della provincia, il duca di ~for• ca:ur, il primo fra tutti i grandi di Francia che avesse stretto parentela con il cardinale ~1azzarino, spo-;ando Vittoria (6) .Mancini, mia sorella maggiore. li duca in ?erso~a era an~ato a chiederla a mio zio fino a Coloma (7)1 quando Sua Eminenza era stato costretto ad allontanarsi dalla C.orte. Due mesi dopo il nostro arrivo ad Aix, la duchc-..sa di Mcrcccur, mia c;orclla, ci raggiunse per tenerci compagnia. Durante gli altri sci mesi che trascorremmo in quella città non si preoccupò che di farci divertire e ci tr::i.ttò con molta magnificenza. Pac;sati questi otto mesi, durante i quali rnio zio ci aveva lac;ciat~ ad Aix per abitu::irci un po' ai costumi del pae· .~e, perché non cì presentassimo a Parigi come novizie inesperte, venne l'ordine di raggiungere la Corte. La duche.,"a di Merca:ur, incinta già del primo figlio, ci volle accompagnare per fon..1.. Un mese di viaggio. Arriv:i.te a Pa• rigi, mio zio ci vide solo _in pri~at?, ~ ci ricevette con tali manifcstaz1om d1 tenerezza. che sembrava non potesse esprimere abbastanza la sua gioia. Benché mia sorella, come ho già detto non avrebbe dovuto far parte del n~stro \'iaggio, la sua bcllena servì di scma sufficiente a mia madre, e mio zio provò grandis"imo piacere a vederla. II. Ripoc;ate dalla stanchezza del viag: gio, la prima cosa che facemmo ~u d1 andare a riverire le Loro Macsta (8) che ci ricevettero con grandi,.sime manifestazioni di bontà, degne veramente della loro reale granden.a. Una felicità così piena non doveva però dural'c a lungo. La nostra gioia fu presto tmbata da un tric;te cambiamento. Non ancora rimessa completamente dalla fatica e dall.i stanchezza drl viaggio, a causa d'una certa agitazione dovuta al mio temperamento vivace, e del poco ordine che seguivo nel mio modo di vivere, mi trovai ridotta in uno stato così pietoso, che il cardinale, mio z.io dcci"e di mettermi in convento per ~-edere c;emi fos5i potuta ri<;tabilire. ~ta c'era anche un'altra ragione. Gli ,embr'i.l\'Otroppo incspcr ta lo C'romfatti -- e non conoscevo la lingua del paese. Ostacolo non piccolo, 5<:condo mio zio, per introdurmi, come egli voleva, nC'lla splendida e civilic;"ima Corte di Fr:mcia. :\[ia sorella, per queste stes,;e ragioni, doveva seguire la mia sorte, ma la sua tenera età, o piuttosto h1 bellezza fu in suo favore. Mi misero dunque nel convento della Visitazione, nel sobborgo Saint-Jacqucs, dove, due mesi dopo, per ordine di Sua Emincn7.a, mia sorella dovette rag~iungermi. Ci avevano affidato alla :\ladre di Lamoignon che si occupò con molto affetto della nostra eduCa7ione. Ci imegnò la lingua francese e tutto ciò che è necessario a fanciulle che devono occupare un alto posto nel mondo. Era già un anno e mezzo che ci trovavamo in quel convento, quando mio zio mi inviò madama di Venellc, dama d'onore della duches5a di 11crcttur, mia c;orella, con l'ordine di condurmi a La Fère, città della Piccardia, dove si trovava la Corte. Sua Eminenza. desiderando d'imparentarsi col maresciallo dc La :\.fcillc-rayc, gli aveva proposto di darmi in spo"a a suo figlio Gran Maestro dell'artiglieria. Era giusto che io, come maggiore, fo<.si maritata per prima. }.fa poiché i diritti dell'amore sono assai diversì da quel• li della ragione, poco importava che Sua Eminenza mi avesse destinaL.1.al Gran Maestro. Questi aveva già fatto un'altra scelta. Si era innamorato di mia "0rella Ortenc;ia fin dal primo momento che l'aveva vi"ta e aveva giurato che avrebbe pac;c;ato la vita in un convento piuttosto che sposare un'altra donna. Arrivai dunque a La Fère senza nulla sapere delle proposte fatte di mari• tarmi, all'infuori di qualche vaga notizia trapelata da11e vociferazioni che ne fece la gente quando arrivai. Dopo questo viap:gio, non lasciai pili la Corte. Frattanto l'età e le cure che avevano mcc;so nella mia educa7ione mi avevano dato qualche conoscenza del mondo; sicché incominciai a trovare attrattive in quelle cose che sino allora mi erano rimaste ignote, E benché non avessi sempre la libertà di go-- dere tali piaceri, perché mia madre mi teneva qua.si sempre rinchiusa e mi vigilava C05Ì strettamente da non poter u5eire se non in sua compagnia, io ne ero tuttavia prcc;a e incantata. Le durezze che mia madre aveva per mc mi sembravano tanto pilt grandi quanto più ella era ver-m le mie sorci• le di una ecces,;iva indull{Cnza, dando loro molta libertà, specialmente a mia sorella Olimpia (q), oggi contessa di Soissons, e a mia sorella Ortensia. Confesso che con risentimento crudele e con dispetto incredibile le vedevo frequentare la Co11e, mentre rcsta\"O sola c;ola chiusa in casa. Finalmente il mio risentimento giume a un punto tale che, lamentandomi un giorno con mia madre di questo trattamrnto, le di"c;i con acredine che, se mia c;orclla Ortemia per la !'>uabellezza meritava più di mc di essere la prima nel suo af • fetto io tuttavia restavo la maggiore. :\.fia·'madre si inquietò tanto di questo mio rimprovero, che di""c a mio zio che era impo,.,\ibile vivere con mc ; e c;arrbbc stato più opportuno chiudermi in con\"cnto che lasciarmi nel li timore in cui mia madre mi aveva tenuta si era impadronito talmente della mia immaginazione che, due anni dopo la sua morte, me la raffiguravo in sogno, ancora viva, e anche svegliandomi mi sembrava di vederla. Que;-,t.. sola impressione mi cau,.ava grandissima pena. Poco tempo dopo la duchessa di :vt'ercccur morì improvvisamente durante un parto e lasciò tutti nel dolore causato dalla perdita dì una bellezza così rara e di una virtù così straordinaria. :\1orta mia madre, ci dettero per istitutrice madama di Vencllc; ma poiché non la temevo come mia madre, ero un po' più padrona di mc stes~:1Solo però quando si fu sposata 11~1~ ~orella Olimpia, io potei godere tutti 1 privilegi a rui avevo diritto, c_ome mag~iore, "u mia sorella Ortensia e mia c;orella Maria Anna ( 1 1) che era venuta poco dopo di noi con mio fra• tello Alfonç,o ( 12), morto poi giovanis• simo nel collegio di Clem1ont dove era convittore. C.ominciava dunque per mc una vita molto dolce e piacevole. E poiché la salute del corpo dipende quasi sempre dalla serenità dell'anima, pos"o dire che la fortuna in questo mi dava quanto avrei potuto desiderare. (continua) MARIA MANCINI ( 1) Da Lorenzo Mancini e da . Girola~na Manarino, sordla minore del cardinale Giulio Muiarino, nel 1640. (2) Sposata,i al Gran ~lacstro dell'arti• glicria, Armand dc La ~fcillcrayc dc La Porte, :.1lla morte del cardinale fu crede delle sue ricchezze e del titolo. (3) 11 cardinale Manarino. (4) Margherita Ma.zzarino, Sorella mag_- giore del cardinale, sposat:.1si al conte Girolamo 1-fartinoui. Delle due figlìc, Anna Maria sposò Armand dc Bourbon principe dc Conti ; Laura sposò Alfonso I V di J\fo. dcna e fu madre della regina Maria d'lnghilt<'rra. (5) Maggio 1653. Seconda spedizione d_clle nipoti del Mazzarino in Francia. La pruna era avvenuta nel settembre I 64 7 (Paolo, Laura e Olimpia Mancini, Anna Maria Martinoz.zi). Girolama era accompagnata da Ma.ri:.1,Ortensia e Filippo j la contessa Ma~- tinozzi dalla figlia Laura. Alfomo e ~fana Anna Mancini raggiunsero Parigi più tardi. (6) Laura. o Vittoria Mancini, la maggiore delle figlie di Girolama, sposaiasi nel 165 1 al duca di Merca:ur-Vend6mc e morta a ventun anno nel 1657 in seguito a parto. Fu m:.1drc del famoso maresciallo di Vcnd6mc, il vincitore di Luzzara. (7) Il Mazurino, bandito dalla Fr~:mda, si era ritirato a BrUhl prcuo Colonia (febbraio 1651-fcbbraio 1653). (8) Anna d'Austria, vedova di Luigi XIII, e Luigi XIV . .-\nna d'Austria era figlia di Filippo 111, re di Spagna. (9) Seconda figlia di Girolama 1-fancin~, sposò Eugenio Maurizio di Savoia Cangnano conte di S~issons: Fu madre del principe Eugenio d1 Savoia. (10) Morl il 19 dicembre 1656. Aveva quarantadue anni. ( 1 1) Sorella minore: sposò il nipote del Turenne, Mauricc-Godfroy dc La Tour, duca di Bouillon. (12) ~lorì il 16 gennaio 1658 in seguito ad una caduta nel giuc,co. Fanciullo di dodici anni, era amatissimo dal cardinale. Fiat 2800 Super-Arga e Super-Ari i ta Nuove lampade appositamente studiale per dare il massimo rendimento luminoso col minimo di corrente. ESIGETLEAMPAPDHEILIPNSELLCAONFEZIONREIGINALE UJ!ll,1:.1 • oroders-pi oTi orr oicht Torr colmol'irritoziut della ptllt prodttta dol adeni. La pelle riarsa • i llrwdori,spari1<011s0uhito, • ·~tr11id1 cfMt11e 11otbido • rrsdo. E pilt impomn1,asic:ora: -~ an dn-infttto.O.i odopraTorr aon <OIIOS<t ,nl, N i:;-;,,._... pu1toltttt, ne erptti, •• orrossan1tnti. ~ ~• fi';; ,.,-:~ , :c\ll r,v~~ER~ NON PIÙ CAPELLI GRIGI! La mera\ igliosa Lozione Ristoratrice Excet. ,ior di Smgcr Junior ridà ai capelli grigi o bianchi 1I colore naturale della gioventù. Non ~ una tintura, non macchia, assolutamente innocua. D1 facile e comodo uso, adatta ad ogni capigliatura. Da cinquant'anni tro"asi ovunque o contro vaglia di LIRE 14. ProfumSeIrNiaGER -Milm, Beatrdic'Eest7e,
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