~ .. ELLA sua numerosa raccolta di ·" messaggi, avvisi, pronunciamenti, storielle, articoli e radiomessaggi, il presidente Roosevelt s'è sempre dimenticato che in America esiste una grande categoria li persone che fatica dieci ore al giorno. paga puntualmente i conti, si alza la m.1ttina quando suona la sveglia, e si reca al lavoro in autobus o con la ferrovia sotterranea, godendo poche comodità, ma, in compenso, vivendo penosamente come sotto l'incubo di una prossima rovina. Que~ta grande categoria è formata dalla classe media, la classe cioè di chi non è né sfruttatore n~ sfruttato. Il • divino• pre5idente Roosevelt non ne tiene conto: per lui esistono soltanto due classi, quella dei •ricchissimi• e quella dei • poverissimi•· La prima esiste soltanto per easere tassata, la seconda per scopi oratori, e per perpetuare la dinastia dei Roosevelt. Qualche tempo fa, volli partire alla ricerca di questa classe media, che sembra scompars·, dal territorio della repubblica, mentre una volta ne costituiva la spina dorsale. E, intrapreso il mio viaggio, giunsi a raccogliere alcuni •documenti•• che possono testimoniare sulle condizioni economiche del cittadino americano. Siccome queste notizie, benché precise e imparziali, potevano venire a nuocere alle persone con cui m'intrattenni, mi sono servito di nomi immaginari, da non permettere l'identificazione delle persone interrogate. Caso N. l James Martin andò alla guerra nel 1917. Prima, se la cavava piuttosto bene con la sua autorimcsi.a, dove la mia vecchia Cadillac stava al riparo durante l'inverno. Martin tornò: aveva perduto un braccio e molti clienti. Tuttavia riprese la lotta: ricominciò a inerpicarsi, ed era quasi tornato in cima, quando sopraggiunse hl crisi. La crisi, naturalmente, era venuta per cplpa di Hoovcr; così Martin votò per Roosfvelt e per la• vita più abbondante•· Pure, giunto l'autunno, mi consigliò di scegliere un altro asilo per la mia Cadìllac. • Siamo al nostro ultimo centesimo•, mi disse ... ln primavera, potreste non trovarmi più qui •· Lo ritrovai, comunque: più magro e coi capelli più bianchi. 1 Be'•, mi accolse, festo,o, • siamo riusciti a cavarcela, vedete? J lo licen1,iato due uomini, e li sostituisco io. È stato un invernaccio per tutti, ma azienda non poteva assolutamente mantenere undici persone. Ho pensato ch'era meglio lasciarne andare via lfn paio, temporaneamente, piuttosto che chiudcri: e mettere sul lastrico tutti. Siamo quasi in pari, ora; appena torneranno i tempi buoni riassumerò quei due•· Il discorso di Martin era improntato a un così evidente buon senso, che fui stupito, qualche sertimana dopo, trovando non solo gli antichi undici operai, ma tre altri nuovi lavoranti nell'azienda di Martin. Lavoro per quattordici persone DISNEY (U,8.A,} - PUNIZIONI ALL'APERTO non ce n'era certo. Ma la • fabbrica dei giorni felici• o meglio il programma Roosevelt aveva cominciato a funzionare a Washington; ed ora una lista affissa davanti all'ufficio postale elencava i datori di lavoro locali che avevano accettato di assumere nuovo personale. Il nome di Martin era a capolista. • Già•• rispose Martin, ridendo amaro, alla mia stupefatta domanda,• quella lista è autentica, già. Forse Dio e il presidente Roosevelt sanno in che modo pagherò quattordici uomini; io lo ignoro. ì\fa che potevo fare?•· • Continuare l'azienda col personale che puoi pagare•, suggerii. •Perfettamente!• sghignazzò Martin. • Cosi ha fatto Griswold, e ora il suo negozio di abbigliamento è chiuso come un'ostrica. Voi non sospettate che razza di sentimenti sono stati destati in questa città. li presidente Roosevelt ha deciso di ridare lavoro a tutti (questa è la parola d'ordine) e merita il nostro appoggio incondizionato. Chiunque non è segnato in quella lista è dunque un vigliacco, e io non andai certo a combattere in Francia per sentirmi dare del vigliacco•· James ritornò al lavoro, dondolando la manica vuota, che testimoniava benemerenze anteriori. Sei settimane dopo, l'autorimessa ì\lartin era • da affittare•· I due licenziamenti temporanei lo avrebbero salvato, ma cinque aggiunte al ruolino delle paghe si dimostrarono eccessive, per un uomo giunto in fondo al suo credito. Poco fa, quei cinque erano fra i sussidiati per disoccupazione, insieme a sette dei nove operai che Martin avrebbe potuto continuare a mantenere. Per la cronaca, ì\,lartin lavora attualmente in un distributore di benzina della 25" Strada. Caso N. 2 Margherita e suo marito sono proprietari di un piccolo • salone di bellezza • a New York City. Molti dei loro clienti sono impiegati e non possono sottoporsi a trattamenti prima delle sei del pomeriggio; perciò Margherita e suo marito chiudono di rado bottega prima delle dieci. Fu appunto verso le dicci di sera, alla fine di un lungo, torrido giorno, che andai lì a riprendere mia figlia. I proprietari, due patetiche figure, non più giovani, erano soli nel negozio. • Come va questa storia?• mi domandò, stanca, Margherita. • Adolfo e io, ormai, lavoriamo per pagare le tasse•· Attra\ersò la stanza strascicando i piedi e andò a prendere sulla scfivania, in un angolo, un pacco di buste. « Sei ne sono arrivate, soltanto oggi•, mi spiegò, • e dicono tutte: paga o va in prigione. Ecco i moduli dell'imposta sul reddito. Certo, noi abbiamo un r~ddito, e sulla carta può anche sembrare florido, ossia ciò che il governo chiama reddito, e di cui prende una parte, sembra lauto. La nostra parte diminuisce di molto, dedotti i sussidi al fratello di Adolfo, a mia madre e a mia sorella. E se l'anno prossimo non guadagneremo un centesimo, non so davvero come faremo. Avremmo potuto cavarcela, con quello che abbiamo messo da parte nelle annate buone, ma quei risparmi se li è presi il governo. L'esattore ha detto ad Adolfo che siamo tutti soci del governo. Mi piacerebbe, sl, essere in una società solo per api,rofittare delle annate buone, lasciando che in quelle cattive i miei soci se la sbrighino da soli! e Questa busta è quella della previdenza sociale. Poi c'è la tassa di disoccupazione, a favore di quelli che non fanno niente. Adolfo dice che c'erano circa quattro milioni di disoccupati anche nel colmo della prosperità, quasi tutte persone che di lavorare avevano poca voglia; ma solo dopo l'arrivo di Roosevelt venne in testa a qualcuno che noi dovessimo mantenerli. Del resto, praticamente, anche sen1,a Roosevelt molti di noi facevano già la loro parte. Aspettate· paghiamo anche una tassa sui profitti. I profitti sembrano molti sulla carta, ma mi vergogno a dirvi quanto ci rimane dopo aver pagato affitto, salari, materiale, equipaggiamento e tasse. Paghiamo la tassa di vendita su ogni forcella che si adopera, per non parlare del cibo che mangiamo, degli abiti che indossiamo e di ogni piccola cosa che vendiamo. Questa tassa, si sa, potremmo addebitarla al consumatore, ma provatevi un po' in questo quartiere! Non è finita: come datori di lavoro paghiamo anche una percentuale dell'assicurazione per la vecchiaia dei nostri impiegati. A loro non interessa quello che accadrà quando avranno sessant'anni. Dicono che hanno una probabilità su dieci di arrivare a quell'età: perché, dicono, dovremmo sputare una parte del nostro salario per circa quarant'anni, per provvedere, dopo morti, a degli sconosciuti? O per far ingrassare un branco di stupidi politic~nti? • Ora si parla di un'altra tassa; per l'assicurazione della salute. Quando arriverà, chiuderemo bottega. Quest'anno Adolfo ed io abbiamo pagato al governo più di mille dollari. Per ogni cento dollari non vi dico quante ore straordinarie ho dovuto stare in piedi, e quante permanenti ho fatto! Per un quinto di quella somma, Adolfo ed io avremmo potuto pagarci bellissime vacanze. Ma Roosevelt è l'amico dei poveri, ma dei poveri assoluti, di quelli che non valgono più niente, per nessuno, che non possono o non vogliono Javorare. La gente come Adolfo e me paga il conto•· Caso N. 3 Su un piroscafo americano, nel Pacifico, \Villiam, il cameriere, era intento a pulire la nostra cabina. Col piumino in mano s'arrestò e tese l'orecchio a una campana che suonava a prua. • Le due,, disse. • Finirci volentieri questa stanza, ma bisogna che vada a riposarmi•· • Vi dispiacerebbe di portarvi via il vas• soio? • chiese mia moglie. • Scusatemi •, fu la risposta di \Villiam, • ma non posso. Avrei dei guai dall'Unione. Sono tutte idiozie, si capisce. Molti di quest'equipaggio sono veterani della linea; brava gente, che magari potesse lavorare a modo proprio. Nessuno di noi ce l'ha con la società; anzi la società ci ha sempre trattati bene. Tuttavia abbiamo scioperato, altrimenti quelli dell'Unione ci avrebbero rotto il ,.muso. Avevo quasi finito di pagare la mia casetta, su, vicino a Seattle, quando è arrivato lo sciopero. Ho dovuto rassegnarmi a perderla, quasi subito. Come potevo continuare a pagare le rate, con quattro bocche da nutrire e non un centesimo d'introito?,. Si udi un passo nel corridoio. 1 Una delle tante spie•, spiegò \VilJiam. • f: meglio che me ne vada; sarebbe un disastro se mi sorprendessero a lavorare fuori delle ore fissate dall'Unione•. Caso N. 4 Trentaquattro anni fa, David Ling si fece prestare qualche migliaio di dollari e organizzò un piccolo commercio al minuto in Pennsylvania. David era stato fino allora un commesso previdente, laborioso e ambizioso. Il negozio prosperò e dopo qualche tempo Oavid ne aprì un altro. Si era nel 1926. Per ventitrè anni Oavid aveva versato a se stesso un modesto salario; tutto il resto l'aveva costantemente rimesso nell'azienda. • Occupato come sono•, diceva, • non mi occorre molto. Ma in poco tempo avrò un commercio solido e redditizio: allora potrò ritirarmi e viaggiare•. I Magazzini Ling furono duramente colpiti dalla crisi. Nel 1929 David ridusse un solo salario: il proprio. Nel 1933 ridusse del dieci per cento tutti i salari e annullò il proprio. • Abbiamo consumate le riserve•• mi confidò, • ma finch~ pareggeremo entrate ed uscite tutto andrà bene. Roosevelt si è messo all'opera sul serio: tra breve saremo fuori dei guai•· Nel 1935 era meno fiducioso. e: Incomincio a preoccuparmi•, mi disse, seduto nel modesto appartamento in cui si era trasferito subito dopo il tracollo. • I tempi duri non significavano molto: ne avevamo conosciuti altri. Nel 1907, per esempio, e ne uscimmo con onore. l\Ia allora non eravamo legati tutti con la fettuccia rossa, tormentati da burocrati che non si guadagnerebbero la vita altrimenti, e tassati fino alla fame per mantenere i nostri seviziatori. L'anno scorso non potevo dare un giorno di libertà a una mia impiegata senza il permesso di Washington. Passavo giornate inll'rc • ,1 leggere i regolamenti del governo e a scrivere rapporti al governo. Ora abbiamo un impiegato che non fa altro che scrivere rapporti e riempire formulari. Di tanto in tanto capita un giovane burocrate geniale, a dirci quello che ci è proibito e quello che ci è lecito, oppure a esaminare i nostri libri. Tutti questi tipi hanno due cose in comune: la sanno più lunga di me sull'azienda, e sono convinti che io sia un ladro. PINA BALLARIO LE CASE DEL DIAVOLO Collr{io11r"J?.011,1111{pi1"1, ti11rJo8, l. I Z Due mondi si agitano in questo romanzo: i ricchi e i poveri, i fortunati e gli oppressi. Sullo sfondo suggestivo ddl.t Palestina aubo-cbuica agitata dalle rivendicazioni di nazionalitl e di razza., l'accou..aglia plebea dc "Le case dd dia\1010" cere.i la sua vi.a di libcr.nionc e di giustizia. Amore, odio, vendette, conflitti di persone e di popoli, il dumma eterno dell.t umanitl si avvicendano in serrati episodi intorno al fresco romanzo di Paolo e di Lii la trageJia di Ass.alonne Asch, signore dd mondo e schiavo del danaro. PEARL BUCK Pr,m;o Nobd 1938 L'ESILIO Tr.11du1iood~i ANDR.EA DAMIANO Collr{ionr "MrJus,/', P"ti11r z9z, L. lZ Ui:!,esto libro occu~ un posto unico n,ll'opm d,11',utr;ccdc LA BUONA TERRA. In un, form, or;ginalissima, che sta fra il romanw e • l'autobiografia, Pcarl Buck rievoca qui la vita di sua madre: l'a\'Venturosa, eroica vita di una donna che seguendo il marito missionuio in Cina, passa sorridente, energica, serena, attraverso le più incredibili vicende. Pagine pittoresche, pagine tragiche, ~gine gaie, pagine - a volte - terribili si alterruno in questo bellissimo libro che per il commosso ardore che lo anima (e ben si capisce, dato il tcm.a) alcuni ritengono il più vivo cd elevato della :::crittrice.Urto è un'opcu che si legge con un'aviditl quasi dolorosa, e che è, oltre tutto, indispensabile per comprendere appieno i grandi romanzi cinesi di Pearl Buck. Nt/111 C.llt1Jo,rt "MtJ11,,." 1111to "Pl"'u lt tt,t11t1tli o/>Ut ,li Pt11rl B,,,~: A. LA BUONA TERRA . Snu c-cfoionc- L. I FIGLI . . . . Quirta c-t!ii.ion.c, VENTO DELL'EST, VENTO DELL'OVEST . T c-ru e-clii.ione., LA FAMIGLIA DISPERSA Tcru cdi1ionc ., LA MADR.E . . S«ond.1c1cfo:ion,c, MONDADORI • Ma quel che realmente ci paralizza sono le tasse. A che serve che un'azienda prosperi, se il governo. cittadino, statale e r1._._•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_~•-•_•_•_•_•_•_•_•_•_-_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_•_ fi;derale, si prende tutto? li fabbricato del mio nuovo negozio è mio: già ipotecato, ma mio, e vorrei poterlo vendere per metà del • valore accertato• su cui paghiamo le tasse. Ed ecco un'altra delle piccole ironie della vita: Roosevelt dice ai miei subordinati che sono vessali e sfruttati, e che se io non fossi un negriero avrebbero paghe migliori. La verità è che le loro paghe le incassa il governo. Potremmo tutti ridare ai nostri impiegati almeno il dicci per cento, e prosperare, senza le tasse, ed essi se la ea\•erebbero bene, anche senza il dieci per cento, se tutto ciò che adoperano non fosse salito alle stelle per via delle tasse degli altri•. L'agosto scorso, capub il settantaquattresimo compleanno di David., Ho sempre detto che a questa età mi sarei ritirato e avr~i viaggiato•, mi disse ridendo. • Ora non ci penso più. In tre anni, i nostri burocrati hanno speso 206 milioni in viaggi, e a mc tocca pagarne la mia parte. E vi dirò una cosa•, continub David. • In questi tre anni le nostre perdite sono state esattamente le nostre tasse. Senza le tasse saremmo in pari, e potremmo continuare indefinitamente. Il mio salario attuale è di t8o dollari mensili. meno l'imposta sul reddito. I nostri introiti lordi, l'anno scorso, furono di 192.000 dollari; il nostro ruolino di paghe di 65 .ooo. 11 resto se lo presero ammortizzamento, spese Yarie e pubblicità; avevamo pagato 8. 382,86 di tasse. Certo cosl non posso continuare, ma dove andrò? e: A conti fatu, tutto il lavoro della mia vita è andato in questi negozi. Ci sono srnti tempi in cui avrei potuto vendere l'azienda con un bel profitto. Ma oggi chi mai comprerebbe un'impresa che è sempre nei guai? Chi vuol comprare debiti, oggi, ed esser condannato a chiedersi quali leggi saranno votate domani, e quali conflitti sorgeranno, nei quali non avrà la minima probabilità di vincere? Voi conoscete quanto me la nostra situazione sotto il New Dea[ e il presidente del Nttl) Dea/.. • Ma voi, che cosa farete quando chiuderete?• chiesi. David rise. • Anche questo è buffo ... • osservò soprappensiero. e: Dal governo ho ricavato una cosa: l'abilità di far rapporti e riempire formulari. Avevamo un impiegato speciale, per questo lavoro, ma ora ho ripreso ad occuparmene io. Ho saputo c~e il mio avvocato cCrca qualcuno, per aiutarlo nel suo reparto tasse. Posso averlo quando voglio, quel posto, e non mi dispiacerebbe. Sono stufo di tener fuori dalle liste dei disoccupati novantuno persone e di esserne punito! • La razza degli uomini come mc, il New Dtal la sta abolendo. I caporioni delle grandi industrie, i padroni di aziende molto importanti potranno resistere all'uragano. E i disoccupati arraffano tutto quel che dei naufragi il mare spinge a terra. ì\fa 001 piccoli uomini siamo perduti, e lo sappiamo. Siamo i veri "dimenticati del New Dtal" •· IL FILM DELL'ALLEGRIA "NOI E .. LA GONNA" E: l'ultima e più bella a,,ventura di Laurcl-Hardy. La più bella oer originalitù di trama, di situat.ioni c- d'ambient<". Siamo in Svizzera. nel pacifico e pittoresco paese delle montagne e delle nevi, delle r0St,-C e; fraul<"in • e del formaggio. La terra promessa per due giramondo del calibro di Stanlio e Ollio. Che un bel giorno vi arri\'asscro era quindi fatale. come era fatale che il loro arrivo compromettesse In bucolica pace dei luoghi. Chi ha S("guito la classica coppia nella ricca serie di avventure che hanno seminato il mondo di risate. dovrà anzitutto ammettere che questo < Noi e... la gonna• è u11'autentica novità. Dc.tto q_uci;to è come affermare che lo spettacolo esiste in pieno, poiché 11 ~roblema unico del successo per un film Laurel~Hardy sta esscni10lmentc uri nuovo della materia: al resto Jlr0\'vedono generosamente le popolari maschere d<"i protagonisti. Ad elevare il tono della produzione Hai Roach ha fatto intcrvenirc, come giò. nitre volte. l'clcnwnto musicale. Cioìosi motivi di canzoni <"di dnn1.c s'intercalano nell'azione, completando e movimentando il pittoresco ambientale. Walter .Woolf King. una. personalità della lirica d'oltre oc<"nno. e Della Liod. una fresca voce viennese importata a Hollywood, s'incaricano d_i dare "<"stc armoniosissimo alla cornice musicalc-. nccon_lpagnnh cl! una sc~ltn massa di compars<". La grazia giovanil<" e èl\Cttuolo eh ~7lln Lmd pcn.:;a nuche. in funzione di e-gonna,, a lurhan~ la trnd17.JOnale armonin elci rapporti laurelhardiani. s.rar~oso_ nc·lln _m<"ssinscena e in('dito nel congegno e nelle tro,•atc, rifinito rn ogni particolare, < Noi e... la gon,ia, è uno spC'ttacolo eh(' non solo pince all'occhio e all'orecchio. ma suscita nel cuore più malinconico una irresistibile ondata di buonumoi<". Ad annl('ntnrnf' lo slancio e la spontaneitù, il produttore ha rinfor,ato il binomio Lnur<"l-llordy con In aristocratirn macC'hictta cli E.rie Blorc uno dei più classici cnmcric-ri dello schermo. • CHANNING POLLOCK ._ _________________________ _J
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