Omnibus - anno II - n.49 - 3 dicembre 1938

J__,tit NA MATTINA d'inverno il vec- ~ chio Oscar trovò, morta nel letto, la sua vecchio sorella. Amalia doveva essere spirata d'un colpo perché prima non s'era lamentata di akun male. Ora bisognava avvertire il comune e provvedere ai funerali. Ma il comune, sulla riva del mare, era lontano dalla casa di Oscar, solitaria sul colle. Aveva nevicato molto in quei giorni e faceva freddo. Nell'orto i cavoli erano tutti sotto la neve e, nella stalla, il somarello col quale il vecchio usava scendere al borghetto stava accucciato nel fieno e tremava dal freddo. Oscar, che aveva pochi soldi, pensò che j funerali di Amalia gli sarebbero costati uQ, occhio della testa, senza contare che, per scendere, il somarello poteva scivolare sul ghiaccio e lui stesso correva il rischio di storpiarsi. Pensò con angosci:i. che la tomba gli sarebbe costata assai più del funerale e si chiese perché ai proprietari d'un orto, specie in luogo solitario come il suo, non fosse concesso di seppellire i morti in casa propria. Quest'idea non volle abbandonarlo, e, di notte, vegliando Amalia alla luce d'una lanterna, finì col decidere di seppellirla nell"orto. Per scavare la fossa faticò tutto il giorno e per via dell'età r del freddo non arrivò moltr, in fondo; ma decise che in primavera avrebbe scavato un'altra buca più capace. Prima di calarvi Amalia, tappezzò la fossa d'uno strato di neve, poi, avvolta la salma in una grossa coperta, la calò giù a fatica. Recitando alcune preghiere, buttò sul cadavere altra neve e infine rimise a posto la terra. Quando la neve, prima che passasse l'inverno, si sciolse, Oscar scese al borgo. Come gli fu chiesto della sorella lui rispose che c11asi preparava a partire avendo ricevuto una lettera dai parenti. Un'altra volta che scese raccontò che era partita per una città lontana e che non sarebbe ritornata tanto presto. Allora una conoscente gli si offrl per le faccende domestiche. 11 vecchio, che pensava :i.ncora al trasferimento della salma, disse che per il momento stava bene solo, ma che non rifiutava l'offerta ri:;ervandosi di rispondere eutro giugno. Ma durante quei mesi non si sentì di scavare per la sorella una nuova fossa; !coperto che, in quel punto, il terreno aveva alquanto ceduto, forse perché la neve era sciolta, vi buttò sopra dell'altra te~ra; e non si senti di piantarvi degli ortaggi parendogli un::i irriverenza verso la ,. BELLEZZA 80DANE8E morta, Intanto, siccome la solitudine gli pesava, avverti la donna, che si chiamava Geltrude, che poteva venir su; ma pochi giorni prima che arrivasse vide alcuni corvi intenti a beccare sulla tomba della sorella, e ciò lo spaventò. I corvi dovevano avere sentito qualche cosa. Nuovamente pensò di scavare una fossa assai più fonda: mn avrebbe dovuto far ritardare l'arrivo di Geltrude e poi costava troppa fatica. Preferì trasformare in giardino quella parte d'orto e, proprio sulla tomba, piantò un centinaio di garofani che teneva al sole, nelle aiuole, davanti alla casa. A Geltrude non permise di badare al giardino; era specialmente geloso dei garofani. Una notte sognò Amalia che lo rimproverò di averla sepolta in terra non benedetta: ciò gli dispiacque perché fino a quel momento a\'eva pensato che doveva trovarsi bene nel suo giardino invece che tra le tristi tombe del camposanto. Si decise allora a pregare il parroco di salire da lui per benedire la casa, l'orto e il giardino; e il parroco venne malvolentieri, a dorso d'asino, e benedisse tutto quel che il vecchio Oscar volle far benedire: perfino i garofani. Per il parroco la sola cosa bella a quell'altezza era il p::i110rama del mare e della costa. Non vedeva di buon occhio invece la donna, ma qu::indo il vecchio gli chiese consiglio per sposarla il parroco lo dissuase subito da cosi. strano proposito. Un giorno Oscar si accorse di pensare sempre a quell'angolo _dc1giardino e da quel momento vi pensò con maggiore intensità. Geltrude lo tormentava di sposarla mentre lui perdeva gusto a vivere. Qu2ndo si ammalò sognò che tutti i garofani saltavano in aria come se qualcuno di sotto calciasse per uscire. Sognò pure una volta che Amalia lo canzonava dal giardino attraverso i vetri della finestra e nel dormiveglia le lanciò una bottiglia di rum che teneva sul comodino. Al fracasso dei vetri Geltrude si sp::iventò tanto che già all'alba corse a chiamare il medico. li medico si strinse nelle spalle. Era vecchio, Oscar, e dovev::i morire: era tutto ciò che poteva dire. Geltrude si disperò di non essere sposata ad Oscar perché, se fosse morto, s::irebbe rimasta in istrada. Gli propose di chiamare il parroco e alcuni testimoni per il matrimonio. Oscar disse che VO• le\·a il sacerdote, ma soltanto per confessarsi. Allora Geltrude invece che dal parroco corse da un amico. L'amico, di nome Andrea, la sconsigliò di sposare 11 vecchio perché poi sarebbe intervenuta la sorella, e la casa, fuori di mano, non valeva gran cosa. Piuttosto bisognava vedere se Oscar avesse dei quattrini liquidi e sapere dove li teneva. La donna dis$e che lui non conosceva il vecchio; era un testardo e difficilmente gli si poteva strappar di bocca una p::irola. Andrea le rispose che, se lo lasciava venir su, ci pensava lui a farlo cantare. Dato che il vecchio poteva morire da un momento all'altro era meglio non esser soli in casa, perciò la donna accettò la proposta. Quando furono su, Oscar stava assai peggio e vaneggiava, ma ugualmente rimproverò Geltrude di non aver condotto il parroco. Andrea, che ascoltava nella stanza vicina, disse che era pronto a fingersi prete e che la cerimonia poteva svolgersi al buio si che il vecchio non si sarebbe accorto di nulla. Così fecero. Andrea imitava bene il parroco che conosceva. Invitò il mòribondo a indicargli i suoi averi, ma pareva che il danaro non fosse la preoccupazione dell'agonizzante. Piuttosto, non smetteva di parlare dei garofani e non si capiva se raccomandava di coltivarli, o meno. Entrato in agonia, Oscar morì parlando sempre di quei fiori; spirò sotto gli occhi di Geltrude e Andrea che tentarono di comprendere il senso dei confusi discorsi del moribondo. Morto Oscar, Geltrude si rammaricava di aver messo a parte del suo segreto Andrea; che ora si mostrava attaccatissimo a lei, fingendo un improvviso affetto. Oscar fu sepolto senza la presenza di alcun parente e Geltrude avvertì il comune d'essere disposta a sorvegliare la casa fino a che fosse tornata la sorella del morto. Poi, subito, assieme ad Andrea scavò sotto i garofani. Ci volle poco perché la salma della signora Amalia venisse all::i luce e tutti e due si spaventarono assai. Geltrude voleva scendere a chiamare le autorità, ma Andrea le fece riflettere ch'era meglio tacere, ché tanto ormai non poteva darsi il pericolo che la sorella del morto tornasse da un momento all'altro. Loro due potevano continuare a vi\'ere tranquillamente in quella casa: nessuno sarebbe venuto a reclamare. Andrea richiuse la buca ripiantandovi con cura i garofani. ENRICO MOROVfCH 'ii I CHIAMANO Carlctto-scmpr<• Xft! pronto», di<;se il giovanotto. e E voi?>. e Andate via!> ri.spose la ragazza. e Siete ubriaco!>. e Carletto il bevitore, sono io>, disse il giovanotto. e Felicissimo di far la vostra conoscenza, signorina ... >. Si avvicinò. barcollando, alla ragazza, ansioso di sapere chi fos<;e. (e Chi di~volo sarà? Dio, quant'è bella! > pensava il suo cervello di ubriaco). Sentiva di non dispiacerle; era ubriaco e lo capiva. La sua ubriachezza gli diceva, anzi, che piaceva alla ragazza. Era felice di essere ubriaco, altrimenti non avrebbe o~ato parlarle. Se quand'era giunto alla fermata degli autobu!li non fos5C'stato ubriaco, avrebbe prose• guito dicendo fra sé: e Accidenti ... >. Non avveniva quel che diccv,1, ma tutto lo esta!>iava: se stes,;,o, la ragazza, la Democrazia, il Capitale, la Chiesa, l'Arte, la Cultura e tutto il resto. La ragazza si strime nel cappotto e prese un'aria sdcgno~a. e State bene?> chic~ il giovanotto. e Benissimo, grazie >. « Bella, bella, bella ... > cantò il gio• vanotto su un motivo in voga. « Conosco tutte le canzoni, signorina>, dis• se1 « tutte quelle d'amore, cioè. Come avete detto che era, o che è, il vo~tro nome?>. « Siete ubriaco fradicio >, di,;,se la ragazza. « Forse farei bene ad accompagnarvi a casa >. Jknché ancora ubriaco. il giovanotto si calmò. « Non ho mai bevuto una goccia in vit:1 mia>, disse. e Tranne per scopi medicinali >. e Allora >1 di~se la ra~azza, « <;tasera avrete preso una dose doppia ». e Ne ho bevuto me1.zo secchio>, rispose il giovanotto. « Il dottore ha detto men.o secchio e mezzo secchio ne ho bevuto>. A un tratto, ricordò quel che la ra• gau.a aveva detto poco prima. Non si era a,pettato quelle parole da lei. La sua ubriachezza, dapprima, gliele aveva fatte tra~urare, per conservarle però; ed ora lui se le sentiva nuovamente nelle orecchie. e Che cosa avete detto, 5euc:atc? >. e Ho detto che sta~crn avete preso una dose doppia di medicina >, ripetè la ragazza. e No>, disse il giovanotto. « Questo l'ho sentito. Avete detto un'altra cosa>. e Ho detto che siete ubriaco fradicio>, ripctè la ragazza. e Anche questo l'ho sentito>. « Ho detto che dovrei accompagnarvi a c.::isa>, dio;;scla ragazza. li giovanotto fece un passo indietro. « Avete detto così?> chiese sbalordito. « Sì >, rispose la ragazza. e Chi è ubriaco? > chiese il giovanotto. e Voi od io?>. e lo, no di certo>. « Non siete ubriaca?>. e Bevo pochissimo>, disse la ragaz. za, « qua,;,i sempre prima di tavola e mai per scopi medicinali>. « Bella, bella, bella ... > canticchiò di nuovo il giovanotto. A un lratto, s'interruppe e guardò bene la raga1..za. «Dio!» osservò. e Dio!>- « Siete ubriaco fradicio>, ripetè lei. e ?i.lcravigliosa ! > disse il giov.::inotto. L'autobus della ragazza si fermò al• l'angolo, e pur sapendo che se lo 13,. sciava pas~arc avrebbe dovuto a!ipettare un'altra me1.z'ora, la ragazza non vi salì. « Era il vostro autobus? > domandò il giovanotto. e Ne verrà un altro subito», rispose la ragazza. Il giovanotto si commosse. Si com• mosse talmente che la ~bornia gli passò e per un istante guardò muto la ragazza. Lei capì che norl era più ubriaco; cominciò a sentirsi imbarazzata. Ora ch'era lucido, il giovanotto si chiedeva che cosa gli convenisse dire. e ~Ii dispiace >, esclamò, ma capì subito che non avrebbe mai dovuto dirlo. e Oh, non è niente,, disse h ragazza. Egli capì subito che non piaceva più alla ragazza. li gioco era finito e avrebbe dovuto continuare. Avrebbe dovuto continuare ... Anche la ragazza pensava così. Che biwgno c'era, pensava, di cambiare tutt'a un tratto, di diventare uno qua• lunque, di far diventare volgare anche mc, di rovinare tutto? Adesso l'offerta di accompagnare il giovanotto a casa diventava imbarazzante. « ~e• >1 disse il giovanotto, e arrivederci», Tentò un sorriso disinvolto, ma era confu-.o e scontento. « Addio >, disse la ragazza. li giovanotto si allontanò su per la strada; non barcollava più. La ragazza rimase sola all'angolo e sentiva ancora il giovanotto cantare: e Bella, bella, bella ... >. Si sentì ridi• cola· come per far cessare la stupida canzone si volse rapidn. e cominciò a , camminare pensando che l'autobus la avrebbe raggiunta assai prima di ca<:a. WILLTAM SAROYAN (trad. di }.Jaria Almtone). SPARTACO ASCIAMPRENER CANTI con presentazione di MICHELE SAPONARO e 30 illustrazioni originali in nero e• colori di P. L. De Vita e Zara Nin Ediz.di luuo di soli 500 escruplari numerati L30 Ediz.ioue normale, non illu8lrata . . . ,.. 8 "A mt! JOpratutto in queJti ursi pia,Y, e J~ro piaccia anCM-al leuore. quell'aurba gra:ìa, qud tremanu pu. dore, q~ll'ingenua :,,du1tU:.h~::.a, che Jt:mprt! annun• :iano l"oppreuamt!nlo dd Nume". 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