( ILSORCNIOELVIOLINO) ~Jllìl~t~~f!J ~ )MENICA -.co~a ve-n.o le cinHlJ. quc c'erano centmai:t di automobili ferme lungo i marcia.piedi, intorno alle ca~ e al giardino di piaz,,-,a Cavour: l',wresti detto il momento acuto d'un convegno mondano e popolar(" imicmc. Non rc'stava pit1 che qualche sentiero (lUa e là per i mi<:.ctipedoni. Un servizio d'ordine di agenti, J.,,bicicletta a mano, dirigeva il difficile tranc;ito 3U tutto il quartiere in ~ubbuglio per il concerto di Igor Stravinski. E. mi pare che pÌO\'C'ì..c;c. Imomma c'era di che tornare indietro c;t·oraggiati. La -.ala dcli' Adri:rno era già piena ,ino all'invcro~imile, mentre l'affluenza df'I pubblico andav=-ii.ngrossando ancora oltre ogni aspettativa. Le ma..,chrrc, e i valletti di -.ervizio, ,;:chicrati ccrtcscmcntc nel vc~tibolo, non avevano forse mai visto pn.ssare tanta folla italiana e forestiera sotto i loro nasi espcni. Con un grande concerto sinfonico [gor StrnYlnski affrontava. ancora una volta, in fonna più che solenne, il giudizio del pubblico romano. II programma comprendeva la nuova opera Jeu de cartes, il Capriccio per pianoforte e orchestra dello stesso autore, la Seconda Sinfonia di CiaiCOv!>ki,mai c<;eguita a Roma, e l'oulJert14reA11arrro,1te di Luigi Cherubini : così che non poteva mancare al concerto il succ.·es~ più strcpito~o. Stravinski, il musicista più straordinario della nostra epoca, venne accolto al ~uo apparire da un subh-.o di applausi. Ci sembra inutile aggiungere che L.1 gioia e l'orgoglio di a..'i5istere a una così brillante fe,;ta a\·eva trasfom1ato il pubblico e la sala in un trionfale Aud1torio del P:i..radi-.o. Fu l'apott'.osi di Stravinski, la ~ntificazione di que:,to diavolo, il saluto dei beati. e la ,;ua fulmmea l' radiosa a'ìcensione. Fino al ciclo arrivarono le acclam.wioni. Luigi Cherubini fu forse il primo dei n~tri operi~ti che ccprisse anche l,t carica di direttore di Conservatorio: « Diruteur d!l Conservaloire de Pari.I>. Burocrate, serpente, uomo verde fai dire di Bcrlioz). Dottrina e volgarità da uomo di cattedra, cr.1.n le sue. Chcruhini teneva lo scettro, pieno di autorità e d'alba~ia. Intorno a lui vi er.:,no R0<.1:;ini,Chopin, Brrlioz, Li'-zt, Paganini, cc-e-. Insomma quelli che contano e conteranno per i ~ecoli. :\[a Cherubini. SCC'COi,nvidioso, e vuoto. bidello r <a.ne da guardia, era un canchero che avvelenava quell'aria immortalc, e r,,ttristava tutto quel mondo •~,;llante. \'oleva tutto per sé1 il comando e la gloria. Come 1:;ucccdedi ogni uomo <;('nzagenio, me'ìcolato a~li a, ti<;ti lilx·ri e veritieri, faceva l'infelicità. di tutti g-li angC"lidell'epoca. Tutto quc~to. -.cmpre ,;rcondo Bcrlirr.1.che lo odiava a morte. Ehbcnt· I~or Stravin~ki aprì il suo concerto, erroneamente creduto rivolu7ionario, proprio con l'ouvulure A,1at;rtonte di Luigi Cheruhini, e ne fece una C')(:Cuzionc:brillante e piena di slancio. Grandi,~imo succes"o ottennero nnche la ricca e interc ..-.;ante Seconda Sinfo11ia di Ciaicovski e il prodigioso Capriccio di Stravimki. eseguito a puntino e con brio dall'orchestra. e in.,upcrJbilmentc. per quel che riguarda il pi;rnofortc, dal figlio ~tesso del compo..,itorc.',Sclima Stravimki. Poi venne, a chiudere il programma, l'ormai famo..,o balletto ]cu de cartes. Questo balletto per il 'ìUOmovimento, e la \Ua gaiezza. ci fa pcn'-are al vecchio balktto La boutique fantasqut', la cui muo;ira era quella dei Petùs riens di Ro,sini. ~fa il suo ritmo minuzio')o, le ,;ue evoluzioni sbalorditivr. e il 1,uopi:tzfrore umori\tico perdono un po' di efficacia it.i una sala imnwn--a come quella drll'Adriano. l,'intr<·ccio mmic.alc, cagionevole e vcrtigino"'° di ]eu de cartu, là dentro, non lo <-i vede più. C'è dc.•ntro un lav01io ~trenuo: un r~1lcolo, n<'i "U0 piano f'lrvato, a,.tratto; m:1 quel che vien fuori è: un frutto maturo e buono. Qui Stravin\ki fa tutto piccolo, mi- ,urato, preci-.o e caldo, come 'ii convif'ne .1 lui che è un dio del piccolo olimpo terrc..,tre: tutto corto e formato, cr.me facevano gli antichi nostri e j ~TC'('i. O'i'ipira,ionc mediterr,mea, riton:i,i ,ec«"hi spirito,L aricttf' chiu<e, arch,- u·tt 1to in bili<'o, il giuoco di Stravin- ,ki rnggiung<• un equilibrio lrggero. Su tutto .-.cintilla il sale, quel "aie cri.-.tallino che piace tanto alle capre-, e al barbuto rapront· <;(mnecchiant", rwi giardini d';\rcadia. BRU;\'O BARILLI ROHA . VIA BAN fRANOEBCO DI SALES N. 18 ~,{\,·.\:\IO ,mcora molto giovani mJ qu,rndo ~1uriel D. entrò nella no- ,tra ,·ita: e lei. che aveva supper- ~iu la no!-tra età, \l rese benissimo conto della <.Upt'riorità che i suoi viae:'?:i, cd una sua particolare disinvoltura, stabili,·ano nei confronti della nostra esistenza rac('olt,1. cd in un certo senso inLmtil1·. .\bitavamo in quel tempo una vc-ahia villa ro~a. in un sobborl!O aristocratico. ma decaduto. di G., e i caminetti che funzionavano male, le impo,te che non chiudevano, i soffitti che "i :,crostavano, <,;.fumavanodi am,1rt"na la ~ioia che altrimenti ci ,arebbc stata ispirata dal fatto di vivere in una cornice alla \\'alter Scott. La madre di :\!urici, un'americana amabile ed eccc,;..i.vamcnte ~ras..~a,che, per la tenera voce di soprano, veniva detta, comunemente, l' « elefantc-chc-hainishiottìto-un-u<.ignuolo >, s'innamorò appunto del piano inferiore di questa villa, lo affittò, e venne ad abitarvi con :'\(urici. tre cagnolini, un domestico in livrea cd un certo numero di mobili, che, \"isti sul carretto degli sgomberi, avevano un a'ìpetto mal definito, sconqua'i..,ati e S<:"oloriti.ma poi, di~posti nel salone, parevano quasi comodi e quasi graziosi : imparnmmo così il si- ~nificato della parola furwy, che ~!urie! e "ua madre avrebbero ~iustam~nte potuto adoperare come ~tcndardo. Furin),' era il par.wento stracciato, il tappeto con le man-hic. il cameriere con i guanti sporchi, il tè che "apcva di fumo: funny, le finestre sconnesse, i <.offittiin rovina, i tubi che non tiravano: funny, i libri, le fami~lie, le co111;e tr:i.di:r.ion:i.li.Infine, tutto <iuello che fino all'arri\·o di Muriel ci era parso molto brutto o molto bello, veniva improvvisamente a trovarsi capovolto, e cominciavamo .1 vergog:narci della no- ,tia C'a":1 ordinatis~ima, dei -.olidi principi. delle poetiche letturt-. Il mistero che- circondava la famiglia di :\.furie! ci pareva poi CO'-a preziosa; si s:1peva che- suo padrf' viveva in Au,trnlia. e di là manda\·,\, ogiii tanto, dei soldi : andw que,tc alternative di ricchez7.a (' novertà ci rendevano ~{urici invidiabilt· r cara. Ci pare ora, ripcn<.andoci. che dai quattordici ai diciassette anni la no~tra •:ita ,:j ,ia svolta ,;oprattutto nel salotto di :\(urirl. fra i tavoli fatti di casse da imhn.llaggio e rive5titi di meiiari ~t:nm·c-,i, fra lr scamie cariche di vec- <hi mn~a!i,1es e il b:ir pieno di botti- ~li1• vuote. Eppurr ~furid viag~iava spe,,o, e altrettanto 'iJX'"'-0 sua madre drc-idcva di allogg:iarc provvi~riamentc all'albcrg-o, ~ia P<'rché mo marito le avrva mandato molti soldi. e vo!C'va ,cial,tre. o;ja pc-rché ~!iene aveva mandati pochi, e quindi le conveniva vivere :1 ere-dito; ma per noi rcsta,:ano periodi vuoti. cd i no,tri ricordi ~i rag-- ~ruppavano tutti intorno alla presen1a <li ;\lune!. Del resto, come con noi, la raga:uin.l 1:;j era fatw amica con nw!ti altri ragaui e rait.t1ze, appartc1wnti tut:i a solide e rc~anti fami~lie rldb I icca hor~hr,ia; mcdi()(ri ori~ini, dw ri,,,cuno c-rrca,·:1 di di ..,.imularc ;u{li occhi di ~(urici, farendo anzi eredcre ad una facilità mondana dei propri genitori, ad una negligenza, nei rapporti familiari e ~iali, da eguagliare quella stc!-(J.che circondava Murie1. Ne eravamo tutti. in un certo senso, incanta ti : eppure non le volevamo. bene, anzi ci irritava, con la pronuncia sgradevole, la pelle lentigginosa, la cortesia distratta ed egoista, già di donna fatta. Capivamo bene che si era scelta a modello qualche figliola di miliardario, incontrata, per caso, durante uno dei suoi via~~i, e che per questo, scrupolosJ.mcnte, ci accoglieva con piccoli gridi di gioia, e ci congedava con 'itrid'a di rammarico: l'album per gli amici, da firmarsi ogni volta, il tè !-ervito :1lla russa, il vermut servito all'americana 1 la tavola apparecchiata con una quantità di a~~eg-~i meravigliosi. che non arrivavano, però. a celar le macchie della tovaglia e le incrinature dei piatti, erano altrettante testimonianze ùi questo diligente sforw di originalità.. Spesso si facevano irn1zioni in cucina. ~uidati da una ~•fu. riel fals.amentc spensierata, che proponeva di e svaligiar la dispc-nsa> o di e fregare Adalberto>; « Voi non con~cete bene Adalberto, è una de-lizia-sim-pa-ti-co-na ! >. Però capivamo facilmente che era un colpo premeditato. e difatti la dispema (j rivelava puntualmente fornita di cestini alla maionc~e intatti, di aragoste ancora avvolte nelb carta oleata di una ro- ,tic('cria famo ..a.: Adalberto ste'-..O,dignitosamente, stava risolvendo parole innoci:'\te, <' noi, che forzatamente cono(ccvamo le .sue varie attività di giardinir-re, cuoco, cameriera-per-signora, e così via, che ogni giorno dovevamo as~isterc ai suoi litigi con fornitori e vicini. eravamo tuttavia colpiti dalla bellezza aristocratica e (0lennc di quel quadro domestico, formato dal cameriere. dalla dis~ma e dalla di~involta padroncina. Intanto gli anni pas~avano, i ra'{az• zi cominciavano a preoccuparsi per le. cr;wauc, noi ci lu'itravamo le un~hie, 'imettevamo di ~iocare per ballare, non senza una titnidezza travestita da allegria; ma tutto queno avveniva, ~i capio;ce, sotto l'influenza di :\{urici. Era lei ad imporre le cravatte, ~econclo un gusto particolare, imparato forse a Londra ; era lei a scegliere i di111;cdhi mmica negra, che allora pareva CO"aancora nuova ed emozionante i lei ad inaugurare il primo b:1'itoncino di rO'iSO.~oi, pur ~eguitando a prenderla in giro per la pronuncia sbagliata, e a detestarla profondamente in '-Cgreto, la 1:;eguivamo docilmente. Ognuno di noi ebbe un ~rammofono portatile, frequentò, con gravi sacrifici, il più proo;simo campo cli golf, cd ottc-nnC"di trasformare la propria camera in uno e 'itudio >. con molti cuscini cd un bar ricavato da una botte. Tutti -.ognavano i soggiorni all'estero, il collegio inglese, il pensionato svizzero. <' anticipavano queste esperienze i"crivend~i ali<'\,Berlitz, o prendendo lezioni di lingua dalle bambinaie dei fratellini piccoli. L" ambizioni generali -;upcravano, onnai, la singola figura di ~(urici, quando un bel giorno il padre \·enne a ~tabilirsi in Spagna, e chiamò a raggiungerlo l' e Usignuoloil-quale ... > e Murici, la sua partenza 1~on fu rimpianta, né. quao;i, avvertita. :\1a quc,;;te erano solo apparenze : perché in fondo. ancora oggi, nella solida e bor~hese città di G., ci 50110 almeno dicci giovani donne, ed altrettanti giovani uomini, che incon~iamcntc costrui,;,çono la propria vita secondo quelle che suppongono le leggi di Murie! : hanno tutti accenti esotici, bc\"ono ~n1.a :weme voglia, compran di~chi negri, frequentano dubbi stranieri, hanno dei domestici che non sanno far nulla. ma portano la livrea, e tengo. no. ncll'ingrc~so, l'album per gli amici. dove, fatico.::amente, ognuno scri...c un elaborato pcmicro. A noi, che per ragioni particolari 'ìiamo venuti via via spogliandoci di ogni .::nobi~mo.fino a raggiungere quella che ci sembra la nostra felice semplicità di oggi il ricordo di Murici dava unicamente fa,;;tidio, e qua~i rimorso, come quello di un colpevole p,t<,;.(atoT. c-mevamo ancora di rivederla i di lei ci arrivavano notizie contraddittorie ; chi la diceva spoc:.ata in Spagna, chi divorziata a Parigi, era fa. cili~~imo o;upporlc un'esistenza cinematografica e avventurosa. da raccontarsi. E davvero pochi giorni or sono ci è -;uccc--~odi incontrarla in ca-;a di J{<'ntea,;;.,'ìolut.1r1entdce~na di lei. ~on è molto cambiata, se anche la nuova kggera pin~uedine la fa somigliare un pochino ali' e l,;signuolo-il-quale ... >; ma le restano le lentiggini, il vestire elegante e ~ciattone, le 'ipkndide calze smagliate e i capelli ,;;porchi. ma ammirevolmentc pettinati. Ricono(cevamo così in lei quei difetti che pure non avevano intaccato la nostra \O~J~:c1ione infantile: ma potevamo per b prima volta c-on,.iderarli con di<;tacco. e qua\i con indulgenz3. Capivamo infatti che il suo potere su noi era finito, poiché Potevamo mi~urare la fine di quella che ci era p;lr-a illimitata fantasia. Avevamo creduto. un tempo, :11la potenza di :\1uriel. al suo dono di rinnovar-i: cd attra\.-'erso lei gli rnobs ci erano par.;i, in un Cf.'rtOscmo, merite-.·oli di in\'idia e di lode. A~coltavamo :Murici cd i nostri ospiti appa~sionarsi intorno a <storievecchie : la mu-.ica negra, le- ca"c arredate a « ..,tudio>, i libri di Gertrude Stcin, i mobili surrcali<sti, Freud. i profumi di Schiap.1relli, i cocktails dello Sporting Club, il tè servito alla nma. il vennut ~crvito all'americana. Di ogni di..c.oN> conosce\"atno, matematicamente, la conclusione, di ogru teoria lo sviluppo: e la colpa non era da attribuir,i soltanto al fatto che gli ar~omcnti erano ~ià ,.frutt:1ti e pa..,~Midi moda, ma piutto'ito all'animo e al costume dei conve~tori, che traducev:1no in forme v:i.cuc e p0mpo~ una malinconica f)O\'Crtà di invenzioni e di gioia. E oo- '-Ì, dopo aver tutti insirmc finn.tto l'albo degli ospiti. prendc.mmo, defini,ivamc-nte, congedo dallo mohi'imo; dalla n~tra amica amtraliana. !RENE BRIN .. ( PALCHETRTOIMAN) I ~&J~ n~-t!il i'OCCHiO allungato come un can1{1 nocchiale di marina, l'orecchio allargato come una foglia di broccolo, attenti come scntincllC", pazienti come cacciatori, stiamo in attesa, da un capo all'altro dell'anno, di un lavoro che in mancan,-.,a di lampi di geniò e di pot·tichc aurore, dia segno almeno nella forma del dialogo di una certa quale civiltà. Il tempo perduto giù'itifica il nostro pessimismo. Civiltà per noi è soprattutto questione di verbo. Sinonimo di civiltà è eloquc111a. Non per nulla la retorica ci sta sopra e ci minaccia. L'intelletto italiano può addormentarsi talvolta, scendere al ro1.zo, allo sciatto, ma imbarbarirsi mai; soprattutto per quel che di vivo e di fecondo c'è nella barbarie. Sperare nuove for.le e nuova luce dalle barbarie, per noi è vano. La barbarie noi non la sopportiamo nemmeno quando è agitata dal grnio: figurar,,::ìquando uno si crede barbaro e forte perché va in giro in mutande! Siamo perseguitati d'altra parte fino nel cuore della nostra casa, dai nostri parenti più stretti, nelle nO'itre voci più care dal linguaggio inarticolato, dai periodi ,;cnza braccia né gambe, dalle parole 'ìCiancate. dalle frasi storpie, dalle voci onom.atopciche, da una parlata che nulla ha da invidiare al tormento gutturale dei sordomuti e al mugolio del cane che sogna : figuran.i quando quei m0"tri incapaci d'ispirare pietà <,;.Qnoportati <;ulla 1:;cenae pre- <:.entati come cspres,;ioni d' arte! Per molti dra.mmatur(!hi, la cura più urgente sono i gargari<.mi. Di Carlo Goldoni. Ccsarotti scrisse che « s'egli aves~e studio Quanto ha natura, s'egli ~rivesse un po' più corrctt;uncnre, st>il suo ridicolo fo'ìSCalle volte più delicato, ~ le sue circostanze gli aves,;ero pcrmeS50 di comporre un minor numero di commedie e di lavorarle. di pili. panni che potrcbbcsi con molta franchena contrapporlo a :\lolière >. Con le belle scritture Ce1:;arotti pasteggiava a pranzo e a cena, ma noi, non abituati a que!-ti lus.'ii, Goldoni ci contenta con tutte le sue scorrettezze, e quando l'altro irri sera il sipario del- !' « Argentina > ,;i aprì sull'atto primo della CaJa noua, ci parve, dopo tanto gracidar di rane, di entrare in una ucC"cllieradi canarini ciechi. A"sieme con la civiltà 5j rinnova di volta in volta anche la lingua, questo strumento della civiltà. e .11la fine di ogni stagione storica la lingua è matura, rotonda 1 dorata. Di una lingua arrivata alla "Ua autunnale formo ..i.tà usufruì Goldoni, come usufruì Meta- 'ita'ìiO e, al di là delle Alpi1 Voltaire. Era l'Internazionale dello Stile e, in nome: di essa, i Jeaders del bello scrivere ,;;i scambiavano complimenti e finezze in quantità. Anche Goldoni carteggiò con \'oltaire e ~i capi<.cc, perché figli entrambi di una !1>Qrtdai pro~natismo mentale, e perché di entrambi lo stile delinea la forma di una ganascia. Di una bella lingua fine secolo fa. cemmo in tempo a godere a.nche noi, e dai primi anni della no'itra infanzia come voci di un paradi~o perduto riechees:?:ianotuttora nella nostra memoria i di(corsi rotondi e garbati ..s.imi di quei 'ìignori con le ba.rbc a vcntagiio 1 di quelle signore con le maniche- :1 co- ..,,ciache. conoo::cevano l'arte squi'iita e difficili,sim:t di parlare per non dir niente. O piuttosto con l'aria di non dir niente?... La ci\·iltà non esclude le idee, ma (olo le na_!;conde. Cma noi•a è in dialetto. Quello che pensiamo dei di,1lctti lo abbiamo detto più volte, ddla ron.rzza degli uni, della sciattcri.t drgli altri. Il \"eneziano è ml'lliC'e ha l'accento del pettegolezzo. \'uol es!\Cre cantato sugli allegretti della Gaa.a ladra. Nello st::\ccato. nel pizzicato del suo period,:tre c'è il movimento della gallina che pilucca. t a mo delle vecchie, delle gengive sdentate e della malignità. Semhra impol:ò'iibilce~primerc qualco1:;adi grave in quc~to dialetto, e non si capi'ìce davvero come ,.ia stato la lingua di uno Stato chr aveva co~ì ,..ivo il scn1:;odella grande1.za r- della gloria. ~fa al dialetto G_oldoni dà compostena e decoro di lingua. Chi volta il •parlare in dialC"tto, cede ~eneralmente alle ~eduzioni del minimo sfor.ro. Il dialetto è una forma di facilità, di ~('iatteria, di dcbolc7.7.a.Nei pcn,onaggi di Goldoni, no. Il dialetto per loro è una questione di colore e « di maschera.>. Mz.oJeto, ~cneghina, Cri- 'itofolo, Lucieta sono dei pcrsonaRgi in maschera, e la loro ma~chera è il dialetto. Che sia anche un:i. questione di ('Olore, rimlta soprattutto dal contrasto tra i personag~i che parlano dialetto e i due personaggi, il Conte e Fabrizio, che parlano italiano e che, suprrma accentuazione di e~,o contra,;to, fra le dramatis personae <;()n0chiamati e forestieri :t. Abbiamo e'iempi di un simile rffctto nella pittur:i, nel contrasto tra la parte vi,·accmcntt colorata, e il· rim~nente del quadro tenuto in monocromia. L'mo del dialetto, Goldoni lo fa rispondere a una ragione drammatic.1 e di ,novimen101 il c-he mostrn quanto viva ro-.se in lui la compren.::ione della metafisica del linguaggio, quanto 5-0ttile e intelligente il suo gioco. :\frtafi-;i('a, nel senso più poetico e italiano. o,sia di me1:;saa giorno della parte intima e sc..·grcta delle co:-.e, è quf',;;ta Casa noua anche nell'argomento che tratta e nell'aura che lo circonda. Per la polinesiana Noh-Noà, il ruscello ~corre giù per la china perché fugge il Genio ddl'ac<1ua. In Casa novo, e per metafisica virtll di Carlo Goldoni, tutto vive, e si muove, e brilla: le parole e il dialogo, i personaggi e i loro gesti, i loro costumi e gli ac_cessori attaccati .tlla loro persona come la barchetta al veliero; le loro entrate e le loro u~c-itc·.l'atteo;.1del loro arrivo e la loro invi,ibile prc~enza dietro le quinte; i mobili e ){' scene, e lo stesso scenario co"ì muto di solito. Misurata al 1Tttllimctro nell'azione. clo;;.ata al centigrammo nelle parole, chiusa in un sol periodo di sole secondo l'unità di luogo e di tempo voluta da Arjstotele, que111;tcaommedia, tessuta di grazia e senza bw·hi, depone nella memoria la immagine di un mare a mcrigitio, tutto tremolante di lamelle luminose. Gran mi~tcro la casa, avventura terneraria la casa nuova. Dei tr;i.slochi e dei loro drammi abbiamo una esperif'nza grande e profond.1mente triste. A questo mistero, a quest'avventura avventatamente si pone per vanità e e smania di ingrandirsi Anzoleto, cittadino, e marito novello di Cecilia, bisbetica e vanesia. E-anche qui, la metafisica fantasia di Goldoni dà luminose prove di sé, Da ambiente, quale suol essere per gli altri, Goldoni promuove la casa alla dignità di personaggio. Dalla destinazione delle camere e dal pericolo di dormire a tramontana, nascono variazioni di sottile poe3ia domestica. La camera nella quale Meneghina, sorella nubile di Anzoleto, vive sacrificata, noi non la vediamo, ma la e sentiamo> come un personag_~iomalvagio. E c'è la pcrsonaggificazione del bene e del male, Indra e Arimano, nei due ripiani in cui è divi~a la ca.s.a. Perché al piano di sopra a quello in cui An7.oleto, squattrinato e persejtu.itato dai creditori e dalle liti fra Cecilia e Meneghina, mette su casa, vive la Checca, cittadina, la quale diventa la dea ex machina di questo dramma del trasloco, e il suo quartiere una specie di ministero degli Esteri, una pretura, un laboratorio in cui si ri:,olvono i problemi della commedia. La soluzione, con la , riconciliazione di Anzolcto, nipote sventato, con Cristofolo, burbero benefico e zìo di Anzolcto e il conseguente abbandono della « ca"a nova >, ci delude e amaregf!Ìa a tutta prima in quanto rinuncia all'avventura; ma non tarda quest~ soluzione borJ;!hesc a rivelarci il 5UO « perché>, che è di mo!-trare per contrasto quanto lontano e quanto in alto ci aveva portati la metafisica fanta'iia di Goldoni, malgrado il suo fare ,nodcsto e alla mano. Questa soluzione conferma pure il « ringraziamento al pubblico > pronunciato dall'acida Cecilia, diventata nel frattempo buona figliola, perché commedia si chiama que~ta Casa..noua, ma men dcn'ia di fato non è di una tragedia, e la necessità si fa 'ìentirc in ultimo di qualcosa che dia segno che siamo rientrati nell'ordine e nclla norma, -e che dopo un'avventuro'-a navigazione abbiamo nuovamente approdato al porto della realtà. ' L'intcrprcta7.ione del Teatro di Vene1ia è pari atla qualità di questo capolavoro dall'aspetto bonario. Meno in principio for,e, per colpa di alcuni particolari vcri)ti, che fanno presuppone meno una com!lledia di Goldoni. che una commedia di Giacinto G~~ na, se non addirittura un bozzetto di Marco Praga. Ma quanto rapidamente si riprendono questi ottimi attori 1 guidati dalla coscienn e animati dalla fede del loro lavoro! C'è un ritmo, un tempo, un rigore nel contrappunto di quc~ta interpretazione, quali ben di rado si trovano sulle no,tre scene; anzi, per essere e.::atti, mai. Nella parte di Checca, la 'iignora Leoni Lcon Bert si dimostra attrice cnmpiut.i e intdli~rntis,;,ima, e il duetto dr-I H·rzo atto tra lei e Carlo ~1ichelu1.zi nella pa1te di Cristofolo, suona limpido e profpndo come un duetto di Ros~ini. Quc~to spettacolo, che lascia intra\. vedere, come dentro uno ~pecchio di arg-cnto1 l'immagine della perfezione, ci rip:1ga delle nostre molte amarezze di ca('ciatori delusi. Amen. ALBERTO SAVINIO LEO l.ONCANESI - Direttore respon111ablle RIZZOJ.I .\ (' ,\o p,r l'.\rt,. d•II•• -.1.1111p:o.\\,l,m Rll'f~OUl'7.JO\I E:-.t-;c,l·1·1E <.:<>S \I, 11.1.:1\I.I; ~·oro,.t~ Wll"O • l'ENR.\SI,\ •
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