Omnibus - anno II - n.47 - 19 novembre 1938

~-·~i>. OPO una settimana ch'ero in ~ città, cominciai ad abituanni a tornare presto a casa. Ogni \era1 nella camera che avevo affittata, mi piaceva stendermi, sveglio, sotto le coperte calde. Quando cadeva la notte, nelle strade 'ii gelava, fino a rabbrividire. Un vento umido e freddo soffiava quasi se.l]lpre dal fiy,me; e l'aspro e gelido inverno del febbraio scendeva dalle nude alture. Perfino quelli che possedevano un cappotto correvano nelle strade, lottando a testa bassa contro il freddo, e affrettandosi verso le loro case riscaldate. Nella mia camera senza stufa si gelava, ma la coperta calda era come le braccia tenere di una ragazza. La terza notte che ci dormivo mi èro già abituato a quella casa senza fuoco. I primi giorni non ero stato capace di dormire: ma quella sera appena arrivato nella stanza mi tolsi le "-Carpee mi misi subito a letto. Rimasi :;veglio per cinque o ~ci ore, felice sotto la coperta, mentre sui vetri della fine.,tra il gelo formava lento e preciso fragili di!iegni di ghiaccio. fuori, nell'atrio, udivo altri inquilini pac;,sarcin fretta da una camera all'altra, correndo nel corridoio freddo, mentre le tavole sconnesse del pavimento scricchiolavano 'ìOlto i loro piedi. Dopo un po' avvertii che, attraverso le fl',;sure del muro, filtrava ;iria calda. Una giovane donna e la sua fi~lioleua abitavano nella camera accanto alla mia e il calore della loro stufa arri\·ava fino a mc. Sentivo un odore di g,ts che bruciava. Rimasi sveglio, ascoltando i loro movimenti nella stanz.1 vicina mentre le loro immagini, dopo esscr,;i formate lentamente, si dissolvevano nel mio cervello. Mi addormc-ntai verso mezzanotte, ricordando solo che nella c;tanza vicina la donna 1:imuoveva, piano piano, e che la bambina parlava teneramente, sottovoce, a c;,ua madre. Dopo quella notte, ogni sera cominciai a rincasare prima; mi avvolgevo nella coperta calda e rimanevo svcg-lio al buio, ascoltando tutto ciò che accadeva nell'altra stanza. La giovane donna preparava il pranzo per sé e per IJ. figlia, poi entrambe si sedevano al tavolino davanti alla finc:.tra e mangiavano lentamente, ridendo e chiacchierando. La bambina aveva forse otto anni. e '>Uamadre, quando ridevano e parla\·ano, sembrava giovane qua- ,i qu~rnto lei. Ora che cono1:cevo le due donne il freddo della mia stanza mi pareva più !.Op?Qrtabilc. Vcr"° b. fine della seconda settimana avrei detto di conosccrc1 anche senza ~werlc mai viste, l'aspetto delle mie vicine. Udivo attraverso il muro sottile tutto ciò che facevano e dicevano, e ,;e~uivo di secondo in secondo, di ora in ora, i movimenti delle loro mani e le e'i~.>r'<"'i"iiodnei loro \'isi. La giO\ aO\' donna non lavorava; rimaneva quasi sC'mprc nella stanza e ne usciva -.olo per mezz'ora la mattina, per accorn;,agnarc 1~1bambina a <:cuoia.Usci\·a nuovamt•nte, verso mc-zzodì, per andare a prenderL.t. Il resto del ~iorno rimaneva seduta accanto alla fineMra, guarNIGERIA • KONDANITÀ ALL'APERTO dando davanti a sé il tetto di zinco dipinto di rosso. Nella casa abitava molta altra gente: i tre piani dell'immobile erano affittati, a stanze, a uomini e donne che andavano e venivano a tutte le ore. Alcuni di essi lavoravano di giorno, altri la notte e altri non avevano lavoro: ma 'ìCbbcne la casa fosse piena, nessuno veniva mai alla mia porta, e nc'iSU· no si avvicinò mai alla porta della giovane donna, accanto alla mia. Quan• do, qualche volta, il J:>MS-0 pe,;antc di un uomo attraversava in fretta il corridoio. la giovane donna saltava su dalla sedia davanti alla finestra, correva agitata alla porta, vi si appog-giava men• tre le sue dita mantenevano fcnna la chiave nella ~erratura: e restava immobile a seguire il rumore di quel passo maschile. Appena l'uomo s'era allontanato, tornava lenta alla sua sedia e si rimetteva a fisc;,are il tetto rosso. 11 freddo, in quel febbraio, andò <;empre aumentando; ma la sera, allungato sotto la coperta, ascoltando i rumori attravcr<:o il muro sottile, non lo avvertivo. Udendo correre la donna alla porta, ogni volta che un pa'iW d'uomo risuonava nel corridoio, capii che qualche cma stava per accadere. La natura e il momento dell'avvenimento mi erano ignoti, ma ogni mattina, prima di la- ,;ciare la mia stanza, mi fermavo ad a'ìcoltare per qualche minuto c;,e la donna. fos~e ~cduta sulla <:edia o appoggiata alla porta. La sera, appena rincas.-wo, appOjt~avo l'orecchio al muro freddo, e mi rimettevo ad ascoltare. Quella sera, dopo ch'cbbi ascoltato per qua'ìi mezz'ora, capii che stava per accadere qualche cosa, e per la prima volta in vita mia desiderai d'esser p,\dre d'un bambino. Senza nemmeno spe~nere la luce e senza togliermi le ~arpe, mi arrampicai sul letto, rimanendo sdraiato a lungo ad a">Col• tare i rumori nell'altra stanza. La gio• vane donna, nervosa e brusca, il vi<:o pallido e tirato, come ebbe mcsc;,a a letto la bambina, appena finito di mangia.re, in 'ii}enzio, anelò a sedersi sulla sua sedia e cominciò ad attendere. Rimase a lungo immobile, e muta, ~cnt.-i nemmeno dondolarsi ; cd io, tenendo la te,ta .,ollcvata dal cu<;cino, per lo ..,forzo di tenerla orizzontalmente- senzJ. ~ostegno. avevo il collo irrigidito e gelato. Il desiderio di es-.cre il padre di un bambino, mi 'ìtupiva: e ~tranarrtcntc mi par\"e di ec;,:.ercio il padre della. bambina. \'c-r')() le undici, udii un altro rumore nella stanza accanto alla mia. Da tr<' ore, inentre attrndcvo S\"Cglio,;;ul mio letto, la giovane donna non si era moss.1; ma :1lle undici si alzò, bcvw un bicchirre d'J.cqua, coprì la figli;.\ con un'altra coperta e tornò per un momento alla 'iUa 'ìedia. per port,1rla dietro la poru, dove srdrtte. Non era p,1c;- "ata un'altra ora che- un uomo arrivò dall'atrio facendo ~cricchiolarc col suo pa~ pc<iarltt' le tavolc del pavimento. Lo udimmo arri\"are tutti e due e c;,altammo in piedi. lo cor,,i .ti muro, appo~giai l'orecchio al freddo intonaco bianco e attesi; la giovane donna in• vece si appoggiò alla porta, con le dita aggrappate alla chiave, e attese, trattenendo il fi3tO; la. bambina continuava a dom,ire nel letto. Alzato da diversi minuti, il gelo della mia camera senza stufa mi aveva rattrappito mani e piedi Quando c;,0tto le coperte stavo in ascolto, dimenticavo qu.1nto facesse freddo e allora il sangue circolava rapido nel mio corpo, mentre ascoltavo muto e attento i rumori dell3 casa. Ma ora, in piedi nella stanza fredda, con il viso e l'orecchio appoggiato all'intonaco freddo, tremavo come di febbre. Giunto alla port., attigua alla mia, l'uomo si fermò. Scnti\·o che la don~ no tremava: il suo respiro era brmco e irregolare; ad ogni momento, mi aspettavo che gridas,;c, L'uomo buM una volta alla porta e attese, e come la donna non aprì, girò la maniglia e la sco"'c. Appoggiat.l alla porta con tutta la sua forza la donna manteneva ferma la chiave con dita d'acciaio. c. So che sci qui dietro, Eloise •• disse l'uomo lenta.mente, c. apri e fammi entrare•· La donna non rispo<:e. Attraverso il muro sottile udii il corpo irri~idirsi contro la porta fr,,gile. « Bada che entro». dis<;e l'uomo, mentre con un colpo di ~palla contro la porta faceva 'ialtarc la s('rratura per poi cadere di pC'-Onella stanza. Non un suono U"-CÌdalle labbra. dl'lla donna. Corse al letto e vi si buttò "-O· pra abbracciando di,pcratamcnte l.t bambina addormentata.; e io. che avrei voluto es!i,crc il padre, aspettavo tremando. « ~on sono venuto qui per discutere con te ». di~,c l'uomo. c. Sono venuto pc-r limrc queHa storia. Lèvati dal letto». Allora, per 13 prima volta. quella sera. udii la voce dc-Ila giovane donna. Bal,.a. ta in piedi, stava di fronte all'uomo; mentre io che avevo dc'ìiderato C!i-SCriel padre premevo il viso e l'orecchio contro il freddo intonaco bianco, aspettando. « "E: mia q~1Jnto tu~\. Non puoi portarmela via». « Tu mc la portasti via1 no? Be', adts'-0 è la mia volta. Sono suo padre». « I fcnry ! » '>upplicò la donna. c. Te ,w c;,cong-iuro,non lo fare' •· « Sta 7Ìtta >, di,'ìe l'uomo. Si avvicmò al letto e pre<;Cin braccio la bambina. « s(' la porti fuori da quc'ìta starn:;.l ti ucciderò, Hcnrv >, di.,r;c-lcntamrnte la donna. « Parlo <;ul"-Crio,I lenry -... L'uomo .mdò con la bamhina vCf'-0la porta t 'ii frrmò: calmic;,,imo. attraverso la parete- wttilc- non c;,judiva nemmeno il suo rc-,piro; ma la donna comt· madre tra fN.'neti<.'a.Brnché <'"0111mo<:~oda qucllo '1rano 'iC'ntinni padrctro impotcntt•; il frrddo mi par.1li7.- 1..a,·a le mani e i pit•di; non potevo mum-cre le labbra. La i?;iovanc donna avt·,·a cominciato a pi:rne;er<', ma la ~cntivo n.•<.pirarc-attraq_•rc;,o Lt p.irC'l(' t i.ìV\"('rtivo i mO\·imenti rapidi dc-1 '<\IO corpo. « Che Co"ia. farai? » chiese infine l'uomo. c. Ti ucciderò, Henry ». Ci fu un attimo di silcmio, completo e ca.Imo. Da\·anti alla porta, con la bambina sulle braccia che si svegliava ltntamente, l'uomo attendeva: ogni secondo sembrava un'ora. c. No, non lo farai », disse dopo un po' l'uomo. « Lo farò prima io, Eloise >. Udii attraverso la parete sottile la sua mano (Civolare dolcemente nella ta5ca della sua giacca cd uscirne fuori. Udii il respiro affanno"<> della donna e il suo grido soffocato: attraver.,o la parete fragile udivo tutto quello che accadeva. Quando rgli le puntò la pistola addo'ì"-0, la donna urlò; e l'uomo, dopo aver attC"iOche fini'i'ie di ~idarc, pn'"• mi::uc il grilletto, c;enza m;rar bene-, ma chiudendo un occhio, come se la guardasc;,e nel mirino. L'eco dell'e.splosionc non fece udirc il rumore della "iUacorsa giù per il corridoio e lo scricchiolio del pavimento sotto i suoi piedi. Pao;<:aronodiversi minuti prima che le mie orecchie smctte(sero di ronzare; e intanto, da cima a fondo, nella Ca"-:i, la gente apriva con rumore le porte delie stanze ri~caldatc (' dc-Ile <,tanze fredde, e correva verso di noi, al secondo piano. Rima-;i a lungo a.ppoggiato al muro bianco. Tremavo si:tomento di ;1vcr permesso. senza ribcllanni. che la bambina fo<i~Cportata via; e tremavo anclw perché. nella ~tanza ~cnza r;tufa, faceva frrddo. ERSKINE CALDWELL (trad. di ,\f. .\lartorie) !'f;f, u!~ 1 :,1l~il;C! 2..2~~--::::Yu IL FAMOSO atleta franc-e~e )lartin-~lar. tin, ~ al caffè, circondalo dar;li amici. Vant2i la sua fona: e Quando siringo nel\(" m3ni un limon(" >, dice, c. lo riduco stcco come il dcS<'rlo af,icano. Nessuna persona al mondo po1rcbbe ca\·arnr più una goccia> .i: Vcdcrr >, dice un amko che ha lo spi• rito di contraddizione. e Vcdcn:-? Camcriur, un limone 1 >. ~brtin-Martin prende il giallo frutto con ambedue le mani; le chiude; il succo ~orre ; srrra ancora; k ~occe /',cono man mano più rade; stringe, stri-H{l', stringe ... Le 1cmpic si gonfiano sotto lo ,forzo ... ancora una soccia ancora una goccia. No, più niente: il limone è spremuto. Interamente. e E.eco>, fa J"atkta, mostrando la ••buccia in giro. e Ognuno di voi può provare-. uno dopo l'altro ... Cento franchi a chi farà ancora u~ire una sola goccia! >. Tutti pro'"ano. Invano. Si chiama il facchino all'anl(olo, che p:u~a pt'r aHrr dei muscoli tC'cczionali. ln\ano. Il gro~~ gar• zone del macc-llaio, chr si vanta di ab.ar<" con facilità sulle spali<" un 1nn1a\r di 150 chili, \i fa dare- il limone, r lo ,prtme fino a fani scoppiare I<" ,,rnl". :Scmmcno una goccia ~1::irtin.~lartin trionf.t, e Sl'nza mod<"\ti3 €. a questo punto che sì avanza un omet• 1ino, di aspt'lt0 muchino, e- eh<" ha con,i· deralo la M:ena con vi~ibilc intrres~r. Prt'nde il limone abbandonato \u un an~olo della tavola e, senza \for,o, tt'ncndolo fra du<" dita, ne l"\trac una dur cinque ~occc Scmtira chr debba cstrarnr all"infini10. ,e Eh, signor<" 1 Eh, \i~nort- 1 > i- tutto quel che rievr a dirr ~1ar1i11.~lartin e I miei cc-nto franchi, per favore , redama l"omctto F.ccoli. ~la, permrtlctt>mi, buon uomo, una domand.1 do\t' \Ì al1C"ra1e"> . ~on m'alleno in modo sp,·cialC">, :'l'-\i. cu1a il trionfa1or<" inaltC'\O. \l.l capirrtc wtto immrdiat31nt•ntc '<)no a~rntc dcllr 1a~v· > L' 11vve11t11rpnii/ /1111!11stic1c1/,e si possa 1111cor1v1ivere 11i11ostrigiorni CESCO TOMASELLI LA CORRIDA DELLE BALENE J/0/11,,,l" J; pntint' J., J., ro11 f 7 il/111/rJ1zioni ;,, rolou,ho. ~esto nuovo libro di Cesco T om.isclli mette il lettore a contatto di un mondo ancou incsplor.illtO d.-11.ni ostra lcttcr.illtUU di ,·i.1ggi; t: il mondo dei balenieri 'florvegcsi che ogni .illnno,.al prillcipio dell'.autunno, si tr.isferiscono ncll'Occ.ino gl.aci.alc ant.irtico per I.avcndt-mmi.adell'olio di e<t.icco.Per andare a vedere comc vivono i h.alenieri e come muoiono le b.ilene l'Autore ha aflfont.1toun.i n.1vigazionedi no,1.1nt,1giorni .i bordo di trasporti, n.tvi - fattorie e bttelli d, c.iccia, mettendosi in condizione di srguire da vicino, in tutte le sue f.ui, qucst.t pittorcsc. e sensnion.ile .1ttivid:um.ina e di conoscereparticol.ariintcrcsunti e inediti sull.asociet.Ìdei nummiferi marini. l'Autore confess.adi esserepartito per questo viaggio con se.arsenozioni e ben lont.1nod.all'imm.agim1rcehe in tre mesie un.a settimana potcssrro venire cattur.ateoltre qu.ar.int.i mila balene, che in cinquanta minuti fossepossibile sm.ahireun• m.a.ss•org.inic.i r.ipprcscntantcil J)l"SO di qu.a.r.ant.ea\ef.1ntimessi insieme, che il r.accoho di un.i st.igionc potesse v.1lereun mili.ardo di lire Ìt.a;li.inc,he I.acacciavenissi"eseguit.tcon I.irnionale sistematicitl di un.a qualsiasi .altra industria c.1pit.ililtic.ac,hegli .1rponierifosserodei personaggi disput.1tie p.agaticome J.stri dello schumo, e \·i.a; discorrendo. Lo scrupolo dell'as.a.ttezzc..:ah,cimpront.i di sé tutU l'opera di Cesco Tomasclli, non v.am.ai in questo racconto .i sc.a;pitodcll'cflicacia,si.a perchél'Autore h.1s.aputoabilmente rifondere ncll.a m.a;teria j d.ati documenuri, si.i perché l'elemento descrittÌ\"Oh.a sempre la pre,·.i\enu. Dire quindi che il libro si legge come un rom.i.nzonon t:, in questo caso, enunci.ireun.a formul.a pubblicit.aria. r1A. MONDADORJ ,~ C' ".-:}_, STORDIEATLEATRO DRAMMATICO DI SILVIO D'AMICO • "È l'opera che descrive la nascita e lo sviluppo di tutte le forme del Teatro drammatico - opere sceniche e spettacoli, poesia tragica e comica e sua rappresenta1,ione, attività di autori e di interpreti, storia del Dramma e della sua regia - in tutti i paesi del mondo civile, secondo il piano seguente: Parte I: Greciae Roma• Parte II: Medioevo Parte III: L'Europadal Rinascimentoal Romanticismo- Parte IV: Ottocentoeuropeo Parte V: Il teatro contemporaneoIn Europa e In America- Appendice:Teatri orientali Una ricehi,;siina bibliosi:rafia conclude cìao:;cuna parte QUATTRGORANDVI OLUMI di 1800 pagine complessive, con oltre 1000 illustrazioni in nero e r6 tavole a colori fuori testo, formano l'intera opera, con prefazione di RE;-.;ATO SI~IQ;,.;1, - Llscirà a dispense settimanali di 16 pagine l'una in carta di lusso e ogni dispensa \·err.\ messa in vendita in tutte le edicole a lire 2 - Abbonamento alle 30 dispense circa di ogni volume lire 50 L'importo pQtrO a,uht rur,r n·rn/11a/,,,t""lr dlt-uo ,,. Jur ,au d, I. :15 àou11110 La prima dispensa uscirà Il 29 novembre • RIZZOLI & C. - EDITORI PIAZZA CARLO ERBA N. 6 - MILANO

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