Omnibus - anno II - n.47 - 19 novembre 1938

IL _SOFMDELLE musE @®~®llil DI H01'IA '@ .-\1 COLORI di Roma che Valer)' ~ Larbaud intitola la sua nuova raccolta di saggi fra ragionativi e larici; m.i 11 \"Olume non sta nei limiti d'una descrizione di paesaggi italiani, ché anzi \'Ì s'incontrano composizioni di diverso impegno. Roma, il colore acceso del paesag~io italiano, sono tuttavia quasi il segno che serve allo scrittore francese a svolgere 1mmaJ{mi pTedilette. Sempre gli stranieri che giun1,1ono nel nostro paese si trovano a comparare. di volta in volta, ciò che incontrano con ciò che gi3 avevano inteso imma~inificamente con l'ausilio della cultura o del sentimento: un bovarismo letterario, quasi; benché St debba pur convenire che proprio per giunierc al di qua dei confini ad accostare cose predilette da tempo, le impressioni d1 questi viagg:iatori non saranno labili. L'Italia si direbbe che male si presti per la penna degli scrittori stranieri, e specialmente francesi, a un ~iornalismo amabilmente descrittivo. La memoria d'un passato e d'una cultura impedisce ogni commozione che non fosse già preved1b1le. Il viaggiatore resta fedele a quell'immag1ne, derivatagli sia pure soltanto dalla letteratura, e che, pur con le possibili storture, è sempre la più nobile: quella, diremmo, meglio e più lungamente \'ale\'ole. L'Italia è simile a certi personaggi di romanzo che si sa o si credono ritratti dal vero; e il loro senso non muterà quando il lettore, lasciato da pane il volume, si trovi a considerare il modello: ;he potrà anche o sconcertare o dare imj)ressioni nuo\·e, inattese; per poi mettere nuovamente sulla strada d'una scopena già fatta. :'\la è tuttavia il pittoresco, e quel troppo di colore e di senso che gli scrittori stranieri sembrano \'enire a tro\·are da noi: quasi il luogo comune del Sud; o l'eco d'una cultura che ha stabilito l'Italia fatta di sangue e di capriccio più che d1 moralità e di riflessione. t il pittoresco che vela I paesaggi e i racconti italiani d1 Stendhal; che dà 11 carattere più riconoscibile a tante altre pagine di francesi scesi a Roma: o anche a quelle di Valery Larbaud; sia pure, in lui, con una moderatezza e cautela in altri autori moderni non sempre r3ggiunta. Valery Larbaud non tenta grandi quadri di costume e colore italiano; e si limita a commentare le sue impressioni di v1agg1atore. 1 colori di Roma, sono quelli d'una bandiera, e anche d'una città. • Jt suil trls atltntif à us renconlrts Jort11itt11 des dt11x coulturs dt Romt. Ellts mt paraissent dt bon augurt - "un prochain t:oyagt à Romd" - ti j' ai, pour un.·ir dt signtts à mtr lit-•rts latins ou d'histo1rt romaint. dtr ruhanr à us coulturr ... •. Va- (CONTINUAZ. DAI NUlfERI PRECEDENTI] :,,1:/b? A PROPRIO tra i forestierismi di ~ quest'ultima mandata v'è t·utta una serie che va rispettata, quella, come io la definirei, delle formazioni suffissali alle quali le lingue stramere, particolarmente il francese, hanno dato l'impulso. Intendo in primo luogo parla.e di suffissi ai quali il francese ha restituito l'antica produttività. 11 suffisso greco -ismo (o -esimo) si trovava, e l'ho detto, nell'antico italiano, mi pare solo in parole fornite dalla tradizione, in parole che erano già latine, quali giwiairmo e cristiantsimo; lo stesso si dica d, -izzo o -t:1::zo(bo1ttzzo da baptizo, greco, ma già latino '- 1suano). L'esempio francese ris\·eglia anche in italiano questi suffissi addormentati: ormai, m molussimi ca-.;i, sul fondamento di un sostantivo si puo costruire una sene composta di un a~gettivo, di un sostantivo astratto, di un denominativo e di un nomt,i adiomS: per prendere l'esempio più popolare fascio, fascista, fascismo, fascistizzart, Jasr:istizzaziont. Di questa facoltà. la nostra lingua è debitrice al francese, ma, lo npeto, quesu suffissi erano già penetrati dal greco in latino (l'ultimo, -ziont è latino schietto), dal launo in italiano, soltanto si erano appisolati. Destarli, divenne necessario, appena si fondarono discipline nuove, e qu.i:.ste ebbero bisogno di nomenclatura. A questa bella libertà noi non vogliamo rinunziare. Ancora: prtr:isart, pruisaziont saranno copie del francese, ma i suffissi con I quali sono formati, sono italiani: e la lingua moderna ha bisogno d1 poter derivare da un aggettivo un verbo denominativo e da questo un sostantivo che denoti l'azione. Ancora: l'uso d1 un altro .suffisso ariu.s, lat1no e continuato in varie forme dall'1taliano, è stato anch'esso ridestato dal francese, e per opera di questo esteso oltre 1 confini origman, pur larghissimi. :'\1a esso è nelle nuove accezioni indispensabile: libvtario è tutt'altra cosa che /iberalt; inquadramento totalitario, che leggo oggi nel giornale, non mi 'par necessario, perché totalt può essere sufficiente, ma Stato totale non avrebbe senso; e non s:.prei come chiamare altrimeriti iJ fiduciario di un circolo rionale: N1ll'1nticamera del comminarlo per la Mo1tradell'ambiente moderno: 1111commud1tor1 ,-! rutltnilce Il progetto percbl di ,caru nntlblllt• :rllOdena"· (Di .. Ji s •.,olil lery Larbaud, s'è visto, svolge i suoi appunti non come uno cui prema la pagina ben descritta; piuttosto al fine d'un diario ironico e anche crudamente volto all'analisi delle proprie impressioni. Caratteri, questi, del saggio moderno: un genere letterario, come si sa, d1ffu..- con fortuna proprio per essere a mezza strada fra il racconto, il commento e qualche volta la hrica. • L1m1ièrt, coultur, tt don prlcit11.'tdt Romt. En lt rtcn:m1t dam et litu tt dt etltt Jaçon imprét.·ut, r,ous avons unti, plus ptut-itrt qu'tn toutt autrt circonstanct, à lafois notrt bonht11rti l'aiguillon de la mort >. E non sono rari in Valery Larbaud questi passaggi dal descrivere quasi ironico al commento solenne e volto alle cose eterne e supreme. Lievi ombre romantiche: come i neri cipressi in un ridente giardino. :'\Ia i colori di Roma•• e i racconti e i sagg, italiani, non comprendono tutto il volume ora pubblicato da Valery Larbaud: Aux coulturs dt Romt (Gallimard, Parts); sebbene quasi riescano a dare un tono sempre riconoscibile anche a composizioni d'argomento meno vicino al reale d'un paese o d'una città. Come se lo scrittore francese abbia 1ntc:so col ti~ tolo dare un cenno di stile. Le prose di Valery Larbaud potrebbero anzi essere assomigliate a composizioni musicali, dove il motivo liberamente segue il sentimento o la fantasia; e poi il molo giunge a porre 1 ·accento su uno di essi: se non sul saliente, sul prediletto. Così, accanto a prose che parlano di Roma, e, con dtltgato farebbe pensare alla polizia o all'amministrazione della giustizia o a società per azioni (giudice~ consz"glitrtdtl~- gato). E si potrebbe raccogliere molto di simile, se aves,.imo quella trattazione dei suffissi italiani che ci manca (come ci manca una buona sintassi dell'italiano). Togliere alla nostra lingua l'uso libero di tali suffissi, significherebbe privare noi stessi di un mezzo espressivo che ognun di noi sente necessario, peccare contro il progresso della lingua. E porterebbe ancora un altro inconveniente: come aveva già veduto ed espresso chiaramente verso la fine del XVI I I secolo un pensatore insigne per capacità d'intuizione, seppure inquinato di illuminismo, ì\,lelchiorre Cesarott,, grazie alla sempli/icaz1one del periodo, al consolidarsi d1 un ordin~ d1 parole normale, al prevalere dello stile nominale, a formazioni less1cah identiche o parallele le lingue europee dal Cinquecento in poi, ma più rapidamente dal Settecento, vanno sempre più convergendo. L'italiano deriva dal latino cd è di .struttura diversissima dal tedesco; eppure riesce molto più facile volgere non dirb in francese o in inglese, ma appunto in tedesco un pezzo di prosa moderna italiana che in latino. Chi non si ricorda degli anni del liceo quanto abbia faticato 11 povero Gandino nel suo Stile latino a mettere in prosa cicerontana passi di scrittori italiani recenti (e non, beninteso, di quelli di gusto più moderno), col bell'effetto che la sua traduzione diceva tutt'altra cosa dall'onginale. Proprio m questa incommensurab1htà, m questa collocaz1one su piani diversi, m questa, se mi si meni buona la formazione, anaplanità delle lingue antiche e delle moderne è, secondo me, da ricercare una delle principali g1usuficazioni degli studi classici, ma d1 ciò altra volta e forse altrove. Qui m'importa solo notare che questa convergenza sigmfica libera circolazione del pensiero attraverso l'Europa; rinunziare a quei suffissi vorrebbe dire conmbu1re pro urili paru, 1ia pure una parte piccina, all'iM>lamento dell'Italia. L'italiano scientifico, dal secolo XVI I I in poi, che è, come s1 scorge sempre meglio, ti tempo della cns1 d1 nostra lingua, modi quasi volutamente narrativi, di comici meridionali intravisti su piccoli palcoscemci dì lontane città del Sud, se ne trovano altre che si direbbero poemetti in prosa, pur coll'alternarsi dell'evocazione e del commento (come in • Le hamemi dts abeilles •, • De11iu»); o racconti più che narrati detti con estremo calcolo delle parole, delle immagini, delle notazioni d'animo; ché c'è in Valery Larbaud una inclinazione al racconto folto di fatti, e soprattutto di situazioni eccezionali. Si aggiungano poi certi discorsi piacevoli, appartenenti all'amabile genere francese delle cauurits. • Actualitia è d: questi, e il motivo è quello della fretta moderna: • lt gouvt>rneurde Kt>rguile,i • è un altro scritto, dove si propone il gioco dei libri che un moderno Robinson porterebbe con sé nell'isola deserta. Ma continua è in Valery Larbaud, sia che sperimenti una prosa vicina al canto, sia un'altra adatta alle rappresentazioni dense, la cura nel definire le immagini in un decoro che vorremmo chiamare ncoclas!lico, magari ravvivato sempre dal gusto per il colore, il pittoresco. Eppure le pagine coloristiche di Valery Larbaud non finiscono mai nel folclore d1 paese. E ciò non per possedere lo scrittore il distacco dello stra01e10; ma piuttosto per avere l'occhio bene esercitato a scoprire nel vero ciò che serve alla letteratura e nella letteratura ciò che serve al vero, senza che questo o quella riescano a imporglisi con prepotenza. CARLO DADDI fa uso sempre maggiore di composti nominali. Siccome i composti nominali nelle lingue romanze sono scarsi di numero e poco vari d1 tipo (l'1taliano ha poco più che il tipo portafiori, amma.::zauut e simili; ha inoltre faltg,iamt, per il più antico ltgnaiuolo, e, un po' diverso, il recentissimo fabbi.sog110 e poc'altro), siccome la capacità di comporre, già cosl debole nel latino, -ei è da noi quasi spenta, ci si aiuta con composti greci, ignoti ai greci veri, o per dir meglio con composti formati con elementi greci rispettando il meglio poss1b1le (non sempre ci si riesce o ci se ne cura) le regole greche della composizione. S1 è tentato nel XIX secolo di combinare alla greca (o alla germanica?) anche clementi schiettamente italiani: /trrovia (calco di EisenbaJm? o d1 raifo.:ay?) ha vinto su strada ftrrata e tiene il campo, e c1 sarà anche dell'altro, ma non molto. Si sono formati degli ibridi, per t-sempio omostnualt: quanto a parole come automobile, autoironia, outoltsfrmista, mi pare che abbia ragione Panzini a chiamare quell'auto un prefisso, come è ormai un suffisso -oidt in mattoidt, e come non si sente più che il para- di parastatale e di parascolastic.o (parartatalt, che è forse la formazione più antica, e ha servito di modello alle altre, sarebbe secondo Panzin1 del 1924: la lingua ormai non cammina più, ma corre), che questo para- è una preposizione greca e non un prefisso italiano; anche pro di preposizione latina è divenuto nel XIX secolo preposizione viva o meglio prefisso Jtaliano; prefissi italiani sono divenuti prt, s11ptr,post, txtra, intra (prtmilitart, suptrd,iema, postbtllico, txtrauolastic.o, intravrnoso). :\la, tornando al proposito, se nella mag~ior parte d1 tali composti tutti e due gh clementi son veramente greci, ~ certo che la spinta a rinnovare la composizione, a renderla un procedimento linguistico attuale, ci viene dalla Francia del XVI Il secolo. Non sarà caso che allo stesso periodo risale la maggior parte dei composti ora in uso in una hns;cua nella quale pure la composizione non aveva mai cessato d'esser vitale, il tedesco. :--JelXVI Il secolo le maggiori lingue europee di cultuh entrano in un periodo dinamico e aumentano il loro vocabolario e Carissimo, la vostra mi ha fatto 1an• tiuimo piacere, perché noto in voi una grande onestà cd una grande intclligcnu ; ma mi occorre rispondere per chiarire al. cuni punti della vostra stess.a. Voi siete troppo buono. Voi siete troppo innamorato. Voi, o non conoscete oppure avete smarrito la praticaccia dcll'esistenz.1..Essa è cosi come è. Noi ci dobbiamo conformare. Io, poi, sto per il superuomo nietzschiano, sopra certuni punti: ciascuno pesti fin che può; e tocca a noi pestare più forte. Via tu, che salgo io. Se posso, li accoppo per farmi strada. Non mi stupisco se soccombo io. Ma, con un poco d'unto, è più facile di salire. Certo, per uscire dall'oscurità occorre lavorare. Ma lavorare non significa impuntarsi nell'idea d'un assoluto rigido, assoluto morale, assoluto oneuo. La libertà, cd il carattere, sono c.os~ che si posson? ~cttcre da'- una parte. Buogna, come npN1amo, faticare. Yla ~ la cosa non foss-e faticosa, sarebbe: piacevole? Confesso che nella lotta per im. porre la mia arte, e scalzare gli altri, mi di\'erto infinitamente. Per amarne il gioco ho tutte le quali13 Intanto vi sarei gra10 se voleste darmi un giudizio intorno al mio libro. A mc potreste privatamente far note le vostre obiezioni, le vostre oucrvazioni criiiche; viccve"a, voi medesimo, scrivendone in giornali, dovreste cercare di non danneggiarmi giacchè io ho concorso al pre. mio e Poeti· melici>. Avete capito? Contate, dtl resto, sempre su mc; come sul più vero vostro amico. Per nessun moti\'O al m<mdo rinuncerei a pen~arc eht voi siete un grande poeta. E peccato è che io non scriva recensioni; altrimenti vorrei degna• mente parlare del vostro libro >. E ptr copia confo,-mt LUIGI BARTOLINI con tutti i mezzi: suffissazione, prefissazione, composizione. Il dinamismo ha ripreso più forte e più celere, almeno nell'italiano, negli ultimi anni: èra di rivoluzione. Più severo il neopurismo potrebbe e dovrebbe essere con parole che non fanno parte di un sistema, prese da lingue straniere, il francese e da ultimo anche l'inglese, prese pari pari o adattate alla bell'e meglio. Qui devo dire che esso mi par talvolta sin troppo mite; mentre pure di certa severità ci sarebbe proprio oggi bisogno. La lingua corrente, anche scritta, della prima meth del XIX secolo riboccava di francesismi: bsciamo andare il Leopardi dello Z1baldont, il Leopardi, dove si lascia andare a scrivere come parlava la società nella quale viveva: nello Zibaldont egli non si fa scrupolo di usare perfino costrutti come la do,1na la più btlla, che a noi ora ripugnano. ;\la il :\1anzoni stesso non si perita di scrivere nei Promessi spos-i: una lttttra prtssa,1tt che a me dà noia. :\1olti francesismi per effetto prima del purismo, poi del neopurismo sono man mano scomparsi. Chi legga il già nominato lessico di Fanfani e Arlia, ha l'impressione che quei due valentuomini (e, ahimé, non dotti uomini) se la prendessero con i mulini a vento, eppure non dev'essere stato cosl. :\la francesismi nuovi si sono negli ultimi anni riesumati, temo, particolarmente per colpa di giornalisti, che saccheggiano più spesso di quanto confessino giornali e libri francesi. E a1 gallicismi si sono ora aggiunti gli anglismi, mentre mancano quasi del tutto i tedeschismi, forse perché i giornalisti di calibro medio sanno spesso un po' d'inglese, di rado il tedesco, ma anche perché 11 tedesco è troppo diverso. Durante l'ultima crisi europea, che è di poche settimane sono, han fatto capolino i prC1V1Jtdimenti di emergrn::a; di urgtnza o di ,iuessità pare a me che sarebbe bastato: si deve ovviar d'urgenza a danni o pericoli che emergono improvvisamente dalle acque. Controllare è francesismo non recentissimo nel senso di ,:trificart, e certo anche i puristi dovranno rassegnarsi a chiamare control/ort fer,()(;iaritJ quello che riscontra i biglietti in treno; il tJtrificatore è quello di pesi e misure. :\la ora c'è un altro co11trollart, in senso di dominare, che c'è venuto di recente dall'Inghilterra: il tale che co,itrolla rma socittà per azioni, perché, egli o persone dt sua fiducia, ne possiede la metà più una: qui domi,iare m1 sembra che basti. Rtalizzart signifi- <_iiilY ::LL'ordinamento dato da Campana !\!1 alla materia dci suoi CilnZi orfici (Ra. vagli, ~farradi, 1914; II cdiz., Valkcchi, Firenze, 19~8), le pagine in pro5.a, piene di foga e rapimento, del diario La Verna sono seguite dai versi delle Immagini del viaggio , drlfa monlagna. E <"omr ncllc prime, in due bt-n divisi gruppi d; sette e di cinque parti, è, più che dc~crit10 lo svolgiml"nto, cantata la tra,figura'lionidel viaggio di andata e ritorno, tutt'a pil"di, ch'l"gli foce dalla natia ~farradi (nella Ro• magna toscana) al santuario dl"lla \'crna passando per la Falterona, cosi nd versi la situazione e il momento non cambiano, anche se taholta, da un gruppo all'altro, qua\; cedendo a un inC'ubo, il lingua~ei;io è bai• bettato e ripetuto, salvo, poco appresso, a liberarsi in immagini di bel rii il'\ o o in un flusso di canto pieno. E i vt'rsi, quando non K"mbrano notazioni rima~tc fuori dal diario, ne riassumono e J.)Ot<'nzianouna o più parti, come mettendole limpidam<'ntt: in musica. Di quello straordinario viag'l'.io, a mez70 del quale vide e dalle solitudini mi.stichr staccarsi una tortora e volare' distesa verso le valli immensamente apC"rte :a, molto tempo più tardi lo stesso Campana, riparlandone a tratti col dottore Pariani (nel corso della sua lunga degenza in manicomio, du• rata gli ultimi quattordici anni della sua vita: era nato, precisiamo, il 20 agosto 1 885 e morl il I marzo 19:32},ebbe, fra l'altro, a ricordare la d:ita • e Qu:indo a\'evo \'t'nticinque anni>, nel settembre del 1910. ~la quest:i data, da accettar subito coml" v:l• lida per le pagine dl"l diario, \'S forse ri• tardata di qualche poco per i vcr~i delleJmmagini, che ne rappresentano lo S\Ìluppo e quasi il canto, anche se rimasti allo staco di residuo o di tentato accre<cimcnco. La tumultuosa incontentabilità del pOt'ta t nota a mohi. Egli veniva di continuo cor. reggendo e modificando i suoi componi• menti. Oti qu,1li infatti esistono \'ari.anti in l;,uon numero. Ma tutte precedenti alla sua entrata nel manil".omiodi Castel Pulci Ché da allora. non "olle o non seppe più scri\·ere (nel senso di comporre), contraria. mente alla leggenda che cc lo dc~risse chiuso in cella e curvo a scri,·erc. :O,,facché ct:lla: corregge il Pariani nella sua vitn non romaniata (Vallccchi, Firenze, 19:38:, e Leggeva il giornale, le cui notizie intC"r• pretatc a suo modo scrvi,•ano in accresci• mento d,ei delirii e degli sproloqui. Trascu• ra"a i compagni, evitava di rivolgere loro la parola. Camminava a,·anti e indietro con puso clutieo e lungo, raccolto nelle spalle e nel collo, un poco cuno il capo, senza guardarsi intorno. Metteva gli abiti che davano. Mangiava il cibo comune. Si astc·• ncva dal chiedere fa\'ori >. Prdcriva e ~ansare domande e mantenere la propria indi• pendenza >. Comportamento nobile, da poc• ta, nel suo appartarsi e tacere. e Ero una cava sinora, alla francese, compitrt e anche riscuotert, anche rid1,rrt in da11aro, e, come osserva Panzini, una parola unica era utile, perché metteva in rilievo quello che a queste azioni è comune. Ma ora si sente dire: io realizzo q11tsl0 nel senso di • io lo scorgo chiaramente e immediatamente•, non solt:mto 11 ci arrivo per mezzo di riflessione astratta•. Questo è il valore di to realizt. E sarebbe termine non inutile, come si "ede dal giro di parole che ho dovuto adoprare per parafrasarl_o; ma la confusione con l'altro realiz::art, ormai indispensabile e insindacabile, non gli è favorevole. Ma in complesso, anche delle ultime, se non ultimissime, importazioni le più sono francesi. ,E qui converrebbe stabilire ogni volta se la novità sia necessaria, come è necessario uffin'oso, per contrapporlo a ufficiale, se esista un termine corrispondente italiano; anche se 11 fort-sttensmo non abbia una sfumMura magari soltanJo stilistica, la quale al termine cornspondente fa difetto. Forgiare ha avuto una fortu°:a immeritata, per colpa, temo, della somiglianza quasi completa con foggwrt, che basta, esso, completamente (tra parentesi, forgiare è un poco più antico che non si creda: l'ho sentito adoprare da un mio istruttore militare nell'estate del '15, e certamente è stato diffuso dall'eloquenza militare). Persino uno scrittore cosi accurato e così spontaneamente toscano e romanesco come 11mio amico Pancrazi, adopra senza scrupolo decoro per scenario: anche qui l'equivoco con il duoro di tradizione launa dovrebbe bastare a far respingere questo nuovo rennine, del resto in sé superfluo. 'È s1rano che I m1htan scrivano senza scrupolo i11gaggiarbattaglia, e non pensino a imptgnart, mentre è celebre un bollettino del Comando Supremo (ma io coi miei occhi non l'ho veduto) nel quale si narrava che 11nemico si ritirava facendo brillart i11ttrruzio11i, per mint, che pare, o è, una facezia. :\la l'esercito nazionale italiano ha ereditato dal vecchio e glorioso esercito sardo, cioè piemontese, parecchi francesismi: il più celebre è l' arrangiart in sfumature diversissime che vanno dall'accomodare una divisa troppo larga all'atto del soldato che, .siccome gli è stata rubata la ga\·etta e <,,rre rischio di essere punito, ruba a un innocente commiluone la sua: si arrangia l' detto qui eufemisticamente. L'1mprrati\'o arra,1giati è frequente in bocca all'uff1ciale, che non può accettare scuse per la mancanza dt un og~etto dt corredo. lo non mi rassegno neppure ad accettare il , ec- ,-olla ~crittore, m:,. ho donito smctll're pl"r la mente indebolita Son conneuo Il' irlt-e, non st"~uo.. >. Co.sì gli &eritti rim:,.~ti inrditi sono tu11i p1eccdcnli al 1918. F. < Grno\a, febbr.aio 191 ~ ,i lt'gqe in c:1.lc<a' una pocsìa 1 itro\·ata fr;, le \u,· cntt" imicmc alla mi• nuta d'una lettera diretta mn non \"pt-dita alla ,. redazione della L, tlurc <' CorrÌl'ft: ,lrlla Dom~nirn S'intitola St:t.l.f )10,TAC,r l>El,1.A fAI T•'RO,A [),,ffo Paftnona a Corniolo (Valli d,u,tt) Andart andare: l'anima ditina S'anntbbia • lt caligini dtl Poto P,rmon: 11011 dunqve mai prr la t'tr/ìna hontt fa/a dtl tuo bacio affi.o,ata O btlla::.a o tu Jo/a A ndart a11dart' E il borio appa1N in m,uo a la montagna f: Ju lr roca torr,ggit11.,a bianco I erigio, t a lui n<l mio ptnsino allrrno Flu1ron lt corrtnti dr/la 1.:1ta Oh st comt il torrrntr rhr ,or,ina E ri ,ipoJa nt l'a(.;:urro rxualt, St tait: a lt tut mllra la prodina A rlima al nulla ntl suo andar ftHafr, St a lt tue mura in pact rriJtatlina 1 n1dn pottSJi, rn una part eguair F ,l ricordo ,purhia, di v11a dii,rna .Srrtnità ptrduta, o mia immortale A.111ma 1 .•. .\fa nuouo mi :;olJi verso il ma,t: La Jua pact mi punst come un serpt: (;,:dai: le mie ghìrlandt sian co,u,t,se .\'ti dolor d'infinitt mort: ama,e. 1 Qualcuno dei ventidue \"t:rsi (X-X\"II ri• èorrc ~ià nel quarto K,ruppodelle Immagini, e qualche altra fuii:gnole ripetizione di parole e di accl"nlì è a\\C'rtibile qua e 1.àd:ille pag:int' del diaTio. t\d esempio: < l"infinilà delle morti >. ~Ia qui la poesia ha un suo org:rnismo compiuto, un ii::iro,una finitrua cht- là mancavano del tutto. Kc! e borgo> ~arà sempre da ricono~ccre :O.·farrad1 e nel toncnle ~ il Lamonf'. Lo Kt-nario favolo- ~amcnte leonarde~o s'innal1a e s'avvali:,., prediletto al poeta li cuore bat1c più forte e•~ come il turgore d'una vena e lo sfociare d'un èmpito che potreb~ro magari richiamare alla mente e all'orecchio c<'rti particolari aspetti e decorsi del romantici• smo vittoru~hiano. L'accentazione molto battuta, certc ripcti1i..,ni e cene rim,e e: ri. porcano in\·ece a campioni nostra.li. ;\on cir• cola qui un che dcil"i.·nfasi carducciana ?. Infine certi scoppi e strappi, nella frattura e sospensione e'Clamativa, po,,ono anche l"ncre dcli.a. Lau., tita( 1Ia ;.. ina1eri.. li• rica è com" wincolalll dal giuoco di-lit• imma~ini e riauunta in un azzurro di lim• pidit.à cri.stallina E, quando si <ia ben bt"nio~scn ato e sottilizzato, resta che l'afora• mrnto e quC"I~!levare la drlir:1n1c sua \'il.a. fino :1\lc vene più acrf't per subito rispro• fondarla, è facoltà sin~olare di Campana ENRICO FALQUI chio francesismo banalt: a me sembra <"he trit-"iale possa \'Oler dire anche in italiano usualt, com,malt, come un mio maestro tedesco parlava di una 1;erità tn't.-iale eppure non dit·enuta a11roratrit:iale: tri1,i-:.l, s'intende, alla francese e alla latina. E così non ho tenerezza per bruma, che ancora nel secolo XVI indica'"a 1I giorno più bre\"e dell'anno, o tutt'al più, figuratamente, la \ ccch1aia; benché sappia che brumt per nebbie è dalla poesia francese moderna passato nella nostra. E deceduto mi pare orribile. e superfluo, forse orribile perché superfluo, ma anche per la difficoltà coniugatona: come si forma il passato remoto? Queste difficoltà mo!trano che la parola non è \'i\a per la nostra coscienzll linguistica. ).la ci sono anche foresticri!:-mi necessari: impiegato, inviso ai vecchi puristi, è, come ossen•a il ).figl1orin1. nccci:;sario, perché abbiamo bisoRno di un vocabolo unico che comprenda tutti gli 11ffiriali di Stato e privati; e ujficialt è ormai termine senmo quale militare, tranne in pubblico u,Diciale (santificato dal codice civile e penale); m 1dficialt di stato ,àBt e simili. Patriotta ha in greco un senso di\"crsissimo; e deriva a 001 certamente dal francese. :'\la sbandirlo non si può: un patriotta non~ solo un citta<1mo che ama la pittna, ma uno che questo amore ha mostrato in vado eroico, agendo e soffrendo. E su patriotta si forma la serie patriottismo e magari patn"ottardo (troppo francese?). E come si sostituisce interesse? La varietà degl'intertui •• un libro non bello né piace\'ole ma foteressa,1tt > non si possono dire altrimenti. E inten..1sto non è colloquio, né colloquio di un giornalista con persona nota o celebre che mira a farci conoscere il pensiero di questo•• per lo più, :1.gg1ungerei, colloquio simulato: chi non n.1ole che quel che dice sia trayi~ato, ,;e lo scrn·e da sé, lo sp<'zza in pcnodettt, intercala le domande del giornalista. Questo è il se~reto di Pulcinella. E francesismi e angfo,mi di tal fatta sono migliaia. S'intende bene che prescrizioni e di- \"ÌCti anche d1 competenti serviranno solo per s~olari'. student.i, cr_on1st_idi giornali, comp1laton d1 man1fest1 e c1rcolan commerciali, impiegati statali che preparano leggi o decreti. Gh artisti penseranno a difendersi da sé, come hanno fatto sinora: quello '-tesso Giacomo Leopardi, che usava nello Zibaldo,it un italiano infrancc'-alo è mae~tro, nelle Optrette morali e nei Cm1ti, d1 lingua dif;i::nitosa e pura: egli a,·cva, oltre che genio, gu~to. 3- fmt) GIORGIO PASQUALI

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