Omnibus - anno II - n.47 - 19 novembre 1938

• O~lE tutti i miti umani, co- ,ì anche i ,;:anti hanno una fortuna circoscritta nel tempo; ogg-i tramonta l'astro di Santa Gcnovicff a e sorge <]Ucllo di Don Bosco, del Couolengo, dì !\ladre Cabrini. ?.1.adrc Cabrini, che ora viene assunta ~u~li altari, è la beata di cui ancora non poca geme può avere un ricordo <firctto. Le monache delta ~fissione del Sacro Cuore, da lei fondata, venute a Roma per aor.sisterealla beatificazione, sono 'itatc sue compagne di viaggi e av,cnturc, hanno condiviso con lei ore di opcro~ità e di raccoglimento. A Sant' Angelo Lodigiano, dove ella nacque, molti la ricordano ancora. Que- 'ìtc persone parlano di lei descrivendocela con tutti i caratteri di una donna moderna : la sua rdigio'iità, pur cssc-ndo forti-..sima, non era ascetica e contemplativa, ma si fondava su un'attività di opere, su una laborio'iid senza pari. Nel giro di quaram'anni la Cabrini ebbe a lottare contro difficoltà pratiche, contro nemici dichiarati: tcntndo testa ai più scaltriti businusml'n americani. A sessanta~tte anni, nel 1917, quando morì, ella poteva vantarsi di aver dato \"ita ad un organismo importanti\5imo che avev.1 ramificaz.ioni al di qua e al di là dell'Oceano. Questa piccola donna lombarda aveva fondato a decine ospedali, scuole. collegi, riformatori: ,;oltanto il Columbus flospital di New York, la ma~~iore delle sue fondazioni, ha fino ad oggi ricoverato una vera popolazione di beneficati, circa duecentomila persone malate. Ultima di tredici fratelli, suo padre era un coltivatore delle fertili terre bagnate dal Lambro. Si narra che quando ella nacque, il 15 luglio 1850, nel cortile di casa Cabrini venne a po- ~ni un fittissimo stuolo di bianche colombe non vi<;te mai, né prima né dopo. Il capo di famiglia non vide con piacere quell'inva<;ione. che minacciava il frumento steso a seccare, e, valend~i di uno scudi(,(io, tentò più volte invano di cacciarle via, finché una. a un tratto, non rimase impigliata all'estremità del frustino. Allora efi.?li la trasse a 'ié, l'accarezzò, la portò in casa, dove oroprio in quel momento era nata francesca. Fin da bimba, libera per le campaji,?"ne,la piccola Francc"-Ca fanta<;ticò una vita di via~~i e di peregrinazioni. Lun~hc ore pas~te su un vecchio atlante geografico, k· valsero cognizioni in.solite per la sua età: una precisa conosunza delle terre più remote. Rc- ' ·<iosi,.,.ima per tradizione familiare e per sua propria inclinazione, fuse in una ,;ola passione il suo ardore apostolico e la sua curio,;.ità per terre e pa.e- ~i lontani. t; n giorno fu vista tutta affaccf'ndata intorno ad una "iUa Aotta di barchette di carta che ~alkge;iavano cariche di viole in un torrentello. =','<•Ila sua fantasia, volevano e"~re altrettante na\·i mi,"ionarie in parte-ma per la Cina. ma il via~~io fu '-O"JX''1.0, per .1llora, perrhé la bambina caddt" nel canale e tutte le mmu-.colr navi fecero naufrae;io. Orfana a v·ent'anni, cre-.ciuta mode- ,;.tae malinconica, q-hiva dcli<' compa~ gnic allegre, Francesca si dedicò tutta all'educazione dei ba.rnbini. :'\cl 1872, quando il vaiolo infierì a Lodi e nei paesi vicini, prr C\S(.·resc-rnpre a curare i malati, contra"~ il m~tlf", dd quale tuttavia pun- uo;.CÌ<11•nza~gni vi~ibili sul volto. Poi, uno sbocco di ,an~ue. Fu allora c-he venne la risolu- -:1one• e fu ,.,.n7.adubbi interiori troppo profondi ch'ella ~l"l<..el.1 carriera rdi~iO\a. Ma per allora non potr-ttc ..,<,err- ..1.mmc,.sain convento. Più tar- :fi una ..j~nora di CodOC{nOavr-va acolto in una sua ca ..a alcune orfane, ;)(•r il mantenimento delle quali aveva 1vuto .alcuni la¾'.iti, ma ocrorrt·va .Jualcuno che ave<1u-cura dr-Ile bim~. \4.on(ignor Crrmini, VC"C0\.Odi Lodi. chr• con0'iC'f"Vale virtù l" l'oper~ità ddla Cabrini, la m.indò a chiamar!'; e Tu \1.JOi farti mj,,ionaria. Il tempo e maturo. Io non conO\Co istituti di mi-.\ionaric. fondane uno». ~ì nacque, nel 188o, l'i~tituto di Cod~no. In qu<'lla piccola ca'i.3fredda ,- -Kluallida, FrancNCa oc.pilò le prime compagnf'. Le giovani monache erano pri\..- di tutto pian piano, un po' pt"r t·lrnJO..ina, un p0' indu,triandO'i, riu- '\Cirono a procuran1 l'indi~pc:mabilr Anni ~nza rilif"vO. ~nza anrnunrnti. Poi la fede drlla Cabrini div<'nne ragione di vionP. fondata <' .,vviata la ca'J di Codogno, -.u()r Franr<'"ca la volle amp)iare e perfezionare. Vennero così, a brc\·c distanz..1.di tempo, le ca.se di Milano, di Ca,aloustcrlengo, di 8of'Rheuo Lodig"iano. Madre Cabrini meditava intanto quel p::uso di San Lui~i Gonzaga: e Se v'ha patria per noi sulla tc?T:l non ne riconosco altra che Roma ... >: volle recarsi nell'urbe per ottenere che i suoi istituti, fino allora considerati soltanto come opere filantropiche private, aves..'-Crol'approvazione pontificia, fossero costituiti su una regola. Aveva anche l'intenzione di fondare una casa nel centro della Cristianità, ma quantunque cugina di Dcpretis, fidava solo nella ProvvidenZ..'1 e non volle appo~i da lui. « Vuoi andare a Roma per farti canzonare? » le chiedeva bonario monsignor Cennini. La piccola donna, meso;i insieme e-on tenacia i pochi ,;oldi di cui poteva dio;porrc, andò a Roma. Trovò difficoltà impcn.sate, indifferenza, l'.{elo;ma poi, quando ebbe fondata la sua casa romana, conqui,tò rela2.1oni e presti~io: ottenne l'approvazione alle Regole, e, finalmente. li 12 marro 1888, un e Decreto di Lode > del Sommo Pontefice. V prime inclinazioni della Cabrini, fatta adulta, si svilupparono piuttosto che cstinguer'li. Madre France~a 50gnava ancora il suo a~tolato tra gli infedeli, dc~iderava una vita più movi• mcntata e opcr0'>3, vagheggiava un via~gio in Cina. Il veq;ovo di Piace:1u le aveva fatto intravedere la J>OS$Ì• bilità dj istituire un orfanotrofio a New York, ma l'impreiç.a era a.rri!..Chia• ta, ,uperiore allC' forze di una donna. Ella aveva però l'abilità di giovarsi di tutte le occa<1joniche le si presentavano, e quando p0tè essere ammi•((a alla preM"nza di Leone XII r gli c~pose tutti i rnoi sogni, i suoi progetti, le 'ìue po'ì'ìibilità. JI Papa le tolse ogni dubhio: « .Non all'Ori<'ntc-, ma all'Occidente. Andate negli Stati Uniti, vi troverete un gran campo di lavoro ... ». Amrrica 1 188g. e: J n que'ìte ~ttimanc >, ~riveva un giornale newyorche- ~ del tempo, e donne di bruna camag1onP, vr,tite d.1 suore di carità, \O00 e.tate vedute percorrere i quartieri delfa "Piccola Italia", arrampicani per ~tradr strette e oscure, di~cnderc in 'iudici sotterranei ed arri...chiani ad entr.:t.re in crrte uvcrnc in cui neppure il policeman o~t<'bbe metter piede ~'"·n7a C'ì'>Cre accompagnato. Quote donne wno tutte esili e dc-licate. VcM.ono un abito e portano un velo differenti da qurlli drllc whte devot<'. Poche di esse parlano l'inglese. t un istituto che prende cura delle orfane e tutti i ,;uoi componenti sono italiani. Le cinque o sci di esse che si sono stabilit~ in questa città sono i pionieri della congregazione negli Stati Uniti. A capo di esse è la Madre Cabrini, donna con grandi occhi e un sorriso attraente. Non sa l'inglese, ma è: donna di proposito >. A New York non erano mancati i contrasti fin dalla prima sera. J corrispondenti avevano affemmto che la casa era pronta, ma quando le monache giumcro dovettero accorgersi che essa e.!>istcvasoltanto nel loro desiderio. Si rns~gnarono a trascorrere la prima notte in un albcrgaccio, nel cuol'Oriente, la Cina o le lndie, ma ora si accorgeva di eùerc come in Cina o in lndia. Famiglie composte di sette od otto membri vivevano in una sola camera, dormivano sopra degli assiti che fonnavano come un secondo piano di quelle 'ìtanzucce già così basse e o-.cure, con tutte le conseguenze e gli inconvenienti che provenivano da que)- l'ag~lomcramcnto, dalla promiscuità dolorosa di mogli e di concubine costrNtc a vivere ~otto lo stesso tetto, di consan~uinci di seo;so diverso costretti a rÌJ>O!-arcsul medesimo giaciglio. I bimbi vivevano per le strade, si aei?;iravano per le vie popolose e ripetevano per vivere, quella fra~ che costituiva per loro l'unica conoscenza della linPB.ANOE8CA 8AVEB.IA OABB.Hfl GIOVINETTA J. 8ANT' ANGELO LODIOIJ.NO re dC'I quartiere italo-cine~, dove una signora americana non avrebbe mai mc,<;0 piede, barricate in una ,;tanza. Le condii.ioni di queste povere donne, m un pae'ìC ~con~iuto e inQ!llpitale, erano ccxì difficili che mom1gnor Corrigan, arciv·e'>("ovodi :,.,;ew York, dovette concluder(' con la Cabrini '. « [o non vedo '\Oluzione mi~liore di questa : chr lei, Madre, ,;e ne torni in Italia con le sue suore •· Ella rc\pin~ fonnamente quC"ita idea : in AmniC'a era giunL.1.,finalmc-ntc-, <" in Amrrica <1arcbbc re,tat.1. Il pae'il" cominciava ad interc,.s:a.rlacome campo drlla sua nuova attività. Che c~a, poi, imegnava proprio l'esperienza ang10:\a'-sonc? Neuer giz:e up! lt 1s u.,ur an.d bettu aJu:a)'s to hopc than onte to despair ! Fin dai primi tempi, Madre FranccKa si rese conto delle condizioni drgli emi~rat1 italiani in America e delle loro immediate necessità. Sc--mbrava a quegli uomini che l'avesse inviata colà la Provvidenza. Bastava entrJre in quei ,ordidi slums, far capolino in quelle catapecchie, p<'r accorgrrsi come una massa di uomini, retribuita con salari di famC', considerata moralmr-nte alla ~tC'-s.astregua degli uomini di colore-, vive,S(' SC'nzaalcun appoggio materiale e morale, fO\'iCspinta dalla stf',;.- "a org.i.nizzazione sociale alla pcrvcr- ,1one cd al delitto. t proprio nel disintt"re~K· de-gli americani J)'"r le opere di a<.,;i'ìlen,.a~ialc alla fine del secolo \COr'-0 che bisogna ricercare 1 genni di qu<·l g.-ng,,terim10 che ~gi delizia la repubblica demOC'r..1.tica.~1:ancavano O'ipcdali, ambulatori, scuole, orfanotrofi, e quei pochi eh<' e\im:·vano e,rano apprna sufficienti per gli amr-ricani ~i sarebbe drtto quasi che la dottrina di Monr4k"' fO'-,<'r ..te"i.l.anche a ciò chr rit:tu.trd:1va la puhhlica a~,i- ~tcnza. Madre Cabrini aveva 10gnato gua ingk·<.(': e Shoe·shinu, sir, five unts! ». Nessun i3tituto di protezione e<1istcva per le giovinette italian(", chiuse da mane a !o("r:tnei laboratori, diventate ~ stes~ macchine, quando non ,i riducevano a far da ~rvc. Nessuno c'era che in'<'gn~ loro i pericoli della ~trada, che le mette~ in guardia contro l'.ide~amento de~li uomini, contro .' mira~~io del cappotto nuovo r il luccichio d1 mezzo dollaro. La Cabrini si installò daporima in una cau di White Strect. Qui le primc birnbc \i affacciarono alla porta o;ua, guard.1.ndo le suore, attratte dalla curiosità. Una di queste, piccola e sudicia e ,tracciata da far pietà, quasi nuda, e tremante per il frcddo, varcò per prima la soglia. Non e~,endo in ca~a nulla per vestirla, Madre France- 'iCa si tolse di do!..,;ouna so~tovc~tc e ne fece un abituccio per la bambina, poi ~i mi'iC a lavarla e a pettinarla. Quella fu la prima, ma dopo vrnnero le altre. Prc-~to la casa della 59• Str,1da non bastò più. Madre Cabrini ritornò in Italia a cercar soccorsi, con la disinvoltura con cui s1 va dalla ca<;a all'orto. Riattraversò l'Oct"~rno, rivenne in America, si indmtriò. Il pr<'"itigio che ,;,iera creato le fecero avrre dalle ricche 'ìi~ore americane aiuti più larghi della prUlla volta. La monaca lombarda acquistò la ca,.a di West Park t' dette asilo a centinaia di orfane. i'itÌtuì a New York l'cxpcdale it.1liano che è la ma maiç.,ima fonda7ionc e lo intitolò a Crinoforo Colombo. Organizzatrice abili,,ima, sapeva chif·d<'re e ottt"ncre, o:,tud1avaC'lla stcs- ~a le aree per le me ce><;truzionid, i~utrva progetti e piani regolatori. Imparò perfino a litigare: non disdrgnava P' ,1, quando il 1.woro ferveva, di aiutarr matrrialmente ~li operai nel loro l.tvoro. Così oominciò la vita nomade di Madre Francesca. Appena fondata e avviata una ca-.a vi lasciava tre o quattro suore di presidio, e partiva con due o tre monache giovani e andava a fondare una nuova casa. Disseminò qi sue OP4-'1c tutto il continente americano, fondò istituti, oltre che in Italia, in Inghilterra, in Spagna, in Francia. Come un vero generale, manovrava il suo piccolo esc.:rcito di missionarie, accre- !'>Ciutoogni mese di nuove reclute, distribuiva i posti di lavoro, convogliava le energie delle sue monache, ne sfruttava le loro. attitudini particolari, le c:,orrcggeva e rincuorava da lontano per telegrafo e con certe sue lettere piene di fuoco e di amorevolezza. Valicò i mari con i piroscafi più celeri (l'Atlantico ventiquattro volte), e le terre con le grandi ferrovie transcontinentali: in tcn..a cl~sc, tra gli emigranti e la povera gente, con la cesta delle provviste a1 braccio, piccola suora che non negava ad alcuno soccorso e conforto. Una volta, il treno su cui viaggiava fu preso a rivoltcl· late dai malviventi; un'altra volta, mentre ,;.irecava al Nicaragua, in una notte terribile di burrao;.ca, fu sul pun• to di fare naufragio. Era a bordo del Normandic quando quel piroscafo si tro\"Ò in pieno Atlantico con le macchine gua,;.te, bloccato tra i ghiacci, e la nave evitò quasi per miracolo dal cozzare contro un ic,berg: poi ripre,;c il viaggio in un mare infr\tato dai ~mmergibili nemici, ché da poco era ~oppi,tta la guerra mondiale. In Brasile, kt Cabrini prese la. ·malaria e s:olo per fortuna scampò alla febbre gialla. Conobbe i calori ,.,,.fi\- sianti di Panama, le zanzare della Nuova Orlram, i d<'\Crti ru;s:etati dcli' Arizona; vi,;.semille pericoli sempre con la 'ilC\,..,ac.ertezz.a nella Provvidenza. Mentre pa,;o;.avaa dorso di mulo tra le nevi della Cordigliera delle- Ande, si trovò in una posizione disperata sull'orlo di un pauroso crepaccio e fu sul punto di trovare la morte nell'abi-.s:o. La vita della Cabrini fu tutta un corso pratico di geogrnfia . ~ladre c~1brini amò ardentemente gli umili e fu da e\Si molto amata. Le benedizioni dei himbi e dei malati da lei beneficati si levano tuttora da'tli orfanotrofi e d.1lle corsie degli cxpcdali da lei fondati. I carcerati di Chica• go vollero una volL.1fare una :<;0ttCKcri2ione tra loro per offrirle una carroz.- Z('tla e un cavallo, i detenuti di SingSing le fecrro omaggio di un opuscolo in suo onorr, da loro redatto e stampato. La amarono tutte le creature. Era al termine drlla ,;.ua vita quando, un giorno che pa~va per il grande viale delle Tuilcries, una nuvola. di pa5srri frsto,;i la circondò, e perfino quegli uccelli I<"si posarono sulle vesti pigolando, con le ali le sfiorarono il volto di carene, l'accompa~arono quasi per un tributo di affetto per un luni;t"o tratto di 'itrada, fino a Piazza della Concordi;.,. DOMENICO ERCOLANI MATTINA DELLA DOMENICA ~ \PIMMO subito, mentre ancora era- {y vamo mezzo addormentati, che era domenica, perché, dalla camera accanto alla nostra, par1ivano rumori a~solutamente inconfondjbili. Abitavamo allora uno di quegli alberghi di città piccole, puliti, modesti, frequentati da. !m: piegati statali scapoli: le mura sottili c1 obbligavano a dividere, in un certo senso. la vita dei nostri vicini di camera, che molte volte non conoscevamo di persona, e difatti, incontrandoli, non li avremmo riconosciuti, ma in compenso sapevamo benissimo quando ricevevano una visita femminile, quando si preparavano il caff~ sulla macchinetta, e quando facevano 1 gargarismi. Durante tutta la settimana, la necessità di correr presto all'ufficio rendeva rapidissimi i loro preparativi mattinali, e, dopo il colpo della sveglia alla loro porta, li sentivamo saltare dal letto, cercare confusamente le pantofole, raschiarsi la gola. Poi un breve correr d'acqua nel lavandino, il rumore di una spazzob per i capelli, e già cominciavano a vesurs1, con piccole bestemmie rivolte al bottone del co11etto,ed un secco schiocco di bretelle agitate in aria. Infine se ne 11ndavano, tornava il silenzio, e ci riaddormentavamo. Invece, siccome era domenica, il nostro vicino cominciò a fischiettare, e, sempre fischiando, riempì d'acqua la catinella, la posò a terra. vi immerse, uno dopo l'altro, i piedi, e spiegò largamente 11gior• nale. Jmmaginammo che usasse anche i Saltrati Rodell, e che il giornale fosse il Corri~rl' dl'lla St"ra. Quindi si alzò in piedi, facendo scricchiolare l'un.piantato, si asciugò soffiando, gettò via l'acqua, e un rumore di metalli sulla lastra del comò ci avvertl che cercava le forbicine, per la manicure e la pedicure. Poi suonò per aver l'acqua calda della barba. Poi suonò per aver la colazione. Poi suonò per parlare un momento con la caml·riera. Infine si vestì, aprendo molti cassetti; certo cercava un bel fazzoletto, una bella cravatta, un bel paio di calze. Infine caricò l'orolog10: certo si avvide che era ancora troppo presto per uscire, al .,caffè non avrebbe trovato nessuno, e, per veder le ragazze all'uscita della messa, mancavano almeno altre due ore. Allora si ributtò sul letto sfatto, le molle gemettero forte, di nuovo si sentì frusciare il giornale. Doveva aver letto tutto, ormai, e, arrivato forse ai e Piccoli annunci 11, sillabava: e Corsera, Corsera ... 11. Tossiva, anche, ogni tanto, e sbadigliava forte. IRENE BRIN I RAGAZZI SULLA NUVOLA I A PADRONA digeriva a fatica, al1':Q l'ombra di una acacia, e. s_ientava a entrare nel sonno pomeridiano. ~1a, essendo sveglia, approfittava per son:egliare b porta della vigna, incustodita. Strano che a quell'ora 11 vignaiuolo non fosse Il, di guardia, sapendo che, generalmente, nell'immediato pomeriggio, i ragazzi non mancavano di fare una razzia tra l'uva. 11 vignaiuolo non apparve neppure quando i ragazzi guardandosi intorno con sospetto entrarono nella vigna. La padrona gridò più d'una volta, ma era come se nessun suono fosse uscito dalla i;ua gola. I ragazzi erano già tra le v1t1, li udi•·a frusciare tra le foghe e ridevano. mentre staccavano i grappoh maturi. l...cinon voleva che i ragazzi rubassero l'uva, ma non voleva neppure che fossero sorpresi dal vignamolo, uomo zotico e crudele. Avrebbe voluto mandarli via prima che lui arrivasse, ma non fece in tempo. Udì un urlo feroce, molte bestemmie e parolacce, e poi vide i ragazzi spaventati salire 11colle con passo rapidissimo, inseguiti dall'uomo che roteava un grosso bastone. I ragazzi potevano arrivare tutt'al più fino alla cima, ma senza poter discendere dall'altra parte, essendo il versante opposto chiuso da un reucolato che limi~ tava la vigna d'un altro padrone. Il \·ignaiuolo li avrebbe presi certamente ecoperti d1 bastonate. La padrona si mise a gridare, ma siccome nessuno la ascoltava si alzò e corse faticosamente verso 11 gruppo che sempre più saliva. Salendo non guardava ciò che succede\':I sulla cima, continuava però a sentir gh urli dell'uomo e tcme\'a di sentire fra poco gh strilli dei ragazzi battuti. Invece, '1ò01levando lo aguardo vide 11 vigna1ul)lo, sulla vetta, fare gesti disperati in direzione d1 una grossa nuvola bianca che \·cleggia-.a sul piano, allontanandosi dal colle. Al• lora capì e a momenti svenne per l'angoscia: ma pure guardò. I ragazzi, approfittando d'una grossa nuvola d1 passaggio sullA.vetta, v'erano coraggiosamente saliti ed ora li vedeva correre su quelle candide colline volanti, come corressero sulla neve. l\la dove sarebbero andati a scendere? E se la nube spioveva? Eran tutte domande a cui non poteva che rispondere con orrore: 1 ragazzi erano votali a morte certa Ciò la esasperò al punto da sfogare tutta l'ira sul v1gnaiuolo che li aveva costretti a quel salto disperato. Strappatogli 11bastone d1 mano, cominciò a batterlo furiosamente. Ma d'improvviso si svegliò e vide i volti dei ragazzi ndenu, che la guardavano sorpresi, fermi accanto alla poltrona. Respirò e pur accorgendosi che i ragazzi nascondevano le numi piene d1 grappoli fece finta d1 nulla. Quando le domandarono perché ges11colava tanto durante 11sonno rispose che il pranzo le era rimasto sullo stomaco. ENRICO MOROVICH

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