~-~ U UN soli~ario durante tutta ~- la vita, dai primi anni, poverissimi, fino agli ultimi, nel fastigio dell'onnipotenza e della gloria. Suo padre, un modesto impiegato di dogana, datosi poi al commercio del legname, avrebbe voluto farne un uomo d'affari; la madre, per la quale ebbe sempre una venerazione illimitata, voleva farne un letterato, affascinata e commossa dalle sue attitudini poetiche. Viceversa il ragazzo sognava la carriera militare, l'unica che poteva distinguerlo dai suoi compagni non meno poveri di lui. Morto il padre, il rngazzo riuscì ad ottenere un posto gratuito alla scuola militare di Salonicco per l'intercessione di un vecchio amico di famiglia. La madre si rassegnò al fatto compiuto. La scuola militare di Salonicco era una specie di convitto di cadetti sovvenzionato dar sultano, il quale sorvegliava personalmente l'educazione dei futuri capi del suo esercito. Vigeva una disciplina rigorosissima; ma il piccolo Mustafà era studiosissimo ed eccelleva nella matematica 1 e a tal segno che l'inse~nante di questa materia si gio,·ava di lui come di un assistente. Orgoglioso del suo allievo, questo proressorc, che si chiamava egli pure Mu- ~tafà, uscì, un giorno, in questa proposizione : « Bisogna stabilire fra i nostri nomi un segno di diversità, e se non c'è, creiamolo. Da oggi in poi, tu ti chiamerai Kemal >. E Kemal significa l'eccellente. Superati brillantemente i corsi deJla scuola di Salonicco, passò alla SCl!,olasuperiore di Monastir. Quando Mustafà Kcmal venne a stabilirsi a Monastir la città risuonava di clamore di armi e di gridi di guerra. Grandi ma~sc di soldati, accompagnati dal rullo pesante delle artiglierie, sfi• lavano in file serrate per le strade, mentre i fedeli guerrieri del padi~ià intonavano i melanconici canti della Anatolia. Ancora una volta i turchi scende, ano in guerra contro un vicino e l'oggetto della contesa era. Creta, luogo che sta\'a particolannente a cuore ai reggitori dell1equiljbrio europeo. E facile immaginare con quale interesse i futuri marescialli della scuola di ;\1onastir seguissero le vicende del conflitto che si svolgeva sotto i loro occhi e con quale ardore discutessero i piani dei vecchi generali. Le loro speranze non andarono delu"e, poiché l'esito della campagna di Tessaglia del 1897 fu favorevole alla Turchia. Di f-onte all'Olimpo, residenza dei loro antichi dèi, i ~rcci furono costretti alla ritirata, e alla loro testa era il giovane erede al trono, Costantino, lo stesso che, un quarto di secolo dopo, do\'eva misurare le proprie forze con quelle di uno dei C.."\dcttidi Monastir per una causa di vita o di morte. A ).,(onastir, fra allievi dai quindici ai diciotto anni, le attitudini e le vocazioni cominciavano ad affermarsi e i caratteri a disegnarsi con un certo rilìcvo. Sui tratti giovanili un occhio esperto avrebbe già potuto indovinare i orimi contorni della maturità. Un compagno di Mustafà Kemal così lo descrive all'età di diciotto anni: « Si teneva sempre in disparte, ripiegato su se stesso, né aveva stretto intimità con nc!-suno. Eppure non era né scontroi.o né rustico, anzi gaio di carattere e di modi garbati. Benché non tentas~e mai d'imporsi, noi ci la~.cia,·amo guidare da lui "cnza rendercene bene conto. Leggeva molto e ancor più riflette-va. Era solito meditare un libro per un tempo triplo a quello impiegato nella lettura. L,;n giorno gli fu chiesto: "Tu con noi non ti diverti e cerchi 5<.'mpre la solitudine. Che c~a speri di diventare nella vita?". "Ben olajghin", che significa "qualcuno". "Ma chi, preci• samcnte?''. "Qualcuno". ''N"on spererai di diventare •mltano !". "Qualcuno", rispo-;e per la tena. volta>. Dopo i tre anni di Salonicco e dopo i quattro di ~1onastir, è ammesso alla Scuola :superiore di Costantinopoli. A Cost.rntinopoli lo studio delle disciplin<' milit..:tri non gli vieta di occuparsi di politica. Ha i primi contatti coi giovani del partito « Unione e Pro~rcsso •· Le idee nuove non lo trovano impreparato. Il vecchio mondo politico, economico1 sociale, gli pare una rovina, il regime a"solutamcnte inrapare d1iniziare una qualsiasi azione ri• paratrice. La salvena non può venire che da una rivoluzione in profondità. Non nac.conde le 3UC idee, ◊'>tenta le ,ue relazioni coi « giovani turchi > delr « Unione e Progre'iqJ •· Ammonito nn,'\ prima volta, non se Jl(" dà per in- (l(uto T-o111.11d, Londn) teso. Viene Quindi arrestato e tradotto davanti a un tribunale militare, che in considerazione dei « buoni precedenti > si limita ad imbarcarlo sopra una nave da guerra alla volta di Damasco; di là, va a combattere contro i dru,i, che infestano quelle montagne. ~a non c'è lontananza che valga a distrarlo dai suoi disegni. Anche da Damasco continua a manteneni in relazione coi suoi compagni di scuola e di fede, annidati nello stesso Stato :\fa.ggion~,che tanto fanno, che riescono ad ottenere il suo trasferimento a Salonicco, presso il terzo Corpo d'armata. Incaricato della sorveglianza della ferrovia della ~1acedonia se ne giova per viaggiare -;enza dare sospetto e per tenere i collegamenti fra il Comitato Centrale di Salonicco e le "ezioni ,parse in tutto l'impero. Yla quale è, veramente, il suo pensiero? Disciplinato a~li ordini del partito, Mustafà Kemal non si impegna. ~essun dubbio che egli non condivide le idee generali e le direttive del Comitato rivolu1ionario, che sogna ancora colpi di mano e pronunciamenti militari di tipo balcanico. Quando, nel 1908, scoppia il moto rivoluzionario, egli non figura nemmeno fra i capi. Un simile rii,,crbo dà luogo ad ogni sorta di sospetti e di interprcta.7ioni malevole. Invitato a spiegarsi, dichiara freddamente che la dittatura del Comitato « Unione e Progrec;so > e l'assoluti,mo di Abdul I lamid si equivalgono. S'inizia, quel ~iorno, un dissidio aperto e irreparabile fra lui e i maQ"l{iorentidel Comitato, che riconoi.cono nel triumvirato di Enver, Talaat e Gemal la suprema autorità politica e militare. Must,,fà non è un uomo comodo. La migliore soluzione è ancora quella di al• lontanarlo. Gli affidano una mi'i_o,ione in Tripolitania. La guerra italo•turca lo trova. a Derna dove comanda, col gr.tdo di magg-iore, un contingente di truppe male addestrate e p<'ggio equipaggiate. Ma quando !lii acC'ende la guc-rra balcanica, nes~uno pub negargli un comando degno di lui. Capo di Stato Maggior(" d'un Corpo d'annata, rc- ,;pinge i bul~ari che erano quasi giunti all<"pone della capitale e, poco dopo que•a'azion<'. è il primo a rientrMe, alla testa di una brig,na di cavalleria, ad Adr·ianopoli, eonc;iderata pnduta. I.A>promuovono tenente colonnello. a\'anti ! >. Gli inglesi sono respinti dalle cime raggiunte e a mala pena riescono a ritirarsi dietro gli scogli di Ariburnu. Pochi mesi dopo. gli inglesi tentarono ancora una volta di impadronirsi di Gallipoli e di farsi strada verso Costantinopoli. Mandarono in linea la famosa armata di lord Kitchencr. Nessuno, nel campo dcll'lntc- ·sa, dubitava del successo. All'armata di Kitchener riuscì lo sbarco e ancora una volta la fase decisiva della battaglia doveva svolgersi nelle vicinanze di Ariburnu. I posti turchi più avanzati sono costretti a cedere e le cime che da Aribumu salgono verso i due villaggi di Anafarta grande e Anafarta piccola si offrono alle mire degli inglesi e dei turchi. Chi le conquisterà sarà il padrone di Gallipoli. La lotta durò parecchi giorni, fra offensive e controffensive, finché gli inglesi, vista l'inutilità degli sforzi1 si rassegnarono a cedere. Restava una sola posizione nelle loro mani. Poteva rappresentare un pericolo. Kemal decise di finirla e diede l'ordine dell'attacco. Senonché il fuoco del nemico bersagliava talmente le trincee di recente scavate, che i soldati ricusavano di lasciare i ripari. Kernal intuisce che solo il suo esempio può salvare la situazione f! corre alle trincee, ne esce e dopo un breve tratto alza un braccio. A questo segno i plotoni balzano furiosamente dai ripari, si slanciano all'assalto e cacciano il nemico da tutte le posizioni. Quando 1 finita la battaglia, Kcmal venne a rapporto dal comandante in capo, gli mostrò il proprio orologio in frantumi, che1 probabilmente, l'aveva salvato da un colpo mortale. Liman von Sanders gli offrì il suo. Pareva veramente invulnerabile. Gli ingl~i non dimenticarono mai la prodigiosa battaglia di Anafarta e vollero farne solenne testimonianza. « Poche volte nella storia >, si legge in una loro n:lazione ufficiale, « l'iniziativa di Crollato l'impero, travolti i responsabili della disfatta, Kemal vide la salvev,a in uno Stato nazionale turco, che salvasse quanto era ancora possibile salvare, rinunziando ai sogni megalomani del panturchismo e dello stesso califfato. Disegno apparentemente modesto, e che, in ogni caso, urtava contro l'antica mentalità rappresentata dal sultano, dalla Corte, dal clero, da una parte dell'esercito, dal mondo politico in auge. Questo mondo avvertì in Kcmal un nemico cui la gloria militare conferiva un prestigio indiscusso. Col pretesto di promuoverlo e di elevarlo nella dignità se non proprio nel grado, lo inviarono in Anatolia sotto la veste di ispettore generale dell'esercito e con l'incarico di sedare turchi, curdi e armeni, che si levavano gli uni contro gli altri. Non si era nemmeno insediato, a Sam.sun, nel palazzo del governo, che Kemal ebbe notizia dell'occupazione greca di Smirne. Era l'estrema ignominia. Dall'Anatolia partirà l'inizio della riscossa. •Egli non dispone che di due Corpi di annata, ma da Samsun si mette in rapporto con gli altri comandanti, si fa tenere al corrente degli avvenimenti 1 si mette a capo di tutte le forze nazionali, che non si rassegnano all'ultima decadenza, al disonore. Avvertito del pericolo, il governo di Costantinopoli lo richiama, ma la sua risposta è perentoria. < Resterò in Anatolia finché la nazione. non avrà ricuperato la sua piena indipendenza•· Pochi giorni dopo lanciava a tutto il paese un appello che era una sfida al vecchio mondo imperante. « La Patria è in pericolo. 11 governo centrale non è più all'altcz.za dei propri doveri e soltanto la energia e la volontà della Nazione potranno salvare la Turchia. Abbiamo deciso di tenere a Siva.s un Congresso generale>. Ai primi di dicembre del 1 g I g il Congresso redigeva a Sivas il « Patto nazionale:., fondamento del futuro Stato. Egli diventa il simbolo dell'indipendenza del paese, l'incarnaspazio da difendere e questo spazio è il paese intero •· La vittoria sui greci gli meritava il titolo di « Gazi •1 il «vittorioso•• e gli consentiva tutte le audacie. Era venuta l'ora delle grandi decisioni. La Grande Assemblea decretava la decadenza del sultano Mehemed VI. che fuggiva sopra una nave inglese e rimandava a miglior tempo oeni decisione in ordine al califfato. Volente, nolente, la diplomazia doveva ritomare ad occuparsi della Turchia e lacerare, a Losanna, col trattato del 24 aprile 1923, il trattato di Sèvres. Ismct Pascià, divenuto più tardi lsmet Inennu, salvò con la diplomazia quanto Kemal aveva conquistato con le armi. Se la Turchia perdeva la Siria, il Lib:mo e la Palestina, conservava tutta l'Anatolia e vedeva cadere i disegni di uno Stato curdo e d'un' Annenia indipendente. Il nuovo Stato nazionale assumeva la forma della repubblica con Kemal presidente, Costantinopoli perdeva la dignità di capitale, il governo centrale si trasferiva ad Ankara, l'antica metropoli dei galati, centro storico e ideale del nazionalismo turco. Incominciò l'èra delle grandi riforr.:ie: abolizione del califfato, separazione della Chiesa dallo Stato; liberazione della donna dall'uso del velo e dalla prigionia dell'harem; abolizione del fez e dell'antico calendario turco; introduzione del codice civile svizzzcro, del codice penale italiano e del codice di commercio germanico; abolizione dei vecchi numeri turchi e della grafia araba i la traduzione delle Sacre Scritture nella lingua viva ; la repressione del vergognoso commercio dell'oppio·; l'imposizione dei nomi di famiglia in un paese che non ne aveva mai avuti; il conferimento alle donne dello stesso diritto di voto degli uomini. Nella politica estera, si regolò con estrema prudenza e con supremo accorgimento. Potenza asiatica e potenza europea al tempo stesso, la politica della Turchia ha necessariamente due facce : la politica orientale ha per fondamento il patto di Saadabad, che, dal luglio del 19371 la unisce alla Persia, all'Iraq e ali' Afganistan; quella occidentale l'Intesa balcanica, che la rende solidale con la lu~oslavia, la Grecia, la Rumenia; fra i due sistemi, l'intesa con la Russia1 che non le ha mai impedito di considerare il bolscevismo come un nemico da combattere col ferro e col fuoco, per quanto si riferisce all'ordine interno. Ultimo successo, e non dei meno importante di Kemal (divenuto Ataturk, padre di tutti i turchi, con le nuove denominazioni) il riarmo dc-gli Stretti e il loro controllo di fatto. Per merito suo, la Turchia ha ripreso il posto di grande Potenza, insofferente come non fu mai di tutele e di protezioni. Ha tenuto testa all'Inghilterra per Mossul, alla Francia per Alcssan• drena, alla Russia per gli accordi orientali. Le ragioni di questo grandioso successo di Kemal sono molte. Alcune appartengono al tempo, e altre alla sua personalità. II tempo esigeva un equilibrio nella regione che sta a cavallo "ra l1Europa e l'Asia e Kemal ha i.aputo obbedire a questa necessità storica e geografica. Ma perché Kemal potè asL'AVUTRIOE SABIHA OOEKTSOHEN, PIGLIA ADOTTIVA DI KEKAL, NELL'ATTO DI BAOIAROLI LA MANO f iiolvere così degnamente un simile compito? Perché ebbe la nozione esatta del limite, perché, contrariamente alla mentalità dri « giO\·ani turchi :t 1 di Enver sopra ogni altro, capì che erano finiti, e per sempre, i tempi dell'imperiali~mo, che il panislamismo e il panturchismo erano ormai 'iOgni. Il famo~o triumvirato contro il..quale, tacitamen• te o palesemente, non cc~sòmai di lottare, vagheggiava di rigenerare l'im• pero ottomano in tutta la sua ec;ten~ione trasformandolo, da a~~regato di popoli diversi sotto l'autorità comune del sultano, in uno Stato unitario e centralir.zato, in cui tutti do\'cvano sentirsi unicamente « cittadini ottomani >. Era l'ideale dello Stato nazionale ò'O{ idente tra~rtato su un tc-rrcno totalmente diverso. !<.emal avvertì subilO l'artificio'-ità e il carattere chimt'rico dì una simile costruzione. Egli voleva, non meno drll' « Unione e Progresso•, Allo scoppio della guerra mondiale, il suo dissenso con il governo è totale. Giudica un errore gravissimo lo schieramento della Turchia dalla parte degli imperi centrali e non lo nasconde. Ciò non ostante gli viene affidato il comando della 19" Divisione, che drve difendere la. penisola di Gallipoli sotto l'alta direzione di Liman von Sanders. Lo scenario era veramente classico, l'Ellcsponto, uno di quei luoghi che la fatalità sembra avere dec;tinato in eterno ad essere il teatro degli urti sanguinosi fra i popoli. Sulla costa asiatica e sull'estremo lembo meridionale della penisola i turchi er:rno rimciti ad opporre una barriera a~li assalitori, ma Ariburnu, il Capo delle Api, il teno punto di approdo minacciava di cedere. Nel momento deci,.ivo della crisi sopraggiunge Kemal. e Che succede? >. « Sono qui, stanno per arrivare:.. «Chi? :.. « Gli in~le~i! :.. Kcfnal si rivolge all'ufficiale-di Stato ~1'ag~1orc: « Abbiamo suffirienti munizioni? ». « Sì •· « E allora, un solo comandante di Divisione può avere esercitato, in tre separate occasioni, una co~ì profonda influenza, non solo sul corso di una battaglia, ma sullo svolgersi di un'intera campagna e perfino sul destino di una nazione>. Com,rndante del XVI Corpo d'annata1 viene mandato, nel 1916, a fronteggi,1rc i ru.ssi sul confine orientale della Turchia. Non era un compito facile dato il morale, oltremodo depresso, delle truppe. In poche settimane le rincuora, le disciplina, ripristina la fiducia. In Un primo tempo riesce a fermare l'avanzata russa e, succe\siva• mente1 a strappare al nemico due importanti città: Bitlis cd Erzcrum. Ultimo e non gradito compito di Kemal nella guerra mondiale fu quello di assumere, nell'agosto del 1918, il comando dell..t VJ I Armata, logora e decimata, e di tentare, con essa, un'azione contro la marcia degli inglc'ii verso la Palestina. Compito disperato, compito assurdo, che non poteva evit;1re il di~astro finale. zione ste~sa dell'idea liberatrice. Il mo- lo Stato nazionale turco e la modernizvimento assume proporzioni travolgenti. Nell'aprile del 19:w si inaugura ad Angora la prima As.semblea nazionale. A questo punto Costantinopoli pensa di ricorrere alla forza . .B la guerra civile. Gli alleati ne approfittano per imporre alla Turchia il trattato di Sè• Hes che le ia~cia appena Costantinopoli e un lembo di Asia Minore. Nel frattempo, Venizclos, nella sua illimitata vanità, immagina di poter fare della Grecia la « spada dcll'lntes.'\ :t nell'Oriente prO'i~imo e domanda di mandare un e~ercito greco contro Kemal. Non l'avesse mai fatto! In due brcvis- ~ime, ma sanguinosissime campagne, nel settembre del 1921 e ncll'e~tate del 19•n, i greci venivano battuti su tutta la linea, inseguiti, dispersi. Alla vigilia della battaglia di Sakaria il generale :)veva voluto ispezionare le truppe e per acuire il loro semo del dovere e della responsabilità 1 aveva tro\'.:,to queste grandi parole: « Una linea. di difesa non c'è. C'è soltanto uno zazione della. Turchia, ma comprese che per questo occorreva mettere d., parte panislamismo 1 panturchismo e califfato. Fu, quindi, un patriotta asso• lutamcnte antitradi1ionali-;tico cd un nazionalista antimpcriafo,ta che, proprio in nome del suo na2ionalismo1 non volle più saper nulla della maggior pane dei paesi fino ad ieri domin;.1tidalla sua nazione. Kcmal comprese che se si voleva fare della Turchia uno Stato nazionale moderno, bisognava rinunziare al conglomerato di popoli su cui i turchi avevano dominato e, innanzi tutto, al mondo arabo. Questo mirabile equilibrio nell'azione politica e militare non andava di"giunto, pare, da violenze di ogni gc-ncre nella vita privata. La vita dei suoi "imili, fossero estranei, :..,nici, collaboratori, non aveva né importan1.a né valore. Impo~sibile distinguere la verità dalla leggenda. L'Oriente è ~mprc l'Orirnte. GIULIO VENTURI
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