Omnibus - anno II - n.47 - 19 novembre 1938

so James, lodando quel distinto cittadino . della Florida, e il senatore Pcpper s1è mostrato leale verso l'Amministrazione ... cd è nostra sincera speranza ch'egli torni a sedersi nel Senato>. Ma l'incosciente candore di Jamcs raggiunse il colmo quando durante un suo discorso a MiddletoV:n, osservò (se 1a radio non mi ha ingannato) che e egli {riferendosi al governo) sta facendo tutto quel che può > ! Se questo sia motivo sufficiente della. virulenza, quasi unica nella nostra storia. dei cittadini americani contro Roosevelt, non sono in grado di determinare. In tutto il paese anime miti si chiedono : e Perché la gente odia Roosevelt?>. Non si chiedono se l'odio è giustificato, che è questione di opinioni, ma perché esiste. Le risposte necessarie andrebbero oltre i limiti di questo articolo. Molte spiegazioni, d'altra parte, sono necessariamente complicate. Si sente ripetere, per esempio, che il presidente è un e traditore del1a sua clasl-c._, Ma lo fu anche San Frarn.:csco, e, in un certo senso, lo è chiunque ~cende dal marciapiede per far l'elcmmina ai bisognosi. La differenza, per molti, sta in questo, che la filantropia di Roosevelt non lo ha spogliato di un centesimo; al contrario, gli è servita a conquistare ricchezza e potere. La verità è che un gran numrro dei suoi concittadini non crede alla sua sincerità. Trovano difficile aver fede in un capo che, impugnando o~ni specie di profitti, rimane, a tutt'oggi, l'unico presidente che abbia venduto i suoi scritti a un sindacato giornalistico, mentre era ancora alla Casa Bianca. Non sono ancora abituati agli idealisti che carezzano con una mano i dis~raiiati, mentre con l'altra costruiscono una spietata macchina per litica. Dubitano delle parole altisonanti, che di solito non esprimono che mezze verità, che nascondono spesso, o trad~cono, fotti essenziali per finire poi in futilità e minacce. A queste ra~ioni di oc!io si aggiunge, inoltre, la paura della rovina. Chiunque, in America, possegga qualcosa, ha paura di essere derubato, cd è quasi certo che sarà rovinato. Si domanda solo se il furto ai suoi danni sarà compiuto con tasse, inflazioni, confische o con tutt'e tre, e se la rovina verrà per via di altri decreti del governo, per l'accresciuto potere del lavoro, per agitazioni non sedate; se ci sarà la rivoluzione, 'il collettivismo1 il socialismo, il comunismo o semplicemente il e rooscvcltismo >. I migliori tra i nullatenenti cominciano a vedere che la loro situazione è cronica e il loro numero in continuo aumento. Entrambi i gruppi sono convinti che, evitato ogni altro pericolo, sopravviveranno solo per esser bombardati e asfissiati da nemici esterni più aggressivi e fortunati degli interni. li risultato si va trasformri.ndo rapidamente nella demoralizza.:ione completa e nella completa paralisi. Ogni sforzo va cessando, e l'investimento del capitale è quasi cessato. I rischi sono troppi e c'è poca speranza di ottenere una parte qualsiasi di guadagno da un governo che ha sequestrato gran parte dei profitti industriali. Qualunque profitto rimanga all'individuo, esso è sottoposto alla tassa sul reddito, alla tassa di succe~ione, e a cento altre imposte. Convinti sempre più che tutto ciò esce dalle tasche di tutti, non c'è da stupire che anche i pili piccoli bu1i11essmen e salariati siano vicini ali:\ disperazione. L'appropriazione e il disborso di milioni ha qualche cosa di olimpico, ma è doloroso a contemplarsi, dal lato del lavoro e del risparmio. t., anche naturale, ciò posto, che l'alcoolismo sia in continuo aumento, e che l'economia sia diventata prodigalità. A che scopo conservare quel denaro che ci ,;:-irà tolto? r,,,{angiatc, bevete e stri.te-allegri : dom.1ni saremo morti. o folliti. Per fortuna, o per sfortuna, tutto questo non significa che i due terzi di una nazione (o forse anche lit sua IL PRESIDENTE ROOSEVELT 11 UJIT0 11 0011 LO 8PUXJ.NTE DAL VIOEPBE8IDENTE NJ.li'OE OARNEB. metà) siano disJX>stia optare contro il New Deal. La proporzione attuale è piuttosto : un terzo di venduti, un terzo di rimbecilliti, e l'altro terzo di furiosi indifferenti. Come ho detto, un numero straordinariamente grande' di americani è infantilmente digiuno dei primi principi della economia politica. Crede ancora che un governo possa stampare tutto il denri.ro di cui il pubblico ha bisogno : che possa ottenere l'opulenza, senza limiti e qua!,i senza sforzo, dando ri.ddossoai ricchi; e con la tenacia dei bambini che ripetono parole senza capirle, seguita a dire che « Roosevelt è l'amico del povero>. Non c'è modo di educare questa gente, aliena da ogni lettura e incapace di pensare; eppure nelle sue mani è un potere spaventoso. Crescendo Ja paura e Podio, potranno distruggere la società e i loro stessi numi tutelari. In questo sta un grave pericolo, ma anche una promessa. Non vi fate illusioni : questo paese si avvicina a una esplosione. C'è da sperare che, la situazione peggiorando sempre pili, perfino i meno abbienti finiscano per capire che la commedia non può assolutamente continuare. Ciò dipende interamente dalla qualità dei capi dell'opposizione. Se e quando l'America intelligente tradurrà in azione paura e odio, se e quando smetterà di mormorare, e giungerà a un accordo sulla base di pochi, semplici e sani principi; se sma,chererà il trucco rooscveltiano di appellarsi alle emozioni piuttosto che alla ragione, sfruttando le disgrazie a proprio vantaggio i allora, e soltanto allora, avremo una vera possibilità di ,alvezza. Un'America risvegliata, cht· telegrafa ai suoi legislatori, si .:.~socia alla Rivolta delle Donne, e produce piccoli commercianti che non hanno paura di parlar chiaro a Washington, è for,;c quasi preparata per un'altra rivoluzione, un'altra Boston Tea Party. Speriamo che lo si,\. Se la salvezza non arriva presto, non varrà pila la pena di salvare nil'lltt·. CHANNING POLLOCK IL NUOVO ZAR E I SUOI SUDDITI Al termine del suo primo anno di studi all'univenit.à di Londra, il giovane gr2.nduca Vladimiro, pretendente al trono di tutte le Russie, ha annunciato, la scona settimana, di aver deciso di assumere tutti gli obblighi e i doveri trasmcssigli dall:1. morte di suo padre, il granduca Cirillo t stato solo per far con'tenti i suoi amici e. consiglieri che il giovane granduca, studioso e amante della tranquillità, si è deciso a fare la sua dichiarazione. Se avcue seguito le sue preferenze, sarebbe rimasto pago dello studio di Karl Marx. Sebbene il granduca Cirillo avene dcsi. gnato il suo unico fìglio come 1uo erede fin da quando si dichiarò zar di Russi2. a Parigi nd 1924, una parte dell'emigrazione russa rifiutò di riconoscere i diritti di Vladimiro, e gli oppose quelli del gnnduc.a Dimitri. Nato in Finlanda nel 1917, il granduc.a Vladimiro non ha mai visto la Russia. Quando avrà finito i suoi corsi di studio in Inghilterra, andrà a studiare ingegneria in Germania o in Svizzera. Per ora, contrariamente a quanto fece a suo tempo il suo orgoglioso genitore, il nuovo capo della Casa dei Romanoff ha deciso pessimisticamente di non assumere il ti10!0 di zar. Tuttavia ha accolto ugualmente, nella sua villa di Saint-Brieuc in Bretagna, l'atto di fedeltà e di leale vassallaggio di parecchi conducenti di autopubbliche e portieri, costituenti il nerbo dell'emigru.ione monarchica russa. I WlNDSOR A PARIGI Dopo lunghe ricerche, i duchi di Windsor sono riusciti a trovare, alcune settimane fa, un alloggio che soddisfacesse i loro gusti nella c:ua a quattro piani sita al n. 24 del Boulevard Suchct, prcs~ il Bois dc Boulognc. I duchi vi si trasferiranno subito dopo Natale e vi st:ibiliranno la loro rtsidcnz.a. Nel frattempo si procederà a una completa rinnovazione dello stabile e si faranno lavori di rimodernamento sotto la dirnione personale della duchessa, che paua per una esperta in materia, li blu, che, come tutti sanno, è il colore favorito della duchessa, predominerà nella nuova decorazione. Ci sono tre grandi saloni, una gr.indc sala di ricevimento, due appartamenti completi con bagno, camera da letto, camera per fumare e altre stanze. Le camere p1 cr gli ospiti sono al teno piano. 11 bosco, che è da un lato della casa, di al duca la possibilità di fare ogni mattina le sue esercitazioni a cavallo. Non lontano è il famoso campo di corse di Auteuil. La duchessa ha al suo servizio un· piccolo esercito di cameriere: sedici. Un agente di Scotland Yard (la polizia inglese) è al serviz:o del duca come cameriere. Finché la cas.a non sarà pronta, i duchi continueranno ad alloggiare nell'appartamento dell'albergo Meurice. Dall'epoca dell'abdicazione, per la prima volta, pochi giorni fa, i duchi ripresero contatto con la famiglia rtale. Il due.i e la duchessa di Cloucester, durante il loro viaggio nel Kenya, fecero sapere al re che avrebbero desiderato interrompere il loro viaggio di ritorno per fare una visita ai Windsor a Parigi. Il re diede il suo as!cnso e, infatti, i Clouccstcr si (ennarono a Pa. rigi e scesero proprio all'albergo Mcurice. Benché il mondo e specialmente la Francia abbiano parecchie cose gravi a cui pensare, pure i giornali non hanno omesso di segnalare quante volte le due coppie principe• sche abbiano (atto colazione e pranzo in11cmc, Essi hanno anche predetto che l'incontro di Parigi sarà il preludio del ritorno in Inghilterra del duca e della duchessa dall'esilio. Del che non ci sarà cuore ben nato che non si rallegrerà altamente. VEccmA OINA Pare sia molto difficile persuadere un cinese. Una volta, raccontano The North-China Daily News, sir Robert Hart tentava di persuadere alcuni funz.ionari dell'utilità del telefono. Quando ebbe finito di parlare, uno dei funzionari rispose: , Si ricorda che un re della dinauia Chou, desiderando dare un ordine a un generale, che era lontano molte miglia, diue quel che aveva da dire in una scatola, la richiuse e la spedi al genenle. E questi, come la apri, ricevette il comando reale, cosi, come se in quell'iscantc il re gli parlasse>. Questo fatto decis-c dei telefoni. A. C. J .1 081 E 008TOKI D'AMERIO.A - IL SIGNOR 0, A, LAPWOB.TH, DI BROOITON, SI PROVA LA BARA ffi UO' sorprendere che ancora ci attul,S' dlamo nell'analisi dei fatti che con. dussero alla crisi di settembre. Ma a noi ,errlbr.i che più ci allontaniamo da quelle terribili giornate, e meglio si riYeli l'importanza di quel che accadde. La guerra mondiale è finit.a da venti anni, e non si è smesso di scriverne, e ancora ,e ne scriYerà per lunghi anni. Ora, nelle tre ultime settimane di s.cttembre avvenne qualche cosa che per la gravità. e la vastit.à delle ,uc conseguenze, nella storia di questo secolo, non ha ris,contro che nella guerra mondifl.le. Qualcuno ha t.eritto che quella terribili crisi attraversò il nostro cielo come un.i immane meteora ; tutti ne fummo ab• bagliati; e quando riprendemmo coscien:ta e ci guardammo intorno, ci accorgemmo che il mondo era tutto cambi.ato. 0.!:0HI :E P0LA00HI ~ RA i tanti errori che la diplomazia lJ degli alleati accumulò nel dopoguerra fu anche quello di aver permesso alla CccosloYacchia di aggredire la Polonia e dì depredarla e di non aver fatto poi niente per eliminare la causa del diHidio fra le due nazioni slave. Una intesa cèco-polacca sarebbe stata l'unica b.irriera possibile alla e1pansione del germanesimo verso sud. Bcnes silurò questa possibilità. Non fu il primo, né l'ultimo dei suoi errori. Contrariamente a quello che comune. mente si crede, e nonostante la parentela di sangue e di lingua, i rapporti fra cèchi e polacchi, nel corso di almeno un millennio, non hanno mai avuto niente di idilliaco. li cronist.a polacco Cali (in latino Callus), un monaco della fine del secolo Xl, dc6nl i cèchi i peggiori nemici dei polacchi: e Bohemi Junt P0Jot1orum infestiJSimi inimi,i >. E lo storico cèco Coli scrisse che neppure Sani' Adalberto, il santo comune ai cèchi e ai polacchi, morto nel 997, potè compiere il miracolo di susci1are un amore (ratcrno nel cuore delle due nazioni consanguinee. E se non fece il miracolo San• t' Adalberto, ancora meno poteva farlo la Confercnt.a della pace. Alla Conferenz..i della pace i cèchi attraversarono la via ai polacchi in tutte le direz..ioni. Essi volevano che la Polonia sorgesse piccola e non sorpassasse in potenza la Cecoslovacchia; volevano ottenere una frontit-ra comune con la Russia; Yolcvano staccare la Galizia orien1ale dalla Polonia; riYcndicavano il territorio di Cien:yn (Tcschcn); e, infine, aiutavano gll ucraini con. tro i polacchi. E la politica. antipolacca di Muaryk e di Benes si rivelò in tutta la sua brutalità nei due episodi del 1920. Al momento del crollo dell'Austria, il Consiglio nazionale polacco e il Comitato locale cèco per la Slesia si misero d'accordo senza grande difficoltà e il 5 novembre $tabilirono una frontiera provvisoria fra i due paesi. Inunto, il governo polacco si trovava in una posizione critica: in guerra con gli ucraini nella Galizia orientale, con i bolscevichi .a est e con i tcdcschi nella Posnania. In Polonia e si t-ra le mille miglia lontani dal pensare alla possibilità di una invasione cèca >. Improvvi.,amentc, il 23 gennaio 1920, una delegazione di ufficiali cèchi si presentò al generale po• lacco Latinik, che comandava il distretto di Teschcn, e gli intimò di ritirarsi :.J di Il della Biala entl'o il termine di due ore ( '). li generale polacco non obbedl al1'11ltim11l11m, e due ore dopo le truppe cècht· varcarono la frontiera. Seguì una bren· gm•na dal 23 al 30 gennaio, che fu dett., .1p• punto e la guerra dei sette giorni >, I cèehi, che avevano forze tre volte superiori, riuscirono a respingere i polacchi e ~i im• padronirono dell'ambito territorio. Poehi giorni dopo, Mu3ryk, in un'intervist,1 con. cessa al Temps tentò giustificare qur-1 cht· era accaduto. e Non ci rimanc"a .ilho ~. disse il "nobile vegliardo", e che occup.ne con la f, .. ni. il bacino carbonifero. Poidu'· era impc,-11bilc mcncrsi d'accordo per \ ia amichevole sul !U0 sfrutt:rn1ento, bisogna\ ,1 pure che decidesse la fon.a > (il fallait bzrn que la fo,u dlàdàl). Quale parola! Cosi i cèchi ~wevano creato il fano cnmpiuto. 11 Consiglio Supremo aveva dçciso che nella Slesia di Cicsxyn (Tcschen) dovcuc aver luogo un plebiscito. Senonché le sorti della guerra contro i bols,cevìchi voi• gevano disastrosamente per la Polonia. L'esercito polacco si ritirava, incalzalo da ogni parte dalla cavalleria di Budjenni. Allora il govcmo di Varsavia chiese aiuto all'Ungheria e Budapest si dichiarò pronta a mandare da 20 a 30 mila uomini di ca• valleria. Ma dovevano panare attra\·erso la Slovacchia. Il governo di Praga, interpellato, non rispondeva. Varsav;a capi e rinunziò al plebiscito, rimettendosi agli alleati per la solu1,ìonc della que5fone di Tcschen. E il 28 luglio la Conferenza degli ambasciatori decise, accogliendo quasi interamente le richieste cèchc: e decisione >, si leggeva ne-I numero de\1'8 ottobre di Re!a0 {io,1i inte,no{ionali, < che durante venti :rnni ha scaturito una costante contro\'ersia >. (Ci sia permesso ricordare che 11 verbo scaturire è intransitivo). La decisione:, ripetiamo, fu prr-sa il 28 luglio. Due settimane dopo (il 10 agosto) il governo cèco rispose alle sollecitazioni di Varsa\·ia rifiu. tando di lasciar passare il soccorso ungherc!e. (Cfr. Novak: Der kiinJtliche Staat. pp. 103-104; W. Studnicki: Polen im politi,c:hen System Eu,opas, p. 167). F. fece anchc di più. La Polonia era ormai in una situazione disperata. La sua salvezza dipendeva dai rifornimenti d'armi dall'estero, Questi rifornimenti non potevano transitare né per la Germania né per Danzica, e la via della Romania correva trop• po vicina al fronte. Unica via sicura quella della Cecoslovacchja, Fino a che la decisione non fu emessa, i cèchi promisero di aiutare i polacchi contro i bolscevichi. Subito dopo che fu emessa, cui non solo IO· spesero tutte le loro vendite d'armi e di munizioni alla Polonia, ma impedirono il transito dei materialì di guerra dalla Francia, dall'Italia o dall'Ungheria. Gli alleati non poterono mandare alla Polonia che una missione, con a capo il generale Wcygand e lord d'Abcrnon. Un guasto alla locomo1iva costrinse la missione a formarsi alcune ore a Praga. I membri di essa ne profittarono per informarsi dagli uomini di governo cèchi circa la situazione della Polonia. Masa.ryk parlò chiaro: ncs• sun dubbio sulla vittoria sovietica; prestando aiuto ai polacchi, nella situazione dispe. rata in cui si trovavano, non si sarebbe reso loro alcun servigio e, anzi, si sarebbe fatto rnolto male (m ,uh horm). La missione prosegui il suo viaggio. E un mese più tardi, dopo la vittoria dei polacchi sotto le mura d1 Varsavia, ripassò per Praga. e E allora>, nota con ironia lord d' Abernon, e potei appre:u.are al suo giusto valore l'intelligenu e la larghezza di vedute del signor Bcnes >, il quale lo assicurò che, dopo la costituzione della Piccola Intesa, alla quale non avrebbe tardato ad associarsi la Polonia, i Sovieti non sarebbero stati più da temere e gli ungheresi sarebbero rimasti tranquilli. e Quali miracoli opera una vittoria >, commentava lord d'A.bcrnon. e Un mese fa qui l'atmosfera era ostile alla Polonia. Oggi è il contrario. Ma che cosa sarebbe accaduto se la missione franco-inglese avesse seguito i consigli che Praga le prodigava in luglio?>. (TJ,,e ,i1htunth Decisive Battle o/ the Jllo,ld, pp. 20-21, 11~-113). Lord d' Abernon si ingannaYa. I rapporti fra i due goYHni continuarono ad essere pessimi. Benes tentò di farli migliorare, ma senza mai pensare a restituire il mal tolto. Si arrivò a concludere un trattato di commercio; ma non si andò più in là. Secondo il piano originario di Bencs e della Francia, la Polonia avrebbe dovuto far parte della Piccol.i lntcu. Ma Pilsudski rifiutò: in parie per i torti che il suo paese a\'cva subiti, in parte perché temeva che Praga si sarebbe scJ'Vlta della Polonia per i suoi fini politici. (Novak: Der kiinstli&he Staat, p. 108). Non mancò, in Cecoslovacchia, qualche spirito onesto e chiaroveggente per avvertire che si batteva una falsa strada. Un eminente pubblicista cèco, Fcrdinand Kahanek, scrisse nel giornale Poledni Listy del 3 agosto 1934: e Noi abbiamo commesso un errore occupando la Slesia in rottura dell'accordo che avevamo concluso, e impedendo i rifornimenti ali.i Polonia nel 1920. La nostra p01itica del dopoguerra era fondata sulla prcvitionc che la Poloni3. sarebbe divenuu i B.ilcani d'Europa [a t .-e il vero, i Balcani sono in Europa). Bent:s credeYa che la guerra non sarebbe tardata a scoppiare per il " corridoio", e si udivano, da noi, voci che pre\ledevano una quarta ,partizione della Polonia. E, del re• sto, era stato Bc.nes a silurare i primi progetti francesi, i quali tendevano a sostituire all'Austria, che era cessata, una intesa cècopolacca >. Per colmo, al principio del 1937, venne alla luce che il governo cko aveva proposto un nuovo regolamcil,10 dei confini, di cui la Polor:iia avrebbe dovuto fare le speK: la Polo11ia avrebbe ceduto la Galizia orientale alla Russia e la Cecoslovacchia a ...rcbbe ottenuto la frontiera comune con J3 Russia, Fu un diplomatico cèco che fece la incredibile rivelazione: J. Scba, già ministro a Bucarest, nel libro Rusko a Mol4 Dohoda ue wetouJ polatice (Russia e Piccola Intesa nella politica mondiale); e, particolare ancora più sorprendente, il ministro degli Esteri cecoslovacco, dott. Krofta, scriuc e firmò la prefazione. La tempe$ta suscitata dalla riYclaz.ione non s'era ancora placata, quando venne alla luce che i moti dei contadini in Polonia, capeggiati dall'ex-presidente dei ministri Witos, erano incoraggiati da Piaga. Varie spedizioni d'armi da parte dei cèchi agli insorti caddero nelle mani delle autorità polacche. In queste condizioni, era piuttosto futile la pretesa di Bencs di far migliorare i rap• porti fra i due popoli. Era fatale che, presto o tardi, decidesse la fon.a: i( /alloit bien que la /orce dJciddt. Il 2, settembre, proprio mentre la crisi cèco-tedcsca era nella fase più acuta, il go- \Crno polacco inviò a Praga una nou catt·gorica ; Bcncs rispose evuivamcnte, e allora, il 30 settembre, subito dopo Monaco, il go, crno polacco inviò un i.iltimatum. Praga si piegò. e Gesto senza eleganza>, commentò indignala la slampa francese. E fu, forSc, elegante la condotta della Cecoslovacchia nel J920? Dice Philaminte in ~iolièrt: Elle a, d'une insolence d nulte autre pareille, Ap,ts trente leçons, insullé mon oreiIle Par l11Jnp,op,ié1é d'un mol sauuaie ,r ba.s, Qu'en ttrmes dlciJifJ conddfflne Vau1tla.s, L'indi~nazione della stampa francese per la ineleganza del gesto polacco somiglia mol• to a quella delle Pemme, sauanles per h ii1elcganza del linguaggio dei loro familiari Ed è pur Sl'lnpre prO\'a (per non dir altro) d'una bella serenità di spirito che proprin mentre la Francia subiv3. la più terribile s,confitta diplomatica della sua storia, la sun st:unpa avesse preoccupazioni cosi somiglianti a quelle di Philamintc ! RICCIAROETTO A1111I.lo- N, 47 • 19 Nonmbre 1938.un I OMNIBUS SETTIYANAL:DEI ATTUALITA P0LITIOA :E L:ETT:ERARIA ESCE IL SABATO IN 12-16 PAGINE ABBOIIAMEIITI ltallu Impero: anno L. 42, NmHtrl L. 22 Ea"ro I anno L, 701 1u1eatre L. 36 OGNI Jl'OJURO VJI'& LIRA Jlllu.ucrittl, dilegui e fotogr16e,anche " 11.cupubblicati, non 11 reat.itulsccno, Dtru.lou: Roma• Pian, della Piletta, 3 Telefono N, 88,4.70 Am.ml.nl.itru.1011.1: Mi1111•c Piaua Oulo Erba, 6 T1lefonc N. 24,808 __

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