O ■ NIBIJS cuore in gola attesero fcnni. « Pasquale, Pasquale! > a un tratto si udì distintamente, perché chi chiamava doveva esser sbucato da un angolo. Ahimè, non era Domenico. Entrambi se ne resero subito conto. Era una voce maschia e squillante, piena di mattutina allegrezza.. Finalmente comparve. Era un giovane in uniforme, un messaggero del tribunale. Annunciò: « Pasquale, vieni1 è il tuo turno! >. e: Vengo, vengo», fece Pasquale, « ma prima devo trovare il padroncino. t scappato dalla sua stan1..a ! >. Il messaggero sorrise. e Pasquale, è il tuo turno, dcvi venire per for..:a>. Lo disse con cortesia, ma dal tono Pasquale ·comprese che non c'era da fare niente. «Maria>, non gli restava altro da dire, « pensaci tu a cercarlo. Trovalo, per carità, anche se dcvi partire>. « Va e sta tranquillo>, gli disse la donna. 'E il servitore si allontanò al fianco del mes~aggero per le strade deserte. Il tribunale era lo stesso del giorno prima, solo che per la prestissima ora era quasi deserto. Pochi uomini insonnoliti punte(!giavano le bianche scalinate a imbuto. Nell'a1.zurro crepuscolo, però, il mantello ros.,o del giudice ancora più fiammeggiava di propria luce così da incutere reverenza sovrumana. e: Questo è il tuo libro, Pasquale>, di,se il giudice quando il servitore fu salito sulla cima del palco. e: Non ci sarebbe gran che di male se tu non ti fossi tolta la vita». « Sì, un suicidio! > esclamò, rizzandosi in piedi, avidamente, l'accusatore ammantato di nero. « Si è suicidato e avrà ... ». Il giudice fece un cenno severo, quasi di stiz7.a, troncandogli la parola in bocca. L'altro si sedette, facendo finta di niente, e simulava piccoli colpi di tosse. e: Mi lasci dire, signor giudice», supplicò Pasquale con la sua solita voce. « Mi dica, che lei lo saprà, mi dica dove è andato Domenico, il mìo padroncino, quello che era qui ieri sera >. « Tu ti sci tolto la vita>, disse il giudice con accento alto e bclli!'-simo, come se non avesse sentito, e: ma ... >. 11..,01rie1 di ulme, la une oaodldaaa\pau nno H min.ertoaonguo dl Dfo,., 11 « Signor giudice», imistè Pasquale, e: abbia pazienza, faccia di me quello che vuole1 ma aspetti un minuto, mandi a cercare ... >. (CONTINUAZ. DAI NUMERI PRECEDENTI) ,(;;;, IONDOLARONO raminghi ~ per Je vie, mentre il rosso splendore del tramonto si spegneva lentamente. Fino a che si trovarono sulla riva del mare e a sentire quel profumo di libertà e di salse• dine entrambi furono colti da un confuso rimpianto della prima vita. Seduti su di un parapetto, se ne rimasero a guardare. E videro un bastimcnl? bellissimo, molto più grande di quelli fatti dall'uomo, ma quasi uguale di forma. Era bianchissimo con solo una striscia azzurra lungo i fianchi, non portava nome, e gli ultimi raggi del sole lo facevano risplendere contro il fondo scuro del mare, immagine viva della felicità umana. Carica di anime, la nave candida salpava verso il misterioso regno di Dio, al <li là dello sterminato oceano. Dai ponti si udivano liete canzoni intonate in coro, creature felici salutavano per sempre la vita. L'acqua, sui fianchi, cominciò a ribollire. Il bastimento lentamente si n-,ossesenza alcun rumore. Aveva quattro grandiose ciminien·, ma si capiva che erano state messe wlo per bellezza. Dalla riva, proprio sull'estremo molo. un gruppo di gente faceva segni di saluto. e Arrivcderd ! > molti osavano gridare. Altri soltanto: e Addio! > esclamavano, con voce rotta dal pianto. 11 bastimento passò loro dinanzi ; maestoso o:i allontanò sui flutti azzurri, divenne rapidamente più piccolo, dirigendosi verso l'ultimo confine dell'orizzonte. Intanto Pasquale e Domenico vedevano, lungo tutta la riva, seduti sui gradini, i parapetti, o distesi anche. per terra, silenziosi e tristi come loro, centinaia e centinaia di uomini e donne. Essi non avevano salutato i parti::nti, non avevano agitato i fazzoletti né gridato «Addio! ». Sconsolatamente fi1;.savanoil bastimento che se n'andava verso il regno della beatitudine eterna, ogni sera tornavano al porto per vederlo, molti 01mai da molti anni, c;i vedevano ,.jJcnziosi e di minuto in minuto, quanto più si approc;simava la partenza, l'animo loro traboccava di amarezza e di invidia, poi, quando la nave era scomparsa nell'oceano avvolta dalle ombre nottumc 1 se ne ritornavano a lenti passi nella città, rassegnati a un'altra notte di solitudine e-di dolore. Come il bastimento non fu più visibile, Pasquale e Domenico si ri~cosscro, si guardarono a vicenda nella penombra. « Che peccato! > disse Pasquale e prese per mano il bambino, rimrttendosi in cammino. Costeggiarono la riva del mare lungo un largo viale alberato,· capitarono in uno dei tanti giardini della città, c;cntirono musiche uscire da una specie di rotonda di carpini. Si affacciarono fra i ce,.pugli. Sparse su di un prato, alla luce di grandi lampade elettriche e di gra1iosi lampioni colorati, ccntinaja di perc;one cel<.;hravano una festa. Nel mez1.o, gruppi di giovani donne stavano danzand" sul ritmo di chitarre e violini. Ylu,.ica e danza tuttavia risultavano profondamente diverse da quelle.- usate sulla terra; c'era un'estrema lcggcrezza, una soavità e un candore scono• sciuti generalmente agli uomini. E Domenico, fra le donne che danzavano, riconobbe ad un tratto la Maria e capì ch'era stata perdonata, tanto risplendeva di contentezza il suo voi~ to. Con tutta la sua esile voce chiamò « Maria, :Maria! », della qual cosa si pentì subito amaramente 1 riconoscendo,;i indegno. Maria lasciò le compagne, si guardò attorno, vide Domenico, corse da lui festante. « Domani partiamo, allora! Oh, pensa, felici per sempre! >. :V[a si tacque agli sguardi disperati del giovanetto. « Sono contento per te>, trovò la fon.a di dirle Domenico. e: Per mc decideranno domani>. ~faria sapeva, da quanto aveva sentito dire, che solitamente quello era un brutto segno; ma si guardò bene dal dirlo. Anzi, cercò di interpretarlo favorevolmente, per rianimare il bambino. Anche Pasquale intervenne per consolarlo, ma senza successo. Oramai Domenico era sprofondato in una tetra serniincoscienza, nell'attesa del ~upplizio eterno. Po"era MMia, cercava di condividere il suo dolore, di as,umcrsi un po' del suo tremendo peso, ma oramai non poteva più, oramai la sua anima era per sempre costretta a una perenne letizia. Solo si meravigliò come dinanzi a quel bimbo, che pareva contaminato dal sacrilegio, lei non provasse la minima avversione, come sarebbe stato logico e giusto in un'anima entrata nella grazia di Dio. Dan7.a. rono ancora per circa un'ora le donne, altrettanto continuarono i suoni di violini e chitarra. Strano, pareva, ,e pur pens.."\rlonon era profanazione, che in quella gente, destinata ~enza più dubbi al paradiso, restasse ancora un vago rimpianto delle cose um~ne, e fino all'ultimo es~i volc.~scro virtuosamente goderne. E altrettanto strano fu che quasi tutti se ne andarono a dormire subito dopo, qu:1si che potessero aver bisogno di riposare. No, non è che avessero sonno, che fo~sero stanchi, che ~i sentissero poco bene; queste miserie non erano pili di loro. Pure era l'ultima ,volta che po• tcvano dormire su un letto, addormentarsi umanamcnte 1 dimenticare tutto, sognare. Quello sarebbe stato l'ultimo loro sonno, poi basta per l'eternità infinita. 11 letto non era il loro, su cui avevano in vita dormito, amato, patito, od erano morti i non era il letto familiare cd amico, lentamente allenato a ricevere il loro corpo; ma era pure un letto, con matcras.,o, clastico, copcrfc di lana e lenzuoli bianchi 1 un letto come quello degli uomini vivi; poi non ne avrebbero veduti mai più, mili più avrebbero chiuso per stanchezz.i. gli occhi, mai più ~arebbcro entrati nel misterioso e qualche volta soavissimo mondo dei sogni. Ed era perciò dolce di,tcndersi lì wpra e addormentarsi serenamente, sapendo che era l'ultima volta. A tarda notte 11.fariae Domenico ritornarono alla loro casa provvisoria, accompagnati dal vecchio Pasquale. Nessuno per tulta la sera a\'eva più parlato del buon .;.('rvitore. Pure Pasquale si era sacrificato per il padroncino, per lui ora rischiava la dannazione eterna. Ma1 come era suo costume d'umiltà, anche questa volta portava chiuo:a in sé la sua pena, senza disturbare gli altri ; come se non fosse successo niente di strano come se ~i trova~se sempre nella ca;a dell'ingegnere Molo1 rincalzò le coperte del ktto di Domenico, lo aiutò a :,pogl;arsi,_ gli fece.-:fare il segno della croce, gh spense la luce; poi si ritirò nella sua stanzetta, un piccolo andito all'ultimo piano. Si distese nel lettuccio, Pasquale, senza neppure svestirsi, e poco dopo era addormentato profondamente. Solo al risveglio, all'ora sua solita, prima dell'alba, ebbe come il pentimento di aver dormito così bene, minacciato com'era di pena eterna; gli parve una mancanza di riguardo a Dio, quasi una sfida alle sue punizioni e per la prima volta ebbe vera paura. Inginocchiatosi sul pavimento, dopo aver cercato invano sui muri una immaginr sacra a cui rivolgersi, si mi,e a pregare. Aveva appena giunte le mani che la porta si aprì cd entrò con agitazione ~[aria: e t-. inutile che tu preghi », gli di~e, « oram.'1.inon serve più a niente. Dovevi pcno:arci, se mai, prima di morire». Pasquale si volse meravigliato. « Vieni giù, piutto'ìto >, fece la donna, « Domenico è scomparso>. Scesero alla sta01... 1. del bimbo e trovarono infatti il letto vuoto. Sulla sedia erano deposti il vestito1 le calze, la biancheria, sul pavimento bene allineate le c;carpe, così come le aveva messe Pasquale la sera prima. e: Domenico! Domenico! > chiamarono i due nei corridoi e giù per la troroba delle scale, ma non rispondeva nessuno. « Dimmi », chiedeva Pac;quale a Maria, e credi che sia un brutto segno? Scomparire così è un brutto segno?>. « Non so, non so », faceva la giovane donna, e qui in genere dicono che è un brutto segno. ~vfa io non ci credo. Kon può essere condannato. E poi non c'era nessun'ombra sul suo faccino». « Ombra, che ombra? ». e: t proprio co<iì>, disse la donna, « tutti quelli che finiranno all'inferno, hanno tutti una specie di ombra sulla faccia, chi più chi meno; prima credevo fosse una supcr~ti7ione, ma poi mi sono dovuta pcr,uadcre ». e E lui no, dici? >. « No, lui proprio non cc l'aveva >. u~cirono intanto dalla casa e si mi- <;ero a perlustrare le strade e i ~ardini attorno, a quell'ora completamente deserti. «Domenico! Domenico! > ogni tanto chiamava Pasquale. e: Domenico! Domenico! ». La voce risuon;wa con strani echi nelle strade, sembrava che non si estinguc"se mai. )..lcntrc la notte moriva e le case, proprio come !>Ullalontana terra 1 si facevano livide, i due girav:rno con affanno alla ricerca del bimbo. A un certo punto Maria si fermò: e Aspetta », dis~c, « mi pare di udire una voce». Da molto lontano infatti si udiva un fievole richiamo che si avvicinava. Col « Tu ti sci tolto la vita>, ripctè il giudice con tale solennità da ammutolire Pasquale, e: ma che tu sia benedetto per l'eternità 1 anima semplice, amica di Dio >. Smarrito, Pasquale si guardò attorno, perché sentiva che succedeva qualcosa di strano. I pochi spettatori si <:rano al7-1ti in piC'di e lo guardavano fi\sò. Nella penombra antelucana, sopra la testa del servitore si era improvvisamente accesa una sottile corona di luce. Pasquale cadde in ginocchio, le mani giunte, la testa china, e !'-Cntlnell'aria un meraviglioso suono di tromba che attraversava sopra di lui il ciclo ddla città addo1mcntata. Stette così qua<:i qualche istante, vergognoso di tanta grazia, fino a che, rialzati gli sguardi al giudice, osò ripetere ancora : « Signor giudice, per la misericordia di Dio i dov'è andato Domenico? ». e C'è ,tato uno sbaglio», rispose il giudice. e Domenico ha dovuto ritornare>. «Ritornare?>. « Ritornare alla vita di prima ». Capì allora Pasquale che Domenico lo aveva lasciato, e probabilmente giaceva nel suo solito letto, in via di guarigione, con la signora Rop al fianco. Avrebbe fotto in tempo a confcc;.,arsi, pcmò, a cancellare la macchia del sacrilegio, un j!iomo o l'altro sarebbe anche lui giunto nel regno della felicità eterna, a bordo della nave meravigliosa. Nello stes'-O tempo Pasquale pensò che non lo avrebbe più visto, per molti anni 1 per molti secoli fon.e, se il padroncino da grande avesse accumulato su di sé molti peccati 1 lunghi da espiare. E benché riconosccs,.e che questo doveva e~,crc per lui motivo di di ..pi,lccre, non riuc;civa as'>Olut:um·nte a patirne; anche lui oramai ·cm. !-alvo, pc.·r sempre ~traniero al dolore. Il bambino sacrilego intanto si svegliava in un letto non suo, in una camera bianca, un fortissimo dolore lo trapa<:i'3va al ventre se appena tentava di muo\'Crsi. ~on capiva che cosa fosM: successo, solo ricordava vagamente che la sera prima, mentre sn1aniava di terrore sul letto, nella arcana città delle anime, era cntr~ua un:\ "ingolarc pc, c;ona; e che era un uomo, dal volto fiero e nobile, as.wmigliantc moltissimo al giudice del tribunale; che l'uomo gli aveva detto qualco,a, accennando come a uno sbaglio e che allora lt1i, Domenico, non aHva capito più niente. Ora si guarda\'a attorno, un acuto dolore gli trapas,ava il \'entre ~e appena provava a piegare una gamb:-i., ma se sta.va fermo niente. Seduta ai piedi del letto \-ide la s.i~ora Rop, ~cmpr<' con la sua espressione di sentinella in a~~uato, che lo scrutava inten,amentc. « Apre gli occhi >, disse qualcuno da un'altra parte della stanza. Voltando le pupille, perché la te,ta era come inchiodata al guanciale, Domenico 'iCOr'C una rag;.1z:zavestita di azzurro e bianco, con una cuffia candida in tc,ta; doVCh\ essere un'infrrmirr:1. e Apre gli occhi>, confermò la signora Rop. « Ma cc n'ha fatto pa.ssare di paura! > a~~iunsc, come se non volesse lasciarsi sfuggire la minima occasione per fare un rimprovero, di qualsiasi genere fosse. Domenico, c;emiintontito, ebbe per un istante l'idea che quello fosse l'inferno. Ma fu un breve pensiero. Capì invece di essere ancora vivo. lntuì di essere stato operato e che quello era un ospedale. Alla fine, dopo grandi sforzi, riuscì a piegare lentamente la testa da una parte-, fino a raggiunecre con gli sguardi la finestra. Vide fuori il ciclo azzurro, gli alberi verdi, il sole allegro che li faceva scintillare. Con la coscienza della vita, entrava in Domenico un sentimento nuovo < profondo. Ricordando ciò che aveva visto nella città del giudizio1 si meravigliò di non provare speciale sollievo. La dannazione eterna era, almeno per ora, evitata; (or.e, dopo tutto quello della città poteva essere stato soltanto un brutto ~gno; il peggio della malattia era evidentemente passato; adesso egli avrebbe cominciato lentamente a guarire, la morte ritornava ad essere un'eventualità remota e assurda. Pensò a questo, ma ciò nonostante sentiva come un insistente peso1 simile a quando gli avevano dato a scuola lunghi e difficili compiti. « E Pasquale? > il pensiero 'ii fece vivo in lui come una trafittura. e Che si fosse ucciso veramente-?>. Il bimbo aprì a fatica la bocca impastata di febbre e di cloroformio, riuscì a pronunciare : e Signora Rop, dov'è Pasquale?>. « Non pemare a Pasquale, adesso, pensa piuttosto a guarire. Taci. Non dcvi stancarti >, fu la risposta. Ma Domenico sentì l'infermiera che sussurrava alla ·governante, credendo di non c,;~erc da lui udita: « Avete. sentito? Par fino impos~ihile. Si direbbe che abbia ,entito tutto!>. « Si direbbe che abbia sentito tutto!>. Dunque era vero: Pasquale non esiste\'a più, si era tolto la vita per venire in soccorso di lui all'altro mondo. Per niente, per niente. Lui aveva fatto ritorno e Pasquale invece era morto davvero, non si s.arebbc visto mai più, non ~arcb!>Cpiù venuto a svegliarlo al mattino. Relegato nella città dei morti, solo nella moltitudine delle anime, ora attendeva il giudizio di Dio. Po\·ero Pasquale, quanto era stato buono e balordo! Allora, sebbene fO'isc un bambino, Domenico intuì vagamente per la prima volta che cosa ro~se l'csi'itenza degli uomini. Diverso ormai in confronto ai oompa'{ni, diverso in confronto a se stC'-'-0di ieri, già cominciava dunque a conoc;cerc le scadcn1e terribili della vita. Ade.,w era partito Pa.squale, poi sarebbe st,tta la ~ignora Rop (e benché fosse una creatura CO'ìÌ noio1;.asarebbe '-lato un tri'ite giomo), poi sarebbe toccato al padre, ad uno ad uno tutti i buoni compagni lo avrebbero lasciato sempre più solo. Il terrore del sacrilegio era nel ragazzo del tutto scomparso; gli restava invece quell'arido gusto della vita che ricominciava, come prc~ntimento di lunga fatica. S - (ji,.,) DINO BUZZATI EDIZIONRIOMA • PalazzoRospigliosi •ROMA In ocoosionedella MOSTRADEL MINERALE inaugurataa Romati 18 novembre "EDIZIONIROMA" inizia una collezione di PANORAM~IUTARC~ICI conun volumedi oltre300 pagine ampiamenteillustrato tutto dedicatoa L'ITALIAMINERARIA fruttodi diligentisopraluoghciompiutidaCIROPOGGIALiInogni parted'Italia. Sarà un librointeressantecome"IL BELPAESE" di Stoppani e dilettevole come un romanzo d' avventure CHIEDETELION TUTTELE BUONELIBRERIE:COSTAL. 15
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