Omnibus - anno II - n.46 - 12 novembre 1938

~~ \LLE interpretazi~ni delle stel- ~ le dotate d1 maggiore personalità. è possibile quasi sempre ric..1r.1rc gli elementi di una biografia id, aie, e più forte è la personalità dell'.1ttore o dell'attrice più la biografia somiglia a un'autobiografia. I I ,a più autobiografica di tutte, autobiografica quando recita per il cinema e per il teatro, quando canta, quando parla, quando sorprende i pas- ~anti con quelle sue superbe virate di anche, quando scrive romanzi, e bi<r grafie storiche, e satire burlesche del- • !a Bibbia, la più uguale e fedele a ~ stessa e al suo terreno messaggio, è Mac \Vcst. Mae \'\'est è nata in ritardo, non molto, però. Le sarebbe bastato venire al mondo un quarto di srcolo prima perché il suo genio ottcnr,,;e il giu~to riconoscimento dei suoi contemporanei. 11 suo è un genio del colore e del cinismo e la colorita e cinica società che sta a cav.:tllo fra ~li ultimi due secoli sarebbe stata un teatro ideale per il pcr<",Onaggioche ess\ era dc-,tinata a recitare nella vita e nella finzione dell'arte. Quel mondo s'allontana ogni giorno di pili in un pas,ato eh<' sembra favolosamente lont~ino, come i busti a stl'Cche di bakna. i frnnagli nei capelli e gli stiletti nascosti fra i due seni della monumentale e scandalo'!.a Mac \\/est. Se c,'!.a piace tanto ai suoi concittadini è dunque per curiosità più che per pas- '!.ione e il suo sex appeal, per quanto ,i dica. entra solo fino a un certo punto nella gran voga di questa stella. ~fae \\"cst è di moda come '!.Ono di moda i film vittoriani e ottocenteschi in genere; solo che essa rapprc,;enta il rovescio della medaglia vittoriana, <'!t'!.arapprc,enta il lato scandaloso cd equivoco di quella società, il lato malavita. di quella malavita. cordiale e pa,.,ionale, dei cabarcts illuminati a ga,. quando la rivoltella 1;j chiamava brou.ning e non era nera e squadrata come quella dei gangsurs, ma piccpla1 curva, col manico di madreperla. Erano i tempi in cui coloro che dice-vano il fatto loro agli ipocriti, come O~car Wilde, diventavano celebri da un giorno all'altro. ~tac West a- , ~ebbe certamente detto il fotto loro a li ipocriti come lo dice oggi; solo c e oggi quel suo dire pane al pane e vino al vino sconcerta tutt'al più le a"sociazioni del buon costwne del suo pac-,e. L'America ha già da tempo e virtua)m("11te superato ~fae \Vcst, in fatto di morale pubblica e privata, anche '!.Cnon lo dice apertamente. e perciò le audacie di questa donna non 1;canda!iZZJno più nC<ii'-UnoE.sse divertono, però, perché sono spiritose, piene di umore a~g-rcssivo e coloriti!t~ime, e perché la spavalderia piace sempre a'{li americani. "pecialmente se plebea. Che una donna abbiJ. scritto sulla sua baw',era: « U,'Jun l'm good l'm good, u;htn l'm bad l'm better > (Quando "-0no buona sono buona, quando sono cattiva oono meglio), ecco una co,a che piace immensamente a~li americani e spiega l'immcn'-a popolarità e anche l'autorità di ~ac \\ 7cst in quel paC'!.C". .\1ae \\'est è autobiografica specialmente quando scrive; i suoi romanzi, i suoi r.1cconti, i suoi atti burlc~chi alla radio, i suoi drammi, che e(,.!.apro~ duce e interpreta oltre che scrivere, .,,,no altrettante trm1chts de vie e, all'ingro1;..o, dell::i sua vita. che non è proprio quel che una persona di buoni principi chiamerebbe una esistenza c.,cmplare. Ora ~ta scrivendo niente meno che una vita della grande Cat<·rin,1, da portare e interpretare sul teatro. Non s.arà certo la Caterina illuminata degli enciclop!'di,ti, e nemm1·110 quella ~ntimcntalc dei mclodr:tmmi cinemato(trafici più recC'nti, ,;omi~licrà piuttosto alla Caterina epigrammatica di Shaw, con in più una enorme vanità e curiosità di donna • ~rn'-ualc alla .\{ae \\'c\t. e in meno il g<'nio '-atirico di Shaw. Le fonti? f•:,sa h;1 letto il libro di un profr,;;1;oreamericano, certo Allx-wray. sulla w,-ran\ '!,("tttcentrsca e ne ha abbastanza: « Albr,\ray ha ktto tutto ,u Catrrina e non ha capito niente i io ho letto 1;0!0 .\lbcwray c ho capito tutto>. Que.,ta battuta. comr molte del ~uo rcpNtorio. ~ frutto di_ un plagio. Famo1;3 è inf,ltti, <" "PC'>'-<> citata. la battuta di Chc,terton su Carlylc, Dickcm e l::t rivolu;,,ion(• france\C: « Carlyle ha letto tutto sulla rivoJu.,ionc francc.,r e non h,1 capito nulla, Dickcm ha letto ~olo Carlvlc r ha capito tutto»\ .\la l'opera lt•twraria alla quale ..\Iac \\'c,t deve la '!.Ua ma_ggforc- fama di ,crittric<'.,anchc in Europa. è un rom;1n;,,.o: La peccatrice 11uallita ; carriera di un,1 corti~iana bianca nel quartÌ<'rc nrg-ro di I [arl<'rn. durante ~li anni più ~frrnati dr! <l<>pog-ucrrad, dla cocaina r dc-i irrandi campionati di box. f.. un lihm che f::t pcn~arc molto a una canzonrtt.1 di malavita, o anche· a un roman7o di appendiC'C, con. c1ua t· là. ddlc illuminazioni haJ7:1c-hianc ,ulla hahilnnia negra. "U~li appetiti omerici della protagonista, sulla degradazione dei suoi a.manti. « Splendori e mi~erie di una cortigiana>, potrebbe essere infatti il sottotitolo del romanzo se l'attributo di cortigiana non fosse troppo aulico per una frequentatrice di teatri di box e di locali negri di pessima riputazione. Quando il libro comincia, Bebé Gordon è già una ragazza che vede lontano malgrado i suoi pochissimi diciott'anni. Gli uomini le piacciono immensamente, tuttavia essa non perde di vista ~li affari. All'oc.corrc1w.a si prcst;a anche a sedurre i pugilatori alla vigilia degli incontri e ad indebolirli, per incarico del manager avversario, pronta poi a gettarsi sul vincitore1 quando la borsa dell'incontro è allettante. Con uno scherzo del genere si apre il romanzo. Bcbé ha adocchiato Bearcat, un pugilatore d'avvenire, riu,ccndo a soddisfarsene, malgrado la guardia cnnctica del suo mana~u. Il ragazzo perde la testa: la sera del suo incontro decisivo per acquistare il diritto a sfidare il cam. pione della categoria, per poco non è battuto. L'avversa.rio è « un negro magnifico, con il corpo di un nero giallastro, i polpacci 'e cosce assai sviluppati, le braccia lunghe e muscolose e il torso di una sotticultura da manuale di scuola media: « La vecchia, la vecchia storia della lussuria delle civiltà si ripeteva ad Harlem. I piaceri che nell'antichità né Atene né Roma avevano potuto scacciare dalle loro culture fiere e raffinate, questo grido della carne che ha resistit0 attraverso i secoli, trovava la sua concreta espressione e il suo soddisfacimento nella cintura negra che circonda New York. Harlem è la Parigi dell'emisfero occidentale, un musco di sessualità occulta, un'oasi sensuale nel deserto sterile della civiltà bianca, dove gli uomini sottomessi alle convenzioni possono darsi a~li ecces~i contrari ad esse •· Le facoltà di sintesi storica di Mae West non vanno al di là di questi luoghi comuni. Ma anche il negro spettacoloso, messo dentro per un affare poco pulito di lotterie clandestine, è lasciato da Bcbé che passa nelle mani di Wayne Baldwin, figlio del famoso \-V. W. Baldwin, dei magazzini popolari Baldwin, a cinque e dicci cents al pezzo. Il giovanotto, che aveva notato la ragazza in Un cabaret di Harlem, scopre che essa è impiegata nei suoi magazzini dove approfitta della sua qualità di venditrice di oggetti di profumeria per spacciare stupefacenti negli astucci del rosso per le labbra. Il padroncino la salva dalla galera e ne fa la sua amante. « Non erano passati quindici giorni che essa aveva già cambiato casa, accettando da Baldwin un appartamento deliziosamente ammobiliato nella Riverside-drive, una Rolls Royce e Perla, una cameriera negra. Essa entrava così nel rango sociale delle grandi m;antenute recluse, che lanciano sguardi languidi e ben remune- )UE WEST NEL SUO ULTIMO FILM 1100NI GIORNO :t VAOANZJ.'' (Para.m011..nt) glicz:za quasi femminea... Aveva dei movimenti da pantera e aveva conqui5tato l'ammirazione ,;frenata dei negri con una smorfia famosa <:.hc gli apriva la bocca come un'anguria>. Il negro per poco non batte Bearcat; che ,i 1;alva all'ultimo. Intanto il pericolo ha aperto gli oahi al manager, ma Bcbé, più forte di lui, riesce a far- ,i spo-sare dal pui:;-il<'.il quale fra le braccia della donna perde ogni vigore e volontà e si fa battere dal primo venuto. Una d<'cadenza rapida al punto da costringere il boxeur a cambiare l'automobile con un tassì e a mettrr,i a guidare per guadag-narsi da vi- \'C'rc. Bcbé a quc'!.to punto abbandona la vittima; torna alle \·eahic lmpr<"sc, e il ,ucc<",,ore è un negro mac-,to'-0 e ma<"._to.,am<'nt(r"icco, il re di II.irlem. A qu<-sto punto del libro, Mar Wc,t .,i abbandona a un ,a~io storico sociale-. un rnA"giomodesto, come la '>Ua rati sulle acque dcll'Hudson che la luna inargenta». E intanto la tragedia matura. Il re negro e~ce dal carcere, rivuole la sua bella bianca; anche il pugilatore rivuole sua moglie e il signorino Baldwin non intende restituirla a ne'-suno. Finalmente il negro riesce ad ottenere un appuntamento e a trattenerla pre\,;o di sé per ventiquattro ore. Ventiquattro ore di amore e di droghe, degna vi.~ilia di una tragedia da rapprc'!.Cntazione domenicale ad Harlem. Poi il 'J:ignoril)OBalclwin, pauo di gelosia, '>Ì precipiterà nell'appartamento e ammail.f"rà il negro stupendo che a\·eva fatto "°ffrire tutte le negre di Harlem. Sarà una cli queste disgraziate, una e-erta Ida, che dirà piangendo a una "iua vecchia amica: « Lisa, io -.o. no cont<'nta ch'c~li ,_ja morto. Poiché io non potevo più farmi amare da lui, prcfrri,.co ch'egli qfa morto. Ora alme-no ~Q dov'<'gli è, e dov'cgh è ora non ama più una bianca, io lo so». « No di certo>, replica la vecchia negra, « il suo -.pirito parla ora al Signore che gli dice: "~1:oncy Johnson, perché non sci stato gentile con Ida? Perché sci andato a cercare una bianca? Le tue sorelle negre non erano dunque sufficientemente buone per te? Se tu ti fossi accontentato di amare le negre che erano folli di te, non saresti qui ora a tremare davanti a mc. Vattene all'inferno, peccatore, fino al giorno del giudizio finale!" ». P.. l'unico punto del roman1.0 in cui l'autrice sembra intenerirsi. ~(a è solo un momento. ll negro è presto dimenticato e quando il racconto fini,;ce Ilebé Gordon ancheggia spavaldamente, alla }..fae \.\'est, per le vie di Parigi, accanto a \Yayne Baldwin, d<'i 1grandi magazzini Baldwin, già pensando in cuor suo al pro'>simo tradimento. A. D, ( Nll01'.I F.IL~I ) [i)r!~[i)Da1l ll I, PRIMO incontro tra Lucio d' Aml! bra e Carmine Gallone, autori del film Verdi, accadde nel 1911, quando il regista allora giovane giungeva a Roma con una moglie polacca e la tragedia in cmque atti: Britam1ico, da sistemare sulle scene. Nessun impresario s'attentò a incoraggiare Gallone, che, per nulla smarrito, presto doveva avvedersi che i tempi erano più favorevoli ad altro che al teatro. Trascurando i versi imperiali, si trovò ad avere talento di regtsta, e con La danna nuda e La falena dette inizio a quella carriera che doveva condurlo ai fastigi di Casta diva e di Scipion~, e che purtroppo non avrà termine finch~ tutti i grandi personaggi della storia, dell'arte, della musica e della scienza non avranno trovato in lui il biografo e l'illustratore per il popolQ. Di quel tempo lontano, di quel primo incontro, e dei primi successi mondani di Gallone, Lucio d'Ambra ci parla in certe sue memorie pubblicate qualche anno fa. Il giovane regista, così carico di destino, era allora • un bel ragazzo, alto e sottile, che sorrideva molto, parlava poco... Per un primo pil,no studiato, ristudiava una giornata, accaparrava lo stabilimento, incendiava un firmamento di lampade ... Ogni giorno, attorno al suo ardentissimo lavoro, in piedi, sedute, ginocchioni e sdraiate a terra, folle d'ammiratori ... Per di più, v'era musica, ché tra le spese del film il prodigo Gallone metteva anche quello d'un quartetto che, nei momenti più patetici dell'interprefazione, doveva soavemente ispirare l'interprete coi divini accenti di Schubert e di Chopin. L'aveva visto fare, questo, da un regista americano... •· D'allora ad oggi, quanti film ha diretto CamUne Gallone? Quanti quartetti hanno suonato soavemente, mentre nei teatri di posa-folle d'ammiratori e d'artisti si davano convegno, a spese delle case di produzione, per vedère il regista incendiare firmamenti di lampade? Incontratosi, dopo ventisei anni, a lavorare di nuovo insieme in un'opera di cinema, 11 Verdi, D'Ambra e Gallone, memori dell'epoca felice e dispendiosa della Cines, della DoRe-Mi, del barone Fassini, di ~Iecheri e d, Barattolo, hanno voluto certamente rinnovare le antiche folhe. E ci sono riusciti. Sia all'uno che all'altro, l'entusiasmo non manca, e sono uomini, entrambi, che coi Grandi Personaggi della Storia hanno la confidenza, se non proprio dei pari grado, almeno degli intuni. Non chiama forse Lucio d'Ambra Balzac t1 il maestro mio grande•? La figura di Verdi, autore di trenta opere di teatro, doveva destare particolari simpatie in Lucio d'Ambra, autore di trenta romanzi. E anche Carmme Gallone, esperto come pochi in questo genere di • confe1.ion1•, de\'c aver provato gli stessi piacevoli palpiti di quei generali che affrontano una battaglia conoscendo bene il terreno e il modo d'accerchiare il proprio avversario. Ed ecco che i due, trovatisi subito d'accordo, hanno afferrato il personaggio di Verdi e, come si fa d'una bestiola da imbalsamare, l'hanno scuoiato e djsseccato, riempiendolo poi di stoppi. e di stracci, gonfiandolo a dismisura fino a fargli prendere un aspetto goffo, rigido e allucinato, ch'è appunto di certi animali impagliati, sui canterani delle pensioni di provincia. Eppure, nell'intenzione degli autori, quest'opera do\•eva essere un atto d'oma1tgio al musicista. L'ammirazione e la devozione per il •genio• vi appaiono illimitate. Non c'è gesto memorabile che essi dimentichino, non una frase storica che non sia declamata con enfasi. A ogni tratto i sentimenti più nobili sono chiamati in causa, ma con quella improntitudine di certi noiosi figuri di • conoscenti •• che, quando s'incontrano, ci prendono sotto il braccio e parlano a non più finire dei loro amori, del destino, dell'anima e della vita, in tal modo da convincerci ch'è meglio star chiusi in convento, piuttosto che aver da fare con gente simile. L'amorevolezza dei due autori per Verdi vuol essere patema, lacrimosa, sbalordita. Ecco che sin dalle prime immagini il musicista viene chiamato Peppino. E il padre di Peppino è papà Verdi, e l'amante Giuseppina Strepponi è Peppina, e quando Peppina vede per la prima volta Peppino, una compagna esclama: t1 Ohè, tou ... la Giuseppma ha visto il moro ed è già bell'e innamorata•· E quando più tardi i figli di Verdi muoiono uno dopo l'altro, e il musicista, nonostante, deve scrivere un'opera buffa, la moglie Margherita gli cade ai piedi e grida: • Ti supplico, Verdi, lavora... Lavora al piano ... Suona, suona, suona affinché io non oda più il loro pianto che mi strazia•· Tutto il film è pieno di questi gridi strazianti, di suoni di tromba, di applausi deliranti, di scherzi in vernacolo. Sul letto di morte di ~largherita, Verdi già se11te l'ispirazione per il canto di morte della Traviata. Leggendo di notte un verso del libretto del Nabucco vede apparire, in una gran luce, il coro degli esiliati di Babilonia che vengono avanti... Regala a una vecchietta che vende castagne una pelliccetta, e siccome quella risponde: • i\1i 110 so comt tt ciami. J\1a mi, caro, t~ be,m/isso •• Giuseppina Strepponi stringe la mano di Peppino e gli dice • Bravo ti mt Verdi... Sei buono come sei grande e ti adoro ... •· Non è più alla storia d'un musicista che s'assiste, ma a quella d'un baloss sgarbato e insolente, che bisticcia con tutti, e che di tanto in tanto, tra la morte d'un caro, un amore equivoco e la conoscenza di qualche celebre artista, si trova ad a,·er scritto un'opera immortale. Le vicende \'Ogliono commuoverci, C ci commuovono, sl, ma soltanto perché bisognerebbe essere di marmo n non rattristarsi nel \·edere sullo schermo gente piangere e morire. Ma la commozione, come l'esultanza, ci vengono strappate a tradimento, come l'1lemosina che si fa a quei ragazzetti i quali con voce smorta chiedono due soldi perché hanno fome, e, di Il a un momento, entrano in ur. cinema e in più si comprano caramelle e gelati. 111ARIO PANl'\'lJNZIO

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