I ,('J, ~U r{ci nostri primi ricordi infanIY: tili si I ifcrisce ad un mara,zià. t. vero che, col tempo, abbiamo cominciato a dubitare delle vere qualità di quel gentiluomo, e siamo venuti via via riducendolo a condizione più modesta ; ma certo il suo aspetto era splendido, bruno, corpulento, vestito di nanella chiara e incoronato da un turbante· rosso (con brillante nel cc-ntro); le attenzioni dei suoi due segretari lo rivestivano di una importanza magnetica. Era il tempo dell'inflazione: Vienna era diventata una città inverosimile, dove solo i bambini si muovevano con tranquilla di~involtura; io avevo sei o sette anni, e rammento come il dare a un mendicante una banconota di mille corone mi sembrava facile, e solo dolcemente favoloso. Le stazioni erano sempre a.ffollatc, i treni tumultuosi, tutti partivano, arrivavano, compravano valige, trafficavano in varie merci proibite, il mondo era pie• no di bauli; e fu proprio in treno che incontr,unmo il nostro indiano. Grande e potente, si affacciò al nostro scompartimento eccessivamente afToll,1to, mi sorrise, mi ofTrì dei dolci parlando un francese che non capivo per niente. Allora tutto prese un'aria inverosimile, avventurosa. 11 ragià offrì a mia. madre di prendermi con ~ nel suo vagone ri...crvato; mia madre rifiutò, amabile, ma spaventata, temendo ricatti, tragedie ferroviarie. Lui sorrise, sedette, mi prese sulle ginocchia, cominciò a raccontare del suo paese, scegliendo storie che potc~,;ero piacenni. Era molto complicato intendersi, e solo vagamente afferravo di.scorsi di tigri e di uccellini. Ogni tanto, interrompendosi, l'indiano spiegava alla mamma che si era trovato a Vienna per un congresso, o qualcosa di simile, faceva parte di certe commi1:;sioniper la pace o per la ricostruzione, non l'ho mai saputo : subito riprendeva a di1mi che al suo paese c'era le ganji, le ganji, e, poiché aprivo occhi stupefatti, mi spiegò, teneramente, che si trattava di un flom, poi risultò che il flom era un fiume, e precisamente il Gange. Ci runase, di quell'incontro, pre,;to diventato mitico, da raccontarsi, una adorazione qua,;i nostaJgica per l'India e gli indiani. Certe illustrazioni della Domenica del Corriere, dove il pittore Beltrami aveva rievocato le re• pressioni inglesi nell'lndia., come la morte dei dodici ragià legati alle boe· che dei cannoni, e così ridotti in bririoll". ci commossero fino alle lagrime. l romanzi intorno a Nana Sahib ci facevano detestare la regina Vittoria, Sandokan fu, di tutto Salgari, il nostro eroe preferito, unicamente perché por• tava il turbante, e doveva somigliare al nostro indiano di Vienna. Più tar• di, un romanzo pubblicato a puntate sul Giornale di Genova ci presentò altre nobili anime indiane. Un'intera letteratura, infatti 1 esaltava il coraggio, la generosità, l'impassibilità di questi gran signori orientali, ed i loro elefanti, i loro pugnati, i loro brillanti, egualmente colossali, si prestavano alla fantasia d1 Dekobra e di madame Rachilde, come a quella di Ver.,e o di Motta. L'Agha Khan, sposando la ciocciolataia, diede fresco impulso ai giornali, che evocarono facilmente le Mille e una notte, il sultano Harun-el-Raschid e tutto l'Oriente che si trovarono sottomano. Ma le fotografie degli sposi delusero, e peggio fu quando si seppe che l'Agha Khan frequentava i salotti dell'aristocrazia inglese, e partecipava con la sua scuderia al Derby. Altri ragià apparvero nelle pagine illustrate, cd imparammo che, Oltre al turbante iri capo, portavano la caramella all'ocdUo sinistro : quasi tutti avevano studiato ad Eton, ed erano amici personali del re, o quanto meno del duca di Connaught. Ci fu un'invasione di potentati grassi1 neri e lustri, carichi di gioielli: magre gambe, strette nei pantaloni chiari 1 .sbucavano al di,;otto delk tuniche laminate, accese dagli ordini cavallcre.schi. Le collane di perle si adagiavano su pance fiorite, autisti in-.olenti sostituivano i pa~gi delle miniature e seguivano i loro signori reggendo, an7iché un baldacchino, un rigido ombrello nero. J matrimoni con le europee si fecero frequenti, ed i divorzi pure : si raccontava di bionde dan:1..atrici americane, incoronate e ripudiate. A Venezia, all'Hcitel dcs Bain'!i, la presenza di un maragià con la sua corte !ii notava appena; a Mcrano 1 le principesse indiane, avvolte di pellicce nere sui veli bianchi 1 imparavano, faticzy;amcnte. a pattinare; a Lucerna, la giovane figlia di un ricchi,.simo principe portava occhiali neri e ..,çarpe marrone, piatte. A Parigi, quest'e'!itate, vedemmo arrivare al teatro dell'Oeuure un gras'K>sovrano, con la grassa figliola ed il gras,.issimo fi_~liolo: i veli dorati dell'una, il turbante rosso degli altri. figuravano nella platea come macchie di colore sgraziate cd inopportune ... Sì, purtroppo, ci ~iamo venuti abituando ai ragià, e ci rincff'sce tanto. Vorremmo poter ancora sperare nella loro qualità fiabesca e superiore, rivederli quali li speravamo: esili. ru,;ccllanti di luci, intenti a camminare in procc~~ionc, tra lf' tigri e gli uccelli. lungo il misterio50 flom, le ganJé. M. d. C, IL XARAOIÀ DEL OA80EllIR IL KARAOll DI PATIALA E IL SUO SEGRETARIO - IL M'ARAOil DI BANIR.1 IL lUBAOI! DEL NEPAL
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